I primi nove mesi di “quarantena” dei Francescani dell’Immacolata
Sono passati ormai nove mesi dal Decreto dell’11 luglio 2013 con il quale la Congregazione degli Istituti di Vita consacrata, presieduta dal card. João Braz de Aviz, ha “commissariato” l’Istituto dei frati Francescani dell’Immacolata. La giovane comunità di religiosi, fondata dagli ex frati Minori Conventuali padri Stefano Manelli e Gabriele M. Pellettieri il 2 agosto 1970 e riconosciuta di diritto pontificio da Giovanni Paolo II nel 1998, è d’allora “sotto tutela” di un commissario, padre Fidenzio Volpi, un altro francescano, della famiglia dei Cappuccini, a seguito dei problemi sollevati dall’interno della stessa congregazione da alcuni “dissidenti”.
P. VOLPI, PRENDA ESEMPIO ANCHE UN PO’ DA RENZI
Velocità e semplicità, sono le parole chiave del programma e dell’azione di governo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi sta mettendo in atto in queste prime settimane, e che gli sta suscitando, anche all’estero, non poche aperture di credito. La Chiesa di Francesco, in tema di piglio dinamico e spending review non ha da invidiare a nessuno ed, infatti, nel Decreto del commissariamento, che è stato oggetto di molte critiche nel mondo tradizionalista e non (il giornalista Carlo Manetti ne ha fatto uscire un libro di quasi 230 pagine, cfr. Un caso che fa discutere: i Francescani dell’Immacolata, Fede & Cultura, Verona 2014), è stabilito che il commissario apostolico «ogni sei mesi, dovrà informare [il] Dicastero [degli Istituti di Vita consacrata] del suo operato, inviando una dettagliata relazione scritta circa le decisioni adottate, i risultati conseguiti e le iniziative che riterrà utili per il bene dell’Istituto» (Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus et Vitae Apostolicae, prot. N. 52741/2013). Una tempistica davvero smart, e che fa’ ritenere che la “quarantena” per i frati non è destinata, almeno nelle intenzioni di Papa Bergoglio, a durare all’infinito.
COSA DICE IL PRIMO “REPORT” DEL COMMISSARIAMENTO
Il primo “report” sull’operato del commissario dovrebbe esser stato presentato lo scorso mese di febbraio in Vaticano ma, su tale argomento, le bocche sono cucite nella Congregazione degli Istituti di Vita consacrata e dintorni. Non ci è dato quindi sapere cosa ci sia scritto nella prima relazione presentata da padre Volpi. Uno dei refrain de commissario apostolico e delle nuove autorità insediate da lui insediate è, in effetti che, il “carisma fondazionale” dei Francescani dell’Immacolata, che ha ispirato i padri Stefano M. Manelli e Gabriele Pellettieri, e che la Chiesa ha definitivamente riconosciuto con l’approvazione pontificia del 1998, «non appartiene più ai Fondatori ma alla Chiesa». C’è naturalmente del vero in questa affermazione, ma non fino a ravvisare nei due frati che, nel 1970, si appellavano alla Chiesa stessa perché fosse loro possibile vivere pienamente uno stile di vita originariamente francescano, con le relative scelte di radicalità, anche liturgica, «una grave deformazione spirituale», oppure una «deficienza ecclesiologica». Accuse che, pure, di recente alcuni osservatori hanno fatto capire possono esser pure state alla base della decisione del commissariamento.
Minacciati da provvedimenti volti a chiudere non solo il seminario, le riviste e quant’altro, ma un’èra, quella del governo di padre Manelli, la congregazione dei Francescani dell’Immacolata dopo nove mesi di “commissariamento” è giunta ad un passo dalla grave prospettiva di una divisione drastica fra il carisma dal fondatore ed una nuova teologia del carisma, che paradossalmente potrebbe edificarsi solo emarginandolo come sta succedendo in questi mesi. Sarebbe come dire: mettiamo da parte S. Francesco perché il carisma del Poverello appartiene ormai alla Chiesa. Purtroppo, nell’esagitato post-concilio, è stato detto e fatto anche questo, ma significa semplicemente non sapere più cos’è la vita francescana, smarrire l’origine e quindi il fine.
Minacciati da provvedimenti volti a chiudere non solo il seminario, le riviste e quant’altro, ma un’èra, quella del governo di padre Manelli, la congregazione dei Francescani dell’Immacolata dopo nove mesi di “commissariamento” è giunta ad un passo dalla grave prospettiva di una divisione drastica fra il carisma dal fondatore ed una nuova teologia del carisma, che paradossalmente potrebbe edificarsi solo emarginandolo come sta succedendo in questi mesi. Sarebbe come dire: mettiamo da parte S. Francesco perché il carisma del Poverello appartiene ormai alla Chiesa. Purtroppo, nell’esagitato post-concilio, è stato detto e fatto anche questo, ma significa semplicemente non sapere più cos’è la vita francescana, smarrire l’origine e quindi il fine.
MA CHE COS’È UN “CARISMA”?
Chi senza fanatismi e strumentalizzazioni sta ragionando su questo passaggio così delicato del pontificato di Bergoglio, cerca anzitutto d’inquadrare il problema del futuro di questa comunità religiosa chiedendosi: che cos’è un carisma? Si parla in senso stretto di un carisma fondazionale, cioè di un patrimonio spirituale condensato nella regola, nelle costituzioni e in eventuali altri statuti propri esplicativi della mens fondazionale, per un itinerario di sequela di Cristo ispirato alla radicalità del Vangelo ed all’ardore francescano. Come ricorda Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Vita consecrata (n. 36), il carisma, per la sua propensione a configurarsi a Cristo con quel profondo ardore dell’animo, mostra una particolare dimensione di questo mistero, chiamata a svilupparsi integralmente nella più genuina tradizione dell’Istituto, secondo le norme del diritto proprio. Il carisma perciò provoca una tradizione peculiare dell’Istituto, che a sua volta lo sviluppa correttamente nel tempo secondo i canoni del diritto proprio.
Certamente il carisma dei Francescani dell’Immacolata appartiene alla Chiesa, una volta che essa, riconoscendone l’ispirazione divina e la sicura provenienza celeste, lo ha fatto suo dichiarandone l’autenticità. Ormai con il riconoscimento ecclesiale il carisma religioso dei padri Mannelli e Pellettieri appartiene alla Chiesa, ed è diventato un bene per tutti i credenti. Si tratta, insomma, di una nuova testimonianza evangelica che muove ad un approfondimento della genuina radicalità cristiana.
Appartiene alla Chiesa, però, non nel senso di diventare una “proprietà privata” di qualche autorità, anche ecclesiastica, oppure di una porzione eletta di popolo di Dio, proprio per il fatto di essere stimolo per la santità di tanti, anche di altri, religiosi e non.
Si vorrebbe sapere se nel primo “report” inviato alla “Congregazione dei religiosi” s’intenda l’appartenenza del carisma dei Francescani dell’Immacolata come una “proprietà privata”, magari disponibile da un “potere” di Commissario Apostolico…. E dove finirebbero tutti quei i laici ed altri religiosi, non appartenenti o collegati ai Francescani dell’Immacolata che, da essi, hanno comunque ricevuto e ricevono molto sia dal punto di vista spirituale e teologico quanto umano?
Se il carisma appartiene veramente alla Chiesa, si dovrebbe già mettere in cantiere l’ipotesi che un domani un nuovo gruppo vi s’ispiri e lo scelga come traccia di vita, un po’ come è avvenuto per la regola di S. Agostino. Se istituzione e carisma devono andare insieme ed essere l’una al servizio dell’altro, lasciamo che lo sia anche per i Francescani dell’Immacolata. Resta però difficile consentirlo con un “commissariamento permanente”.
Certamente il carisma dei Francescani dell’Immacolata appartiene alla Chiesa, una volta che essa, riconoscendone l’ispirazione divina e la sicura provenienza celeste, lo ha fatto suo dichiarandone l’autenticità. Ormai con il riconoscimento ecclesiale il carisma religioso dei padri Mannelli e Pellettieri appartiene alla Chiesa, ed è diventato un bene per tutti i credenti. Si tratta, insomma, di una nuova testimonianza evangelica che muove ad un approfondimento della genuina radicalità cristiana.
Appartiene alla Chiesa, però, non nel senso di diventare una “proprietà privata” di qualche autorità, anche ecclesiastica, oppure di una porzione eletta di popolo di Dio, proprio per il fatto di essere stimolo per la santità di tanti, anche di altri, religiosi e non.
Si vorrebbe sapere se nel primo “report” inviato alla “Congregazione dei religiosi” s’intenda l’appartenenza del carisma dei Francescani dell’Immacolata come una “proprietà privata”, magari disponibile da un “potere” di Commissario Apostolico…. E dove finirebbero tutti quei i laici ed altri religiosi, non appartenenti o collegati ai Francescani dell’Immacolata che, da essi, hanno comunque ricevuto e ricevono molto sia dal punto di vista spirituale e teologico quanto umano?
Se il carisma appartiene veramente alla Chiesa, si dovrebbe già mettere in cantiere l’ipotesi che un domani un nuovo gruppo vi s’ispiri e lo scelga come traccia di vita, un po’ come è avvenuto per la regola di S. Agostino. Se istituzione e carisma devono andare insieme ed essere l’una al servizio dell’altro, lasciamo che lo sia anche per i Francescani dell’Immacolata. Resta però difficile consentirlo con un “commissariamento permanente”.
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