Papa Francesco dice che il matrimonio uomo-donna è sotto attacco
Il pontefice: bisogna difendere questa istituzione
Città del Vaticano, 5 ago. (askanews) - Promuovere il matrimonio "tra un uomo e una donna" mentre questa istituzione "è sotto attacco da potenti forze culturali". Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, alla convention dei Cavalieri di Colombo, che si è aperta a Philadelphia, negli Stati Uniti, dove Francesco si recherà a fine settembre a conclusione dell'incontro mondiale delle famiglie.
"Sua Santità Papa Francesco - scrive Parolin - è stato informato che dal quattro al sei agosto 2015 ha luogo la 133esima suprema convenzione dei Cavalieri di Colombo a Philadelhpia, Pennsylvania. Mi ha chiesto di farvi arrivare i suoi cordiali auguri a tutti i presenti, insieme alla assicurazione della sua vicinanza nella preghiera. Mentre si prepara a visitare Philadelphia il mese prossimo per l'ottavo incontro mondiale delle famiglie, il santo Padre esprime profondo apprezzamento per la costante pubblica testimonianza che il vostro ordine ha portato alla nostra comprensione Cristiana del matrimonio e della famiglia. Elevato dal Salvatore alla dignità di sacramento, il matrimonio è, nel piano del Creatore, una istituzione naturale, un patto di amore e fedeltà tra un uomo e una donna, testo alla loro perfezione e santificazione, a al futuro della nostra famiglia umana. Oggi, mentre l'istituzione del matrimonio è sotto attacco da potenti forze culturali, i fedeli sono chiamati a testimoniare questa basilare fede biblica e legge naturale, che è essenziale all'ordine saggio e giusto della società. Nell'affrontare le sfide morali, sociali e politiche del tempo presente, è richiesta loro grande saggezza e perseveranza, 'la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù' (apocalisse, 14.12). Per questa ragione, Sua Santità confida che il tema della convenzione di quest'anno - dotati dal Creatore con vita e libertà - porterà l'attenzione al dovere dei cattolici americani, proprio come cittadini responsabili, per contribuire ad una difesa ragionevole di quelle libertà sulle quali la loro nazione è stata fondata. La pietra d'angolo di queste libertà è la libertà religiosa, intesa non semplicemente come libertà del culto che uno sceglie, ma anche, per le persone e le istituzioni, la libertà di parlare e agire in accordo con ciò che stabilisce la loro coscienza. Nella misura in cui questa libertà è minacciata, da invasive politiche pubbliche o dalla crescente influenza di una cultura che pone presunti diritti personali al di sopra del bene comune, c'è bisogno di una mobilitazione delle coscienze da parte di tutti quei cittadini che, a prescindere dal partito o dal credo, sono preoccupati per il benessere complessivo della società. E' speranza del Santo padre che il programma di catechesi e preghiera che i Cavalieri hanno inaugurato in vista del prossimo sinodo sulla famiglia e dell'incontro mondiale delle famiglie contribuirà in modo significativo a questa testimonianza profetica". "La protezione della libertà religiosa - scrive ancora Parolin a nome del Papa - deve impegnare le coscienze dei credenti a livello globale in risposta agli attacchi contro le comunità minoritarie, per lo più cristiani, in varie parti del mondo. Sua Santità è profondamente grato per gli sforzi dei Cavalieri nell'attirare l'attenzione pubblica alla grave tragedia umanitarie. E' anche grato per la solidarietà pratica alle persone e alle famiglie che soffrono tramite il nuovo fondo per il sostegno dei rifugiati cristiani. Fa appello ancora una volta al vostro ordine per una preghiera costante, nelle famiglie, nelle parrocchie e nei concili locali, per questi fratelli e sorelle colpiti da violenza fanatica e intolleranza, e per un generale riconoscimento di questi diritti umani fondamentali che non vengono garantiti dallo Stato, ma dalla mano del Creatore, che tutti i credenti invocano come Dio della pace. Infine, il Santo Padre mi ha chiesto di esprimervi il suo apprezzamento per l'eccellente attività caritatevole, educativa e spirituale con la quale i Cavalieri di Colombo contribuiscono alla missione della Chiesa, e il suo ministero di successore di Pietro, denso di sollecitudine per tutte le Chiese". Anche il presidente Usa Barack Obama e il premier canadese Stephan Harper hanno inviato i loro saluti alla convention dei Cavalieri di Colombo, che in occasione dell'appuntamento di Philadelphia hanno rilanciato una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per gli aiuti umanitari dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Ska-Plg^
(Luis Badilla) Molto importante la catechesi di Papa Francesco oggi nella Sala Paolo VI, dedicata ad una questione sulla quale, fuori e dentro della Chiesa, si discute e si polemizza da almeno tre anni e sarà ancora così in occasione della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata ancora (dopo il Sinodo straordinario del 2014) alla questione della famiglia e all'evangelizzazione.
Il Santo Padre ha affrontato la questione dei legami matrimoniali falliti, le nuove unioni e la risposta pastorale della Chiesa. Riflettendo sulle persone che vivono questa delicata situazione, che contraddice il sacramento cristiano, il Papa ha detto:
"Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità?, come se fossero scomunicati." Poi, Francesco ha aggiunto: "In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato e confermato dai miei Predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate, - non sono scomunicate! - e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa."
Nella sintesi in spagnolo, ovviamente, il Papa ha ripetuto lo stesso concetto aggiungendo a braccio, a proposito delle persone con un fallimento matrimoniale alle spalle (e forse risposati): non sono scomunicati, "come credono alcuni".
In pochi minuti, la rete si è riempita di una valanga di testi intitolati all'unanimità, inclusa la stampa cattolica: "i divorziati risposati non sono scomunicati, dice il Papa" ... o, "Francesco rivoluziona il matrimonio cattolico" e altre diciture simili. Eppure quanto ha detto, o meglio ricordato il Papa è dottrina pacifica, conosciuta e risaputa. Il magistero non ha mai parlato di "scomunica" seppure dal punto di vista disciplinare queste persone non possono prendere la comunione. Non potere ricevere l'eucaristia però non significa essere scomunicato. Si tratta di concetti ben diversi. Chi è scomunicato è fuori dalla Chiesa.
La reazione della stampa è comprensibile e forse è una risposta ad un'esigenza dell'opinione pubblica.
Ciononostante, a nostro avviso, i passaggi più rilevanti il Papa oggi li ha dedicati ai pastori, a coloro che hanno la missione di guidare il gregge del Signore e, in questa prospettiva, il Pontefice ha tracciato un percorso chiaro e preciso per la riflessione che attende i padri sinodali sino al termine del Sinodo, seppure è evidente che ormai il tema della famiglia non si chiuderà mai e resterà una questione centrale dell'evangelizzazione, ora e sempre. Il Sinodo sarà solo un altro passo, un'altra tappa.
Ecco quanto il Papa ha detto oggi delineando questo "percorso":
1) Come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione.
2) La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano.
3) Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone.
4) Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». (...) Si deve fare questo discernimento.
5) Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli, (...) vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni.
6) In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. (...) è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale
7) Queste persone non sono affatto scomunicate, - non sono scomunicate! - e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa.
8) Invito dei Pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace.
9) Tutti i cristiani sono chiamati a imitare il Buon Pastore. Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/08/vaticano-i-divorziati-risposati-e-la.html#more
Papa: "Divorziati risposati non sono scomunicati come si pensa, ma parte della Chiesa"
Nell'Udienza generale il Papa riprende il ciclo sulla famiglia, ed esorta al "discernimento" per affrontare il delicato tema delle "famiglie ferite", con il Buon Pastore come immagine-guida
È infuocata come il sole di agosto la catechesi che Papa Francesco pronuncia nell'Udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI, riprendendo il ciclo di riflessioni sulla famiglia. Una catechesi - la numero 100 del suo pontificato - in cui emerge l'afflato pastorale che orienterà i lavori del prossimo Sinodo di ottobre, offrendo già delle risposte ad alcune delicate questioni.
Al centro della riflessione del Pontefice ci sono infatti, ancora una volta, le “famiglie ferite”. Ferite dalla incomprensione dei coniugi, i quali, “in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione”. Ovvero quei 'divorziati risposati' che sembrano essere l'unico tema sul tavolo dei Padri sinodali.
“Come prendersi cura di loro?”, si domanda Francesco. Un quesito spinoso, perché da un lato c'è una Chiesa “maestra” che “sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano”. Dall'altro questo sguardo magistrale “attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone”. Ecco perché – spiega Bergoglio citando la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II – la Chiesa “sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni»”, a cominciare dalla differenza “tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata”.
Un discernimento necessario, rimarca il Santo Padre. Specie se si guarda a questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli, dei bambini: lì – afferma - “vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più queste situazioni”.
“Del resto – aggiunge il Pontefice - come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità? Come se fossero scomunicati …”. Allora “si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare”; considerando anche quanto grande sia il numero di questi bambini e ragazzi. È importante “che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro”.
Dalle impellenze del presente, lo sguardo del Vescovo di Roma si sposta alla memoria del passato: il Papa ricorda infatti che, in questi decenni, “la Chiesa non è stata né insensibile né pigra” su certi temi. Grazie soprattutto “all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato e confermato dai miei Predecessori” che ha fatto crescere “la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale”. “In effetti, queste persone non sono affatto scomunicate, non sono scomunicate, e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa”, rimarca il Santo Padre.
Non si tratta qui di 'aperture bergogliane': già Benedetto XVI – ricorda lo stesso Francesco - era intervenuto su tale questione nel discorso al VII Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano, il 2 giugno 2012, “sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale”. Secondo il Papa emerito, infatti, e anche secondo quello attuale, “non esistono 'semplici ricette'”, ma ci sono in mezzo persone, situazioni di vita e di sofferenza.
Di qui, dunque, il ripetuto invito dei Pastori “a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace”.
Per non confondersi c'è un'immagine-guida che è l'icona biblica del Buon Pastore. Essa – sottolinea il Papa - “riassume la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: dare la vita per le pecore”. Un atteggiamento che è “modello per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come una madre che dona la sua vita per loro”, ma anche per tutti i cristiani, soprattutto le famiglie che possono “collaborare” con i Pastori “prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità”. “Ciascuno – incoraggia Papa Francesco - faccia la sua parte nell’assumere l’atteggiamento del Buon Pastore, il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore!”.
Pertanto, conclude: "Niente porte chiuse! Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa".
(05 Agosto 2015) © Innovative Media Inc.
Papa Francesco: “I divorziati risposati non vengano trattati come scomunicati”
Nell'udienza generale del mercoledì, Bergoglio anticipa i contenuti del suo intervento al Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si svolgerà a ottobre. E sottolinea il dovere della Chiesa di discernere, ad esempio, chi ha subito e chi ha provocato la separazione
“I divorziati risposati non sono affatto scomunicati e non vanno assolutamente trattati come tali: essi fanno sempre parte dellaChiesa”. È stato chiarissimo Papa Francesco riprendendo le udienze generali del mercoledì dopo la pausa estiva. Nellacatechesi numero 100 del suo pontificato, dedicata interamente ai divorziati risposati, Bergoglio ha quasi anticipato il suo intervento di apertura del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà nell’ottobre 2015 e dal quale dovranno uscire soluzioni concrete per l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati. “La Chiesa – ha sottolineato il Papa – è chiamata a essere sempre la casa aperta delPadre. Niente porte chiuse. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità”.
Bergoglio, pur sottolineando che “la Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il sacramento cristiano”, ha precisato che “il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre”. Per questo essa “sente il dovere, per amore della verità, di ben discernere le situazioni” come aveva evidenziato san Giovanni Paolo II “portando ad esempio la differenza tra chi ha subito laseparazione rispetto a chi l’ha provocata”. Per Francesco “si deve fare questo discernimento”. Ma per Bergoglio bisogna guardare “anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli perché così vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti allepersone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più queste situazioni”.
Per il Papa, infatti, “come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta epraticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità? Come se fossero scomunicati. Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare”. Francesco ha sottolineato anche che negli ultimi anni nella Chiesa è molto cresciuta “la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nellaverità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale”. Di qui “il ripetuto invito dei pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace”.
Eppure proprio nell’ultimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si è tenuto nell’ottobre 2014 la spaccatura si è verificata propriosull’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati e per il riconoscimento dei diritti per i gay. Una spaccatura che potrebbe replicarsi nel Sinodo dell’ottobre 2015. Nel documento base dell’assemblea, infatti, non c’è l’apertura alla comunione, ma solo a quella spirituale per i divorziati risposati che vivono in astinenza sessuale. Su questo aspetto il testo sinodale registra “un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo”. Il suggerimento è di avviare “un percorso di presa di coscienza del fallimento e delleferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza”.
Minoritaria appare, invece, la strada di una “via penitenziale” vista come “un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato. Questo processo dovrebbe condurre l’interessato a ungiudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione”.
Twitter: @FrancescoGrana
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