Le prossime mosse del Papa svelate dal cardinale Ouellet
Il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, non ama le luci della ribalta. Teologo di spicco (per sei anni tra il 1996 e il 2002 occupò la cattedra di teologia dogmatica alla Pontificia Università Lateranense), è sempre stato uno dei più stretti collaboratori di Benedetto XVI.
Fu infatti Papa Ratzinger a chiamarlo a Roma nel 2010 per affidargli il dicastero che fu del cardinale Giovanni Battista Re. Un posto privilegiato, di peso: sul suo tavolo passano le nomine di tutti i vescovi del mondo. Benedetto XVI aveva apprezzato la sua battaglia condotta contro la secolarizzazione, contro l’aborto (“un crimine morale”), contro i matrimoni omosessuali (“una finzione”), contro l’avanzata “della cultura della morte”. E poi c’era l’affinità teologica: Ouellet è membro della rivista Communio, la creatura concepita da Ratzinger e von Balthasar . In occasione dell’ultimo Conclave, il suo nome veniva dato tra quelli più forti, complice anche il suo stretto legame con la realtà latinoamericana dovuto agli anni passati in Colombia come missionario tra Bogotà e Cali. I suoi detrattori, però, lo descrivevano come troppo facile alla commozione, troppo timido e privo di quegli slanci verso le folle che oggi con Papa Francesco sono diventati la routine.
“La riforma della curia sarà importante”
Invitato a partecipare alla celebrazione dell’Assunzione nel santuario di Rocamadour, in Francia, il prefetto della Congregazione per i Vescovi ha parlato della riforma della curia che verrà, dei primi mesi di Francesco e di quanto ci si debba aspettare per l’immediato futuro Invitato a partecipare alla celebrazione dell’Assunzione nel santuario di Rocamadour, in Francia, il prefetto della Congregazione per i Vescovi ha parlato della riforma della curia che verrà, dei primi mesi di Francesco e di quanto ci si debba aspettare per l’immediato futuro .”Non si può dimenticare che la più grande riforma è stata la rinuncia di Benedetto XVI. Una rinuncia fatta in totale libertà, senza alcuna costrizione. Benedetto XVI non era malato (né lo è oggi), ma è un uomo che sentiva le sue forze venire meno e quindi ha ha ritenuto di dover passare la responsabilità ad altri”, dice Ouellet al Figaro. Indubbiamente, però, qualche cambiamento nell’attuale struttura curiale andrà fatto: “Ci sarà una riforma importante. E’ il momento giusto per farla”. Un compito “più facile per Papa Francesco, che viene da lontano” e quindi “non è legato (a Roma, ndr), è libero e può agire più facilmente rispetto a prima”. Insomma, dice Ouellet, “Francesco è una grande benedizione per la chiesa”, che “aveva bisogno di un pastore davvero vicino al suo popolo, e ciò fa molto”.
Invitato a partecipare alla celebrazione dell’Assunzione nel santuario di Rocamadour, in Francia, il prefetto della Congregazione per i Vescovi ha parlato della riforma della curia che verrà, dei primi mesi di Francesco e di quanto ci si debba aspettare per l’immediato futuro Invitato a partecipare alla celebrazione dell’Assunzione nel santuario di Rocamadour, in Francia, il prefetto della Congregazione per i Vescovi ha parlato della riforma della curia che verrà, dei primi mesi di Francesco e di quanto ci si debba aspettare per l’immediato futuro .”Non si può dimenticare che la più grande riforma è stata la rinuncia di Benedetto XVI. Una rinuncia fatta in totale libertà, senza alcuna costrizione. Benedetto XVI non era malato (né lo è oggi), ma è un uomo che sentiva le sue forze venire meno e quindi ha ha ritenuto di dover passare la responsabilità ad altri”, dice Ouellet al Figaro. Indubbiamente, però, qualche cambiamento nell’attuale struttura curiale andrà fatto: “Ci sarà una riforma importante. E’ il momento giusto per farla”. Un compito “più facile per Papa Francesco, che viene da lontano” e quindi “non è legato (a Roma, ndr), è libero e può agire più facilmente rispetto a prima”. Insomma, dice Ouellet, “Francesco è una grande benedizione per la chiesa”, che “aveva bisogno di un pastore davvero vicino al suo popolo, e ciò fa molto”.
Le incomprensioni tra il Papa e qualche cardinale
Certo, spiega il porporato canadese, “a volte il suo stile crea incomprensioni” anche in curia. Un esempio: “la sua assenza al concerto” dello scorso giugno. Il motivo di quella sedia lasciata vuota lo spiega Ouellet: “C’erano i nunzi a Roma e bisognava incontrarli. Il Papa non fa le cose a metà, le decisioni che prende sono ragionate . E’ un gesuita che pratica il discernimento spirituale”. Sulla tempistica per la riforma, il prefetto responsabile dei Vescovi dice “di essere in attesa”. Le proposte fatte pervenire al consiglio degli otto cardinali nominati ad aprile da Francesco per studiare l’aggiornamento della curia romana “dovranno essere confrontate con chi vive quotidianamente la curia e ne conosce gli ingranaggi e la storia”, sottolinea Ouellet. Prudenza, dunque. La stessa che fino a oggi sta mantenendo Bergoglio, anche a costo di deludere qualche suo grande elettore. A fine luglio, infatti, il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ricordava a John Allen del National Catholic Reporter che “noi volevamo anche qualcuno con buone capacità manageriali e di leadership, e fino a oggi ciò non si è visto molto”. Il dito era puntato in particolare contro Tarcisio Bertone: “Mi aspetto che dopo la pausa estiva si concretizzi qualche segnale in più in merito al cambiamento nella gestione” del governo vaticano.
Certo, spiega il porporato canadese, “a volte il suo stile crea incomprensioni” anche in curia. Un esempio: “la sua assenza al concerto” dello scorso giugno. Il motivo di quella sedia lasciata vuota lo spiega Ouellet: “C’erano i nunzi a Roma e bisognava incontrarli. Il Papa non fa le cose a metà, le decisioni che prende sono ragionate . E’ un gesuita che pratica il discernimento spirituale”. Sulla tempistica per la riforma, il prefetto responsabile dei Vescovi dice “di essere in attesa”. Le proposte fatte pervenire al consiglio degli otto cardinali nominati ad aprile da Francesco per studiare l’aggiornamento della curia romana “dovranno essere confrontate con chi vive quotidianamente la curia e ne conosce gli ingranaggi e la storia”, sottolinea Ouellet. Prudenza, dunque. La stessa che fino a oggi sta mantenendo Bergoglio, anche a costo di deludere qualche suo grande elettore. A fine luglio, infatti, il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ricordava a John Allen del National Catholic Reporter che “noi volevamo anche qualcuno con buone capacità manageriali e di leadership, e fino a oggi ciò non si è visto molto”. Il dito era puntato in particolare contro Tarcisio Bertone: “Mi aspetto che dopo la pausa estiva si concretizzi qualche segnale in più in merito al cambiamento nella gestione” del governo vaticano.
Il vis a vis tra Bergoglio e Bertone
E proprio di questo si è forse parlato anche a pranzo, ieri, a Castel Gandolfo. Seduti allo stesso tavolo c’erano (tra gli altri) Francesco e il suo segretario di stato. Bertone è ormai prossimo ai 79 anni e negli ultimi mesi il suo ruolo è stato depotenziato da Bergoglio, al punto che molte delle decisioni più rilevanti del pontificato sono state prese direttamente a Santa Marta e non negli uffici della Segreteria (esempio calzante, il viaggio a Lampedusa). E’ anche per questo che Francesco non ha fretta di avvicendare l’uomo scelto da Ratzinger nel 2006: oltre alla volontà di non effettuare cambiamenti traumatici che potrebbero anche apparire come una sconfessione delle scelte operate dal predecessore, Bergoglio punta a un avvicendamento soft e pensa più alla riforma globale della curia che alle singole sostituzioni.
E proprio di questo si è forse parlato anche a pranzo, ieri, a Castel Gandolfo. Seduti allo stesso tavolo c’erano (tra gli altri) Francesco e il suo segretario di stato. Bertone è ormai prossimo ai 79 anni e negli ultimi mesi il suo ruolo è stato depotenziato da Bergoglio, al punto che molte delle decisioni più rilevanti del pontificato sono state prese direttamente a Santa Marta e non negli uffici della Segreteria (esempio calzante, il viaggio a Lampedusa). E’ anche per questo che Francesco non ha fretta di avvicendare l’uomo scelto da Ratzinger nel 2006: oltre alla volontà di non effettuare cambiamenti traumatici che potrebbero anche apparire come una sconfessione delle scelte operate dal predecessore, Bergoglio punta a un avvicendamento soft e pensa più alla riforma globale della curia che alle singole sostituzioni.
Ci sto pensando da tempo,penso che il nuovo Segretario di Stato,possa essere proprio Ouellet.
RispondiEliminaRuben