Dalla relazione di JpMorgan emerge l’attività principale dei correntisti religiosi dello Ior: riciclare e ripulire denaro per conto terzi - L’ex vescovo di Urbino che versa ai parenti 1,1 milioni di euro - Ma per molte operazioni lo Ior non ha risposto a JpMorgan, e l’omertà ha portato alle dimissioni di Tulli e Cipriani…
Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"
SEDE DELLO IOR - ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE
Suore che depositano migliaia di banconote da 100 dollari, arcivescovi che fanno bonifici milionari ai parenti e poi tante altre operazioni sulle quali la Procura non ha ritenuto di aprire indagini ma che aprono uno spaccato interessante sul rapporto tra la Chiesa e la ‘roba' attraverso la lente dei conti IOR. Le operazioni talvolta sono state considerate ‘sospette' dalle autorità bancarie o poco trasparenti dagli stessi istituti di credito che gestiscono le finanze dello IOR in Italia.
JPMORGAN
Ma non sono state contestate dalla Procura di Roma nell'avviso chiusura indagini per i dirigenti della banca vaticana. Le mazzette di dollari e i bonifici emergono dalle carte dell'inchiesta appena chiusa con la contestazione della violazione della normativa anti-riciclaggio (un reato formale punito con una pena minima) nei confronti di Massimo Tulli e Paolo Cipriani, rispettivamente vicedirettore e direttore dello IOR, Istituto per le Opere di Religione.
Agli atti dell'indagine dei pm Nello Rossi e Stefano Fava c'è per esempio la nota del-l'UIF che sviluppa la ‘segnalazione dell'operazione sospetta', dove l'operazione in questione è quella effettuata da una suora alla Banca Prossima, filiale di via Aurelia in Roma, il 5 ottobre 2010. Quel giorno suor Graziella L. si presenta allo sportello con 15 mazzette con timbro Ior e le versa sul conto dell'Istituto delle Suore Francescane Angeline per il quale suor Graziella è delegata. Nella segnalazione della banca, poi sviluppata dal-l'Ufficio Informazione Finanziaria UIF, l'anti-riciclaggio di Bankitalia, si legge: "Il sospetto nasce dall'entità e dall'origine non adeguatamente giustificata delle somme.
Nello specifico, la somma versata è costituita da denaro contante in biglietti da 100 dollari USA con mazzette da 100 pezzi regolarmente fascettate con timbro dello IOR. A tal proposito il soggetto esecutore dell'operazione, una religiosa dichiarava per iscritto e su carta intestata dell'Istituto di avere prelevato allo IOR in data odierma 150 mila dollari USA e di aver versato la somma sul conto di apertura presso Banca Prossima. Tra l'altro la religiosa preannunciava, per le vie brevi, l'esecuzione di ulteriori future operazioni similari.
ERNEST VON FREYBERGNello specifico, la somma versata è costituita da denaro contante in biglietti da 100 dollari USA con mazzette da 100 pezzi regolarmente fascettate con timbro dello IOR. A tal proposito il soggetto esecutore dell'operazione, una religiosa dichiarava per iscritto e su carta intestata dell'Istituto di avere prelevato allo IOR in data odierma 150 mila dollari USA e di aver versato la somma sul conto di apertura presso Banca Prossima. Tra l'altro la religiosa preannunciava, per le vie brevi, l'esecuzione di ulteriori future operazioni similari.
L'entità delle somme versate e l'impossibilità di accertare l'effettiva provenienza hanno indotto l'intermediario a inoltrare la segnalazione. L'Istituto delle Suore Francescane Angeline è una scuola e con il medesimo codice fiscale risulta censita in Cerved (banca dati delle camere di commercio, Ndr) anche la Casa Mater Dei che invece è una struttura alberghiera".
Agli atti c'è poi il carteggio tra la filiale italiana della banca americana JP Morgan e lo IOR. Nel novembre del 2011 l'UIF della Banca d'Italia mette sotto pressione la banca americana. Più di un anno prima, a settembre del 2010, la Procura di Roma aveva sequestrato 23 milioni allo IOR (sui conti accesi presso il Credito Artigiano e la Banca del Fucino) per il mancato rispetto delle normative anti-riciclaggio. Lo IOR opera in Italia schermando i reali intestatari dei fondi giacenti sui suoi conti calderone che celano sotto-rapporti bancari conosciuti solo da alcuni funzionari di alto grado come il direttore Paolo Cipriani. Quando la Banca d'Italia e la Procura di Roma hanno imposto un cambiamento di regime alle banche italiane, il Vaticano ha spostato gran parte della sua operatività sulla Jp Morgan di Francoforte, usando la sponda della filiale di Milano. Nel novembre 2011 l'UIF arriva anche lì e chiede informazioni su 150 operazioni effettuate sul conto
JP Morgan da molti soggetti che avevano il conto allo IOR. La banca gira le richieste allo IOR che risponde con informazioni considerate insufficienti da Jp Morgan. La banca americana allora scrive ancora al ‘compliance department' di IOR il 19 gennaio del 2012, "al fine di ottemperare più compiutamente alle Nostre responsabilità in materia di anti-riciclaggio" e chiede "ulteriori informazioni in riferimento ai seguenti pagamenti e incassi". Segue una lista di 11 operazioni effettuate da soggetti diversi. Il 13 febbraio IOR risponde picche e Jp Morgan il 30 marzo 2012 chiude il conto.
Molte operazioni per le quali lo IOR si è rifiutato di rispondere alla Jp Morgan sono poi confluite nell'accusa contro i vertici dello IOR, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, che poi si sono dimessi nel luglio scorso. Altre operazioni, invece, pur essendo oggetto delle richieste di delucidazioni di Jp Morgan e pur essendo rimaste senza spiegazione compiuta da parte dello IOR, non sono finite nei capi di accusa.
GOTTI TEDESCHIAgli atti c'è poi il carteggio tra la filiale italiana della banca americana JP Morgan e lo IOR. Nel novembre del 2011 l'UIF della Banca d'Italia mette sotto pressione la banca americana. Più di un anno prima, a settembre del 2010, la Procura di Roma aveva sequestrato 23 milioni allo IOR (sui conti accesi presso il Credito Artigiano e la Banca del Fucino) per il mancato rispetto delle normative anti-riciclaggio. Lo IOR opera in Italia schermando i reali intestatari dei fondi giacenti sui suoi conti calderone che celano sotto-rapporti bancari conosciuti solo da alcuni funzionari di alto grado come il direttore Paolo Cipriani. Quando la Banca d'Italia e la Procura di Roma hanno imposto un cambiamento di regime alle banche italiane, il Vaticano ha spostato gran parte della sua operatività sulla Jp Morgan di Francoforte, usando la sponda della filiale di Milano. Nel novembre 2011 l'UIF arriva anche lì e chiede informazioni su 150 operazioni effettuate sul conto
JP Morgan da molti soggetti che avevano il conto allo IOR. La banca gira le richieste allo IOR che risponde con informazioni considerate insufficienti da Jp Morgan. La banca americana allora scrive ancora al ‘compliance department' di IOR il 19 gennaio del 2012, "al fine di ottemperare più compiutamente alle Nostre responsabilità in materia di anti-riciclaggio" e chiede "ulteriori informazioni in riferimento ai seguenti pagamenti e incassi". Segue una lista di 11 operazioni effettuate da soggetti diversi. Il 13 febbraio IOR risponde picche e Jp Morgan il 30 marzo 2012 chiude il conto.
Molte operazioni per le quali lo IOR si è rifiutato di rispondere alla Jp Morgan sono poi confluite nell'accusa contro i vertici dello IOR, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, che poi si sono dimessi nel luglio scorso. Altre operazioni, invece, pur essendo oggetto delle richieste di delucidazioni di Jp Morgan e pur essendo rimaste senza spiegazione compiuta da parte dello IOR, non sono finite nei capi di accusa.
Tra queste ce ne è una interessante per la sua dimensione economica e perché coinvolge l'arcivescovo emerito di Urbino. "Marinelli Francesco" (alto prelato) come lo definisce Jp Morgan ha eseguito tra il 27 aprile e il 18 maggio 2010 sei bonifici per complessivi un milione e 100 mila euro a beneficio dei suoi parenti Gianluca, Giuseppe, Dino Gabriele e Francesco Marinelli. Jp Morgan chiede le seguenti informazioni allo IOR sui bonifici di Marinelli dal conto dell'arcivescovo a quelli dei parenti: "Origine dei fondi e congruità con l'attività svolta ed eventuale provenienza da soggetti terzi (in caso positivo a quale titolo)".
LO IOR non risponde (per tutte le operazioni) e Jp Morgan chiude il conto. Non c'è' nulla di male a donare un milione a fratello e nipoti. I prelati hanno diritto ad avere un conto allo IOR. Quindi la Procura ha ritenuto di non contestare alla dirigenza IOR alcun reato per i bonifici di Marinelli. Certo la curiosità della Jp Morgan sull'origine dei fondi e sulla loro congruità con l'attività del prelato, resta inevasa. Monsignor Francesco Marinelli allora era Arcivescovo di Urbino, carica che ha lasciato nel 2011. Al Fatto che gli chiede se ricorda i bonifici, l'arcivescovo emerito risponde: "No, non so nulla di tutto questo".
IORhttp://www.dagospia.com/rubrica-4/business/santo-riciclaggio-suore-e-preti-che-versavano-milioni-sui-conti-dello-ior-per-conto-62954.htm
LO IOR non risponde (per tutte le operazioni) e Jp Morgan chiude il conto. Non c'è' nulla di male a donare un milione a fratello e nipoti. I prelati hanno diritto ad avere un conto allo IOR. Quindi la Procura ha ritenuto di non contestare alla dirigenza IOR alcun reato per i bonifici di Marinelli. Certo la curiosità della Jp Morgan sull'origine dei fondi e sulla loro congruità con l'attività del prelato, resta inevasa. Monsignor Francesco Marinelli allora era Arcivescovo di Urbino, carica che ha lasciato nel 2011. Al Fatto che gli chiede se ricorda i bonifici, l'arcivescovo emerito risponde: "No, non so nulla di tutto questo".
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