I vescovi nigeriani approvano la legge anti-gay. Ma il Vaticano vota contro
Delle leggi contro l’omosessualità in via d’approvazione in Nigeria e in Uganda e prossimamente in Camerun e Tanzania “Fides” non aveva dato fino a ieri notizia, nonostante avessero fatto rumore sui media occidentali, quasi tutti molto critici al pari di Amnesty International e naturalmente delle organizzazioni pro gay.
Mercoledì 29 gennaio “Fides” ha però rotto il silenzio. E come? Dando rilievo a un editoriale di “Southern Cross”, il settimanale promosso dalla conferenza dei vescovi cattolici di Sudafrica, Botswana e Swaziland.
L’editoriale rilanciato da “Fides” reclama che si alzi la voce della Chiesa in Africa “contro le legislazioni discriminatorie e la violenza nei confronti degli omosessuali, molti dei quali sono fedeli cattolici”.
Curiosamente, però, due giorni prima, il presidente della conferenza episcopale della Nigeria, l’arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, si era espresso in forma tutt’altro che critica a proposito della legge anti-gay promulgata il 7 gennaio scorso nel suo paese e firmata del presidente Goodluck Jonathan, cattolico.
In una lettera al presidente della Nigeria a nome di tutti i vescovi e fedeli, Kaigama ha definito la nuova legge “una coraggiosa e chiara indicazione della capacità del nostro grande paese di ergersi a protezione dei più alti valori delle culture nigeriane ed africane circa l’istituto del matrimonio e la dignità della persona umana, senza cedere alle pressioni internazionali volte a promuovere pratiche immorali di unioni omosessuali e di altri vizi correlati”.
Assicurando al presidente Jonathan il sostegno dei vescovi, l’arcivescovo Kaigama così proseguiva:
“La ringraziamo per questa coraggiosa e saggia decisione e preghiamo che Dio continui a benedire, a guidare e a proteggere lei e la sua amministrazione contro la cospirazione del mondo sviluppato per fare del nostro paese e continente una discarica per la promozione di tutte le pratiche immorali, che devastano il progetto di Dio per l’uomo”.
A dare notizia della lettera è stato il “Catholic News Service of Nigeria“, organo della locale conferenza episcopale, in una corrispondenza da Abuja, capitale del paese e sede arcivescovile del cardinale John Olorunfemi Onaiyekan.
Di questo pronunciamento, in “Fides” non s’è vista traccia.
Quanto alla tanto invocata “decentralizzazione” della Chiesa a vantaggio dell’autonomia degli episcopati locali, questo della Nigeria è un assaggio che non a tutti piacerà. Nemmeno in Vaticano, da quanto s’è visto.
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