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sabato 1 novembre 2014

I “bergogliosi”

Di papisti, ratzingeriani e bergogliosi: vaticanistica di palazzo.

di Giuliano Ferrara

Andrea Tornielli
Andrea Tornielli


Andrea Tornielli, buon cristiano e ottimo professionista, ha fatto una meritata carriera di vaticanista. Invidiabile. ha un bloggone insider, buone fonti, ormai veste pure bene, fin troppo acconci certi suoi “rigato Palermo”, in sintonia con un prestigioso incarico professionale alla Stampa di Torino. Potrebbe risparmiarsi di fare il cronista zelante di palazzo ultra petita, come fosse il Fabrizio d’Esposito o il Tommaso Labate dei Palazzi Apostolici o di Santa Marta.

Francesco Papa ha bisogno di molti bergogliani e di qualche critico serio e in buona fede, ma sopra tutto ha bisogno di papisti, gente come Ross Douthat del New York Times, uno che ha spiegato il succo di tutto: non è che siccome il Papa è infallibile io cattolico credo nell’indissolubilità sacramentale del matrimonio, è l’opposto, siccome credo nella parola di Cristo che i papi cattolici per duemila anni hanno ripetuto (fino al martirio), allora il Papa è per me infallibile (se le cose cambiano, aggiunge, bisogna resistere anche al Papa). Non gli servono di certo, a Francesco Papa, i bergogliosi, quelli che impastano con la chiacchiera da lui detestata il suo istinto missionario (spesso confusionario o super-furbo, come ha notato Antonio Socci recensendo l’incredibile libro delle interviste edito dal Vaticano con scelta controversa).
L’inchiesta di Tornielli vaticanista per la Stampa di Torino, giunta alla seconda puntata, è molto bergogliosa. È tutta rivolta a polemiche retrospettive, aggressive e inutili contro i ratzingeriani, cioè gli intellettuali o voci laiche che scommisero sull’alleanza di ragione e fede come antidoto al correttismo ideologico occidentale (dall’aborto al matrimonio all’eugenetica all’ideologia del gender indifferenziato, e altro).
Il bergoglioso rinchiude il Papa, che non ha tutto questo bisogno di essere interpretato ufficiosamente, e ufficiosamente portavociato, semmai ha bisogno di essere sostenuto apertamente e apertamente criticato come lui stesso chiede, in un recinto asfittico, in cui la Loggia di Raffaello diventa il Transatlantico di Basile, e le idee pettegolezzi sui vescovi italiani, sui partiti curiali conservatori e progressisti, con tanto di pregiudizio seminascosto tra le righe.
Non c’era bisogno di un’inchiesta petulante e ruffiana per sapere come sono andate le cose di recente, cose sinodali e post sinodali: il Papa ha giustamente stimolato apertura mentale, e l’ha avuta. Aveva anche premuto per radicali cambiamenti, e sono stati respinti quanto alla dottrina, respinti da vescovi e cardinali sparsi un po’ dovunque per il mondo, e presenti ovviamente anche nella curia romana, i quali la pensano come noi o noi come loro: il fine di Bergoglio è santo, riconquistare pezzi di mondo a un rapporto sano e missionario con la Chiesa del Vangelo, ma se il mezzo è l’annullamento dell’identità dottrinale sine glossa della Chiesa, non ci siamo.
La pastorale può essere calda e misericordiosa, ma la verità è una stella fredda.
© FOGLIO QUOTIDIANO (31/10/2014)

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1 commento:

  1. Non penso che sia utile occuparsi del sig. Tornielli. La sua ipocrisia e i suoi interessi si commentano da soli!

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