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giovedì 3 aprile 2014

La “guerra fredda” tra il Cardinale Bagnasco e Papa Francesco.

imagesIntervista a Francesco Antonio Grana

Uno scontro che dura da mesi quello tra il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Cei, e Papa Francesco. Segno di una Cei allo sbando. Su questo abbiamo intervistato Francesco Antonio Grana, vaticanista de ilfattoquotidiano.it
Grana, lei, pochi giorni fa, in un articolo su ilfattoquotidiano.it, scriveva della “abissale” differenza tra il card. Bagnasco e il magistero di Papa Francesco. Non è un po’ troppo forte questo? Perché?
Sulla differenza abissale fra la Cei di Bagnasco e Papa Francesco bisogna dire innanzitutto che stiamo assistendo a uno scontro che è ormai in atto da diversi mesi, ovvero dall’autunno scorso quando Papa Francesco ha escluso il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, dalla  Congregazione per i vescovi.
Questo è stato un gesto molto eloquente che non ha precedenti: mai infatti un presidente della Cei era stato escluso dal dicastero della Curia romana che si occupa di scegliere i vescovi nei paesi di antica evangelizzazione, Europa in primis. Questo gesto è certamente l’inizio di un conflitto fra i due abbastanza evidente a cui sono seguiti altri segni altamente significativi. Cosa ci dice l’esclusione di Bagnasco dalla Congregazione per i vescovi? È un segno di grande disistima del Papa verso Bagnasco perché i membri di questo dicastero provvedono alle nomine episcopali, cioè a valutare i sacerdoti che possono diventare vescovi e i trasferimenti dei presuli da una diocesi all’altra. Bagnasco non solo è stato escluso, ma è stato sostituito, nella Congregazione, con il vicepresidente della Cei più anziano per elezione, ovvero monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. Lo stesso Bassetti ha ricevuto poi subito dopo la porpora da Papa Francesco.  Il conflitto tra Bergoglio e Bagnasco è abbastanza evidente e il Papa non ha ricevuto l’arcivescovo di Genova alla vigilia della prolusione di gennaio del Consiglio episcopale permanente della Cei, come è prassi, mentre invece lo ha ricevuto alla vigilia dell’ultimo Consiglio episcopale permanente,  quello di marzo. E poi, ultimo gesto forte di questo grande contrasto fra i due, è stata la decisione del Papa di aprire l’assemblea generale annuale della Cei di maggio in Vaticano pronunciando la prolusione che di norma spetta al presidente della Conferenza episcopale italiana. Quindi, come si vede, il conflitto non solo esiste ma è molto forte e nasce dalla visione periferica della Chiesa che ha Papa Francesco. Da non dimenticare che Bergoglio è stato anche presidente della Conferenza episcopale argentina e conosce bene i meccanismi di queste istituzioni. La Cei, oggi totalmente allo sbando, non ha saputo orientarsi sulle linee del pontificato di Bergoglio
Quali sono, nella Cei, gli oppositori di Papa Francesco?
Certamente l’oppositore principale è il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, che in questo momento svolge un ruolo assolutamente imbarazzante, e certamente sarà ancora più imbarazzante quello che avverrà a maggio quando il Papa, davanti a oltre duecento vescovi italiani, pronuncerà la prolusione togliendogli di fatto il microfono, come ho scritto su ilfattoquotidiano.it. È una chiara delegittimazione della leadership di Bagnasco. Il presidente della Cei in questo momento farebbe bene a rimettere il mandato non avendo più la fiducia del Santo Padre. La disistima di Francesco verso Bagnasco evidentemente si ripercuote a catena sui suoi confratelli dell’episcopato italiano.
Una figura importante nella Cei, in questo momento, è quella di mons. Nunzio Galantino…
Sì, il Papa ha scelto come segretario generale della Cei il vescovo di Cassano, monsignor Nunzio Galantino, abbastanza giovane per ordinazione episcopale, è vescovo da appena due anni. Francesco ha per lui un’attenzione privilegiata perché lo ha scelto in questa fase di transizione molto difficile per la Cei, chiamandolo a traghettare questa istituzione verso l’elezione del suo presidente. Il Papa vuole, infatti, che la Cei, come avviene in tutte le altre conferenze episcopali del mondo, elegga il suo presidente. Attualmente solo nel nostro Paese egli è nominato dal Papa che è primate d’Italia. Francesco ha scelto Galantino come suo braccio destro, come suo uomo di fiducia e adesso l’ha confermato segretario generale della Cei per cinque anni. Con un altro segno di grande affetto Bergoglio ha deciso di visitare, nel prossimo mese di giugno, la diocesi di Cassano. Quindi se da un lato Bagnasco è l’oppositore del Papa, Galantino è l’uomo che in questo momento sta cercando di concretizzare quelle riforme invocate da Bergoglio. Bisogna anche sottolineare un’altra cosa a favore di Galantino e cioè che sta cercando di mediare molto tra le posizioni dei due, di Bagnasco e di Bergoglio. Questo gli fa onore perché non ha voluto giocare un ruolo di forza avendo la fiducia piena del Papa, ma sta cercando di consentire una transizione più serena possibile.
Un altro oppositore è Scola?
Ma no. Certo nessuno si è dimenticato che poco più di un anno fa, il 13 marzo 2013, è partito un telegramma di auguri per “Papa Scola” a firma dell’allora segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, poi nominato da Papa Francesco alla guida della diocesi di Latina, che certamente non è una grande diocesi. In quel telegramma la Cei si “sgamò”. Certamente quello è stato il segno che il candidato di Bagnasco al pontificato era Scola. Ora l’arcivescovo di Milano compare meno anche sui giornali, ma non lo vedrei come un oppositore del Papa. Anche se bisogna dire qualche visione diversa con Francesco c’è. Per esempio anche sull’Expo di Milano loro speravano che il Papa accettasse subito l’invito. Sono andati da Francesco con una delegazione insieme al cardinale Scola e invece il Papa ha risposto con un semplice “vedremo” che nel linguaggio episcopale vuol dire no.
Quindi un bilancio fallimentare quello di Bagnasco?
Oserei dire che è fallimentare con il pontificato di Papa Francesco. Un esempio significativo è questo: il Papa non è un “primus inter pares” e quindi nella Chiesa cattolica al Papa si obbedisce e se il Papa chiede ai vescovi di eleggere il proprio presidente non capisco perché debbano passare mesi e mesi di discussioni nel Consiglio episcopale permanente, da gennaio a marzo, per dire che invece bisogna portare al Papa una lista di quindici nomi. C’è tanta confusione perché evidentemente c’è la volontà di contrastare Francesco. Se il Papa chiede un’elezione, la richiesta è un atto di educazione da parte del Papa, ma al Papa si obbedisce. Quindi non capisco perché Bagnasco, e con lui i suoi fedelissimi, non abbiano obbedito al Papa che aveva chiesto semplicemente di adeguare la Cei a tutte le altre conferenze episcopali del mondo.
Quindi il disegno di Papa Bergoglio è quello di una profonda ristrutturazione della Cei… 
Sì, è cosi! Nel lungo cammino verso l’elezione del presidente certamente lui ha indicato in Bassetti una particolare predilezione. Gli ha dato la porpora, lo ha messo al posto di Bagnasco nella Congregazione per i vescovi. Però se si va all’elezione il Papa non può certo imporre un candidato, ma è l’episcopato che dovrà scegliere liberamente. Ma, certamente, i vescovi italiani non saranno miopi davanti a un segno di così grande predilezione di Bergoglio verso Bassetti. Tra l’altro è da sottolineare che egli è stato anche rettore di seminario e la sua preparazione è certamente importante per dare suggerimenti sia per contrastare e prevenire i casi di pedofilia, sia per valutare la scelta dei candidati all’episcopato. Ha un curriculum che il Papa ha apprezzato molto, però se si va all’elezione si va all’elezione. Lo stesso Bagnasco potrebbe essere paradossalmente riconfermato dai suoi confratelli. Il problema è che Bagnasco è ben consapevole di non avere la fiducia dei suoi confratelli e questo è il segno eloquente che c’è uno sfaldamento dell’episcopato italiano che è sotto gli occhi di tutti.
Quando ci sarà l’elezione per il nuovo Presidente della Cei?
Dovrebbe essere a novembre. È già indetta l’assemblea generale speciale della Cei. Adesso è importante sentire quello che il Papa dirà a maggio. In quell’occasione Francesco darà dei criteri che poi l’assemblea generale dell’episcopato italiano dovrà votare. Da li dovrà uscire uno statuto nuovo e poi a novembre ci sarà l’elezione. A questo punto si è capito che il segretario generale non verrà sostituito e si procederà soltanto con l’elezione del presidente. Dobbiamo vedere chi la spunterà. Se la Cei di Bagnasco con una sorta di listone con quindici o venti nomi come dicono, oppure Papa Francesco con un’elezione secca.

4 commenti:

  1. "Se il Papa chiede un’elezione, la richiesta è un atto di educazione da parte del Papa, ma al Papa si obbedisce".

    Già , ora è d'obbligo obbedire , fino a un anno fa era quasi facoltativo se non deprecabile. E l'obbedienza si invoca negli atti che azzerano le prerogative papali.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. La Cei votera'?
    Ah, la stessa Cei che, votando, ha bocciato il "pro multis" alla Consacrazione?

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  4. barabba e caino che litigano...

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