Rimbalzano tra Dublino e Roma i commenti entusiasti per la vittoria del ‘sì’ nel referendum sul riconoscimento costituzionale del “matrimonio gay” – “Da Dublino a Roma in tempi brevi!” è l’auspicio della nota lobby, che cerca di evidenziare come la cattolica Italia debba imboccare di corsa la strada della ‘cattolica’ Irlanda, per non restare in compagnia dell’ Europa ‘più arretrata’- Anche in Italia non mancano purtroppo i cattolici ‘à la carte’ e quelli incollati alla poltrona, che si infischiano di quel che ribadisce papa Francesco.
La “cattolica”, anzi “cattolicissima” Irlanda “volta pagina”, dice sì alle “nozze gay”: l’Irlanda è una nazione “pioniera”; “un faro, una luce di libertà”, “una piccola isola, ai confini dell’Europa e sulla rotta per l’America”, che può indicare la strada al mondo” e via titolando e commentando da Dublino a Roma. Fino a giungere al “suona forte la campana irlandese, e suona anche per noi. Siamo in prevalenza cattolici, noi e loro” e all’elenco – incontrovertibilmente pervaso da una eloquente venatura razzistica - degli Stati ancora ‘reprobi’, senza tutela per le coppie gay, dove l’Italia è in compagnia di Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania…come a suggerire dei Paesi culturalmente più ‘arretrati’d’Europa.
Insomma: come prevedibile i risultati del referendum costituzionale irlandese - di uno Stato cattolico solo ormai sulla carta e semmai cattolico ‘à la carte’ (anche per l’estesa vergogna degli abusi su minori, che ha provocato una grave perdita di credibilità della Chiesa) – in Italia sono strumentalizzati per imporre una svolta legislativa in materia. Di tale manovra è particolarmente insidioso il tentativo di associare il voto irlandese a un’evoluzione ‘aperturista’ che coinvolge in pieno il mondo cattolico.
In Irlanda la Chiesa si è presentata per molti osservatori al voto divisa, incerta, timida e balbettante anche in parte della gerarchia. Creando così ulteriore confusione in un elettorato cattolico già sconcertato dalle prese di posizione a favore del riconoscimento del ‘matrimonio gay’del premier (che si dice pure cattolico) Enda Kenny e di diversi dei suoi ministri. I vescovi in buona parte si sono espressi seguendo uno slogan che un moderno Manzoni potrebbe mettere in bocca a un don Abbondio contemporaneo: “Serve il confronto, non le ideologie”. Per fare un rapido salto in Italia, la stessa linea è espressa esemplarmente dal segretario generale della Cei Nunzio Galantino, entusiasta dei convegni culturali (pur bacchettati recentemente da chi è andato a prenderlo e l’ha posto a capo del settore organizzativo dei vescovi italiani) e pervaso di naturale idiosincrasia verso la testimonianza di piazza: “Non si tratta - ha detto Galantino al “Corriere della Sera” di domenica 24 maggio– di fare a chi grida di più, i ‘pasdaran’ delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuol bene a tutti”. E’ il trionfo della melassa: sul ponte sventola bandiera bianca.
Tornando in Irlanda non pochi sono stati i sacerdoti, le suore, i laici ‘impegnati’ che si sono scatenati in favore del ‘sì’ al riconoscimento costituzionale del “matrimonio gay”. E l’hanno fatto con affermazioni del genere (vedi l’ “Irish Times” di sabato 23 maggio): “Siamo cattolici, e noi abbiamo imparato a credere nella compassione e nell’amore e nella giustizia e nell’inclusione. Uguaglianza, è per tutto questo che votiamo a favore”. Dove si nota lo stravolgimento del significato di parole chiave dell’esperienza cattolica, annegata in una – e ribadiamo il termine, poiché ci sembra il più consono a descrivere un certo atteggiamento - melassa di buoni sentimenti new age che non corrisponde per niente al concetto vero di ‘misericordia’.
IN ITALIA: CATTOLICI "A' LA CARTE" E CATTOLICI "POLTRONISTI"
Questo insistere da parte dei massmedia sul ‘cattolicesimo’ irlandese per suggerire la strada al cattolicesimo italiano ha purtroppo oggi – siamo realisti - non poche possibilità di raggiungere l’obiettivo in tempi anche brevi. In Parlamento sono in corso d’esame norme di legge “contro l’omofobia” (in verità per la repressione della libertà di pensiero), per l’eutanasia, per le “unioni civili” (in verità per i ‘matrimoni gay’), per l’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole di ogni ordine e grado. In governo siedono noti cattolici à la carte, dal presidente del Consiglio al suo contorno di ex-Madonnine del presepe, di ex-catechiste entusiaste delle Giornate mondiali della gioventù, di ex-presidenti delle Acli. Sempre in governo non mancano cattolici ‘poltronisti’, fortemente tentati - per conservare una poltrona – dal vendere Gesù Cristo, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa.
Tra le associazioni laicali leggete un po’ che cosa chiede il “Forum delle famiglie” umbro per il prossimo voto regionale. Sotto il motto: “Io voto perché… Cinque motivi per andare a votare”, si legge:
- Il lavoro che non c’è, le politiche di sviluppo e di armonizzazione familiare che l’Umbria dovrebbe promuovere;
- Il welfare in regime di scarsità di risorse, i modelli alternativi e integrati possibili;
- L’educazione e la cultura secondo un’ecologia integrale, rispettosa della persona e dell’ambiente;
- Un fisco equo e un’Amministrazione amica della famiglia
- Di’ la tua…
C’è qualcuno che riesce a scovare nell’elenco qualche – magari anche timido -accenno a tematiche di grave ed esistenziale attualità come le norme legislative proposte a proposito di matrimonio, eutanasia, indottrinamento gender? No? E’ vero, non si trova niente di tutto questo. Si vede che il “Forum delle famiglie dell’Umbria” o vive su Marte oppure non vuole disturbare la candidata di sinistra alla presidenza dell’Umbria, Catiuscia Marini, esplicitamente favorevole al “matrimonio gay”, alla fecondazione eterologa, alla lotta “contro l’omofobia”, all’aborto, ecc… . Da notare che la Marini, proveniente dalla sinistra radicale, è appoggiata anche dalla formazione politica “Democrazia solidale” (ex-area Monti), che comprende tra l’altro Lucio Romano (già vicepresidente del Movimento per la Vita ed ex-presidente di “Scienza e Vita”).
Ditemi voi: se parti importanti del mondo cattolico italiano parlano e agiscono in tal modo (infischiandosene sostanzialmente di quanto continuano a ribadire con forza papa Francesco e con lucida, coerente fermezza il cardinal Bagnasco), come meravigliarsi se poi i massmedia scrivono che i cattolici contro il riconoscimento del “matrimonio gay”, fedeli alla Dottrina sociale - tendono ormai a diventare piccola minoranza di “bigotti e omofobi”? E ad esempio – come è successo ancora ieri sera a Roma e in altre città italiane – le “Sentinelle in piedi”, che testimoniano coraggiosamente con il pubblico silenzio la loro lotta per la libertà d’espressione, in adesione anche al magistero della Chiesa cattolica sulla famiglia, possono farlo solo con la robusta protezione della polizia e tra le urla e gli schiamazzi delle propaggini della nota lobby? Una vera vergogna, indegna di uno Stato che si dice democratico, ma purtroppo ricorrente.
In Irlanda chi ha reso pubblica testimonianza contro il riconoscimento del “matrimonio gay” è stato additato come nemico del progresso, un oscurantista da emarginare, in alcuni casi ha dovuto chiedere la scorta della polizia. Diversi cittadini hanno versato contributi alla macchina organizzativa del ‘no’ solo dietro garanzia dell’anonimato. Buona parte dei cartelloni elettorali del ‘no’ sono stati strappati. Ora, dopo il voto, è incerto su quel che ne sarà di chi pubblicamente dirà che il matrimonio è solo tra uomo e donna. Si pensi ad esempio alla situazione in cui verranno a trovarsi le scuole cattoliche, i catechisti, magari gli stessi sacerdoti celebranti, tutto l’indotto legato al matrimonio. Che cosa capiterà a chi si rifiuterà di….?
E’ una situazione che, in tempi brevi, potrà conoscere anche l’Italia. E allora, dai comportamenti, perlomeno si constaterà se la maggior parte del cattolicesimo italiano avrà scelto come punto di riferimento fra Cristoforo oppure don Abbondio.
CATTOLICI ITALIANI DOPO L'IRLANDA: FRA CRISTOFORO O DON ABBONDIO?
– di GIUSEPPE RUSCONI
– www.rossoporpora.org – 24 maggio 2015
http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/493-cattolici-italiani-dopo-l-irlanda-fra-cristoforo-o-don-abbondio.html
Monsignor Pennisi: “Ma la Chiesa resta contraria la famiglia naturale rimane il fondamento della società”
La Repubblica
Ma allora da dove si parte?
«Intanto, mi piacerebbe che nel guardare realtà e diritti si superasse un certo strabismo. Che in politica e sui giornali si parlasse anche della famiglia costituzionale, e alle famiglie fatte di padre, madre e figli si dedicassero almeno le stesse attenzioni ed energie rivolte ad altri tipi di unioni. In fondo sono la stragrande maggioranza, no? Dobbiamo chiederci qual è la funzione che la famiglia costituzionale continua ad avere per il futuro della società. Assicura la vita, tanto per cominciare. È il primo ammortizzatore sociale...».
Perché parla di forzature ideologiche?
«In certi ambienti ideologizzati sembra quasi che le famiglie costituzionali debbano chiedere scusa di esistere. C’è la tendenza a farle apparire come il luogo dove avviene tutto il male possibile, mentre altre forme di unioni sono dipinte come il paradiso in terra. Si arriva a sostenere che un bambino non ha bisogno della figura materna e di quella paterna ma anzi con i genitori 1 e 2 svilupperebbe maggiori capacità di discernimento. Si fanno passare per scientifiche cose che non stanno né in cielo né in terra...».
Ma perché riconoscere le coppie omosessuali minaccerebbe la famiglia?
Gian Guido Vecchi
Monsignor Pennisi: “Ma la Chiesa resta contraria la famiglia naturale rimane il fondamento della società”
La Repubblica
(Paolo Rodari) «Non mi stupisce il voto irlandese. Come la maggioranza dei Paesi storicamente cattolici, l’Irlanda resta tale ormai soltanto sulla carta. Perché in verità il processo di secolarizzazione ha permeato l’intera società e, anche se vive ancora una certa pratica religiosa, quei valori che per la Chiesa sono importanti non trovano più un consenso nella maggioranza. Anche se, occorre fare attenzione: non hanno votato tutti gli irlandesi, ma una parte».
Arcivescovo di Monreale, segretario della Cei per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università, monsignor Michele Pennisi invita a guardare alle due facce del referendum irlandese, al fatto che «se tanta gente ha votato sì, altrettanta si è mostrata indifferente e non è detto che questa si senta oggi rappresentata dal risultato».
Monsignore, se in Italia accadesse la stessa cosa la Chiesa cosa direbbe?
«La Chiesa deve semplicemente ricordare che la famiglia è fondamento, principio originario della società e dello Stato. E deve parlare della bellezza del sacramento del matrimonio. In merito al riconoscimento del matrimonio omosessuale più volte la Chiesa italiana ha ribadito come un conto è il rispetto per tutte le persone e per i loro legittimi diritti, un altro è parlare di nozze gay».
Tuttavia in Italia se ci fosse un referendum in merito non è detto che le aspettative della Chiesa abbiano la meglio.
«Fu già così in occasione dei referendum sull’aborto e il divorzio. La Chiesa però deve fare la sua parte. Nel senso che deve ricordare ciò che per lei è importante, in questo caso il valore della famiglia all’interno di un Paese che per Costituzione la tutela e la promuove, riconoscendone il valore anche per il crescere di una società sana e responsabile. Se poi la maggioranza della popolazione esprime un parere contrario a ciò che a Chiesa suggerisce e pensa significa che maggiore deve essere lo sforzo educativo da parte della stessa Chiesa che deve essere capace di motivare sempre le proprie convinzioni».
La Repubblica, 24 maggio2015
Arcivescovo di Monreale, segretario della Cei per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università, monsignor Michele Pennisi invita a guardare alle due facce del referendum irlandese, al fatto che «se tanta gente ha votato sì, altrettanta si è mostrata indifferente e non è detto che questa si senta oggi rappresentata dal risultato».
Monsignore, se in Italia accadesse la stessa cosa la Chiesa cosa direbbe?
«La Chiesa deve semplicemente ricordare che la famiglia è fondamento, principio originario della società e dello Stato. E deve parlare della bellezza del sacramento del matrimonio. In merito al riconoscimento del matrimonio omosessuale più volte la Chiesa italiana ha ribadito come un conto è il rispetto per tutte le persone e per i loro legittimi diritti, un altro è parlare di nozze gay».
Tuttavia in Italia se ci fosse un referendum in merito non è detto che le aspettative della Chiesa abbiano la meglio.
«Fu già così in occasione dei referendum sull’aborto e il divorzio. La Chiesa però deve fare la sua parte. Nel senso che deve ricordare ciò che per lei è importante, in questo caso il valore della famiglia all’interno di un Paese che per Costituzione la tutela e la promuove, riconoscendone il valore anche per il crescere di una società sana e responsabile. Se poi la maggioranza della popolazione esprime un parere contrario a ciò che a Chiesa suggerisce e pensa significa che maggiore deve essere lo sforzo educativo da parte della stessa Chiesa che deve essere capace di motivare sempre le proprie convinzioni».
La Repubblica, 24 maggio2015
L’INTERVISTA
«Serve il confronto, non le ideologie Metodo sinodale per il bene di tutti»
Il segretario Cei: la Chiesa non nega i diritti, ma la famiglia non finisca in un angolo
Che ne dice, eccellenza?
«Che su questi temi prevale un delirio dell’emotività e un sonno della ragione. Il Papa sta dicendo cose splendide, sul metodo sinodale, nel senso letterale di “syn” e “odós”: percorrere insieme la stessa strada. Sarebbe l’unico metodo serio per arrivare a una soluzione che sia in linea con il bene comune nel rispetto dei diritti di ciascuno». Monsignor Nunzio Galantino, voluto da Francesco come segretario generale della Cei, non nasconde la «preoccupazione» per l’esito del referendum irlandese e ciò che può accadere in Italia. La Chiesa non accetta «equiparazioni» tra le unioni omosessuali e «quella che non chiamerei famiglia tradizionale, ma costituzionale». Tuttavia il vescovo non lancia anatemi e piuttosto argomenta, «il recupero della ragione è importante», chiedendo un confronto libero da «forzature ideologiche».
«Che su questi temi prevale un delirio dell’emotività e un sonno della ragione. Il Papa sta dicendo cose splendide, sul metodo sinodale, nel senso letterale di “syn” e “odós”: percorrere insieme la stessa strada. Sarebbe l’unico metodo serio per arrivare a una soluzione che sia in linea con il bene comune nel rispetto dei diritti di ciascuno». Monsignor Nunzio Galantino, voluto da Francesco come segretario generale della Cei, non nasconde la «preoccupazione» per l’esito del referendum irlandese e ciò che può accadere in Italia. La Chiesa non accetta «equiparazioni» tra le unioni omosessuali e «quella che non chiamerei famiglia tradizionale, ma costituzionale». Tuttavia il vescovo non lancia anatemi e piuttosto argomenta, «il recupero della ragione è importante», chiedendo un confronto libero da «forzature ideologiche».
In che senso metodo sinodale?
«Ha presente quando le leggi arrivano in Parlamento dalle commissioni e nelle commissioni, vista la composizione, si sa già in partenza dove si arriverà? Vuol dire che il metodo sinodale non c’è, se si confrontano le ideologie opposte è tempo perso».
«Ha presente quando le leggi arrivano in Parlamento dalle commissioni e nelle commissioni, vista la composizione, si sa già in partenza dove si arriverà? Vuol dire che il metodo sinodale non c’è, se si confrontano le ideologie opposte è tempo perso».
E quindi?
«Il problema serio è che si vogliono dare risposte semplificate a una realtà complessa. Quando c’è in ballo la persona, la complessità è già lì. Si figuri se sono due. Io sogno il momento in cui tutto ciò che riguarda la persona, sia come singolo sia come realtà sociale, venga affrontato al netto di ogni ideologia, interesse, colore partitico. Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti. E se questo non lo favorisce uno Stato, un governo, chi altri deve farlo? Io chiedo ci sia un tavolo nel quale incontrare e non scontrarsi...».
«Il problema serio è che si vogliono dare risposte semplificate a una realtà complessa. Quando c’è in ballo la persona, la complessità è già lì. Si figuri se sono due. Io sogno il momento in cui tutto ciò che riguarda la persona, sia come singolo sia come realtà sociale, venga affrontato al netto di ogni ideologia, interesse, colore partitico. Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti. E se questo non lo favorisce uno Stato, un governo, chi altri deve farlo? Io chiedo ci sia un tavolo nel quale incontrare e non scontrarsi...».
Da una parte i cattolici e...
«No, il problema non è dei cattolici. Io non sto parlando di ciò che dicono il Vangelo o i documenti della Chiesa. Il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. E non guardo alla categoria del “contro”, un cristiano che si mette “contro” qualcuno o qualcosa già sbaglia passo».
«No, il problema non è dei cattolici. Io non sto parlando di ciò che dicono il Vangelo o i documenti della Chiesa. Il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. E non guardo alla categoria del “contro”, un cristiano che si mette “contro” qualcuno o qualcosa già sbaglia passo».
Ma allora da dove si parte?
«Intanto, mi piacerebbe che nel guardare realtà e diritti si superasse un certo strabismo. Che in politica e sui giornali si parlasse anche della famiglia costituzionale, e alle famiglie fatte di padre, madre e figli si dedicassero almeno le stesse attenzioni ed energie rivolte ad altri tipi di unioni. In fondo sono la stragrande maggioranza, no? Dobbiamo chiederci qual è la funzione che la famiglia costituzionale continua ad avere per il futuro della società. Assicura la vita, tanto per cominciare. È il primo ammortizzatore sociale...».
Perché parla di forzature ideologiche?
«In certi ambienti ideologizzati sembra quasi che le famiglie costituzionali debbano chiedere scusa di esistere. C’è la tendenza a farle apparire come il luogo dove avviene tutto il male possibile, mentre altre forme di unioni sono dipinte come il paradiso in terra. Si arriva a sostenere che un bambino non ha bisogno della figura materna e di quella paterna ma anzi con i genitori 1 e 2 svilupperebbe maggiori capacità di discernimento. Si fanno passare per scientifiche cose che non stanno né in cielo né in terra...».
Ma perché riconoscere le coppie omosessuali minaccerebbe la famiglia?
«La posizione della Chiesa e di qualsiasi persona ragionevole non è quella di negare i diritti delle persone, ma non è che diritti individuali sacrosanti debbano regolare la vita di chiunque, stiamo attenti a forzature che mettono in un angolo la famiglia. Ideologia è rendere assoluta una parte della realtà, farla diventare l’unica visibile. Equiparare realtà differenti. È una realtà che due persone dello stesso sesso possano provare attrazione, simpatia, affetto, il desiderio di un progetto comune. Ma bisogna guardare tutta la realtà».Ha ragione chi teme il «piano inclinato» e dice che riconoscere le unioni civili è la premessa al matrimonio?
«Guardi, bisogna chiamare le cose per nome. Ho l’impressione che vogliamo costruire tutti cavalli di Troia, come da bambini. Cominciamo a dire cosa è la famiglia, che cosa appartiene a una realtà e cosa a un’altra, dopo facciamo altri ragionamenti. Nel piano inclinato si trovano a loro agio le ideologie. A me piacerebbe un tavolo orizzontale, sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a chi grida di più, i “pasdaran” delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuol bene a tutti».
24 maggio 2015 | 09:12
http://www.corriere.it/politica/15_maggio_24/matrimoni-gay-cei-galatino-confronto-ideologie-2800df54-01e3-11e5-8422-8b98effcf6d2_print.html
Pubblicato il National Catholic Reporter ( http://ncronline.org )
Cardinal Tagle: Chiesa non deve guardare al 'passato idealizzato' con nostalgia
Washington
Filippine Cardinale Luis Tagle - spesso citata come un possibile successore di Papa Francesco - ha invitato i cattolici a evitare di guardare alla chiesa pre-Concilio Vaticano II, con un senso di nostalgia, ma di abbracciare e vivere il senso del consiglio di apertura al il mondo moderno.
Parlando ad un punto di riferimento convegno teologico incentrata sulla realizzazione della visione del Concilio in avanti, Tagle ha detto il Vaticano II ha riscoperto la comprensione della Chiesa di mistero, la missione e la comunione - ". La comprensione di chiesa mutò radicalmente", e che, da lì,
Uno dei cambiamenti principali del consiglio, ha detto, è stato il passaggio da una chiesa che si è concentrato su se stesso per quello che si è concentrato sulle esigenze dell'umanità.
"Molte persone vogliono testimoniare Cristo in un passato idealizzato che essi desiderano per con nostalgia", ha detto Tagle, che ha parlato Venerdì mattina presso la Georgetown University. "No, siamo testimoni di Cristo oggi, qui, dove siamo nel nostro mondo."
"La chiesa è stato chiesto di recuperare la sua identità più profonda come una comunione, ma una comunione che non si concentra su se stessa", ha continuato. "Non auto-concentrati, non autoreferenziale."
"La Chiesa trova la sua vera identità solo in riferimento a Gesù e non a se stesso", ha detto. "Riferimento della chiesa alla sua identità è al di fuori di sé. La chiesa è il puntatore a Gesù, il segno della presenza di Gesù, il servo di Gesù."
Tagle, arcivescovo di Manila e neo eletto presidente di Caritas Internationalis, ha parlato in una conferenza dal titolo "Il Vaticano II, ricordando il futuro:. Ecumenico, interreligioso e prospettive secolari sull'impatto e promessa del Consiglio" L'evento è co-ospitato da Georgetown, Marymount University di Arlington, in Virginia., E la Washington National Cathedral.
L'evento, una riunione del ecclesiologico indagini internazionali Research Network, è vedere circa 140 studiosi riflettono Giovedi a Domenica sul significato e l'importazione del Consiglio e di come la sua visione potrebbe essere portato avanti.
Tra gli altri relatori: il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e il cardinale Walter Kasper, il teologo tedesco la cui attenzione per la misericordia è noto per aver influenzato profondamente Francesco.
Il Concilio Vaticano II è stato un incontro 1962-1965 globale dei vescovi cattolici che ha portato a cambiamenti significativi nella chiesa, tra cui la modernizzazione della liturgia cattolica e ridefinire il rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno.
L'apertura del secondo giorno di lavori del congresso venerdì, Tagle ha dato un potente ampio e talvolta emotivo discorso, sui cambiamenti profondi e clamoroso il Vaticano II ha fatto per la Chiesa cattolica.
Tagle ha incentrato il suo discorso sul modo in cui il Consiglio ha invitato la Chiesa ad esprimere apertura al mondo, dicendo che una parte di quella chiamata significa leader cattolici devono uscire da se stessi e affrontare ciò che sta accadendo oggi.
Relativamente come un giornalista italiano gli aveva chiesto una volta che cosa pensasse del cosiddetto "stanchezza" della Chiesa cattolica in Europa, Tagle ha detto ha risposto: "Che cosa siete stanchi di"
"In Asia, possiamo essere un piccolo gregge, ma non hanno il tempo di stancarsi", ha continuato, citano come i cristiani in tutta l'Asia sono solo il 3 per cento della popolazione totale.
"Siamo sempre stati piccoli in Asia", ha detto. "E anche con un piccolo gregge, si esce da soli: il volto di Gesù, affrontare il mondo."
Tagle anche detto che il consiglio ha deciso di prendere un atteggiamento di apertura verso il mondo, perché i vescovi durante l'evento ha voluto essere "sempre aperta ad ogni condizione umana."
"Nessun essere umano ... dovrebbe essere estraneo alla chiesa", ha detto il cardinale, aggiungendo che gli piace dire che il consiglio aveva un "mistico stupore missionaria ... del valore degli esseri umani."
Ma citando la costituzione del consiglio sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes , Tagle ha detto nuovo atteggiamento della chiesa di apertura costringe anche la sua comunità a parlare per le parti di umanità che a volte dimenticati, soprattutto i poveri.
"Parte di apertura della chiesa per l'umanità è quello di ricordare il resto del mondo degli esseri umani che sono stati dimenticati", ha detto il cardinale. "Non c'è vera e completa apertura al mondo, se non ricordiamo ... coloro che sono stati dimenticati."
"L'apertura al mondo significa ottenere noi stessi sporco, macchiato, ferito dalle realtà esistenziali" che il povero volto, ha detto. "La Chiesa dovrebbe odore come il mondo che penetra."
Delineando la sua visione di come la Chiesa può parlare al mondo come lo è oggi, Tagle ha detto i leader della chiesa devono fare una distinzione tra problemi che può risolvere e dilemmi che non possono avere soluzioni.
Al fine di affrontare i dilemmi, ha detto il cardinale, è necessario raccontare storie.
"Raccontano storie di persone che hanno navigato attraverso quelle acque torbide di dilemmi", Tagle ha detto. "Non hai bisogno di una soluzione. C'è bisogno di significato. Hai bisogno di speranza".
"Ma chi può raccontare storie?" Ha chiesto. "Solo coloro che sono entrati nel mondo di storie, che sono stati aperti alle storie di vita umana."
"Dovremmo essere la storia vivente di ciò che proclamiamo", ha detto Tagle. "Dobbiamo essere il segno vivente di Gesù che noi professiamo di credere."
La conferenza di questa settimana è il nono per la ecclesiologico indagini internazionali Research Network, un gruppo globale di teologi co-fondato e guidato da Georgetown professor Gerard Mannion. Ne consegue eventi precedenti in India, Belgio e Inghilterra.
Tauran, presidente del Pontificio Consiglio, ha aperto con un indirizzo Giovedi. Kasper, il cardinale tedesco, è quello di parlare Sabato mattina.
Delineando la sua comprensione dell'evento conciliare, Tauran ha detto che il Vaticano II potrebbe essere chiamato "il consiglio della ricerca." Dire che le due dimensioni significative del consiglio che sono apparsi negli ultimi 50 anni di età teologica e gerarchica, ha detto: "La celebrazione di un Concilio è una cosa, l'attuazione è un'altra cosa."
Tra gli altri parlando alla conferenza, che vede una vasta gamma di punti di vista: noto teologo morale p Charlie Curran; ex Catholic Theological Society of America presidenti Richard Gaillardetz e M. Shawn Copeland; Sud Sudan Vescovo Eduardo Hiiboro Kussala; e nigeriano gesuita Agbonkhianmeghe Orobator.
Uno degli oratori che hanno aperto l'evento Giovedi era storico gesuita e teologo p John O'Malley, autore del libro seminale Cosa è successo al Vaticano II .
O'Malley ha detto che il tipico ritornello che il Vaticano II è stato un consiglio pastorale e quindi non proporre nuove dottrine della chiesa non è corretto. Dire che una tale prospettiva cerca di minimizzare i decreti del consiglio o chiamare il Vaticano II una sorta di "luce consiglio", il gesuita ha detto che l'evento 1960 è stato pastorale attraverso la sua natura dottrinale.
Il Vaticano II, O'Malley ha detto, ha offerto un nuovo modello di fusione tra i cosiddetti consigli pastorali e dottrinali.
"Il Vaticano II è stato un consiglio pastorale per i suoi insegnamenti, cioè, le sue dottrine," ha detto. "In una parola, il Vaticano II è stato pastorale essendo dottrinale".
Venerdì scorso, Gaillardetz tuttavia integrata conclusioni di O'Malley legando comprensione del Vaticano II della dottrina di Francesco.
Gaillardetz, professore alla Boston College, ha detto Francesco "ha coraggiosamente tornato in primo piano una vasta gamma di insegnamenti conciliari." Tra questi, il professore ha detto, è un "ricontestualizzazione" del ruolo della dottrina nella vita della Chiesa.
"Il nostro primo papa latinoamericano non ha paura di affermare al posto giusto della dottrina della chiesa, ma lui ... situa nella vita pastorale della Chiesa", ha detto Gaillardetz.
http://ncronline.org/news/global/cardinal-tagle-church-should-not-look-idealized-past-nostalgia
[Joshua J. McElwee è NCR vaticanista. Il suo indirizzo e-mail è jmcelwee@ncronline.org [1] . Seguilo su Twitter: joshjmac [2] ].
Parlando ad un punto di riferimento convegno teologico incentrata sulla realizzazione della visione del Concilio in avanti, Tagle ha detto il Vaticano II ha riscoperto la comprensione della Chiesa di mistero, la missione e la comunione - ". La comprensione di chiesa mutò radicalmente", e che, da lì,
Uno dei cambiamenti principali del consiglio, ha detto, è stato il passaggio da una chiesa che si è concentrato su se stesso per quello che si è concentrato sulle esigenze dell'umanità.
"Molte persone vogliono testimoniare Cristo in un passato idealizzato che essi desiderano per con nostalgia", ha detto Tagle, che ha parlato Venerdì mattina presso la Georgetown University. "No, siamo testimoni di Cristo oggi, qui, dove siamo nel nostro mondo."
"La chiesa è stato chiesto di recuperare la sua identità più profonda come una comunione, ma una comunione che non si concentra su se stessa", ha continuato. "Non auto-concentrati, non autoreferenziale."
"La Chiesa trova la sua vera identità solo in riferimento a Gesù e non a se stesso", ha detto. "Riferimento della chiesa alla sua identità è al di fuori di sé. La chiesa è il puntatore a Gesù, il segno della presenza di Gesù, il servo di Gesù."
Tagle, arcivescovo di Manila e neo eletto presidente di Caritas Internationalis, ha parlato in una conferenza dal titolo "Il Vaticano II, ricordando il futuro:. Ecumenico, interreligioso e prospettive secolari sull'impatto e promessa del Consiglio" L'evento è co-ospitato da Georgetown, Marymount University di Arlington, in Virginia., E la Washington National Cathedral.
L'evento, una riunione del ecclesiologico indagini internazionali Research Network, è vedere circa 140 studiosi riflettono Giovedi a Domenica sul significato e l'importazione del Consiglio e di come la sua visione potrebbe essere portato avanti.
Tra gli altri relatori: il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e il cardinale Walter Kasper, il teologo tedesco la cui attenzione per la misericordia è noto per aver influenzato profondamente Francesco.
Il Concilio Vaticano II è stato un incontro 1962-1965 globale dei vescovi cattolici che ha portato a cambiamenti significativi nella chiesa, tra cui la modernizzazione della liturgia cattolica e ridefinire il rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno.
L'apertura del secondo giorno di lavori del congresso venerdì, Tagle ha dato un potente ampio e talvolta emotivo discorso, sui cambiamenti profondi e clamoroso il Vaticano II ha fatto per la Chiesa cattolica.
Tagle ha incentrato il suo discorso sul modo in cui il Consiglio ha invitato la Chiesa ad esprimere apertura al mondo, dicendo che una parte di quella chiamata significa leader cattolici devono uscire da se stessi e affrontare ciò che sta accadendo oggi.
Relativamente come un giornalista italiano gli aveva chiesto una volta che cosa pensasse del cosiddetto "stanchezza" della Chiesa cattolica in Europa, Tagle ha detto ha risposto: "Che cosa siete stanchi di"
"In Asia, possiamo essere un piccolo gregge, ma non hanno il tempo di stancarsi", ha continuato, citano come i cristiani in tutta l'Asia sono solo il 3 per cento della popolazione totale.
"Siamo sempre stati piccoli in Asia", ha detto. "E anche con un piccolo gregge, si esce da soli: il volto di Gesù, affrontare il mondo."
Tagle anche detto che il consiglio ha deciso di prendere un atteggiamento di apertura verso il mondo, perché i vescovi durante l'evento ha voluto essere "sempre aperta ad ogni condizione umana."
"Nessun essere umano ... dovrebbe essere estraneo alla chiesa", ha detto il cardinale, aggiungendo che gli piace dire che il consiglio aveva un "mistico stupore missionaria ... del valore degli esseri umani."
Ma citando la costituzione del consiglio sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes , Tagle ha detto nuovo atteggiamento della chiesa di apertura costringe anche la sua comunità a parlare per le parti di umanità che a volte dimenticati, soprattutto i poveri.
"Parte di apertura della chiesa per l'umanità è quello di ricordare il resto del mondo degli esseri umani che sono stati dimenticati", ha detto il cardinale. "Non c'è vera e completa apertura al mondo, se non ricordiamo ... coloro che sono stati dimenticati."
"L'apertura al mondo significa ottenere noi stessi sporco, macchiato, ferito dalle realtà esistenziali" che il povero volto, ha detto. "La Chiesa dovrebbe odore come il mondo che penetra."
Delineando la sua visione di come la Chiesa può parlare al mondo come lo è oggi, Tagle ha detto i leader della chiesa devono fare una distinzione tra problemi che può risolvere e dilemmi che non possono avere soluzioni.
Al fine di affrontare i dilemmi, ha detto il cardinale, è necessario raccontare storie.
"Raccontano storie di persone che hanno navigato attraverso quelle acque torbide di dilemmi", Tagle ha detto. "Non hai bisogno di una soluzione. C'è bisogno di significato. Hai bisogno di speranza".
"Ma chi può raccontare storie?" Ha chiesto. "Solo coloro che sono entrati nel mondo di storie, che sono stati aperti alle storie di vita umana."
"Dovremmo essere la storia vivente di ciò che proclamiamo", ha detto Tagle. "Dobbiamo essere il segno vivente di Gesù che noi professiamo di credere."
La conferenza di questa settimana è il nono per la ecclesiologico indagini internazionali Research Network, un gruppo globale di teologi co-fondato e guidato da Georgetown professor Gerard Mannion. Ne consegue eventi precedenti in India, Belgio e Inghilterra.
Tauran, presidente del Pontificio Consiglio, ha aperto con un indirizzo Giovedi. Kasper, il cardinale tedesco, è quello di parlare Sabato mattina.
Delineando la sua comprensione dell'evento conciliare, Tauran ha detto che il Vaticano II potrebbe essere chiamato "il consiglio della ricerca." Dire che le due dimensioni significative del consiglio che sono apparsi negli ultimi 50 anni di età teologica e gerarchica, ha detto: "La celebrazione di un Concilio è una cosa, l'attuazione è un'altra cosa."
Tra gli altri parlando alla conferenza, che vede una vasta gamma di punti di vista: noto teologo morale p Charlie Curran; ex Catholic Theological Society of America presidenti Richard Gaillardetz e M. Shawn Copeland; Sud Sudan Vescovo Eduardo Hiiboro Kussala; e nigeriano gesuita Agbonkhianmeghe Orobator.
Uno degli oratori che hanno aperto l'evento Giovedi era storico gesuita e teologo p John O'Malley, autore del libro seminale Cosa è successo al Vaticano II .
O'Malley ha detto che il tipico ritornello che il Vaticano II è stato un consiglio pastorale e quindi non proporre nuove dottrine della chiesa non è corretto. Dire che una tale prospettiva cerca di minimizzare i decreti del consiglio o chiamare il Vaticano II una sorta di "luce consiglio", il gesuita ha detto che l'evento 1960 è stato pastorale attraverso la sua natura dottrinale.
Il Vaticano II, O'Malley ha detto, ha offerto un nuovo modello di fusione tra i cosiddetti consigli pastorali e dottrinali.
"Il Vaticano II è stato un consiglio pastorale per i suoi insegnamenti, cioè, le sue dottrine," ha detto. "In una parola, il Vaticano II è stato pastorale essendo dottrinale".
Venerdì scorso, Gaillardetz tuttavia integrata conclusioni di O'Malley legando comprensione del Vaticano II della dottrina di Francesco.
Gaillardetz, professore alla Boston College, ha detto Francesco "ha coraggiosamente tornato in primo piano una vasta gamma di insegnamenti conciliari." Tra questi, il professore ha detto, è un "ricontestualizzazione" del ruolo della dottrina nella vita della Chiesa.
"Il nostro primo papa latinoamericano non ha paura di affermare al posto giusto della dottrina della chiesa, ma lui ... situa nella vita pastorale della Chiesa", ha detto Gaillardetz.
http://ncronline.org/news/global/cardinal-tagle-church-should-not-look-idealized-past-nostalgia
[Joshua J. McElwee è NCR vaticanista. Il suo indirizzo e-mail è jmcelwee@ncronline.org [1] . Seguilo su Twitter: joshjmac [2] ].
Nozze gay: «Il referendum è segno di una rivoluzione culturale»
Intervista con l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin sulla vittoria in Irlanda dei sì al matrimonio gay
GIACOMO GALEAZZI - ANDREA TORNIELLIDUBLINO
«Quanto è accaduto non è soltanto l'esito di una campagna per il sì o per il no, ma attesta un fenomeno molto più profondo, una rivoluzione culturale». L'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, prelato che proviene dalle fila della diplomazia vaticana e che conosce bene i meccanismi internazionali, dopo la sua nomina alla guida della diocesi della capitale irlandese ha dovuto combattere una non facile battaglia contro coloro che volevano coprire gli abusi sui minori commessi da chierici. Commentando a caldo l'esito del referendum e la schiacciante vittoria dei sì alle nozze gay, monsignor Martin non si lascia andare al vittimismo ma riconosce il significativo divario che esiste tra la Chiesa e la società irlandese.
Si aspettava una valanga di sì al matrimonio gay?
«Ho capito che avevano vinto i sì quando ho visto che l'affluenza era molto alta. Ai seggi c'era la fila fin dalle prime ore di apertura. Addirittura molti giovani che lavorano fuori sono rientrati in Irlanda per votare. Il sì aveva il sostegno ufficiale di tutti i partiti, solo pochissimi politici si sono espressi a titolo personale a favore del no. Il primo ministro e tutti i leader hanno fatto campagna per il sì nelle strade e nei bar gay».
La destra cattolica ha accusato lei di non aver fatto abbastanza per il fronte del no. Cosa replica?
«La maggioranza che è emersa in quasi ogni angolo del Paese ha sorpreso anche quelli che proponevano il referendum. Il ministro della Sanità ha detto che non è stato un referendum ma una rivoluzione culturale. La Chiesa deve chiedersi quando è cominciato questa rivoluzione culturale e perché alcuni al suo interno si sono rifiutati di vedere questo cambiamento. È necessario anche rivedere la pastorale giovanile: il referendum è stato vinto con il voto dei giovani e il 90 per cento dei giovani che hanno votato sì ha frequentato scuole cattoliche»
Che cosa farete ora?
«Non si può attribuire questa maggioranza a un qualche complotto, il voto riflette la situazione attuale della cultura irlandese: quanto è accaduto non è soltanto l'esito di una campagna per il sì o per il no, ma attesta un fenomeno molto più profondo. Quando andai in visita ad limina da Papa Benedetto XVI, la sua prima domanda era stata: dove sono i punti di contatto tra la Chiesa cattolica e i centri in cui si forma la cultura irlandese di oggi? Questa domanda di Papa Ratzinger è vera e bisogna trovare la risposta, perché siamo di fronte a una rivoluzione culturale».
Che cosa cambia adesso?
«È un cambiamento notevole i cui effetti concreti sono imprevedibili. Il premier cattolico assicura che per le chiese non cambierà nulla, ma saranno i tribunali a dover applicare la legge. Il matrimonio in chiesa è anche un matrimonio civile e le coppie gay che se lo vedranno rifiutare dal parroco potrebbero ricorrere ai giudici accusandoci di discriminazione se il legislatore non mette dei limiti. Nelle scuole cattoliche gli insegnanti di educazione civica saranno obbligati a dire che il matrimonio è anche tra persone dello stesso sesso. Tutto questo creerà problemi».
La Chiesa poteva fare di più?
«No. Non c'è stata neppure una discussione in Parlamento. In Irlanda hanno sede multinazionali come Twitter e Google che si sono schierate per il sì e la gente ha temuto che la vittoria del no avrebbe isolato e danneggiato anche economicamente il Paese. Ora il quadro legislativo è in movimento, a cominciare dalla fecondazione artificiale. Qui i single possono già adottare i bambini e le coppie gay già facevano così: ad adottare un bimbo era uno dei due partner».
A cosa è dovuta questa svolta storica?
«Prevale un'idea individualistica della famiglia. Si è smarrito il concetto del matrimonio come elemento fondamentale di coesione sociale. Rispetto ai diritti individuali, un'argomentazione sull'etica sociale non ha successo».
Irlanda. Un implicito scisma tra gerarchia e credenti
“il manifesto”
24 maggio 2015
24 maggio 2015
Luca Kocci
La gerarchia ecclesiastica cattolica irlandese è la grande sconfitta del referendum che ha approvato il matrimonio gay.
Da mesi i vescovi erano scesi in campo per il No. La campagna elettorale della Conferenza episcopale d’Irlanda era cominciata a dicembre, con una nota pastorale, diffusa in tutte le parrocchie, in cui si affermava che «ridefinire la natura del matrimonio significa distruggere la struttura portante della società». A marzo poi l’Assemblea dei vescovi ha pubblicato un nuovo documento rivolto ai cattolici: «Il matrimonio è importante, rifletti prima di cambiarlo».
Nelle ultime settimane gli appelli si sono moltiplicati, fino alla domenica prima del voto, quando i vescovi hanno scritto personalmente e direttamente ai fedeli. «È la natura che ci dice che le unioni tra persone dello stesso sesso sono oggettivamente diverse dall’unione complementare tra un uomo e una donna», ha detto mons. Eamon Martin, presidente della Conferenza episcopale irlandese. E per mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, «modificare la definizione tradizionale del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna rappresenta una rottura con la storia umana e con la natura stessa di questa istituzione».
Eppure, visti i risultati del referendum, dichiarazioni e appelli non sono serviti a nulla. Segno evidente che la Chiesa irlandese ha perso gran parte della sua influenza sulla società – anche a causa dei numerosi scandali, dalle “Case Magdalene” ai tanti casi di pedofilia del clero, che hanno minato la propria credibilità – e che c’è una frattura sempre più grande fra dottrina, episcopato e fedeli, i quali rivendicano la propria fede religiosa ma, in nome della libertà di coscienza, disattendono alle prescrizioni ecclesiastiche, soprattutto in materia di etica sessuale, tanto che i giovani cattolici e la Chiesa di base si sono schierati e hanno votato massicciamente Sì.
Situazione che si verifica non solo in Irlanda ma un po’ dappertutto, come è emerso dal dibattito, ancora in corso, in vista dell’ultima fase del Sinodo sulla famiglia (ad ottobre), nel quale si evidenzia uno “scisma non dichiarato” fra gerarchia e credenti: c’è grande difficoltà ad «accettare integralmente» l’insegnamento della Chiesa su «controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro», ammettono i vescovi.
Del risultato non sarà contento papa Francesco, che più volte ha parlato di «ideologie colonizzatrici» che «cercano di distruggere la famiglia», intendendo unioni di fatto e coppie omosessuali. Né il cardinal Bagnasco che giovedì scorso, al termine dell’Assemblea della Cei, ha detto che una vittoria del Sì in Irlanda «non avrebbe fatto bene alla famiglia e a tutta la società». Ancora più netti i gruppi cattolici tradizionalisti. «Cari irlandesi, non illudetevi: le unioni gay rimangono eticamente contro l’uomo», commenta il voto l’Unione cristiani cattolici razionali. E ieri e oggi veglie in 100 piazze italiane delle Sentinelle in piedi «per esprimere dissenso verso provvedimenti legislativi che annientano la nostra società distruggendo la famiglia». L’obiettivo però non è l’Irlanda, ma il ddl sulle unioni civili in discussione in Italia.
Signore ti ringrazio : il sacerdote che ha celebrato la S.Messa a cui ho assistito oggi non è un Don Abbondio (ma già lo sapevo): con la consueta chiarezza ha ricordato che andando contro ai voleri di Dio non si attirano le sue benedizioni ma l'esatto contrario e che noi italiani, purtroppo, potremmo seguire a breve il cattivo esempio degli Irlandesi con nefaste conseguenze.
RispondiEliminaNon è vero che tutti i sacerdoti abbiano perso la nozione di cosa voglia dire agire da cattolici... certo quelli così sono pochini ma merita darsi da fare e cercarli, soprattutto se con te, a Messa, ci sono i tuoi figli . e, quando si fanno certi discorsi, eccome se ascoltano.
Maria Ausiliatrice, oggi, nel giorno della tua festa, ci hai fatto proprio un bel regalo! Grazie!!!
i Vescovi irlandesi facciano 40 giorni di penitenza a pane e acqua insieme al clero e al popolo cristiano con molte preghiere!
RispondiEliminasi vantano di essere gay....e il cattolico se non li corregge ma è d'accordo con loro diventa servo di satana altro che
RispondiEliminacristiano!!!!scegliete da che parte stare non c'è alternativa o con Gesù o con il suo nemico.....