Hanno chiuso il Cielo
la
chiesa in questi 50 anni ha coltivato
una liturgia che celebra sempre di più l'uomo. La liturgia si è adattata al tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose eterne praticamente scomparse dalle chiese, Dio è uno, nessuno, centomila ....
una liturgia che celebra sempre di più l'uomo. La liturgia si è adattata al tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose eterne praticamente scomparse dalle chiese, Dio è uno, nessuno, centomila ....
Hanno
chiuso il Cielo
Editoriale
"Radicati nella fede" - Anno VII n° 3 - Marzo 2014
È
la liturgia che si deve adattare al tempo degli uomini, o è il
tempo degli uomini che deve prendere la forma della liturgia
cattolica?
Ci
sembra che la questione cruciale sia tutta qui.
Un
cristianesimo “modernistico” che vede le verità di fede
emergere dal profondo della coscienza degli uomini, vorrebbe che la
liturgia prendesse le mosse dal vissuto antropologico, dalla vita
degli uomini, per celebrare la consapevolezza umana del proprio
rapporto con Dio. In fondo è stata questa la linea vincente di
questi anni: la liturgia ha sempre di più celebrato l'uomo, anche
quando ha celebrato la fede dell'uomo. Insomma, la liturgia si è
adattata alla vita del tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose
eterne praticamente scomparse dalle chiese, per far posto alla fede
dei credenti, che esprimono, commentano, interpretano quello che
loro vivono nei confronti di Dio. La liturgia riformata parla nel
migliore dei casi della Chiesa, ma quasi mai di Dio. E quando parla
della Chiesa, lo fa più secondo l'ottica di “Popolo di Dio in
cammino” che come “Corpo Mistico di Cristo”.
E
guardate che non stiamo parlando di quelle sfacciate para-liturgie
tutte sociali e umanamente impegnate dei catto-comunisti degli anni
'70 ... parliamo piuttosto di quelle liturgie, di quelle messe, che
oggi vanno per la maggiore nell'ufficialità delle diocesi, dove si
parla di fede, di comunità credente, di popolo attorno al suo
vescovo; di liturgie che celebrano questa comunità, ma nelle quali
non si adora Dio presente e non ci si inabissa nel mistero della
redenzione. È una sorta di neomodernismo liturgico che ha superato
la tentazione marxista del solo impegno del mondo, ma che parlando
di fede si sofferma sui credenti, ma non arriva mai a Dio, a Nostro
Signore, alle verità eterne, alla questione della salvezza. È come
se ci si fosse accorti che non si poteva andare avanti, come anni
fa, in un cristianesimo orizzontale, e si è così approdati
all'impegno sociale ecclesiale, per edificare la comunità dei
credenti. In ogni caso l'errore è sempre lo stesso: partire
dall'uomo e chiudere il Cielo.
Ma
l'uomo ha proprio bisogno di questa auto-celebrazione della propria
fede, o non è fatto piuttosto per inabissarsi in Dio?
No,
la liturgia cattolica è cosa totalmente diversa: è l'irruzione del
Cielo sulla terra ed è la porta aperta tra il Cielo e la terra!
Se
volete tentiamo di dare due eloquenti immagini contrapposte, che
dicono due concezioni diverse, molto diverse del culto: quella di un
semplice prete che in una delle tante chiese sparse nell'orbe
cattolico celebra, nella quiete della preghiera, rivolto al
Crocifisso, l'eterno sacrificio che salva le anime, assistito dalla
orante e adorante attenzione dei fedeli, e quella di una rumorosa e
festosa comunità, che andando alla messa è preoccupata di “fare
comunità esprimendo i propri carismi” (in verità facendo
qualcosa perché nelle nuove messe mal si sopporta lo stare fermi) e
di mettersi al passo con le direttive dell'operatore pastorale... e
che in ultimo farà certo anche la comunione. Sono due concezioni
opposte, inconciliabili. Una, quella tradizionale, fa spazio
all'azione di Dio, l'altra si sofferma ... ma forse, osiamo dire, si
ferma all'azione della comunità!
Vedete,
le verità di fede non nascono dalla coscienza profonda degli
uomini, dal vissuto della comunità che reinterpreta il proprio
vissuto alla luce di Dio, ma sono comunicate dalla reale rivelazione
di Dio che la Chiesa custodisce e trasmette: la rivelazione discende
dal Cielo, non germoglia dalla terra come vorrebbero i modernisti.
Così la liturgia porta il Cielo in terra e porta la terra al Cielo.
É azione di Dio innanzitutto, e non primariamente azione della
Chiesa. La Chiesa riceve l'azione di Dio, la custodisce, la esprime
utilizzando certamente tutte le possibilità umane adeguate;
salvaguardia la liturgia dalle modifiche errate che possono
confondere l'opera di Dio e la trasmette fedelmente custodendola,
perché il Cielo resti aperto sugli uomini.
Tutti,
praticamente tutti, quando si parla di Movimento Liturgico amano
rifarsi a dom Guéranger, il grande abate benedettino che rifondò
il monachesimo in Francia dopo la tempesta rivoluzionaria. Con lui
si dà inizio al Movimento Liturgico, cioè a quella rinascita dello
spirito cristiano che dalla liturgia prende le mosse. Autore
prolifico, pensiamo all'Anno
Liturgico da
lui pubblicato ma non solo, partecipe di tutti i drammi e le
battaglie della Chiesa del XIX secolo, ascoltato consigliere di Pio
IX ... fondatore dell'abbazia di Solesmes.
Ma
cosa voleva veramente dom Guéranger? E cosa chiedeva San Pio X,
riprendendo con autorevolezza il lavoro del grande benedettino e
dando così nuovo vigore proprio al Movimento Liturgico? Volevano
che il popolo avesse l'intelligenza delle cose divine (che capisse
la liturgia della Chiesa), perché queste penetrassero di nuovo la
vita del popolo cristiano. Volevano una grande opera di educazione
perché le cose del Cielo tornassero a dare forma alla vita degli
uomini.
Ma
citiamo dom Guéranger: “I
misteri del grande sacrificio, dei sacramenti, dei sacramentali, le
fasi del ciclo cristiano così feconde in grazia e in luce, le
cerimonie, questa lingua sublime che la Chiesa parla a Dio davanti
agli uomini; in una parola tutte queste meraviglie torneranno
familiari al popolo fedele. L’istruzione cattolica sarà ancora
per le masse il grande e sublime interesse che dominerà tutti gli
altri; e il mondo tornerà a comprendere che la religione è il
primo dei beni per l’individuo, la famiglia, la città, la nazione
e per la razza umana tutta intera” (Institutions
liturgiques -
seconda ediz., t. III cap. 1, pag. 13).
Guéranger,
e con lui Pio X con la sua troppo mal citata “partecipazione
attiva”, volevano l'esatto contrario di quello che si è fatto dal
Concilio in poi. Nel post-concilio la liturgia è stata trasformata
per aderire alla vita degli uomini, la
Chiesa nel passato ha invece sempre desiderato che la vita degli
uomini prendesse forma dalla liturgia cattolica.
Non
volevano un abbassamento della liturgia alla vita meramente naturale
degli uomini, ma volevano un innalzamento del popolo ai sublimi
misteri.
Cosa
se ne fa un uomo di una liturgia che gli parla solo delle sue
speranze e delle sue fatiche, che gli parla del suo “senso
religioso”, ma che non gli parla mai del Cielo? E’ su questo
equivoco che tragicamente è fallito il Movimento Liturgico.
Occorre
tornare a Guéranger e al vero San Pio X. Ma, a quando questo
ritorno?
http://www.radicatinellafede.blogspot.it/2014/02/hanno-chiuso-il-cielo.html
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