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lunedì 3 novembre 2014

Sintonie?

La “scomunica” ai lefevbriani: è scontro. E i tradizionalisti guardano…

semeraro
Al Albano laziale è scontro aperto fra il vescovo della diocesi monsignor Marcello Semeraro e la Fraternità san Pio X, che proprio sui castelli romani ha uno dei suoi centri più numerosi. Il vescovo ha emanato una notificazione a tutta la diocesi dopo aver appreso che, gruppi sempre più consistenti di fedeli cattolici, si rivolgono ai sacerdoti della Fraternità per far impartire battesimi ai propri figli.

Monsignor Semeraro nella notificazione ha dunque ribadito come la Fraternità san Pio X, non essendo un’istituzione appartenente alla Chiesa Cattolica, non sia legittimata all’iniziazione cristiana dei bambini. Pare che la confusione fra i fedeli si sia soprattutto ingenerata a seguito del provvedimento con cui Benedetto XVI ha revocato la scomunica ai vescovi consacrati in modo illegittimo da Marcel Lefebvre, dopo che gli stessi avevano riconosciuto il primato papale.
Un gesto di misericordia che Ratzinger aveva promulgato con l’intenzione di accorciare le distanze che separano la Fraternità dalla Chiesa Cattolica. Semeraro ha poi precisato come i gesti di disponibilità di Benedetto XVI non abbiano sortito effetti concreti, dal momento che sul piano dottrinale restano inconciliabili le posizioni dei lefebvriani; i quali continuano a rifiutare totalmente il Concilio Vaticano II, la riforma liturgica e l’ecumenismo. Il vescovo ha dunque chiarito come i sacramenti ottenuti presso la Fraternità san Pio X siano del tutto illegittimi e pongano quanti li ricevono in rotta di comunione con la Chiesa. Le persone battezzate, comunicate o cresimate dai lefebvriani che volessero tornare in comunione con Roma, dovranno sostenere un adeguato percorso di riconciliazione.
I membri della Fraternità dal canto loro hanno replicato con decisione di non essere in alcun modo disponibili a rivedere le proprie posizioni, accettando “gli errori” della Chiesa seguiti al Concilio Vaticano II; posizioni che i seguaci di Lefebvre hanno sostenuto di riconfermare oggi alla luce del recente Sinodo straordinario sulla famiglia, nel quale, con il pretesto di accogliere tutti e far trionfare il primato della misericordia rispetto alla condanna del peccato, si sarebbe di fatto sancito il superamento del principio sacro dell’indissolubilità del matrimonio. Il fatto è che questa posizione risulta comune ad una larga parte del mondo cattolico, il mondo cosiddetto “tradizionalista” che guarda con diffidenza alla politica della misericordia “a tutti” e non “per tutti”, che sembra muovere l’azione pastorale di papa Francesco e dei teologici a lui più vicini.
Cattolici che, in perfetta sintonia con i lefebvriani, temono che la perdita del “senso del peccato” faccia venir meno a priori il principio della misericordia “per tutti”. E ad essere perplessi sono quei cattolici che credono nel Concilio ma temono di veder snaturato il suo effettivo significato, che non è quello di piegare la dottrina al mondo, ma di conquistare il mondo con l’attualità del Vangelo. Cattolici che hanno sempre avuto come punti di riferimento figure straordinarie come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II ed in ultimo Benedetto XVI che hanno promosso e sviluppato il Concilio, correggendone gli errori e attuandone i giusti principi.
Errori che oggi rischiano di riproporsi a tutto vantaggio di chi, come i seguaci di Lefebvre, continuano a sostenere l’idea di un Concilio che ha distrutto, e non rinnovato, la Chiesa. Sarà anche per questo che tanti fedeli cattolici oggi si sentono attratti dal messaggio della Fraternità scismatica fino a rischiare di rompere, essi stessi, la comunione con la Chiesa?

Americo Mascarucci

1 commento:

  1. Ieri ero ad Albano per la santa messa di sempre. Eravamo davvero tanti e la piccola chiesa del seminario era veramente piena.Ccredo che il vescovo debba far pace col cervello visto che non sa districarsi nei cavilli dl Diritto Canonico e pertanto se proprio si è messo in testa di fare scempio della Fraternità, scomunicasse anche me e tutti i presenti di ieri. Di che cosa ha paura il vescovo? Le chiese post conciliari si svuotano e quelle del rito tradizionale si riempiono sempre più ed attirano molti giovani che all'epoca del Concilio non erano neppure nati. Aumentano le vocazioni. Come mai? Io qualche domandina me la farei se fossi il Vescovo. Coraggio allora! Ci scomunichi tutti! Ma io e certo pure gli altri non molliamo! Ed ovviamente preghiamo per il Papa, per il vescovo Semeraro e per tutta la Chiesa, visto che siamo in comunione con essa in quanto cattolici! Arrivo dalla messa di sempre dopo aver trascorso tre quarti della mia vita in modo conciliare: per me è una grazia averla scoperta e non intendo affatto rinunciarvi!

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