CINGUETTII E RELIGIONE Twitter e i 9 comandamenti ”social”
MILANO - Se «la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni» (Karl Marx) quella per il paradiso è invece tutta un cinguettio, che bisogna però seguire nel modo giusto per evitare imbarazzanti capitomboli, il cui ricordo dura molto di più di quanto ci si impieghi a postare un messaggio online.
Non a caso, partendo proprio dalla domanda “A Dio piacerebbe il mio tweet?”, la diocesi di Bath & Wells ha stilato nove comandamenti per esortare i ministri della Chiesa Anglicana a diffondere il messaggio cristiano attraverso le nuove forme di comunicazione moderna, ma anche per aiutarli a navigare nel tumultuoso mare dei social network e ad evitare di restare intrappolati nella Rete.
Un esperimento già condotto con successo dal Reverendo Andrew Alden, non a caso soprannominato “Twitter Vicar”, nelle sue “Twitter Sunday” alla St.Paul’s Church di Weston-super-Mare, nella contea del Somerset, dove una volta al mese i fedeli vengono incoraggiati a twittare durante la cerimonia religiosa per commentare il sermone che stanno ascoltando. “Tutti i comandamenti sono basati sul buon senso – si legge nella nota informativa della diocesi – e ognuno deve assumersi la responsabilità di ciò che fa, dice o scrive, in coerenza coi valori cristiani”. Ecco perché la prima regola da seguire è quella di “non avere fretta” ma piuttosto di chiedersi “voglio davvero condividere con gli altri questa storia o che mia madre la legga o che la legga Dio?”, prima di postare qualunque cosa, perché una volta fatto, tornare indietro è praticamente impossibile “e di quel messaggio ne resterà traccia online in modo permanente”, come recita il secondo avvertimento.
Insomma, va bene l’immediatezza della risposta e la spontaneità della stessa, ma sempre con giudizio. E se il terzo e il quinto comandamento richiamano specificatamente i membri del clero al loro ruolo di “ambasciatori della Chiesa”, invitandoli a comportarsi come tali e a non confondere quindi i confini fra pubblico e privato, suggerendo loro di avere due profili distinti per evitare problemi e commistioni, tutti gli altri comandamenti – ovvero, “Non nascondersi” (4°); “Tutelarsi” (6°); “Restare all’interno della legge” (7°); “Non violare la riservatezza” (8°) e “Non condividere informazioni personali” (9°) – sono in realtà universali e possono quindi andar bene tanto per i ministri del culto quanto per gli stessi fedeli. “All’interno della nostra comunità diocesana sempre più persone usano i social network – spiegano sul Telegraph i responsabili della diocesi – perché questa forma di comunicazione è senza dubbio più immediata, interattiva e colloquiale rispetto a quelle tradizionali, ma proprio per questo necessita di linee-guida che ne regolamentino l’utilizzo”.
Insomma, va bene l’immediatezza della risposta e la spontaneità della stessa, ma sempre con giudizio. E se il terzo e il quinto comandamento richiamano specificatamente i membri del clero al loro ruolo di “ambasciatori della Chiesa”, invitandoli a comportarsi come tali e a non confondere quindi i confini fra pubblico e privato, suggerendo loro di avere due profili distinti per evitare problemi e commistioni, tutti gli altri comandamenti – ovvero, “Non nascondersi” (4°); “Tutelarsi” (6°); “Restare all’interno della legge” (7°); “Non violare la riservatezza” (8°) e “Non condividere informazioni personali” (9°) – sono in realtà universali e possono quindi andar bene tanto per i ministri del culto quanto per gli stessi fedeli. “All’interno della nostra comunità diocesana sempre più persone usano i social network – spiegano sul Telegraph i responsabili della diocesi – perché questa forma di comunicazione è senza dubbio più immediata, interattiva e colloquiale rispetto a quelle tradizionali, ma proprio per questo necessita di linee-guida che ne regolamentino l’utilizzo”.
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