LELEZIONE DI PAPA BERGOGLIO
1. DAGOREPORT
Ma quale sgarbo al cardinal Scola! Bergoglio ha solo tirato il "pacco" alla delegazione dell'Expo 2015. Al Santo Padre non è piaciuto per nulla lo stile e il modo di fare dei milanesi capitanata dall'ad Beppe Sala e da Roberto Arditti, capo delle relazioni esterne, e da Elena Valensise, moglie del sottosegretario generale della Farnesina, capo della relazione esterne dell'Alma, società che si occupa di informatica. Una bella comitiva che aveva piazzato il cardinale di Milano, Angelo Scola, come ariete per arrivare al cospetto del Papa.
INCONTRO PUTIN E BERGOGLIOMa quale sgarbo al cardinal Scola! Bergoglio ha solo tirato il "pacco" alla delegazione dell'Expo 2015. Al Santo Padre non è piaciuto per nulla lo stile e il modo di fare dei milanesi capitanata dall'ad Beppe Sala e da Roberto Arditti, capo delle relazioni esterne, e da Elena Valensise, moglie del sottosegretario generale della Farnesina, capo della relazione esterne dell'Alma, società che si occupa di informatica. Una bella comitiva che aveva piazzato il cardinale di Milano, Angelo Scola, come ariete per arrivare al cospetto del Papa.
Intanto nei Sacri Palazzi non era per nulla piaciuto il battage stampa acceso dai milanesi sull'invito al Papa di benedire l'Expo, secondo, l'incontro era in agenda nel giorno sbagliato, il mercoledì quando il Papa ha l'udienza generale e ama tantissimo intrattenersi con le pecorelle; terzo, Lor Signori hanno commesso un peccato di spocchia: visto che il pontefice ritardava l'hanno sollecitato. A quel punto, è partito il "vaffa" camuffato da scusa: il "Pontefice aveva avuto un mancamento".
UN BIMBO CON PAPA FRANCESCO BERGOGLIO ALLA GIORNATA PER LA FAMIGLIA
Il primo giallo del pontificato di papa Francesco c'è stato. Ieri, dopo un'ora di ritardo sull'appuntamento con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, Bergoglio ha dato forfait. Qualcuno dell'entourage del Santo Padre ha raggiunto la delegazione di dodici persone nella sala attigua all'Aula Paolo VI per informare che il «Pontefice aveva avuto un mancamento», un piccolo malore che di fatto impediva il rapido incontro per definire alcuni dettagli su Expo 2015. Non erano persone qualunque ad avere aspettato fino alle 13 un papa famoso per la puntualità.
ACCORDO EXPO GIUSEPPE SALA ENRICO LETTA ROBERTO MARONI GIULIANO PISAPIA
Ad attendere c'erano persone di un certo calibro, il cardinale Scola per primo, tanto che il mancato incontro ha fatto malignare i più, ipotizzando che papa Francesco abbia in qualche modo voluto svicolare. Non si sa se sia davvero così. Impossibile chiedere al diretto interessato, ma anche il capo della sala stampa vaticana, Padre Federico Lombardi, si è defilato dalle domande di Libero, facendo rispondere ai collaboratori di «essere impegnato al telefono », poi di essere «andato a sgranchirsi dieci minuti le gambe», finché qualcuno ha tagliato corto annunciando «un'uscita anticipata dall'ufficio» di Padre Lombardi, senza la cortesia di richiamare.
L'unica pista per cercare di capire che cosa sia realmente successo ieri mattina in quella sala del Vaticano, dove il papa non è andato al termine dell'udienza generale, è sentire l'altra campana. Il portavoce del cardinale Scola, don Davide Milani, rispetto ai colleghi della Santa Sede è maestro di diplomazia e gentilezza. Sul treno del ritorno, nonostante la linea disturbata e il suo tono garbatamente basso per non disturbare gli altri viaggiatori, il prelato ha escluso qualunque forma di maliziosa interpretazione.
«Nulla ci fa pensare a qualcosa di diverso dal malore del Santo Padre», ha spiegato, «anche perché il Papa ha già concesso in passato altre udienze al cardinale Scola. Due incontri, ai quali doveva fare seguito quello di oggi (ieri, ndr), come ulteriore tappa di un processo già avviato, e da tutti condiviso, riguardo la precettazione del padiglione della Santa Sede all'interno di Expo 2015».
ROBERTO ARDITTI
Al fine di stroncare ulteriori sospetti su una volontà di papa Francesco di non incontrare la massima autorità della Curia milanese, don Milani ha aggiunto: «La riunione con il Pontificio Consiglio della Cultura è slittata, ma un collaboratore del Santo Padre ha provveduto a fissare immediatamente una nuova data. Dopo Natale», presumibilmente il 15 gennaio, «perché non è facile conciliare gli impegni di tutti i partecipanti a questo progetto, considerando anche gli incontri natalizi già in programma».
ANGELO SCOLA E ALDO CAZZULLO
Adesso per il cardinale Scola c'è da occuparsi di Sant'Ambrogio, patrono di Milano, poi per tutti si rincorrono gli impegni, con la festa dell'Immacolata alle porte, Natale, Santo Stefano e l'Epifania. Ed eccoci arrivati al 15 gennaio. Ieri, prima delle 13, un'ora dopo il momento in cui era fissato l'incontro con la delegazione milanese, un messo del Pontefice ha raggiunto i dodici componenti della commissione per avvisare che il Papa di ferro avrebbe avuto il primo cedimento fisico: una «stanchezza» che impediva di concedere quell'udienza, ma, a quanto è dato sapere, non gli avrebbe impedito, più tardi, di incontrare alcuni stretti collaboratori per un'altra riunione.
SCOLA E FORMIGONI
Se non altro, le forze ritrovate rassicurano sulle sue condizioni di salute. Qualunque malanno, sarebbe comunque rientrato e il nostro Papa sarebbe di nuovo in piedi, prontoa fingere di tirare in aria aeroplanini di carta, come quello che ieri mattina gli aveva passato un bambino tra la folla riunita per l'udienza generale. Nessun commento da parte di coloro che hanno girato i tacchi e sono tornati a 500 chilometri di distanza. Si tratta di alte cariche ecclesiastiche.
PADRE FEDERICO LOMBARDI
A parte il cardinale Scola appunto, arcivescovo di Milano, con lui c'erano Monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del consiglio pontificio della cultura e il suo vicario Luca Bresson. Accompagnati da Monsignor Erminio De Scalzi, vicario episcopale per i grandi eventi per la diocesi di Milano, Monsignor Pasquale Iacobone, vice commissario per l'esposizione per conto Vaticano e il dottor Luciano Gualzetti, vice commissario per la presenza pontificia a Expo, ma delegato a occuparsi del lato Ambrosiano.
C'erano anche Monsignor Domenico Pompili, Sottosegretario Cei, poiché anche la Conferenza episcopale italiana parteciperà all'esposizione ad Expo, e il moderatore per la curia di Milano, Bruno Marinoni. Torneranno tutti tra più di un mese. A un anno dal grande evento milanese.
EXPO MILANO JPEGhttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-ma-quale-sgarbo-al-cardinal-scola-bergoglio-ha-solo-tirato-il-pacco-allarrogante-67830.htmExpo 2015, i dubbi del papa
Iper-attività di Scola. O il rifiuto di essere testimonial a pagamento. Bergoglio si nega alla delegazione.
di Giacomo Barone
È bastato che il papa non ricevesse l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, in visita a Roma con la delegazione Expo 2015 per presentare l'Esposizione universale, che in Vaticano si scatenassero i rumors. Certo, il 4 dicembre molti si sono chiesti Oltretevere il perché del 'gran rifiuto'. Si è trattato di «un fulmine a ciel sereno», dicono a Lettera43.it al di là del Portone di Bronzo, che nessuno si sarebbe aspettato da Francesco.
LA VERSIONE UFFICIALE. La spiegazione ufficiale è una: Bergoglio era molto stanco e spossato dopo l'udienza del mercoledì e che quindi avrebbe chiesto di rinviare l'incontro.
Ma in Vaticano circolano altre versioni. Anche perché non si trattava di una semplice visita di cortesia. Della delegazione, infatti, facevano parte pure il commissario unico per l'Expo Giuseppe Sala, ossia un rappresentante del governo italiano, e Diana Bracco, commissario del padiglione Italia.
IL GRUPPO IN TALARE. Senza contare il gruppo in talare composto da monsignor Erminio De Scalzi, vicario episcopale della diocesi di Milano per eventi e incarichi speciali; Bruno Marinoni, «moderator curiae» della diocesi di milanese; Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della diocesi di Milano; Luciano Gualzetti, vicecommissario del padiglione della Santa Sede all’Expo e vicedirettore della Caritas ambrosiana; monsignor Pasquale Iacobone, vicecommissario del padiglione della Santa Sede e responsabile del dipartimento arte e fede del Pontificio consiglio della cultura.
L'IPER ATTIVITÀ DI SCOLA. Due sono invece le versioni ufficiose del mancato incontro. Secondo alcuni l'iper attività di Scola per la manifestazione milanese avrebbe lasciato un po' perplesso il commissario vaticano per l'Expo, ossia il cardinale Gianfranco Ravasi che curerà il padiglione della Santa Sede. Questa ipotesi però è smentita dal fatto che lo stesso Ravasi era nella delegazione che Bergoglio non ha incontrato. E perché la gestione del padiglione, sebbene la cura sarà di Ravasi, toccherà alla diocesi di Milano.
FRANCESCO CONTRO IL TICKET. La seconda versione, invece, punta sul carattere del papa: il successore di Benedetto XVI non avrebbe incontrato la delegazione di Expo perché - seppure invitato da Scola a compiere una visita pastorale in città in concomitanza con l'Esposizione - preferirebbe presenziare a eventi organizzati a Milano che non richiedano da parte dei fedeli il pagamento di un biglietto, cosa che potrebbe accadere se si recasse in visita all'Expo e in particolare al padiglione vaticano. Tanto che oggi non sono pochi i monsignori di Curia che, tra un capannello e l'altro, dubitano che Francesco presenzi all'evento. Vedremo quali decisioni verranno da Santa Marta.
UN INVESTIMENTO TRA I 4 E I 15 MLN. Intanto Scola ha anticipato i particolari del padiglione vaticano. Avrà la forma di un chiostro medioevale, ma dal design postmoderno che racconterà, con un percorso interattivo, tutto ciò che la Bibbia dice sul tema del cibo (tema dell'Expo): dal paradiso terrestre alla manna mangiata dagli Ebrei nell'esodo, fino all'alimento divino per eccellenza rappresentato dall'eucarestia.
Si parla di un investimento tra i 4 e i 15 milioni di euro. A carico degli sponsor.
LA VERSIONE UFFICIALE. La spiegazione ufficiale è una: Bergoglio era molto stanco e spossato dopo l'udienza del mercoledì e che quindi avrebbe chiesto di rinviare l'incontro.
Ma in Vaticano circolano altre versioni. Anche perché non si trattava di una semplice visita di cortesia. Della delegazione, infatti, facevano parte pure il commissario unico per l'Expo Giuseppe Sala, ossia un rappresentante del governo italiano, e Diana Bracco, commissario del padiglione Italia.
IL GRUPPO IN TALARE. Senza contare il gruppo in talare composto da monsignor Erminio De Scalzi, vicario episcopale della diocesi di Milano per eventi e incarichi speciali; Bruno Marinoni, «moderator curiae» della diocesi di milanese; Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della diocesi di Milano; Luciano Gualzetti, vicecommissario del padiglione della Santa Sede all’Expo e vicedirettore della Caritas ambrosiana; monsignor Pasquale Iacobone, vicecommissario del padiglione della Santa Sede e responsabile del dipartimento arte e fede del Pontificio consiglio della cultura.
L'IPER ATTIVITÀ DI SCOLA. Due sono invece le versioni ufficiose del mancato incontro. Secondo alcuni l'iper attività di Scola per la manifestazione milanese avrebbe lasciato un po' perplesso il commissario vaticano per l'Expo, ossia il cardinale Gianfranco Ravasi che curerà il padiglione della Santa Sede. Questa ipotesi però è smentita dal fatto che lo stesso Ravasi era nella delegazione che Bergoglio non ha incontrato. E perché la gestione del padiglione, sebbene la cura sarà di Ravasi, toccherà alla diocesi di Milano.
FRANCESCO CONTRO IL TICKET. La seconda versione, invece, punta sul carattere del papa: il successore di Benedetto XVI non avrebbe incontrato la delegazione di Expo perché - seppure invitato da Scola a compiere una visita pastorale in città in concomitanza con l'Esposizione - preferirebbe presenziare a eventi organizzati a Milano che non richiedano da parte dei fedeli il pagamento di un biglietto, cosa che potrebbe accadere se si recasse in visita all'Expo e in particolare al padiglione vaticano. Tanto che oggi non sono pochi i monsignori di Curia che, tra un capannello e l'altro, dubitano che Francesco presenzi all'evento. Vedremo quali decisioni verranno da Santa Marta.
UN INVESTIMENTO TRA I 4 E I 15 MLN. Intanto Scola ha anticipato i particolari del padiglione vaticano. Avrà la forma di un chiostro medioevale, ma dal design postmoderno che racconterà, con un percorso interattivo, tutto ciò che la Bibbia dice sul tema del cibo (tema dell'Expo): dal paradiso terrestre alla manna mangiata dagli Ebrei nell'esodo, fino all'alimento divino per eccellenza rappresentato dall'eucarestia.
Si parla di un investimento tra i 4 e i 15 milioni di euro. A carico degli sponsor.
http://www.lettera43.it/cronaca/expo-2015-i-dubbi-del-papa_43675115223.htm
LA TORTA DELLEXPO VAL BENE LA PACE TRA LUPI, MAURO E FORMIGONI (CHE HANNO ADOTTATO ALFANO)
Davide Vecchi per "Il Fatto Quotidiano"
Un miliardo 300 milioni di euro valgono una pace. Il clan politico di Comunione e liberazione si è ricompattato con un obiettivo chiaro: Expo 2015. Dimenticati gli attriti degli ultimi anni, le inchieste giudiziarie e le spaccature create in Cl, Roberto Formigoni, Mario Mauro e Maurizio Lupi sono tornati a lavorare come un sol uomo.
lupismorfia
Ciascuno ha il suo ruolo e gioca la sua parte. Formigoni, per dire, tiene ancora le redini del potere lombardo, ma con l’assenso suo e di Mauro è Lupi a mostrarsi in pubblico con il neogovernatore Roberto Maroni, intento a offrire un’immagine di spaccatura tra la sua Regione e quella un tempo guidata dal plurindagato Celeste.
I tre, se necessario, fanno squadra. Quando nel 2011 l’impero politico di Silvio Berlusconi era in procinto di crollare, i tre andarono a palazzo Grazioli a parlare con il Cavaliere. Ma prima si erano spartiti i ruoli: Formigoni invocava le dimissioni dell’allora premier, Lupi invece lo sosteneva, Mauro moderava. Nessun vincitore, nessuno sconfitto.
MAURIZIO LUPI DA GIOVANE
Strategie decise il lunedì sera al ristorante milanese a' Riccione, dove i tre attovagliano quelli su cui scommettono. Serate per pochi intimi. Al massimo una dozzina di persone, tra cui spesso si accomoda anche Angelino Alfano. Ma non da quando è nato il Nuovo Centrodestra, nel quale Formigoni e Lupi hanno confluito e dove arriverà a breve anche Mauro; ma ormai da due anni, quando Alfano aveva bisogno di leccarsi le ferite del balletto di Silvio sulle primarie e il passaggio di mano definitivo del Pdl.
E Formigoni, condannato pubblicamente "il nostro governatore lombardo a vita" da Berlusconi e costretto così ad accantonare i suoi sogni romani da presidente del Senato , sa bene come lenirle. Così ha portato Alfano all'ovile, a' Riccione, con gli amici Lupi e Mauro. Che in questo periodo gli hanno dato sostegno e coraggio.
ROBERTO FORMIGONI DA GIOVANE
Il clan politico di Cl, quando opera, è chirurgico. Certo ci sono stati anche attriti. Creati dall'attuale ministro alle Infrastrutture che tradisce il compito a lui assegnato: andare a Roma per preparare l'ascesa nella Capitale del Celeste. E invece Lupi scalza Formigoni e diventa il referente di Berlusconi per la Lombardia.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI
Nel 2007 per quasi tre mesi non si presenta alle cene di a' Riccione. Il rapporto si era incrinato. Mauro, come sempre, mediò. E il tempo fece il resto, portando nuovi obiettivi comuni. Expo su tutti. Quando Milano vinse l'esposizione contro Smirne, a Palazzo Chigi siedeva Romano Prodi, Formigoni era tra i promotori e Lupi era amministratore delegato di Fiera Milano Congressi, incarico che ha conservato dal settembre 1994 al maggio 2013. E i due si sono ritrovati al volo, come l'Expo e la Fiera. Con la benedizione, inutile dirlo, di Mauro.
expo 2015
I tre si conoscono dai primi anni Novanta. Don Giussani e Comunione e liberazione "presenta" Formigoni a Mauro, Lupi fa il suo ingresso nel 1990 reclutato da Formigoni nel settimanale cattolico Il Sabato, che il Celeste aveva fondato nel 1977 con le solite modeste ambizioni: spezzare il duopolio Panorama-L'Espresso. Formigoni adotta Lupi, lo porta in Cl e ne guida l'esordio politico. Assessore a Milano nella giunta Formentini prima e con Albertini poi, infine il salto a Roma. Nel 2001. Formigoni era già presidente della Regione Lombardia e aspirava al Palazzo dove manda Lupi a preparargli la strada. Con l'approvazione di Mauro, che nel frattempo aveva raggiunto Bruxelles.
Expo Masterplan
Per legare ulteriormente l'alleanza i tre nel 2006 danno vita anche all'associazione Rete Italia. Una vetrina per le loro attività e quelle di Cl, a cominciare dalla fondazione Sussidarietà presieduta da Giorgio Vitta-dini, tra gli ideatori della Fondazione Meeting per l'amicizia tra i popoli (Meeting di Rimini), nonché fondatore della Compagnia delle Opere.
formigoni meeting-comunione liberazione
Vittadini, insieme a Giancarlo Cesana e all'ex deputato democristiano Nicola Sanese, rappresenta il vero nucleo di potere di Cl. Sono loro a trattare con il premier. Loro, per dire, decisero di inviare Mauro a dare una mano a Mario Monti. E quando Lupi si mette di mezzo tra il loro volere (portare Formigoni a Roma) e le sue aspirazioni personali, bloccano tutto. Avviene nel 2008. Berlusconi vince.
Cl vuole due cose: Formigoni presidente del Senato e Lupi ministro. L'allora premier non accetta la prima condizione e i seguaci di Don Giussani fanno saltare tutto. Lupi se la lega al dito, Formigoni pure. Poi arriva l'Expo. Un affare che sulla carta vale 1,3 miliardi di investimenti di cui 833 milioni direttamente dalle casse dello Stato.
MEETING COMUNIONE E LIBERAZIONE
In particolare ministero delle Infrastrutture, dove ora siede Lupi. Che ora è anche il referente politico di Cl. O meglio, appare. Perché Formigoni è indagato, ed è leggermente impresentabile. E anche all'ultima cena gliel'hanno ripetuto: "Roberto non esporti troppo". Lui a volte disobbedisce. Ma sa che il clan c'è. È una garanzia. Come l'Expo.
formigoni meeting-comunione liberazione
Comunione Liberazione jpeg
Un miliardo 300 milioni di euro valgono una pace. Il clan politico di Comunione e liberazione si è ricompattato con un obiettivo chiaro: Expo 2015. Dimenticati gli attriti degli ultimi anni, le inchieste giudiziarie e le spaccature create in Cl, Roberto Formigoni, Mario Mauro e Maurizio Lupi sono tornati a lavorare come un sol uomo.
lupismorfia
Ciascuno ha il suo ruolo e gioca la sua parte. Formigoni, per dire, tiene ancora le redini del potere lombardo, ma con l’assenso suo e di Mauro è Lupi a mostrarsi in pubblico con il neogovernatore Roberto Maroni, intento a offrire un’immagine di spaccatura tra la sua Regione e quella un tempo guidata dal plurindagato Celeste.
I tre, se necessario, fanno squadra. Quando nel 2011 l’impero politico di Silvio Berlusconi era in procinto di crollare, i tre andarono a palazzo Grazioli a parlare con il Cavaliere. Ma prima si erano spartiti i ruoli: Formigoni invocava le dimissioni dell’allora premier, Lupi invece lo sosteneva, Mauro moderava. Nessun vincitore, nessuno sconfitto.
MAURIZIO LUPI DA GIOVANE
Strategie decise il lunedì sera al ristorante milanese a' Riccione, dove i tre attovagliano quelli su cui scommettono. Serate per pochi intimi. Al massimo una dozzina di persone, tra cui spesso si accomoda anche Angelino Alfano. Ma non da quando è nato il Nuovo Centrodestra, nel quale Formigoni e Lupi hanno confluito e dove arriverà a breve anche Mauro; ma ormai da due anni, quando Alfano aveva bisogno di leccarsi le ferite del balletto di Silvio sulle primarie e il passaggio di mano definitivo del Pdl.
E Formigoni, condannato pubblicamente "il nostro governatore lombardo a vita" da Berlusconi e costretto così ad accantonare i suoi sogni romani da presidente del Senato , sa bene come lenirle. Così ha portato Alfano all'ovile, a' Riccione, con gli amici Lupi e Mauro. Che in questo periodo gli hanno dato sostegno e coraggio.
ROBERTO FORMIGONI DA GIOVANE
Il clan politico di Cl, quando opera, è chirurgico. Certo ci sono stati anche attriti. Creati dall'attuale ministro alle Infrastrutture che tradisce il compito a lui assegnato: andare a Roma per preparare l'ascesa nella Capitale del Celeste. E invece Lupi scalza Formigoni e diventa il referente di Berlusconi per la Lombardia.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI
Nel 2007 per quasi tre mesi non si presenta alle cene di a' Riccione. Il rapporto si era incrinato. Mauro, come sempre, mediò. E il tempo fece il resto, portando nuovi obiettivi comuni. Expo su tutti. Quando Milano vinse l'esposizione contro Smirne, a Palazzo Chigi siedeva Romano Prodi, Formigoni era tra i promotori e Lupi era amministratore delegato di Fiera Milano Congressi, incarico che ha conservato dal settembre 1994 al maggio 2013. E i due si sono ritrovati al volo, come l'Expo e la Fiera. Con la benedizione, inutile dirlo, di Mauro.
expo 2015
I tre si conoscono dai primi anni Novanta. Don Giussani e Comunione e liberazione "presenta" Formigoni a Mauro, Lupi fa il suo ingresso nel 1990 reclutato da Formigoni nel settimanale cattolico Il Sabato, che il Celeste aveva fondato nel 1977 con le solite modeste ambizioni: spezzare il duopolio Panorama-L'Espresso. Formigoni adotta Lupi, lo porta in Cl e ne guida l'esordio politico. Assessore a Milano nella giunta Formentini prima e con Albertini poi, infine il salto a Roma. Nel 2001. Formigoni era già presidente della Regione Lombardia e aspirava al Palazzo dove manda Lupi a preparargli la strada. Con l'approvazione di Mauro, che nel frattempo aveva raggiunto Bruxelles.
Expo Masterplan
Per legare ulteriormente l'alleanza i tre nel 2006 danno vita anche all'associazione Rete Italia. Una vetrina per le loro attività e quelle di Cl, a cominciare dalla fondazione Sussidarietà presieduta da Giorgio Vitta-dini, tra gli ideatori della Fondazione Meeting per l'amicizia tra i popoli (Meeting di Rimini), nonché fondatore della Compagnia delle Opere.
formigoni meeting-comunione liberazione
Vittadini, insieme a Giancarlo Cesana e all'ex deputato democristiano Nicola Sanese, rappresenta il vero nucleo di potere di Cl. Sono loro a trattare con il premier. Loro, per dire, decisero di inviare Mauro a dare una mano a Mario Monti. E quando Lupi si mette di mezzo tra il loro volere (portare Formigoni a Roma) e le sue aspirazioni personali, bloccano tutto. Avviene nel 2008. Berlusconi vince.
Cl vuole due cose: Formigoni presidente del Senato e Lupi ministro. L'allora premier non accetta la prima condizione e i seguaci di Don Giussani fanno saltare tutto. Lupi se la lega al dito, Formigoni pure. Poi arriva l'Expo. Un affare che sulla carta vale 1,3 miliardi di investimenti di cui 833 milioni direttamente dalle casse dello Stato.
MEETING COMUNIONE E LIBERAZIONE
In particolare ministero delle Infrastrutture, dove ora siede Lupi. Che ora è anche il referente politico di Cl. O meglio, appare. Perché Formigoni è indagato, ed è leggermente impresentabile. E anche all'ultima cena gliel'hanno ripetuto: "Roberto non esporti troppo". Lui a volte disobbedisce. Ma sa che il clan c'è. È una garanzia. Come l'Expo.
formigoni meeting-comunione liberazione
Comunione Liberazione jpeg
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