L’UCRAINA E LA RUSSIA NELLA «POLITICA» DI MARIA A FATIMA
Di
fronte alla sinistra crisi che tormenta l’Ucraina, come cattolico
legato alla Profezia di Fatima, sento il bisogno di meditare sulla
sua passata storia cristiana e sul futuro del valente popolo che
tanto patisce in questi tempi bui.
Sappiamo
che tale Profezia descrive il progetto divino per il mondo, centrato
anche sulla nazione che può divenire il fulcro futuro della pace nel
mondo: la Nazione la cui storica conversione al Cristianesimo è
legata a quella dell’Ucraina, la Rus di Kiev.
Tale «piano», che richiama l’ostacolo (katéchon) all’Anticristo dei tempi finali, riguarda il potere frenante del male civile e religioso della Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (II, 2). Si tratta del disegno divino di un impero, com’era quello romano per Sant’Agostino. Questo piano può e deve orientare le preghiere e l’opera di conversione dei figli della Chiesa in vista dell’ordine e del bene nel mondo, dato che a Fatima è stato indicato il suo nome: Russia.
Ricordiamo
allora la storia per sapere quale aspetto d’ostacolo all’Anticristo
poteva avere l’antica Rus, che estese il Cristianesimo in Russia,
proprio quella che nel nostro tempo è divenuta l’opposto, cioè il
potere per diffondere gli errori dell’impero ateo e comunista, vero
anticristo fra le nazioni della terra.Tale «piano», che richiama l’ostacolo (katéchon) all’Anticristo dei tempi finali, riguarda il potere frenante del male civile e religioso della Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (II, 2). Si tratta del disegno divino di un impero, com’era quello romano per Sant’Agostino. Questo piano può e deve orientare le preghiere e l’opera di conversione dei figli della Chiesa in vista dell’ordine e del bene nel mondo, dato che a Fatima è stato indicato il suo nome: Russia.
Il
nord Europa cominciò ad essere cristianizzato per l’opera dei
monaci di origine latina e greca. Notevole il lavoro dei santi
Cirillo e Metodio, annunciatori instancabili della Parola di Dio.
Nati a Salonicco, città in cui San Paolo sviluppò attività
apostolica (ricordata in due lettere), i fratelli sono entrati in
contatto spirituale e culturale con la chiesa patriarcale di
Costantinopoli, dell’allora fiorente attività teologica e
missionaria.
I
Zar di Crimea furono i primi testimoni del loro apostolico ardore.
Gran
conoscitori di lingue, i due fratelli per diffondere il Vangelo
utilizzarono forme verbali slave e crearono i caratteri cirillici.
Ciò si diffuse nel IX secolo, quando alcuni regni abbracciarono il
Cristianesimo, dopo la conversione dei loro re e principi.
La
conversione al Cristianesimo della Rus’ di Kiev fu
portata a termine in quel tempo. “Nel 867,
il patriarca
Fozio di Costantinopoli informò
gli altri patriarchi orientali che il popolo
russo,
presso di cui aveva inviato un proprio vescovo, stavaaccogliendo
la novella cristiana con
particolare entusiasmo”. Dopo la conversione
al Cristianesimo dei Bulgari nel 863,
le genti della Rus’ si dimostrarono disposte a seguirne l’esempio,
anche se altre fonti slave antiche descrissero la Rus’
di Kiev del X
secolo come
profondamente immersa nel paganesimo.
Il
primo personaggio importante per la storia del Cristianesimo in Rus’
fu la Regina Olga, la reggente di
Kiev d’origine
nordica. Nel suo tempo si sentirono gli effetti dell’opera
evangelizzatrice dei santi Cirillo e Metodio in Crimea. Nel 957 Olga
visitò Costantinopoli, dove fu battezzata col nome di Elena.
Ritornando a Kiev con sacerdoti e testi sacri, si dedicò a una vita
devota e al proselitismo. Ha fatto costruire la prima chiesa in legno
a Kiev dedicata a Santa Sofia. La regina fu venerata nei primi
decenni del Cristianesimo in Ucraina durante il regno del nipote
Volodymyr, culto confermato nel Concilio russo del 1574, per essere
considerata tra i primi santi russi del calendario Cattolico
Bizantino. Ma suo figlio Sviatoslav continuò
ad adorare i dei delpantheon
Slavo e
rimase pagano tutta la vita. Il successore, Jaropolk,
sembrò più tollerante con la religione cristiana. “Fonti
medievali sostengono che il medesimo abbia addirittura scambiato
ambasciate con il Papa.”
Volodymyr
(o Vladimir), Principe di Novgorod (973-977), dopo aver vinto il
fratello divenne Principe di Kiev nel 979, unificando così il
Principato. Passò alla storia come il Grande, Re dei Russi
(960-1015) e, per aver convertito i propri sudditi nel 989, come il
nuovo Costantino (anche di vita poco esemplare come quello). Ma
durante la prima decade del suo regno vi fu un ritorno alpaganesimo.
La statua del dio Perun fu
posta sulla collina nei pressi del palazzo reale. Le cronache del
tempo affermano che a Kiev si celebrarono persino sacrifici umani.
Tale religiosità pagana, però fallì, dove c’era già un seme di
Cristianesimo e alla fine degli anni 980 si ritenne necessario
adottare una religione monoteistica.
“Il Manoscritto
Nestoriano riferisce
che nel 987,
dopo una consultazione con i boiardi,
il re Vladimir abbia inviato dei messi alle nazioni confinanti, i cui
rappresentanti lo avevano invitato ad adottare le rispettive fedi.
Voleva valutare quale fosse la religione migliore per il proprio
regno.” Fonti russe descrivono l’incontro del Principe con gli
inviati ebraici (forse Cazari).
Dopo averli interrogati sulla loro religione, rifiutò di convertirsi
a essa poiché la perdita di Gerusalemme indicava
che gli ebrei erano stati abbandonati da Dio.
Per ultimo Vladimir chiese dei cristiani. I suoi emissari gli
riferirono della bellezza di Santa Sofia di Costantinopoli: “Noi
non sapevamo se fossimo in cielo o sulla terra”.
La
cristianizzazione definitiva di Kiev risale
al 988,
quando Vladimir
il Grande dopo
essere stato battezzato, battezzò i suoi dodici figli e alcuni
boiardi. Ordinò in seguito la distruzione delle statue lignee degli
dei pagani presenti nella città (che aveva fatto innalzare otto anni
prima). Furono tutte bruciate e la Statua di Perun gettata nel
Dneper. Impose alla popolazione di Kiev il battesimo nelle acque
del Dnepr (quadro
sopra). Nella festa dell’Assunzione, Vladimir, i preti
dell’imperatrice e tutto il popolo andò al fiume e il Re,
guardando il cielo, disse: «O
Cristo Dio, Creatore del cielo e della terra, veglia su questi uomini
nuovi e fa che vi considerino Dio vero. Sia benedetto il Signore Gesù
Cristo, che amò gli uomini nuovi, la terra russa, purificandola con
il santo battesimo». Era
il battesimo di un popolo che sarebbe passato attraverso molte lotte,
sofferenze e una secolare diaspora che dura fino ad oggi per onorare
il suo battesimo.
La
conversione del regno, oggi conosciuto come Ucraina, nei suoi due
centri principali di Novgorod e di Kiev fu, quindi, opera bizantina.
Nel Xº secolo si era formato il primo centro dello stato chiamato
Principato di Kiev o, più generalmente, Rus’ di Kiev. Per
commemorare l’evento, Vladimir costruì la prima chiesa in pietra
della Rus’ di Kiev in onore all’Assunzione
della Vergine,
dove fu seppellito insieme alla moglie.
La
conversione di quei popoli al Cristianesimo è uno dei grandi eventi
della storia, non solo europea; comportò per la Rus’ l’alleanza
con l’Impero Bizantino. I testi greci furono adottati a Kiev e in
tutto lo Stato e furono erette chiese secondo il modello bizantino.
L’Unione
di Brest (1595-1596) è stata una decisione del metropolita di
Kiev e di tutta la “Rus”, di rompere i rapporti con il
Patriarcato di Costantinopoli e di sottoporsi alla giurisdizione del
Romano Pontefice per evitare il dominio del Patriarca di Mosca.
Allora, questa chiesa comprendeva la maggior parte degli ucraini e
bielorussi sotto il dominio della grande Confederazione
polacco-lituana. L’Unione è stata solenne e pubblicamente
proclamata nella Sala di Costantino nel Palazzo Apostolico in
Vaticano. L’Arcivescovo di Vilnius Wollowicz ha letto le lettere
dei vescovi ruteni latini e ruteni al Papa, in data 12 giugno 1595.
Più tardi, Adam Pociej, Volodymyr Heptarchy, in suo nome e
episcopato ruteno, letto la formula latina di abiura dello scisma
greco. Papa Clemente VIII esprimendo la sua gioia ha promesso ai
ruteni il suo aiuto. Il giorno 23 dicembre, 1595, è stato pubblicato
la Bolla«Magnus Dominus et laudabilis», annunciando al
mondo il ritorno dei ruteni all’unità della Chiesa cattolica.
L’Unione
è stata fortemente sostenuta dal re di Polonia e granduchi di
Lituania, e il nascente movimento cosacco per l’autogoverno.
Inizialmente, l’Unione ha avuto successo, ma nei decenni successivi
ha perso gran parte del sostegno iniziale, a causa soprattutto delle
persecuzioni dell’Impero russo. Il risultato fu una guerra “della
Rus contro la Russia”, e la divisione della Chiesa della Rus’
nella Chiesa greco-cattolica (detta anche uniate – anche termine
che i cattolici considerano dispregiativo), e la Chiesa
greco-ortodossa. La Chiesa greco-cattolica ucraina è rimasta forte
nei secoli successivi solo nella Galizia austriaca.
Il
vero ecumenismo non è forse interessato, più di ogni altro, nel
dialogo Roma-Russia? Non era quello che avevano in vista dei papi del
secolo scorso? A tal fine, San Pio X aveva dato poteri e privilegi
patriarcali a uno dei più illustri vescovi cattolici orientali, il
Conte Andrei Septyckyj, grande apostolo del vero ecumenismo, amico
del filosofo russo Vladimir Soloviev, favorevole all’unione con
Roma.
Il
santo arcivescovo cattolico (uniate) Andrei Septyckyj, per la sua
importante attività nella difesa dell’identità della nazione
ucraina è stato arrestato dal governo dello Zar russo 1914-1917. È
stato liberato nel ‘17, ironia della storia, dal governo di
Kerensky.
A questo pastore intrepido è succeduto il non memo valente r noto arcivescovo Slipy.
Nel nostro tempo quest’apostolato è stato affidato anche a coraggiosi sacerdoti italiani. Tra loro il compianto Padre Alessio Ulisse Floridi, SJ, formato nel Russicum per applicarsi al piano divino di conversione della Russia (Chiesa Viva, aprile 1987, nº 173).
A questo pastore intrepido è succeduto il non memo valente r noto arcivescovo Slipy.
Nel nostro tempo quest’apostolato è stato affidato anche a coraggiosi sacerdoti italiani. Tra loro il compianto Padre Alessio Ulisse Floridi, SJ, formato nel Russicum per applicarsi al piano divino di conversione della Russia (Chiesa Viva, aprile 1987, nº 173).
Ecco
la «politica» di Maria SS. Si tratta dell’offerta della
«conversione» della Russia per il bene dell’umanità. Ma
tale parola«chiave» fu fatta dimenticare dagli
«illuminati» pastori dell’indegna operazione ecumenista
conciliare, favorevoli al nuovo ordine mondiale.
Nel 1988,
i fedeli delle chiese ortodosse che hanno le proprie radici nel
battesimo di Kiev celebrarono i mille anni dalla conversione degli
Slavi Orientali. Le grandi celebrazioni a Mosca furono
il simbolo del mutamento dei rapporti tra Chiesa e Stato Sovietico.
Per la prima volta dal 1917 numerosi
monasteri e chiese ritornarono in possesso della Chiesa
ortodossa russa.
In Ucraina, i fedeli (uniati) hanno ricuperato alcune delle loro
chiese, perse dal tempo del «sinodo staliniano» del 1946, ma i
conciliari sono intervenuti per farli aderire all’unione ecumenista
«ortodossa», composta da varie chiese, tra cui quell’acefala in
rapporto tanto a Mosca quanto a Costantinopoli.
Oggi,
anche senza considerare l’eccelsa origine della «politica di
Maria», essa s’impone per la sua attualità storica: solo una
grande «conversione» può salvare questo mondo. Infatti, basta
considerare la truce politica mondialista, che sta avviando il mondo
verso una catastrofe, per sapere che non vi è altra soluzione. Ad
ogni momento si attendono nuovi conflitti e nuovi crolli, non solo in
Ucraina o in Siria, ma in America, in Europa, a Roma e in tutta la
terra. Sul mondo pendono disordini in ogni campo, rovine senza
precedenti perché senza alternative. Basta vedere il Vaticano menato
dall’applaudito Bergoglio che canonizza i demolitori suoi
predecessori! Viviamo immersi in quella grande crisi spirituale che
colpisce la ragione, la cultura, l’economia, do stato, la famiglia;
crisi che ha radici nella profondità dell’anima dell’uomo
contemporaneo.
È
ora, quindi, che i cattolici comprendano l’importanza per il mondo
della «politica», trasmessa ai pastorelli di Fatima; che
rivedano la storia recente, per capire quanto è urgente che un
potere terreno come quello della Russia si converta. Ma per arrivare
a tanto, prima si dovrà riconvertire il mondo cattolico e la stessa
Roma, tornando a essere profondamente mariani come voluto da Dio. Che
Roma torni a essere cattolica per eseguire i segni espressi dalla
Volontà divina che sono nella richiesta di Fatima per la conversione
della Russia. E questo significa pregare perché Roma sia liberata
dai tentacoli illuministici del Vaticano 2º e dai suoi profeti
apostati. È la missione dei veri cattolici di oggi: la
testimonianza di un urgente bisogno di generale conversione ai
compassionevoli Sacri Cuori di Gesù e di Maria; l’esatto contrario
dell’inganno conciliare e ecumenista!
Ecco
la santa «politica» per superare l’infida demolizione conciliare
della Cristianità a favore del nuovo disordine ecumenista mondiale.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=5824
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