J. Ratzinger: i dogmi della Chiesa sono faticosi, ci sono così tante vie per la salvezza
Torniamo a parlare di J. Ratzinger e della sua “teologia” così “educativa”. Qui è possibile consultare l’elenco delle precedenti “puntate”.
Nel suo libro «Co-Workers of the Truth.
Meditations for Every Day of the Year», 1990, alla pagina 217 il teologo
di Marktl am Inn (Baviera) asserisce:
«La questione che veramente ci
preoccupa, la questione che veramente ci opprime, è perché è necessario
per noi in particolare praticare la Fede Cristiana nella sua totalità;
perché, quando ci sono così tante altre vie che conducono al cielo ed alla salvezza,
dovrebbe essere richiesto da noi di portare giorno dopo giorno l’intero
peso dei dogmi ecclesiastici e della filosofia ecclesiastica. Quindi
torniamo ancora alla domanda: cos’è esattamente la realtà cristiana?
Quale è lo specifico elemento nella cristianità che non semplicemente la
giustifica, ma la rende forzosamente necessaria per noi? Quando noi
alziamo la questione circa la fondazione ed il significato della nostra
esistenza Cristiana, lì si scivola in un certo falso desiderio per
l’apparentemente più confortevole vita di altre persone che anche andranno in Paradiso. Siamo troppo come i lavoratori della prima ora nella parabola del vigneto (Mt 20:1-16). […]».
Dunque, a modo suo, spiega:
«[…] Una volta appreso che essi avrebbero potuto guadagnare la loro paga giornaliera di un denaro in maniera molto più semplice,
essi non comprendevano le ragioni per cui avrebbero dovuto lavorare
tutto il giorno. Ma che strana attitudine è considerare i doveri della
nostra vita Cristiana irriconoscenti solamente perché il ‘denaro della salvezza’ può essere guadagnato senza di essi. Sembrerebbe che noi [cattolici, NdR]
– come i lavoratori della prima ora – vogliamo essere pagati non
solamente con la nostra propria salvezza ma più particolarmente con la
mancanza di salvezza degli altri. Ciò è […] profondamente non-Cristiano».
In un contesto certamente cattolico,
determinate riflessioni potrebbero anche avere un loro peso; ovverosia,
alla luce della fede, dell’intelletto rettamente indirizzato al Bene, si
potrebbe ipotizzare che J. Ratzinger, dove parla di «vie che conducono al cielo ed alla salvezza», si riferisca piuttosto ai casi di ignoranza non colpevole verso Cristo e verso la Chiesa, dove il soggetto, rispettoso comunque della legge naturale, morto senza peccati o contrito per averne commessi, per misericordia di Dio, può salvarsi.
Egli, tuttavia, ha detto «così tante altre vie»; poco dopo afferma che «il ‘denaro della salvezza’ può essere guadagnato senza di essi»; ma senza cosa? A che si riferisce? Lo dice, J. Ratzinger sta parlando dei «doveri della nostra vita Cristiana». Certi che i nostri doveri sono, per così dire, universali, fa sorridere la supposizione non tradizionale, di inequivocabile superbia; J. Ratzinger afferma e difende, durante tutta la sua vita (sino ad oggi), le «così tante altre vie»? Secondo alcuni queste corbellerie moderne dovrebbero diventare tradizione.
Quali sarebbero le «così tante altre vie»?
Semplicemente non esistono, ecco perché lui non ha il coraggio di
elencarle ma le presuppone finanche nei pertinaci eretici, apostati,
scismatici o infedeli delle altre e false religioni.
Sua Santità Pio IX nella «Quanto Conficiamur Moerore» del 1863 ci insegna: «A Noi e a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione,
ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio
scolpiti nei cuori di tutti, che sono disposti ad obbedire a Dio e che
conducono una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto della luce e
della grazia divina, conseguire la vita eterna».
Questa è quell’unica famosa via di salvezza del non credente (che incolpevolmente ignora) poiché Dio è misericordioso.
Per di più, il triste teologo tedesco in pensione, dopo aver accennato, al solito senza espletare, a «così tante altre vie» attraverso le quali «il ‘denaro della salvezza’ può essere guadagnato senza di essi» (senza doveri), si lancia pure in sgradite offese verso noi Cattolici: «Sembrerebbe che noi [Cattolici, NdR]
– come i lavoratori della prima ora – vogliamo essere pagati non
solamente con la nostra propria salvezza ma più particolarmente con la
mancanza di salvezza degli altri. Ci fa anche la morale: «Ciò è […] profondamente non-Cristiano». Dunque è forse cristiano accusare i Cattolici di essere non cristiani sol perché i Cattolici hanno il dovere di testimoniare il Vangelo e così fanno?
«[…] in nessun altro c’è
salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo
nel quale è stabilito che possiamo essere salvati […]» (Atti IV,12).
Secondo J. Ratzinger sono evidenti capricci di chi è invidioso della facile salvezza altrui (sic!).
Ancora J. Ratzinger in «Salt of the Earth», 1996, alla pagina 29 conferma il suo agnosticismo.
Ammettere (come fa in alcuni suoi
scritti) e nel contempo negare (come fa negli stessi od in altri, poco
prima o poco dopo) significa o “astenersi”, o essere “folli”, questo per
“illogicità”. Non potendolo considerare pazzo (cf. Mt. V,22)
devo credere che egli sospenda, rinvii confondendo, il giudizio rispetto
ad un problema, poiché non ne ha, o non ne vuol avere, sufficiente
conoscenza. Eppure si esprime. Questo atteggiamento è tipico
dell’eresiarca modernista, si pone al di sopra del Magistero (cf. Humani Generis, Pio XII). Cito:
«[…] In
tutte le religioni ci sono degli uomini di purezza interiore che,
mediante i loro miti, in una maniera toccano il grande mistero e trovano
il retto modo di essere umani».
Qui J. Ratzinger va chiaramente contro il dogma, dove, già lo ha ammesso comunque in precedenza, afferma che «in tutte le religioni» gli uomini di «purezza interiore» non solo esistono; ma giungono alla verità: «toccano il grande mistero»; lo fanno «mediante i loro miti»; e si salvano: «trovano il retto modo di essere umani».
Oltre a tali gravi illazioni, il “fine teologo” del modernismo
tralascia integralmente il perniciosissimo problema del peccato di
scandalo per i pusilli.
San Paolo nella «Prima Lettera ai
Corinzi» (VIII,10-13) affronta chiaramente il problema degli uomini di
“falsa scienza” – da Ratzinger sono definiti di «purezza interiore» – e dei «loro miti», svergognando il canuto adulino dei leader delle “false religioni”. Ci erudisce l’Apostolo: «Se
uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio
di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a
mangiare le carni immolate agli idoli? Ed ecco, per la tua scienza, va
in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! Peccando
così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate
contro Cristo».
Soggetti forse di scienza, coloro che J. Ratzinger chiama «uomini di purezza interiore», con i «loro miti», ma senza buona volontà. Ci dice l’Aquinate che «l’agente
volontario (p. es., l’uomo) si dice buono in quanto ha la volontà
buona, perché noi facciamo uso di tutto quello che è in noi mediante la
volontà. Quindi non si dice buono un uomo che ha buona intelligenza, ma
un uomo che ha buona la volontà» (S. Th., I, q. 5, a. 4, ad 3).
Il Sommo Pontefice Gregorio XVI nella «Summo Iugiter» ci insegna e ci comanda:
«Noi dunque che, seppure
indegnamente, per disposizione di Dio occupiamo l’eccelsa cattedra di
Pietro, tenendo fisso lo sguardo sulle direttive opportunamente emanate
dai Nostri Predecessori, non abbiamo potuto, Venerabili Fratelli, non
rattristarci fortemente per le molteplici e sicure notizie portate dalle
vostre Diocesi (e pure da diverse altre località), secondo
le quali abbiamo appreso che molti membri … vanno disseminando teorie
contrarie alla verità cattolica: infatti osano affermare, come Ci è
stato riferito, che … Vi sono infine alcuni fra loro che si sforzano di
persuadere se stessi e gli altri che l’uomo può salvarsi non solo nella
Religione cattolica, ma anche chi muore nell’eresia professata può
raggiungere la vita eterna … Voi non ignorate, Venerabili
Fratelli, con quanta viva e indefettibile diligenza i Nostri antenati
abbiano cercato di inculcare proprio ciò che questi osano negare:
quell’articolo di Fede che tratta della necessità della Fede cattolica e
dell’unità per conseguire la salvezza. Si riferiscono a questo
principio quelle parole dell’insigne discepolo degli Apostoli,
Sant’Ignazio martire, nella lettera agli abitanti di Filadelfia: “Non
lasciatevi trarre in inganno, fratelli: se qualcuno segue chi attua uno
scisma, non potrà ottenere l’eredità del Regno di Dio”. Anche
Sant’Agostino e gli altri Vescovi dell’Africa, riuniti nel Concilio di
Cirta (Costantina) nel 412, davano al riguardo ampie spiegazioni: “Chiunque
si sarà separato da questa Chiesa cattolica, pur ritenendo di vivere in
modo irreprensibile, per questa sola colpa di essere separato dalla
comunione con Cristo non avrà la vita, ma lo sdegno di Dio incombe su di
lui”. Pur tralasciando altri passi, in numero pressoché infinito, degli antichi Padri, tesseremo le lodi di quell’insigne Nostro Predecessore, San Gregorio Magno, che afferma a chiare lettere come proprio quella fosse la dottrina della Chiesa cattolica. Dice infatti: “La
santa Chiesa universale proclama che Dio non può essere debitamente
adorato se non all’interno di essa. Pertanto chi se ne trova fuori non
potrà assolutamente salvarsi”. Si trovano inoltre solenni
documenti della Chiesa, con cui si annuncia lo stesso dogma. Nel decreto
della Fede, promulgato dal Nostro Predecessore Innocenzo III, con
l’assenso del Concilio Ecumenico Lateranense IV, si leggono queste
parole: “Una sola, in verità, è l’universale Chiesa dei fedeli; fuori di essa nessuno può in alcun modo salvarsi”.
Lo stesso dogma infine si riscontra espressamente nelle professioni di
Fede proposte dalla Sede Apostolica, sia in quella in uso in tutte le
Chiese latine, sia nelle rimanenti due: quella usata dai Greci e l’altra
da tutti i rimanenti cattolici orientali».
Con «Summo Iugiter» introduco il prossimo mini dossier dove J. Ratzinger si slancia in due mirabolanti giravolte, la prima scismatico-ortodossa e la seconda eretico-luterana.
Alla prossima … Qui è possibile consultare l’elenco delle precedenti “puntate”.
di CdP Ricciotti.
I sedevacantisti non distinguono una proposizione ipotetica da una affermativa, estrapolano una frase e ci costruiscono sopra un film , di solito mentre imperversa la battaglia vera. Se dico "ci sono tante altre vie" sto facendo una constatazione su quello che è lo stato di fatto per tanti abitanti del pianeta. Questo non significa che "tutte le vie sono uguali", come vorrebbe far credere l'abate Ricciotti col supporto di RS.Se questo fosse stato il Ratzinger pensiero non si capisce la necessità della Dominus Iesus (oggi come ieri sotto attacco)
RispondiEliminaAngheran il bue che da del cornuto all'asino. Schiarisciti le idee, prima di parlare a vanvera. Tu sei un ratzingeriano e con ciò non riesci a vedere ciò che questo ha fatto e detto il tuo idolo di latta mio caro.... con ciò quando difendi ratzinger non sei credibile alla stregua dei sedevacantisti che hanno dichiarato sede vacante.
RispondiEliminaLa Domunus Jesus è stata una toppa cucita male su un abito a cui sono rimaste solo le fibre e pure malandate. L'abito mio caro è stato così ridotto, anche e soprattutto, dal tuo idolo di latta in arte "papa emerito" in allegra compagnia del polacco per il quale era solito scrivere le enciclicacce che alcuni nemmeno hanno letto....