ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 15 ottobre 2014

Si sta avvicinando la tempesta perfetta?

Il sesso squassa la vigna

I padri sinodali vanno alla guerra. Dure critiche alla relazione del card. Erdö: “Non corrisponde alla realtà del dibattito”. Da africani e polacchi dubbi sulla comunicazione: “Qui fanno emergere solo i pareri di qualche gruppo particolare”. Critiche al documento che “non corrisponde alla realtà”. Müller: “Dico quello che voglio, anche se non faccio più parte della regia”.
Papa Francesco con il cardinale Tagle, l'ultimo porporato creato da Benedetto XVI (foto AP)
“Ho paura che ciò che è uscito lunedì non corrisponda alla realtà”. E’ passata da poco l’una del pomeriggio, e la Sala stampa d’un tratto ammutolisce quando il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sudafrica), pronuncia quelle parole. Per lui, la relatio post disceptationem presentata il giorno prima dal cardinale Péter Erdö, relatore generale, è quasi carta straccia.
“Per come è scritto, il documento lascia intendere che c’è accordo su cose sulle quali invece l’accordo non c’è”, aggiunge, rivelando implicitamente che al chiuso dell’Aula la discussione è stata ben più calda di quanto trapelato all’esterno. Il testo letto da Erdö è finito sul banco degli imputati, con quarantuno padri che l’hanno criticato e – in qualche caso – fatto a pezzi. Pell, Ouellet, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Rylko, Müller, Scola, Caffarra. Tutti hanno preso la parola per chiedere da dove saltassero fuori quei paragrafi aperturisti  che mai (o ben poco) erano stati discussi: “Il Sinodo non è stato convocato per discutere di contraccezione, aborto e matrimonio tra persone omosessuali. E’ stato convocato per discutere di famiglia”, tuona il cardinale Napier, che mette in fila l’una dopo l’altra tutte le perplessità che il circolo minore da lui moderato ha già evidenziato nel testo della relatio. Documento dal quale – cosa mai vista – ha preso le distanze lo stesso Relatore generale: “L’hai redatto tu, quindi rispondi tu”, ha detto Erdö in conferenza stampa al segretario speciale, mons. Bruno Forte, a proposito delle frasi sulle coppie omosessuali. Così come inedita è la puntualizzazione che lo stesso arcivescovo di Budapest ha fatto alla risposta data da Forte sull’apertura ai gay: “Nella relazione manca un accenno al disordine di tali convivenze”. E’ un capitolo sul quale la folta e vivace delegazione africana – totalmente esclusa dal comitato ristretto incaricato di stendere la Relatio Synodi, che dovrà avere il placet assembleare – ha promesso e dato battaglia, al punto che Napier ha auspicato in modo sibillino che “alla fine non prevalga la linea di qualche gruppo particolare, ma quella dell’assemblea”.

ARTICOLI CORRELATI Amo Bergoglio, un esistenzialista La fede non si decide ai voti Resistere alla tendenza ereticaLa segreteria generale tenta di spegnere il clamore mondiale suscitato dalla relatio di lunedì, predica prudenza e ricorda che il testo di Erdö è solo un documento di lavoro provvisorio, quindi emendabile e perfezionabile. Cosa ben diversa dai richiami al Concilio, al suo spirito e alla sua atmosfera che erano risuonati durante la conferenza stampa del giorno prima, quando un cardinale (Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile), raccontava di “padri commossi” nell’udire la lettura del documento. Archiviata la discussione generale, il lavoro procede ora per gruppi ristretti: è qui, nei circoli minori, che si studiano i cambiamenti alla relazione, necessari anche per il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda fide e moderatore di un gruppo in lingua italiana. Cinque circoli minori (su dieci complessivi) hanno già nel primo giro di discussione stroncato la Relatio post disceptationem. Il cardinale americano Raymond Leo Burke, moderatore del primo gruppo anglofono, ha definito ieri “irricevibile” il documento, e ben più duro di lui è stato il presidente della Conferenza episcopale polacca, il padre sinodale mons. Stanislaw Gadecki: “La relazione è inaccettabile, si distanzia dall’insegnamento di Giovanni Paolo II e mostra tracce di un’ideolgia contro il matrimonio”.

Quel testo, ha aggiunto il presule polacco, “fa sembrare che l’insegnamento della chiesa sia stato fino a oggi spietato, mentre solo adesso si inizia a insegnare la misericordia”. Il cardinale Napier ha inoltre sottolinato che molto, nel testo presentato lunedì mattina, “non è d’aiuto nel far comprendere l’insegnamento della chiesa”, avanzando il sospetto che chi sovrintende al Sinodo “non sia impegnato a esprimere le opinioni di tutti” i membri dell’assemblea. Qualche padre, poi, ha rivelato che “la parola peccato non è quasi presente nella relatio, come pure è stato ricordato il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente”.

Lo scontro si sposta anche in curia, dove il capo dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prende posizione contro la relatio, chiarendo che “la chiesa non può riconoscere le coppie omosessuali”: “Io dico ciò che voglio e ciò che devo dire in qualità di prefetto della congregazione per la Dottrina della fede”, ha aggiunto, spiegando di non sapere molto di più, dal momento “che non faccio più parte della regia”. La contrarietà alla relazione intermedia irrompe anche su Radio Vaticana, dove il vescovo di Riga, mons. Zbignevs Stankevics, fa sapere di essere al lavoro per “correggere alcune espressioni, non corrette a mio modo di vedere, usate nel documento. Lo facciamo per elaborare un testo finale più equilibrato e che risponda meglio alle sfide di oggi. La mia convinzione è che il compito principale del Sinodo è di riaffermare la verità del Vangelo sul matrimonio”. Certo, ha aggiunto Stankevics, “è necessaria una conversione da parte nostra. Dobbiamo farlo con tutta l’umiltà, con tutta la misericordia verso il mondo, ma la verità rimane sempre, la verità è oggettiva. Non possiamo dire che ognuno può capirla come vuole”. Giusto e sacrosanto andare incontro alle sfide contemporanee “per quanto possibile. Ma senza perdere l’identità cattolica e senza rinunciare alla verità sul matrimonio”.

di Matteo Matzuzzi | 15 Ottobre 2014 ore 06:30

IL SINODO SI SPACCA SU GAY E DIVORZIATI:
"RISCHIO VOTO ANTI-PAPA"

CITTÀ DEL VATICANO - Avviso ai naviganti: burrasca in vista. Si sta avvicinando la tempesta perfetta. Il bollettino meteo dalle parti di San Pietro non è dei migliori, tutta colpa del documento sinodale contenente rivoluzionarie aperture verso i gay e i divorziati risposati. L'ala conservatrice non ha digerito molti di quei 58 punti e ora pure diversi moderati faticano a riconoscersi. Ai loro occhi è un salto in avanti rispetto alla dottrina, non rispecchiano la sintesi degli interventi fatti in aula la settimana scorsa. Insomma, problemi su problemi. I 191 padri sinodali da lunedì, due volte al giorno, si sono riuniti nei «Circoli minori», gruppi di studio linguistici in cui hanno dato libero sfogo al malumore. «Un testo così formulato non lo voterei; va modificato, mitigato in alcune sue parti» sostiene il cardinale Filoni, prefetto di Propaganda Fide, diplomatico di lungo corso. Da ieri ha preso a tirare una brutta aria.
 SORPRESE
Il testo della discordia - stilato in gran parte da monsignor Forte e presentato dal relatore cardinale Erdo - ha sollevato un vespaio. Il Papa osserva silenzioso e preoccupato. A Santa Marta, nella messa mattutina, da giorni martella sul concetto che «non si può sempre rimanere chiusi nei propri sistemi, che occorre aprirsi alle sorprese di Dio». Già, le sorprese. Tante. Innanzitutto le contestazioni aperte, inaspettate, spontanee, istintive rivolte al cardinale Baldisseri specie durante la pausa caffè per come ha organizzato e sta conducendo il Sinodo sulla Famiglia. Un (autorevolissimo) cardinale tedesco ha commentato tranchant, rivolgendosi ad un gruppo di padri sinodali: «Dal letame non nasce nulla» riferito al testo in questione. Un altro porporato, stavolta moderato, scuotendo la testa sconsolato: «Ha un impianto confuso». Clima pesante, difficile da gestire, sicchè Baldisseri ha autorizzato padre Lombardi, il portavoce, a leggere una dichiarazione pubblica che suona come una frenata in corsa: «In seguito alle reazioni e al fatto che la natura del documento non è stata spesso correttamente compresa, si precisa che è solo una piattaforma di lavoro riassuntiva degli interventi e del dibattito della prima settimana, ora passato alla discussione». Uno dei primi padri a fare fuoco è stato Stanislaw Gadecki, presidente della conferenza episcopale polacca: «Con questo documento ci si allontana dall'insegnamento di Giovanni Paolo II, in esso si vedono persino le tracce dell'ideologia antimatrimoniale». L'americano Burke, ultra tradizionalista, da giorni va ripetendo che la fede non si decide con dei voti e che non è possibile adottare una prassi (sul matrimonio e sui gay) scollata dalla verità del magistero. «Questa non è una assemblea democratica dove i vescovi si radunano per cambiare la dottrina a maggioranza». Sulla stessa linea il sudamericano Fox Napier che prende le distanze dal testo: «Non possiamo assumerci la responsabilità per una relazione che non abbiamo scritto e stiamo ancora discutendo: ci sono cose che appaiono controverse al momento, ecco perchè serve la discussione nei circoli linguistici».
 LA CONTA
Intanto proprio nei «Circoli minori» si lavora alacremente agli emendamenti. Saranno parecchi. Esattamente come i rischi. Se gli emendamenti non verrano inseriti nel testo la sorpresa più grande potrebbe arrivare dalla votazione in aula. Al momento la maggioranza non sembra favorevole. E la conta potrebbe rivelarsi fatale. Un brutto test per Papa Bergoglio.


Mercoledì 15 Ottobre 2014
di Franca Giansoldati
http://www.leggo.it/index.php?p=articolo&id=957267

Sinodo, scontro su omosessuali e sacramenti ai divorziati

Tensione tra cardinali e vescovi per la Relatio. I conservatori contro le aperture.


Scontro tra cardinali e vescovi nel sinodo straordinario sulla famiglia. A scatenare le polemiche è stata la Relatio post disceptationem del relatore generale cardinale Peter Erdo con le sue evidenti aperture in tema di accoglienza delle coppie gay e di comunione ai divorziati risposati.
Tra i vertici della Chiesa, dunque, sono emersi malumori, soprattutto in chi si era già detto contrario alla decisione di non pubblicare i singoli interventi e che ora non s'è allineato al documento, che, tuttavia, ha avuto vasta eco in tutto il mondo grazie ai termini usati su temi come l'omosessualità.
PRESTO LA RELAZIONE FINALE. Per tamponare gli scontri, la segreteria generale del Sinodo si è vista costretta a puntualizzare che la Relatio post disceptationem «è un documento di lavoro, che riassume gli interventi e il dibattito della prima settimana, e ora è proposto alla discussione dei membri riuniti nei Circoli minori» e che «le è stato spesso attribuito un valore che non corrisponde alla sua natura». Quindi è stato precisato che il lavoro dei Circoli sarà presentato all'assemblea giovedì 16 ottobre e una sintesi della discussione sarà resa pubblica, prima della stesura dei documenti finali.
POLEMICHE SUL TESTO DI ERDO. Che ci siano state polemiche dopo la Relatio post disceptationem, sia nella discussione libera sia nei Circoli, è emerso anche dalle parole di uno dei «moderatori», il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide.
«C'è stata qualche sorpresa», ha detto con felpata diplomazia nel briefing con i giornalisti, «nel leggere le prime reazioni che sono apparse nei media. Qualcuno ha manifestato anche una certa perplessità, come se il papa avesse detto, come se il sinodo avesse deciso... Tutto questo naturalmente non è vero».
Poi è stato ribadito che si tratta di un documento provvisorio, e che è essenziale nella «prospettiva dinamica e senza aspettative eccessive», anche perché questo sinodo è un cammino di preparazione all'assemblea ordinaria dell'ottobre 2015.
PRUDENZA SUGLI OMOSEX. Ha messo le mani avanti anche un altro «moderatore» dei Circoli, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, che si è detto «fiducioso» del fatto che possa emergere «la visione del sinodo nel suo insieme e non la posizione di un gruppo particolare».
Inoltre, anche dal bollettino diffuso marte 14 ottobre sugli interventi è emerso tutto un puntualizzare e frenare contro quelle che nella Relatio post disceptationem sono state viste come delle fughe in avanti.
Per esempio, in tema di omosessuali, nel dibattito è stata evidenziata sì la necessità di accoglienza, ma «con la giusta prudenza», affinché non si crei «l'impressione di una valutazione positiva di tale orientamento da parte della Chiesa». Auspicata la stessa attenzione anche nei riguardi delle convivenze.
PIÙ ATTENZIONE AL MATRIMONIO. Tra le critiche, quella che in tutto il documento è quasi assente la parola «peccato». Mentre si è tenuto a ricordare «il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente».
Sulle ipotesi per lo snellimento delle nullità matrimoniali c'è chi ha paventato un eccessivo carico di competenze sulle spalle dei vescovi diocesani. E in molti dei 40 interventi si è voluta sottolineare la necessità di parlare anche «delle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo», sottolineare con più chiarezza il pregio del «matrimonio indissolubile», e non focalizzarsi solo sulle situazioni familiari «imperfette».
PRESSING DEI CONSERVATORI. Secondo il cardinale Filoni, «c'è stato un apprezzamento generale per il lavoro fatto in pochissimo tempo», ma ci sono anche state «osservazioni in ordine all'impostazione generale, l'architettura del documento», poiché «è stato sottolineato ciò che manca o ciò che è andrebbe espresso meglio come il pensiero di Gesù sul matrimonio, che si accenna ma poi non si sviluppa», e «anche la questione della dottrina della Chiesa, che non appare sufficientemente argomentata».
Il fronte conservatore, insomma, ha puntato i piedi e ha chiesto modifiche al testo.
http://www.lettera43.it/politica/sinodo-scontro-su-omosessuali-e-sacramenti-ai-divorziati_43675144284.htm
Il pasticcio della Relazione Erdő
di Matteo Matzuzzi15-10-2014
Il cardinale sudafricano Napier
Ieri è stato il giorno della marcia indietro. Se lunedì la conferenza stampa seguita alla lettura della Relatio post disceptationem del cardinale Péter Erdő era stata all’insegna dei parallelismi con il Concilio Vaticano II, ventiquattro ore dopo la Segreteria generale del Sinodo riteneva necessario emettere una dichiarazione ufficiale in cui si spiega a tutti, giornalisti e fedeli laici, che quella relazione è solo un documento di lavoro. Una bozza, insomma. Modificabile ed emendabile. Niente di definitivo.

Anche perché appena Erdő ha finito di leggere il testo da altri in gran parte scritto (notevole il ruolo che ha rivestito nella stesura il segretario speciale, mons. Bruno Forte) e le telecamere del Centro televisivo vaticano si sono spente, nell’aula il clima si è surriscaldato, con quarantuno interventi tesi per lo più a smontare la relazione. Pell, Ouellet, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Müller, Scola, Caffarra: a loro non sono piaciuti i paragrafi sulle aperture ai matrimoni civili, alle convivenze e alle coppie omosessuali. E con loro hanno sollevato dubbi tanti vescovi africani, i quali hanno chiesto lumi su certi passaggi che in assemblea mai erano stati discussi. Qualche padre s’è pure accorto che nel documento “la parola peccato non è quasi presente”. Così come è stato ricordato “il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente”.
Durante il briefing quotidiano, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier ha usato l’accetta, avanzando perfino il sospetto che i responsabili del Sinodo siano impegnati a favorire “non le opinioni di tutto il sinodo, ma di un gruppo particolare”. E poi, il testo di Erdő “non riflette il dibattito in assemblea”, ha aggiunto. “La mia paura”, ha osservato il porporato arcivescovo di Durban, è che “ciò che è uscito non corrisponda alla realtà”. Il gruppo degli africani è – come è stato rilevato anche nel corso delle quotidiane conferenze stampa dirette da padre Federico Lombardi – uno dei più attivi nel dibattito, e dopo la relazione di Erdo ha fatto sentire con forza il proprio disappunto. 
Il fatto è, ha sottolineato sempre il cardinal Napier, è che sono state alimentate “alte attese” che rischiano di essere “irrealistiche”. Una prospettiva diametralmente opposta da quella del cardinale Walter Kasper, il cui lavoro è stato ancora una volta lodato dal connazionale Reinhard Marx, che ha mostrato tutta la sua soddisfazione per il documento presentato lunedì, definito una sorta di vittoria. I circoli minori sono al lavoro, e stando alle indiscrezioni almeno cinque su dieci starebbero apportando “robuste” modifiche al testo letto da Erdo, in modo da evitare una clamorosa bocciatura della Relatio Synodi, che a differenza della Relatio post disceptationem dovrà ottenere il placet dei padri.
Non è solo Napier a contestare il documento preparato al termine del dibattito generale: anche il Prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Muller, ha fatto sentire la propria voce, chiarendo che “la Chiesa non può aprire alle coppie omosessuali”. Più netto ancora è stato il presidente della conferenza episcopale polacca, presente a Roma in qualità di padre sinodale: “La relazione è inaccettabile, si distanzia dall’insegnamento di Giovanni Paolo II e mostra tracce di un’ideologia contro il matrimonio”, ha detto mons. Stanislaw Gadecki. 
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-pasticcio-della-relazione-erd--10628.htm
Lo "spirito" del Concilio soffia sul Sinodo
di Matteo Matzuzzi14-10-2014
Sinodo, la relazione di mons. Erdo
Lo Spirito soffia dove vuole, ha detto monsignor Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, chiudendo la conferenza stampa seguita alla presentazione della Relatio post disceptationem letta di prima mattina dal cardinale Peter Erdo, relatore generale. Continui i richiami al Vaticano II, al suo spirito e alla sua atmosfera, da parte dei padri chiamati a spiegare ai giornalisti la portata del documento che chiude la prima settimana di lavori assembleari, dedicati alla discussione generale. Un testo che di per sé non dice nulla di nuovo, mettendo insieme tutti gli elementi di cui negli scorsi giorni s’era parlato, dal confronto franco sui divorziati risposati alla questione dell’omosessualità.
Eppure, la relazione letta da Erdo ha toni ben diversi da quella assai più prudente ed equilibrata che aveva aperto il Sinodo, una settimana fa. In questo testo, tra l’altro, si abbandona perfino la definizione di “legge naturale”, giudicata “incomprensibile per chi sta fuori dalla chiesa”, preferendo parlare di “ordine della creazione”. Dopotutto, hanno spiegato i relatori, il Sinodo voleva mettere al centro il rinnovamento del linguaggio, in modo da far capire in modo chiaro e semplice all’uomo di oggi il Vangelo della famiglia. Tante le aperture, dai divorziati risposati (si fa strada in maniera forte l’ipotesi di un loro riaccostamento all’eucaristia dopo un cammino penitenziale), ai matrimoni misti, la cui “realtà positiva” va colta. Perfino le convivenze – «fatte le debite differenze» – meritano uno sguardo misericordioso da parte della chiesa. A ogni modo, in riferimento a tutte le situazioni difficili, «nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose», con i padri che hanno «avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, riconoscendo che esse, il più delle volte, sono più subite che scelte in piena libertà». «Non è saggio - ha aggiunto Erdo - pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del tutto o niente».
Dubbi da “non pochi padri”, sono stati espressi riguardo la differenza tra comunione spirituale e sacramentale. Se è possibile la prima, ci s’è chiesti in assemblea, «perché non si può accedere a quella sacramentale?». Joseph Ratzinger aveva già risposto, ma «è stato sollecitato un maggior approfondimento teologico a partire dai legami tra sacramento del matrimonio e eucaristia in rapporto alla chiesa-sacramento». Di assoluto rilievo quanto messo nero su bianco circa l’accoglienza delle persone omosessuali, le quali «hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana». Benché «la Chiesa affermi che le unioni tra persone dello stesso sesso non possano essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna», «si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner». Mons. Forte, in conferenza stampa, ha sottolineato che «gli omosessuali hanno diritti che devono essere difesi e garantiti». Comunque, ha chiarito Erdo, «non è accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender».
Quel che serve “è un linguaggio realista”, si legge nel documento, che ha comunque incontrato alcune resistenze in aula, se è vero che ben quarantuno padri sinodali hanno preso “liberamente” la parola per intervenire nella mattinata. E alcuni hanno criticato il testo, come ha confermato il cardinale Erdo. Il presidente delegato, cardinale Tagle, ha comunque ricordato che si tratta di una relazione provvisoria, visto che ora entreranno in gioco i circuli minores, i gruppi ristretti dove potranno essere proposte modifiche alla relatio post disceptationem. Il tutto per giungere a una Relatio Synodi più equilibrata, nonostante lo schieramento conservatore (guidato dai vescovi americani, molto dubbiosi sul via libera al riaccostamento all’eucaristia dei divorziati risposati) appaia in forte minoranza. Intanto, il Papa ha deciso di allargare il tema del Sinodo ordinario del 2015 (4-25 ottobre), che avrà come titolo “La vocazione e la missione della famiglia nella chiesa del mondo contemporaneo”.

3 commenti:

  1. «Il popolo che camminava nella luce cadde in una grande tenebra;
    su coloro che abitavano in terra luminosa calarono le tenebre».

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  2. speriamo non ricapiti come quando è passata la facoltà di prendere in mano l'eucaristia......erano una minoranza ma hanno ottenuto quest'uso che ancor oggi continua.....

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  3. più che vigna del Signore ha preso i connotati di una babele dove vogliono imporre ogni depravazione come normale.....

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