Di papisti, ratzingeriani e bergogliosi: vaticanistica di palazzo.
di Giuliano Ferrara
Andrea Tornielli, buon cristiano e ottimo
professionista, ha fatto una meritata carriera di vaticanista.
Invidiabile. ha un bloggone insider, buone fonti, ormai veste pure bene,
fin troppo acconci certi suoi “rigato Palermo”, in sintonia con un
prestigioso incarico professionale alla Stampa di Torino.
Potrebbe risparmiarsi di fare il cronista zelante di palazzo ultra
petita, come fosse il Fabrizio d’Esposito o il Tommaso Labate dei
Palazzi Apostolici o di Santa Marta.
Francesco Papa ha bisogno di molti
bergogliani e di qualche critico serio e in buona fede, ma sopra tutto
ha bisogno di papisti, gente come Ross Douthat del New York Times,
uno che ha spiegato il succo di tutto: non è che siccome il Papa è
infallibile io cattolico credo nell’indissolubilità sacramentale del
matrimonio, è l’opposto, siccome credo nella parola di Cristo che i papi
cattolici per duemila anni hanno ripetuto (fino al martirio), allora il
Papa è per me infallibile (se le cose cambiano, aggiunge, bisogna
resistere anche al Papa). Non gli servono di certo, a Francesco Papa, i
bergogliosi, quelli che impastano con la chiacchiera da lui detestata il
suo istinto missionario (spesso confusionario o super-furbo, come ha
notato Antonio Socci recensendo l’incredibile libro delle interviste
edito dal Vaticano con scelta controversa).
L’inchiesta di Tornielli vaticanista per la Stampa
di Torino, giunta alla seconda puntata, è molto bergogliosa. È tutta
rivolta a polemiche retrospettive, aggressive e inutili contro i
ratzingeriani, cioè gli intellettuali o voci laiche che scommisero
sull’alleanza di ragione e fede come antidoto al correttismo ideologico
occidentale (dall’aborto al matrimonio all’eugenetica all’ideologia del
gender indifferenziato, e altro).
Il bergoglioso rinchiude il Papa, che non
ha tutto questo bisogno di essere interpretato ufficiosamente, e
ufficiosamente portavociato, semmai ha bisogno di essere sostenuto
apertamente e apertamente criticato come lui stesso chiede, in un
recinto asfittico, in cui la Loggia di Raffaello diventa il
Transatlantico di Basile, e le idee pettegolezzi sui vescovi italiani,
sui partiti curiali conservatori e progressisti, con tanto di
pregiudizio seminascosto tra le righe.
Non c’era bisogno di un’inchiesta
petulante e ruffiana per sapere come sono andate le cose di recente,
cose sinodali e post sinodali: il Papa ha giustamente stimolato apertura
mentale, e l’ha avuta. Aveva anche premuto per radicali cambiamenti, e
sono stati respinti quanto alla dottrina, respinti da vescovi e
cardinali sparsi un po’ dovunque per il mondo, e presenti ovviamente
anche nella curia romana, i quali la pensano come noi o noi come loro:
il fine di Bergoglio è santo, riconquistare pezzi di mondo a un rapporto
sano e missionario con la Chiesa del Vangelo, ma se il mezzo è
l’annullamento dell’identità dottrinale sine glossa della Chiesa, non ci siamo.
La pastorale può essere calda e misericordiosa, ma la verità è una stella fredda.
© FOGLIO QUOTIDIANO (31/10/2014)
Non penso che sia utile occuparsi del sig. Tornielli. La sua ipocrisia e i suoi interessi si commentano da soli!
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