Vaticano, i rapporti fra monsignor Scarano e la famiglia Nattino
Il prelato accusa i banchieri. Loro rispondono con un'invidiabile flemma. Lui teme l'avvelenamento.
di Daniele Gensini
Monsignor Nunzio Scarano, l'ex funzionario di banca che dopo aver preso i voti diventò negli anni responsabile del servizio di contabilità analitica dell'Apsa (amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) canta da mesi con i pm che lo accusano di corruzione e calunnia nell'ambito dell'inchiesta sul presunto tentativo di rimpatriare in Italia dalla Svizzera 20 milioni in contanti.
COME AI TEMPI DEI BORGIA. Canta talmente ad alta voce, l' ecclesiastico campano che, come ha raccontato a Libero, teme d' essere ucciso con pozioni letali e, proprio per questo, ha intenzione di mangiare solo cibi confezionati, con un accorgimento degno dei periodi in cui in Vaticano spadroneggiavano i Borgia.
COME AI TEMPI DEI BORGIA. Canta talmente ad alta voce, l' ecclesiastico campano che, come ha raccontato a Libero, teme d' essere ucciso con pozioni letali e, proprio per questo, ha intenzione di mangiare solo cibi confezionati, con un accorgimento degno dei periodi in cui in Vaticano spadroneggiavano i Borgia.
I RACCONTI DETTAGLIATI. L'alto prelato, ora detenuto per motivi di salute all'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, ormai conscio di aver gettato al vento con mosse quantomeno spregiudicate una carriera governata dall'ambizione, racconta ai magistrati fatti precisi, conditi da nomi e cognomi illustri, tutti in affari, si capirà presto se pienamente leciti, con gli enti della Santa Sede adibiti a maneggiare soldi.
Da qualche tempo Scarano ha preso a citare i banchieri Nattino, e stando ad un recente articolo del Fatto quotidiano li avrebbe accusati di comprare al ribasso e vendere guadagnando titoli del loro stesso istituto, approfittando dello schermo dell’Apsa, aggiungendo che «esistono tanti altri conti cifrati dentro una bella cassaforte con i documenti. Quei documenti dovranno andare nelle mani del papa».
IL NUMERO DI CONTO DEL BANCHIERE. Il monsignore si sarebbe inoltre spinto ad indicare agli inquirenti il numero esatto del conto di Giampietro Nattino presso l'organismo vaticano. Gli addetti ai lavori ricordano un'esternazione del verace Stefano Ricucci di qualche anno fa quando il già rampante finanziere di Zagarolo, disse ai magistrati di turno che gli chiedevano notizie dei Nattino: «Ma lei vuole che a me mi uccidono stasera qui dentro. Lei forse non si rende conto di chi sta a toccare lei... Mi faccia la cortesia, lasci perdere questo, dottore... Io lo dico per me. Poi, se lei vuole andare avanti, lo faccia. Lei ci ha 600 persone che la proteggono, ma a me chi mi protegge? Nessuno, su ’sta robba...».
I rapporti con le sacre stanze
Posto che l'ex marito della show girl Anna Falchi è noto per le espressioni colorite (tipo la mitologica frase sul «fare i froci col culo degli altri»), e forse portato all'iperbole anche nei concetti, la taciturna, e perciò più rispettata e temuta, famiglia di banchieri resta tra gli assi portanti del potere italiano. Grazie alla propria forza economica e la sapiente rete di rapporti, da Francesco Gaetano Caltagirone a porporati di curia, dalla nobiltà nera (la massoneria, ndr), che a Roma conta sempre qualcosa, a politici di varia estrazione.
Il patriarca Giampietro, in una rara intervista, anno del Signore 2008, dichiarava circa i rapporti con le sacre stanze: «Su invito del cardinale Sergio Sebastiani da sei o sette anni sono consultore della prefettura degli Affari economici della Santa sede assieme ad altri, come Maurizio Prato».
IL PARTITO DEI CARDINALI IN DECLINO. Oggi che Sua eminenza Sebastiani è ultra 80enne, e il partito dei cardinali piemontesi pare in declino, con l'importante eccezione di Giuseppe Bertello, i Nattino, nelle magnifiche stanze di Palazzo Altieri, apparentemente imperturbabili rispetto all'eco dei rumor provenienti dai tribunali, fedeli al motto benedettino Ora et labora,ragionano sulle nuove alleanze da tessere e gli affari da firmare con flemma sabauda e disincanto capitolino, in un ideale crocevia caratteriale tra Giovanni Giolitti e Giulio Andreotti.
UNA DINASTIA AL POTERE. Vero che i tempi sono insidiosi e persino la loquela disperata di un monsignore in cattività (da annotare il sinistro presagio espresso da Scarano conversando con un cronista: «Cerco di essere più forte delle paure e degli incubi che mi tormentano, ma nonostante le preghiere sono certo che morirò avvelenato») può cagionare sorprese amare, ma nei quartieri alti della finanza si scommette sulla tenuta di una dinastia che partendo dal paese di Gavi Ligure ha conquistato la Roma che conta dal lontano 1898.
Il patriarca Giampietro, in una rara intervista, anno del Signore 2008, dichiarava circa i rapporti con le sacre stanze: «Su invito del cardinale Sergio Sebastiani da sei o sette anni sono consultore della prefettura degli Affari economici della Santa sede assieme ad altri, come Maurizio Prato».
IL PARTITO DEI CARDINALI IN DECLINO. Oggi che Sua eminenza Sebastiani è ultra 80enne, e il partito dei cardinali piemontesi pare in declino, con l'importante eccezione di Giuseppe Bertello, i Nattino, nelle magnifiche stanze di Palazzo Altieri, apparentemente imperturbabili rispetto all'eco dei rumor provenienti dai tribunali, fedeli al motto benedettino Ora et labora,ragionano sulle nuove alleanze da tessere e gli affari da firmare con flemma sabauda e disincanto capitolino, in un ideale crocevia caratteriale tra Giovanni Giolitti e Giulio Andreotti.
UNA DINASTIA AL POTERE. Vero che i tempi sono insidiosi e persino la loquela disperata di un monsignore in cattività (da annotare il sinistro presagio espresso da Scarano conversando con un cronista: «Cerco di essere più forte delle paure e degli incubi che mi tormentano, ma nonostante le preghiere sono certo che morirò avvelenato») può cagionare sorprese amare, ma nei quartieri alti della finanza si scommette sulla tenuta di una dinastia che partendo dal paese di Gavi Ligure ha conquistato la Roma che conta dal lontano 1898.
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