ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 23 aprile 2014

Se non te li cambia un Volpi: connotati autocambiati: dica 33!

NAPOLI \ LE CLARISSE DAL CONVENTO CINQUECENTESCO AI SOCIAL NETWORK

Quando Facebook «buca» la clausura
L'Abbadessa Rosa intervistata in chat

Madre Lupoli governa il monastero delle Trentatré che aprirà alcune sale per la festa del libro «Un'altra Galassia»

Madre Rosa, Abbadessa del
monastero di clausura
 delle Trentatré
NAPOLI - La chat di fb mi segnala un nuovo messaggio. Leggo: «‘Insegnaci a contare i nostri giorni e avremo un cuore saggio', Salmo 89. Gentilissima Natascia, desideriamo farle gli auguri, colmi di tanta preghiera per lei, per i desideri del suo cuore, e per quanti le sono cari. Dalle dimostrazioni di affetto, almeno quelle facebookiane, comprendiamo che lei è molto amata. La ricordiamo nella nostra preghiera». Molto amata non so, fortunata certamente sì, se ricevo questi auguri da un monastero di clausura, quello delle Trentatré. Leggo bene? Sì leggo bene: il profilo da cui mi parlano è quello delle Clarisse Cappuccine di Napoli, l'ordine istituito da Maria Lorenza Longo, nel 1535.
Napoli, nel convento di clausura delle Trentatré

L'I-CLAUSURA - Le Trentatré - tante erano al tempo della fondazione - non sono più trentatré, ma una decina, eppure sembrano di più perché sono spesso connesse, avendo inventato una sorta di i-clausura.
Non solo. Il loro convento ospita la conferenza stampa di «Un'altra Galassia», la Festa del libro che si terrà, dal 31 maggio al primo giugno, proprio nel monastero che s'apre - o si chiude - lungo il decumano maggiore, nascosto dietro un imponente muro di tufo. La due giorni letteraria riempie, mutate dimensioni e modalità, il vuoto lasciato dalla buonanima «Galassia Gutenberg», ed è organizzata da un collettivo formato da Rossella Milone, Valeria Parrella, Francesco Raiola, Pier Luigi Razzano, Piero Sorrentino e Massimiliano Virgilio, col sostegno della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli.
LA NOTIFICA DELLA ABBADESSA SULL'I-PHONE - Poiché alla presentazione è annunciata anche Madre Rosa Lupoli, Abbadessa del Monastero delle Trentatré, memore degli auguri, io ci provo a farle una chat-intervista via fb. Dal caos della redazione, senza troppe speranze di avere risposta, busso al silenzio della clausura. E sono per strada quando l'Iphone mi lancia una notifica. È l'Abbadessa: «Carissima vedo solo ora (sono m.Rosa) come vogliamo fare? Per me non ci sono problemi». Figuriamoci per me. Facciamo l'intervista su fb? «Perfetto». (La domanda, scritta mezz'ora prima, già mi sembra vecchia, visto che stiamo chattando, io dietro lo schermo e lei dietro le grate. Ma la faccio lo stesso).
La clausura che s'apre alla cultura e alla città è un bellissimo segno dei tempi. Cosa l'ha spinta ad offrire il monastero per la Festa del libro «Un'altra Galassia»?
«Innanzitutto la possibilità di avere uno spazio a disposizione che consentisse a noi di non uscire e alle persone di entrare, senza violare la clausura monastica. Insomma una sorta di enclave dove poter ascoltare cose per le quali non è possibile uscire da qui. In secondo luogo la passione per i libri che accomuna alcune di noi e che certo non si è spenta con l'ingresso in monastero. Ci piace leggere di quelli che raccontano la nostra città (molte di noi non sono di Napoli) per entrare sempre di più nello spirito di questa amata metropoli che da 500 anni ci sostiene con la sua amicizia, la sua generosità (viviamo di carità, infatti), la sua benevolenza. Ma forse, il motivo principale è stato l'incontro con Valeria Parrella, (ci interessa la scrittura al femminile) che abbiamo fortemente voluto. È venuta qui e la sua disponibilità, il suo desiderio di corrispondere alla nostra richiesta di organizzare qualcosa insieme ha dato il via alla collaborazione. L'enclave sarà il nostro ex- refettorio restaurato».
Ho letto che la fondatrice dell'ordine, la stessa del magnifico complesso degli Incurabili, reclutò le prime clarisse anche tra ex prostitute guarite dalla sifilide e convertite. 
«Mi spiace non confermare. Purtroppo girano queste notizie storiche infondate. La madre Lorenza scelse le sue prime compagne tra coloro che con lei avevano portato avanti il progetto degli Incurabili. Una storia molto al femminile, alle quali poi si aggiunsero altre donne di varia estrazione sociale. Le prostitute convertite che lei aveva accolto nell'ospedale diedero vita, invece, al monastero delle Pentite, fondato qualche anno dopo, nel 1537, e affidato alla direzione della sua migliore amica, Maria de Ayerba, moglie del Duca di Termoli, sepolto nella chiesa degli Incurabili. Non sarebbe stato possibile diversamente».
La clausura al tempo dei social network. Comunicare è certamente un'attività spirituale... 
«Nessuna di noi al momento dell'ingresso in monastero aveva la percezione che questo tipo di luoghi attraesse tantissime persone per i più svariati motivi. Quindi il nostro essere sui social è solo una risposta ai tanti che, in qualche modo, vogliono essere in contatto con noi. Prima c'era la posta, poi il telefono, poi la mail, oggi facebook. Diciamo che cerchiamo di venire incontro alle richieste di preghiera, ascolto, amicizia, sostegno che ci vengono da ogni parte, tentando di essere aggiornate e in sintonia con i tempi. Ovviamente continuiamo ad usare anche le altre forme di comunicazione. Le posso assicurare (sono archivista) che nei secoli è sempre stato così, solo che nessuno lo sa».
Com'è il mondo che si squaderna sotto i suoi occhi da questo osservatorio virtuale? 
«Abbiamo avuto sorprese bellissime. È chiaro che mi riferisco ai nostri oltre duemila contatti. Innanzitutto la gente cerca Dio, magari non nelle forme tradizionali, ma in modi più consoni al loro stile di vita. La meditazione sul Vangelo che pubblichiamo al mattino è molto breve, ma tantissimi ci fanno sapere che quel pensiero li accompagna per tutta la giornata o gliela chiude in maniera riflessiva e serena. Inoltre abbiamo scoperto che tante persone praticano il bene per gli altri. Ci sono innumerevoli associazioni di vario genere, con uomini e donne impegnate nel volontariato che aggiungono, non sempre agevolmente, al loro lavoro. Ci siamo rese conto che Napoli non è solo una città sotterranea, ma è intessuta di invisibili e reali fili di carità. Indistruttibili. Infine vediamo che ognuno, dietro le foto sorridenti del profilo, vive una dolorosa croce e la condivide con noi. Consegnare in modo dignitoso la propria sofferenza ad altri è sempre segno di ricchezza infinita». Mi piace.
Natascia Festa
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/23-aprile-2014/quando-facebook-buca-clausura--223112827845.shtml


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