Marx e Müller in disaccordo, ma i vescovi tedeschi ubbidiranno al Papa
Eletto poco meno di una settimana fa – al quarto scrutinio – alla guida dei vescovi di Germania, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, spiega la linea che l’episcopato tedesco intende seguire in occasione dei prossimi due sinodi sulla famiglia di ottobre e del 2015. La strada rimane quella tracciata dal predecessore,mons. Robert Zollitsch, a Friburgo: venire incontro a chi soffre per il fallimento del suo progetto di vita. Il che significa via libera al riaccostamento all’eucaristia dei divorziati risposati.
Un po’ come fanno gli ortodossi, in nome della misericordia divina che tutto sana, come peraltro ha detto anche il Papa ieri nell’omelia a Santa Marta: “Il cuore grande non condanna, ma perdona, dimentica”, perché “Dio ha dimenticato i miei peccati; Dio ha perdonato i miei peccati. Allargare il cuore. Questo è bello, siate misericordiosi”.La giustificazione teologica a sostegno della posizione dei vescovi tedeschi (quantomeno della loro maggioranza) è quella illustrata nella relazione concistoriale di febbraio – e ripetuta nelle diverse nterviste dei giorni scorsi – dal cardinale Walter Kasper, teologo e incaricato dal Papa di avviare in seno al collegio cardinalizio il dibattito sulle questioni che più approfonditamente saranno discusse nei due sinodi. Per Kasper, infatti, “Dio dà sempre una seconda possibilità, e la sua misericordia non ha mai fine per chi la domanda”. Anche perché – sottolineava sempre il presidente emerito del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani – “ogni peccato può essere perdonato se il peccatore lo chiede”. Ed è questo, a giudizio del cardinale Marx, il possibile viatico per risolvere il problema: “Credo che la soluzione delineata da Kasper sia valida”, ha detto al quotidiano Welt am Sonntag, fermo restando che “bisogna sempre guardare ai singoli casi”.
L’ipotesi del teologo di riferimento di Papa Francesco prevede innanzitutto che le persone divorziate “riconoscano il loro fallimento” e dopo un “periodo di penitenza” possano presentare “domanda di riammissione ai sacramenti”.
Sul significato e l’interpretazione della fase penitenziale, i teologi hanno già iniziato a dibattere, benché il cardinale Kasper abbia ricordato che “esiste uno sviluppo della dottrina”, dal momento che questa “non è una laguna stagnante, ma un fiume che scorre”. Ecco perché, aggiungeva ancora il porporato teologo formatosi a Tubinga, i sinodi non potranno esimersi dal farsi carico delle forti attese radicate tra i fedeli – soprattutto tra quelli del centro e nord Europa. Attese che, notava ancora Kasper, non potranno rimanere disattese. Un invito esplicito a rendere operativa la svolta sulla morale sessuale e matrimoniale cattolica, dunque.
Ma il giorno stesso – e sempre a un quotidiano tedesco, stavolta la Rhein Main Presse – il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ribadiva che non è tempo di aperture sul tema della pastorale familiare e matrimoniale: “Sappiamo che ci sono situazioni difficili, come nel caso di un coniuge abbandonato. Ma il problema non si risolve abrogando con regole umane la parola di Dio”. E negare l’eucaristia non significa ritenere i divorziati risposati degli estranei: “Non sono esclusi dalla comunità ecclesiale, rimangono parte della chiesa, visto che la nostra non è solo una comunità di puri, ma anche di peccatori”, aggiungeva Müller. Una posizione contro la quale, lo scorso novembre, s’era scagliato proprio il cardinale Marx, che invitava il prefetto custode dell’ortodossia cattolica a “non chiudere dibattiti aperti da altri”.
Lo stesso arcivescovo di Monaco e Frisinga, però, ha anche precisato nel corso del colloquio con la
Welt am Sonntag, che non è possibile delegare alle chiese locali decisioni su questioni tanto delicate come quella relativa ai divorziati o al celibato sacerdotale, come invece vorrebbe più d’un confratello nell’episcopato tedesco: “Abbiamo bisogno di un forte centro per la chiesa cattolica.
Nelle grandi e importanti questioni, continuerà a essere necessario assumere un giudizio comune, a Roma”, ha chiarito il neo presidente dei vescovi di Germania.
di Matteo Matzuzzi
in “Il Foglio” del 18 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140318matzuzzi.pdf
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