Intervista a Francesco Antonio Grana
Uno
scontro che dura da mesi quello tra il Cardinale Angelo Bagnasco,
Arcivescovo di Genova e Presidente della Cei, e Papa Francesco. Segno
di una Cei allo sbando. Su questo abbiamo intervistato Francesco
Antonio Grana, vaticanista de ilfattoquotidiano.it
Grana,
lei, pochi giorni fa, in un articolo su ilfattoquotidiano.it,
scriveva della “abissale” differenza tra il card. Bagnasco e il
magistero di Papa Francesco. Non è un po’ troppo forte questo?
Perché?
Sulla
differenza abissale fra la Cei di Bagnasco e Papa Francesco bisogna
dire innanzitutto che stiamo assistendo a uno scontro che è ormai in
atto da diversi mesi, ovvero dall’autunno scorso quando Papa
Francesco ha escluso il cardinale Bagnasco, presidente della Cei,
dalla Congregazione per i vescovi.
Questo è stato un gesto
molto eloquente che non ha precedenti: mai infatti un presidente
della Cei era stato escluso dal dicastero della Curia romana che si
occupa di scegliere i vescovi nei paesi di antica evangelizzazione,
Europa in primis. Questo gesto è certamente l’inizio di un
conflitto fra i due abbastanza evidente a cui sono seguiti altri
segni altamente significativi. Cosa ci dice l’esclusione di
Bagnasco dalla Congregazione per i vescovi? È un segno di grande
disistima del Papa verso Bagnasco perché i membri di questo
dicastero provvedono alle nomine episcopali, cioè a valutare i
sacerdoti che possono diventare vescovi e i trasferimenti dei presuli
da una diocesi all’altra. Bagnasco non solo è stato escluso, ma è
stato sostituito, nella Congregazione, con il vicepresidente della
Cei più anziano per elezione, ovvero monsignor Gualtiero Bassetti,
arcivescovo di Perugia. Lo stesso Bassetti ha ricevuto poi subito
dopo la porpora da Papa Francesco. Il conflitto tra Bergoglio e
Bagnasco è abbastanza evidente e il Papa non ha ricevuto
l’arcivescovo di Genova alla vigilia della prolusione di gennaio
del Consiglio episcopale permanente della Cei, come è prassi, mentre
invece lo ha ricevuto alla vigilia dell’ultimo Consiglio episcopale
permanente, quello di marzo. E poi, ultimo gesto forte di
questo grande contrasto fra i due, è stata la decisione del Papa di
aprire l’assemblea generale annuale della Cei di maggio in Vaticano
pronunciando la prolusione che di norma spetta al presidente della
Conferenza episcopale italiana. Quindi, come si vede, il conflitto
non solo esiste ma è molto forte e nasce dalla visione periferica
della Chiesa che ha Papa Francesco. Da non dimenticare che Bergoglio
è stato anche presidente della Conferenza episcopale argentina e
conosce bene i meccanismi di queste istituzioni. La Cei, oggi
totalmente allo sbando, non ha saputo orientarsi sulle linee del
pontificato di Bergoglio
Quali
sono, nella Cei, gli oppositori di Papa Francesco?
Certamente
l’oppositore principale è il presidente della Cei, il cardinale
Bagnasco, che in questo momento svolge un ruolo assolutamente
imbarazzante, e certamente sarà ancora più imbarazzante quello che
avverrà a maggio quando il Papa, davanti a oltre duecento vescovi
italiani, pronuncerà la prolusione togliendogli di fatto il
microfono, come ho scritto su ilfattoquotidiano.it. È una chiara
delegittimazione della leadership di Bagnasco. Il presidente della
Cei in questo momento farebbe bene a rimettere il mandato non avendo
più la fiducia del Santo Padre. La disistima di Francesco verso
Bagnasco evidentemente si ripercuote a catena sui suoi confratelli
dell’episcopato italiano.
Una
figura importante nella Cei, in questo momento, è quella di mons.
Nunzio Galantino…
Sì,
il Papa ha scelto come segretario generale della Cei il vescovo di
Cassano, monsignor Nunzio Galantino, abbastanza giovane per
ordinazione episcopale, è vescovo da appena due anni. Francesco ha
per lui un’attenzione privilegiata perché lo ha scelto in questa
fase di transizione molto difficile per la Cei, chiamandolo a
traghettare questa istituzione verso l’elezione del suo presidente.
Il Papa vuole, infatti, che la Cei, come avviene in tutte le altre
conferenze episcopali del mondo, elegga il suo presidente.
Attualmente solo nel nostro Paese egli è nominato dal Papa che è
primate d’Italia. Francesco ha scelto Galantino come suo braccio
destro, come suo uomo di fiducia e adesso l’ha confermato
segretario generale della Cei per cinque anni. Con un altro segno di
grande affetto Bergoglio ha deciso di visitare, nel prossimo mese di
giugno, la diocesi di Cassano. Quindi se da un lato Bagnasco è
l’oppositore del Papa, Galantino è l’uomo che in questo momento
sta cercando di concretizzare quelle riforme invocate da Bergoglio.
Bisogna anche sottolineare un’altra cosa a favore di Galantino e
cioè che sta cercando di mediare molto tra le posizioni dei due, di
Bagnasco e di Bergoglio. Questo gli fa onore perché non ha voluto
giocare un ruolo di forza avendo la fiducia piena del Papa, ma sta
cercando di consentire una transizione più serena possibile.
Un
altro oppositore è Scola?
Ma
no. Certo nessuno si è dimenticato che poco più di un anno fa, il
13 marzo 2013, è partito un telegramma di auguri per “Papa Scola”
a firma dell’allora segretario generale della Cei, monsignor
Mariano Crociata, poi nominato da Papa Francesco alla guida della
diocesi di Latina, che certamente non è una grande diocesi. In quel
telegramma la Cei si “sgamò”. Certamente quello è stato il
segno che il candidato di Bagnasco al pontificato era Scola. Ora
l’arcivescovo di Milano compare meno anche sui giornali, ma non lo
vedrei come un oppositore del Papa. Anche se bisogna dire qualche
visione diversa con Francesco c’è. Per esempio anche sull’Expo
di Milano loro speravano che il Papa accettasse subito l’invito.
Sono andati da Francesco con una delegazione insieme al cardinale
Scola e invece il Papa ha risposto con un semplice “vedremo” che
nel linguaggio episcopale vuol dire no.
Quindi
un bilancio fallimentare quello di Bagnasco?
Oserei
dire che è fallimentare con il pontificato di Papa Francesco. Un
esempio significativo è questo: il Papa non è un “primus inter
pares” e quindi nella Chiesa cattolica al Papa si obbedisce e se il
Papa chiede ai vescovi di eleggere il proprio presidente non capisco
perché debbano passare mesi e mesi di discussioni nel Consiglio
episcopale permanente, da gennaio a marzo, per dire che invece
bisogna portare al Papa una lista di quindici nomi. C’è tanta
confusione perché evidentemente c’è la volontà di contrastare
Francesco. Se il Papa chiede un’elezione, la richiesta è un atto
di educazione da parte del Papa, ma al Papa si obbedisce. Quindi non
capisco perché Bagnasco, e con lui i suoi fedelissimi, non abbiano
obbedito al Papa che aveva chiesto semplicemente di adeguare la Cei a
tutte le altre conferenze episcopali del mondo.
Quindi
il disegno di Papa Bergoglio è quello di una profonda
ristrutturazione della Cei…
Sì,
è cosi! Nel lungo cammino verso l’elezione del presidente
certamente lui ha indicato in Bassetti una particolare predilezione.
Gli ha dato la porpora, lo ha messo al posto di Bagnasco nella
Congregazione per i vescovi. Però se si va all’elezione il Papa
non può certo imporre un candidato, ma è l’episcopato che dovrà
scegliere liberamente. Ma, certamente, i vescovi italiani non saranno
miopi davanti a un segno di così grande predilezione di Bergoglio
verso Bassetti. Tra l’altro è da sottolineare che egli è stato
anche rettore di seminario e la sua preparazione è certamente
importante per dare suggerimenti sia per contrastare e prevenire i
casi di pedofilia, sia per valutare la scelta dei candidati
all’episcopato. Ha un curriculum che il Papa ha apprezzato molto,
però se si va all’elezione si va all’elezione. Lo stesso
Bagnasco potrebbe essere paradossalmente riconfermato dai suoi
confratelli. Il problema è che Bagnasco è ben consapevole di non
avere la fiducia dei suoi confratelli e questo è il segno eloquente
che c’è uno sfaldamento dell’episcopato italiano che è sotto
gli occhi di tutti.
Quando
ci sarà l’elezione per il nuovo Presidente della Cei?
Dovrebbe
essere a novembre. È già indetta l’assemblea generale speciale
della Cei. Adesso è importante sentire quello che il Papa dirà a
maggio. In quell’occasione Francesco darà dei criteri che poi
l’assemblea generale dell’episcopato italiano dovrà votare. Da
li dovrà uscire uno statuto nuovo e poi a novembre ci sarà
l’elezione. A questo punto si è capito che il segretario generale
non verrà sostituito e si procederà soltanto con l’elezione del
presidente. Dobbiamo vedere chi la spunterà. Se la Cei di Bagnasco
con una sorta di listone con quindici o venti nomi come dicono,
oppure Papa Francesco con un’elezione secca.
"Se il Papa chiede un’elezione, la richiesta è un atto di educazione da parte del Papa, ma al Papa si obbedisce".
RispondiEliminaGià , ora è d'obbligo obbedire , fino a un anno fa era quasi facoltativo se non deprecabile. E l'obbedienza si invoca negli atti che azzerano le prerogative papali.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLa Cei votera'?
RispondiEliminaAh, la stessa Cei che, votando, ha bocciato il "pro multis" alla Consacrazione?
barabba e caino che litigano...
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