IL SINODO RIGETTA LA RICHIESTA DI DARE LA COPERTURA COLLEGIALE ALL’ULTIMO TRADIMENTO. Le sorprese di Dio, l’ostinazione autoreferenziale (ideologica o “obbligata”) del cattoprogressismo, il proseguire della guerra
Non so se ho preso bene nota, ma fino a
questo momento circa l’ottantacinque per cento dei cardinali che si sono espressi
paiono contrari all’impostazione della relazione [ufficiale, tenuta dal card. Kasper, ndr]. (Cfr. card. Ruini, capo emerito dei Vescovi italiani, al
Concistoro segreto di febbraio)
«Emerge una tendenza preoccupante perché
alcuni sostengono la possibilità di adottare una prassi che si discosta dalla
verità della fede. Anche se dovrebbe essere evidente che non si può procedere
in questo senso […] Qui si mette
direttamente in discussione ciò che ha detto Nostro Signore […] Ma tutto questo deve finire perché provoca
un grave danno per la fede. Vescovi e sacerdoti mi dicono che ora tanti
divorziati risposati chiedono di essere ammessi alla comunione perché lo vuole
Papa Francesco». (Card. Burke, le scorse settimane, sul Sinodo sulla
famiglia). «Forze influenti hanno cercato
di manipolare il Sinodo»… [E non solo esterne – sebbene già su questo la
consapevolezza diffusa dell’attuale mondo cattolico sia per lo più scarsa –,
infatti ha detto anche quanto segue]… «Preghiamo
per quei pastori che abbandonano il gregge del Signore ai lupi della società
secolarizzata e decadente, lontana da Dio e dalla natura [ordine naturale, ndr]». (Card. Sarah). «Mentre è possibile [in ecclesiastichese “è
possibile” significa: “c’è da pensare”,
ndr] che alcuni elementi stiano
cercando di adeguarsi all’opinione del mondo, la maggioranza vuole restare
fermamente con la verità [e dunque per quell’ala sinodale si tratta,
oggettivamente, di abbandono della Verità rivelata, ndr]». (Card. Napier). «[La “Relatio”
di metà Sinodo è] inaccettabile per molti
Vescovi, si distanzia dall’insegnamento dei Papi precedenti, contiene tracce di
ideologia antimatrimoniale e mostra una mancanza di visione chiara [ovvero:
anziché essere la luce del mondo si è nebbia, antievangelicamente, ndr]». (L’arcivescovo Gadecki,
Presidente della Conferenza Episcopale Polacca). «Lei ora questa proposta la mette ai voti!». (Il card. Pell al card.
Baldisseri, Segretario del Conclave e poi – creato subito Cardinale – del Sinodo,
tra applausi fragorosi).
«[Ma
senza l’elettroshock di certe
enormità, specialmente al Sinodo – che di per sé evidentemente vanno nella
direzione di un ulteriore cambiamento in peggio, sicché siamo ben d’accordo a
far blocco contro –]… si sarebbe
continuato nell’eresia sorda». (Un parroco delle Marche, accogliendo quanto
uno di noi gli aveva fatto notare sull’aspetto provvidenziale del momento
drammatico che egli, giustamente, deplorava).
31 ottobre 2014
Conclusione del mese del S.
Rosario
Vigilia di Ognissanti
LA QUESTIONE NUMERO DUE E LA QUESTIONE NUMERO UNO. Voi siete il sale della terra. Se il sale perde il sapore... |
Dedichiamo
le citazioni introduttive a questo articolo (sostanziose pur avendo omesso, ad
esempio, quanto è stato detto in privato) a qualche ecclesiastico che, abusando
delle sue tribune, si sta scagliando in modo violento, ossessivo e come
invasato contro qualche «pazzo» isolato, al più dei «gruppi di contestatori»
dell’Autorità ecclesiastica; giudicandoli personalmente come presuntuosi, e chi
più ne ha più ne metta, e sostenendo che invece al Sinodo ci sarebbe stata
soltanto una normale discussione, una semplice diversità di opinioni: chiaro! Visto
che pazzi isolati? Visto che gruppi di contestatori? E, senza troppo ripetere
quanto i nostri fedeli lettori avranno già ben presente, andiamo a riferire e ad
approfondire ciò che è accaduto.
Lo
spieghiamo,
perché la sua giusta comprensione è tutt’altro che scontata.
Infatti l’intelligenza dell’accaduto ha contro, di fatto, una grossa
alleanza;
di cui enucleiamo i soggetti e le motivazioni, pur diversissimi. Anche
nella
Chiesa i progressisti sono, solitamente, più organizzati dei non
progressisti.
I mezzi di comunicazione di massa sono in mano ai poteri mondani,
illuministico-massonici,
che spalleggiano (e anche eterodirigono) il modernista progressismo
ecclesiale;
qualche volta ai loro organi sfugge anche la verità (giacché la realtà è
spesso
più complessa di quel che si direbbe), ma non in prevalenza. La
superficialità
e la distrazione nel popolo contemporaneo, o piuttosto nella massa
postmoderna,
a dispetto della demagogia che dappertutto va di moda, non scarseggiano
proprio. Nel mondo cattolico attuale (più progressista o più moderato
che sia),
la chiarezza non abbonda. E nel campo chiamato tradizionalista, non
abbonda
l’acume. C’è pure la tendenza - negli ultimi anni piuttosto massiccia -
dei cattolici
“di buona dottrina” a “compensare” il proprio non muovere un dito (o
muoverlo
fino a un certo punto, “a metà”) con l’intransigenza… verbale: grandi
nel
lamentarsi, combattenti nel “virtuale” (e cioè nell’evasione: nella
fuga, oggettivamente, vigliacca e ipocrita; nella diserzione pur volendo
darsi contegno). “Estremisti”
a parole; oltre agli estremisti veri, agli esasperati e quant’altro, che
specialmente qui non sono presenti pressoché per nulla. Ciò che viene
fuori da tutti
questi elementi, sommati tra loro, non aiuta a capire davvero quello che
è il
punto, a cogliere le cose più significative.
* * *
Avevamo
già capito l’aria che tirava (anche vedendo che Melloni, sul Corriere della Sera del 16 ottobre,
aveva messo le mani avanti) e informato, nel pezzo aggiunto il 17 c.m.
all’ultimo articolo, del dato sostanziale di questo Sinodo (essendo tuttavia
quello definitivo nel 2015, in pratica la parte che si terrà l’anno prossimo):
«bastonata (dopo quella del Concistoro)
al colpo di mano del Partito Progressista».
Tale
sconfitta (di questa battaglia; ma è già cosa ben notevole) si è sostanziata in
due parti.
La
prima ha avuto il suo vertice giovedì 16 ottobre. Quando,
come abbiamo scritto, la levata di scudi della maggioranza dei Padri Sinodali
ha fatto emergere (con inusuale vigore) che la “linea Kasper” non era
sostanzialmente condivisa (come si era tentato di dare a intendere già subito
dopo il Concistoro). E oggi la spaccatura è di pubblico dominio, sotto gli
occhi di tutti, essendo stata rilevata nei titoli di tutti i giornali (sicché,
ovviamente, si corre a buttare acqua sul fuoco). Inoltre, “mettendo sul
lucerniere” la resistenza dei giorni prima – favorita dalla troppa sicurezza
dei progressisti –, testimoniata anche dalle relazioni delle Commissioni che
sarebbero state pubblicate (sicché si è dovuta integrare la commissione
incaricata della relazione finale con due Padri “non allineati”), chiaramente ha
ottenuto per il documento finale degli stralci, rescrizioni e bilanciamenti rispetto
a quello di metà lavori (attestato sulla linea Kasper-Forte).
La
bastonata si è completata sabato 18 (seconda parte). Quando la
votazione, paragrafo per paragrafo, della Relazione finale ha negato la
maggioranza qualificata (occorrente per
la validità degli atti sinodali) ai due punti principali e controversi (un terzo è
passato “sul filo di lana”, quindi debolmente): la bandiera ideologica della Comunione
ai “divorziati risposati” e, dulcis in
fundo, quella dell’impostazione aperturista sugli omosessuali.
* * *
Due
osservazioni qualificanti di questa analisi, sulla portata di quanto a denti
stretti ha dovuto registrare un vaticanista ultrafranceschiano: «sui
temi più controversi fallito “quorum” dei due terzi».
1)L’importanza
di tale rifiuto. Qual era il senso di questo Sinodo 2014? Già si sapeva
che le decisioni sarebbero state prese l’anno prossimo, quindi il «tutto
rimandato al 2015» effettivamente non è una novità assoluta. Tuttavia, ora il
Sinodo – speravano loro – avrebbe potuto dare degli orientamenti ufficiali a
favore della controversa rivoluzione kasperiana. Così fornendole la pezza
d’appoggio della collegiale copertura sinodale: non l’ho deciso io, sono scelte
del Sinodo… è il discernimento comunitario, la Chiesa ha parlato, abbiamo
ascoltato lo Spirito… Proprio questo è stato rifiutato, grazie soprattutto al
sufficiente blocco dei “Non placet” su
quei due punti.
2)La
sua sorprendente grandezza. Naturalmente la situazione è complessa e
frastagliata; naturalmente la viscosità della solita mentalità è una tentazione
prevedibile, almeno in parte; naturalmente la resistenza non è limitabile a
questi punti (pur importantissimi, ricchi di implicazioni e anche emblematici):
la fedeltà dottrinale, le preoccupazioni dottrinali, l’attenzione all’ortodossia,
la contrapposizione al mondo inteso nel senso della Sacra Scrittura, la
consapevolezza della presenza di una grave aggressione anticristiana anche in
Occidente – istanze lodevolmente riscoperte e improvvisamente tornate
protagoniste a un livello piuttosto diffuso –, non possono restare soltanto
qui, in contraddizione con l’incontrastato andazzo generale nella Cristianità
“aggiornata”.
Tuttavia una
considerevole grinta, e anche una certa grandezza, oggettivamente c’è stata. Va
infatti considerato che quei Vescovi e Cardinali (soprattutto stranieri: le periferie…), votando Non placet, concretamente hanno resistito alla tremenda pressione di “bastone e
carota”, congiunti.
Soprattutto
del bastone. Pensiamo, oltre ai precedenti segnali, a quel coevo martellamento bergogliano di cui ha scritto anche la
sua entusiasta Giansoldati (cfr. ultimo articolo); senza intervenire
ufficialmente, ma tendendo pesantemente in quella direzione. Pensiamo alle
pressioni rilevate da un vaticanista come Tosatti: «In queste ore, e già da
ieri, è in atto un’azione di pressing da parte dei sostenitori della linea
Kasper nei Circuli Minores, per spostare l’opinione dei vescovi indecisi o
contrari, ma forse manovrabili» (16 ottobre). Tutto ciò ha potenzialmente
esposto quei Sinodali all’accusa di non essere in sintonia con l’Autorità
superiore; e ciò peraltro, oltre al fattore psicologico, in presenza della
forte impressione, con oggettive pezze d’appoggio, che chi non si allineava
sarebbe stato penalizzato (quantomeno in stile peronista, nella migliore delle
ipotesi).
Ma anche
della carota, in qualche modo, seppure non intenzionalmente: giacché quei Padri
avrebbero potuto dire – nella solita logica di questi decenni della crisi
modernista – che in fin dei conti qualcosa avevano ottenuto, rispetto a pochi
giorni prima, e stavolta neppure poco: il documento finale (la “Relatio
Synodi”), al quale nei punti qualificanti hanno detto Non possumus, a differenza
della “Relatio post disceptationem” non era sulla “linea Kasper” (che,
ormai era chiaro, non avrebbe ottenuto neppure la maggioranza semplice); era un
testo più generico, attendista, di cui era notevole soprattutto ciò che era
stato tolto; un testo che demandando la questione all’anno prossimo presentava
entrambe le posizioni di fondo e registrava ufficialmente la presenza di una
forte opposizione a tali aperture. Dunque, perché devo compromettermi?
E invece
hanno resistito, votando contro. Probabilmente nella consapevolezza,
intellettualmente coraggiosa e onesta, del rischio di dare comunque una pezza
d’appoggio alle manovre che, come c’erano state ieri, così
plausibilmente ci saranno domani. E dell’importanza di dare ancora un
segnale forte. Con una fermezza degna di elogio. Così Socci su Libero di domenica 19 ottobre ha potuto
scrivere: «Tuttavia la “rivolta” dei pastori ortodossi di giovedì scorso […] è
stato un evento epico e quasi miracoloso. […] Così […] papa
Bergoglio […] nel suo discorso conclusivo
è corso ai ripari cercando di smarcarsi dai più progressisti e ritagliarsi una
tardiva posizione super partes. Fra chi diceva che due più due fa quattro
(ortodossi) e chi sosteneva che fa sei (Kasper), Bergoglio ha proclamato che fa
cinque. Gesuitico. […] Forse la verità è che ci ha provato
e (per ora) non c’è riuscito. Alla fine c’è un solo risultato certo: la
spaccatura della Chiesa e una gran confusione sul suo magistero» (bell’ «Effetto
Bergoglio»!). Non soltanto Socci, se il giorno successivo la vaticanista de Il Messaggero, pur dopo molti
apprezzamenti di segno opposto, ha annotato: «i progressisti fanno buon viso
a cattivo gioco, come il cardinale Kasper, principale promotore del “sì” alla
comunione ai divorziati, una delle questioni che non è passata».
* * *
E
adesso? Si tirerà avanti fino al Sinodo 2015, e sarà lì il redde rationem finale, o la situazione precipiterà prima? E come se
ne verrà fuori, dallo stallo postsinodale e più ampiamente dall’anteriore
situazione anormale nella Chiesa? A queste domande abbiamo già risposto, per
quanto possibile (e abbiamo spiegato anche la limitativa). Ma l’atteso
intervento del Signore e della Madonna non toglie che l’elemento umano deve cooperare,
certo umilmente, alla resistenza e al trionfo. Sia sotto il profilo spirituale
sia sotto quello militante.
Intanto
ringraziamo di cuore la Madonna delle Vittorie, che evidentemente è
intervenuta: con un risultato che contrasta la tendenza alla rassegnazione,
incoraggiando “i buoni” a combattere.
Registriamo,
come positiva novità di questo anno 2014, una sana tendenza a reagire (all’ “autodemolizione
della Chiesa”, per dirla con S.S. Paolo VI) che, pur essendo ancora di portata
incerta, sta di fatto che comunque fino all’anno scorso era assai difficilmente
pensabile.
Registriamo
il messaggio che è passato (nonostante l’ipocrita francescomania dei “poteri
forti”, che controllano la comunicazione di massa). Rai news del 17 ottobre: «Marcia
indietro sulla aperture: riscritti i passi sui gay e sulle unioni civili».
«[La Commissione incaricata della stesura del testo finale è stata] oggi allargata dal Papa con due nuovi membri
[…], probabilmente per rispondere alle
accuse su una composizione troppo sbilanciata verso la linea “aperturista”».
Il Corriere della Sera di sabato 18
ottobre: «Le resistenze affiorate in
sette della dieci Commissioni (i cosiddetti “Circoli minori”) contro le tesi
aperturiste propugnate dal cardinale tedesco Walter Kasper, sono state un
segnale esplicito», al cui esito si parla di «impostazione che è parsa prevalere» «prima che spuntassero i critici». «A questo punto, il problema non è archiviato. Anzi, sembra destinato a
proiettarsi sui prossimi mesi, che precederanno il Sinodo vero e proprio».
«Il problema è che il dibattito ha preso
una piega imprevista e probabilmente non voluta […] la sensazione è che sia anche sfuggito un po’ di mano, evidenziando i
problemi di governo»; sicché alla «immensa
popolarità» di Francesco corrisponde «qualche
limite sul piano del governo» (ovvero: come dubitavamo, quanto agli
effetti
positivi c’è “molto fumo e poco arrosto”. E se per il necessario
rilancio ci si
decidesse finalmente, dopo averle provate tutte, a puntare su un’altra
strada:
Fatima?). Mentre uno dei principali vaticanisti italiani rilevava senza
mezzi termini che i dieci circoli linguistici hanno fatto a pezzi la
relazione di metà Sinodo.
E
registriamo che il titolo dell’articolo di questa rivista del primo ottobre, «finalmente è rottura della solidarietà nella
menzogna», era oggettivamente fondato. Emergendo il fenomeno di divisioni
certo dolorose, ma meno ingannevoli; e stavolta non su questioni di tipo
personale o di potere, come soltanto due anni fa, ma su base dottrinale,
essendo di tipo sostanzialmente dottrinale. Per darne l’idea cediamo la penna,
in conclusione, al giornale più diffuso di Roma (peraltro più progressista che
moderato), lunedì 20 ottobre: «Chiuso il
Sinodo. Il caso dei cardinali che non salutano il Papa. […] Il libro [“dei cinque Cardinali”, ndr] ha
creato le basi per un ben più vasto movimento di opposizione tra i padri
Sinodali. […] I movimenti tellurici
in corso indicano che la spaccatura nella Chiesa c’è ed è forte».
E quanto
al permanente calendario liturgico del periodo, segnaliamo:
www.cattolicitradizionalistimarche.org
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