Note sull'attualità
Alcuni avrebbero potuto pensare che con la verbosa enciclica Laudato sì', con prefazione del Presidente di Slow food, si fosse arrivati a toccare il fondo dell'attuale Pontificato. Ma non avevamo ancora digerito l'ecoteologia a fuoco lento, condita con la giusta dose di panteismo gnostico, che Papa Francesco ha deciso di portare oltre l'opera di spiritualizzazione della società ecclesiastica.
Non ci dilungheremo per il momento sull'enciclica, che merita uno studio a sé stante; facciamo notare che più il Cristo diventa “cosmico”, più si disincarna, più la Chiesa tende ad essere ridotta a un fantasma dell'umanità piuttosto che a una società identificabile, giuridicamente determinata, come il Cristo l'ha voluta.
Ma procediamo con ordine.
Uno dei temi che ha dominato la scena estiva è senz'altro quello dei migranti, sul quale la “misericordia” papale ed episcopale ha lanciato appelli senza discernimento. In questo il Papato si fa grancassa di interessi molto chiari, dei piani di dissolvimento dell'identità europea e occidentale (nel senso nobile del termine, dell'Occidente di Roma e della Grecia, non di quello di Obama). Una società composita a livello religioso e culturale, instaurata irreversibilmente in Europa, rende a vista umana molto quasi impossibile il ritorno a un ordine cristiano come è esistito in questo continente. Se la visione politica del cristiano deve avere come scopo ultimo la salvezza delle anime, strumento della quale è la costruzione del regno sociale di Nostro Signore, è in quest'ottica che deve essere valutato l'attuale fenomeno immigratorio. Naturalmente questo tipo di visione è assente dalla mente dei politici e degli ecclesiastici.
Si parla sempre di emergenza, da parte del Papa ancor più dei politici: una miopia voluta, nonostante le visite all'ottico (prontamente preannunciate alla stampa) di Francesco, per cui si vede solo a brevissimo termine e si rifiuta ogni considerazione più lungimirante, che obbligherebbe a rivedere il dogma dell'accoglienza indiscriminatissima. Il Papa continua a denunciare in modo vago i “centri di potere”, a tuonare contro il denaro che disumanizza, ma nei fatti persegue la stessa politica dettata dalle lobbies che tanto avversa a parole nei suoi discorsi vagamente terzomondisti, eco di una teologia della liberazione trasformatasi, come auspicava Boff, in teologia ecologista.
La spiritualità della raccolta differenziata è sufficientemente global da ispirare anche i più austeri no-global cui Bergoglio si sente tanto vicino; così l'apertura ai migranti e alle aberrazioni del matrimonio. Si sa che queste sono esigenze soprattutto adatte agli occidentali,visto che i vescovi africani si sono massicciamente schierati contro l'indebolimento della morale coniugale e perfino contro l'emigrazione delle loro genti verso l'Europa.
Il 9 settembre Francesco tuonava: “Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei! E oggi, questa è un'alleanza cruciale”.
“Contro i centri di potere ideologici, finanziari e politici – ha proseguito Bergoglio – riponiamo le nostre speranze? No! Centri dell'amore! La nostra speranza è in questi centri dell'amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione, e anche sul perdono fra noi. Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente”.
In realtà, i “centri di potere ideologici, finanziari e politici” e i “centri dell'amore” che sono le parrocchie bergogliane perseguono la stessa, identica linea, facendosi reciprocamente da amplificatore, come insegnano Repubblica e lo stesso Pannella, che è forse la persona in Italia che più cita il Papa.
Ma la misericordia senza discrezione, al servizio della propaganda, non si estende solo ai migranti , possibilmente islamici. Il Cardinal Kasper, presente al convegno di Bose sulla misericordia dei settembre (convegno ecumenico, ca va sans dire), in un'intervista rilasciata al solito Vatican Insider, ci spiega le miserie verso le quali il cuore di Francesco e della Chiesa devono piegarsi. Abbiamo detto della miseria “esterna” alla Chiesa, i migranti; ma ce n'è una interna: “L'incoerenza. La distanza fra la dottrina e il mondo. La dottrina costretta in una torre d'avorio, non venendo in soccorso alle ansie umane”. Incoerenza dovrebbe essere l'agire non conseguente alla dottrina che si crede, ma per Kasper è il contrario. Per questo auspica al Sinodo un “largo consenso” sulla comunione ai divorziati conviventi, e alla domanda sulle unioni civili si limita a dire. “Io dico che lo Stato è secolare, è laico, è autonomo. La Chiesa si muove in una diversa sfera” (antico ritornello manicheo, come ricordava già Bonifacio VIII inUnam Sanctam, quasi lo Stato avesse un altro principio creatore).
Intanto occorrerebbe annunciare a Kasper che la sua battaglia sinodale è ormai superflua: il Papa ha già risolto il problema dei divorziati conviventi. Con i due motu proprio dell'8 settembre il Papa rende l'annullamento del precedente matrimonio una sorta di divorzio consensuale, breve per di più: quasi meglio di Renzi. Siamo di fronte, con ogni probabilità, all'atto giuridico più grave dal postconcilio, forse dopo la nuova messa. Se certo i grandi scandali ecumenici sono più gravi, restano fatti singoli, non nuove istituzioni; il nuovo diritto canonico è l'applicazione del Concilio, così come il cambiamento dei modelli di relazioni con gli Stati Cattolici. Qui il papa, secondo il principio modernista, estende a un nuovo campo l'adattamento della vita della Chiesa alla coscienza dei fedeli. Naturalmente è teoricamente possibile cambiare le procedure che permettono alla Chiesa di constatare la nullità di un matrimonio. Qui però siamo di fronte a un modo di cambiare radicalmente la visione del matrimonio cristiano, semmai qualcosa fosse sopravvissuto alla cultura post-sessantottina. In pratica il Papa consegna senza condizioni ai Vescovi la possibilità di dichiarare un matrimonio nullo, anche con procedura breve, ammessa sostanzialmente in ogni caso. Si fa intendere che la mancanza di fede o di altre convinzioni sulla natura del matrimonio debba sistematicamente influire sulla volontà di contrarre, che normalmente invece è supposta in chi si presenta alla celebrazione del sacramento. Come il prete può consacrare anche senza credere alla transustanziazione, così lo sposo può contrarre anche se non crede alla natura esatta del matrimonio: entrambi devono semplicemente voler fare quell'atto lì, per il quale si presentano all'altare, e che tutto lascia intendere vogliano fare (quanto a voler rispettare gli obblighi, è un altro discorso).
Ovvio che uno può porre una controintenzione, ma è appunto una cosa ben difficile da dimostrare quando si pone un atto che ha un significato ben chiaro. Da qui la grande cautela della Chiesa nell'analizzare questi casi con doverosi e precisi processi, basati su prove documentali e non sulla parola.
Si rende facoltativo l'appello e la doppia sentenza conforme, così che tutto rimane nelle mani del puro arbitrio dei Vescovi; questi vengono invitati a occuparsi personalmente dei casi, quindi togliendoli di mano a canonisti e vicari giudiziali, in modo che le procedure fatte uscire dalla porta non rientrino dalla finestra, e che il giure sia sostituito dalla pastorale (benchè a parole si dica che il carattere della sentenza rimane giuridico e non amministrativo).
Anche qui, seppure più profonde analisi possano esser fatte, si vede l'estendersi della vera nota caratteristica del pontificato bergogliano: l'odio della Chiesa come società visibile e giuridica, per farne una realtà spirituale e pastorale.
[…] Il Papa spirituale, angelico, viene a liberare la Chiesa dalla prigione del diritto. Ricordiamo come questa figura, cara ai francescani eretici e agli gnostici, veniva profetizzata nel medioevo: per Ruggero Bacone il Papa della nuova era “verrà a purgare il diritto canonico e la Chiesa di Dio dai cavilli e dalle frodi dei giuristi, e ci sarà giustizia universale senza clamore di lite” […].
Al danno al matrimonio si aggiunge un ulteriore vulnus alla corretta concezione della Chiesa. Con questa mossa del Papa, il Sinodo è sorpassato, e Vescovi e Cardinali conservatori sono stati presi in contropiede. In teoria nulla cambia, la dottrina può stare nella sua torre d'avorio e tranquillizzare chi ne ha bisogno. In prassi il messaggio è chiaro, e non tarderemo a vedere come la maggioranza dell'episcopato applicherà le nuove disposizioni. Inoltre è possibile che ciò consenta al Sinodo di preoccuparsi di altri argomenti, come l'omosessualità e forse l'attacco, necessariamente conseguente, al celibato ecclesiastico, che Pascendi profetizzava come ultima tappa del processo modernista. […]
Don Mauro Tranquillo (La Tradizione Cattolica)
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1303
Testo parziale dell’articolo 175, capitolo quinto, Enciclica Laudato Si, 24 maggio 2015:
Papa Francesco: “Urge un’autorità politica mondiale”
-di Davide Consonni-
Per gli
eruditi criptopolemologi oggi viventi, pochi per la verità, dovrebbe
essere un argomento di dibattito interessante quanto doveroso da
affrontare. Ci si riferisce all’attuale ruolo assunto da Santa Romana
Chiesa nei confronti di quello che le migliori penne dell’antimassonismo
cattolico hanno definito “mondialismo sinarchico”.
Numerosi
furono i teorici apologeti di tale sistema organizzativo dell’umana
società, Jan Amos Komensky e Joseph Saint-Yves d’Alveydr, solo per citare due colonne portanti del tempio anticristico del mondialismo sinarchico rivoluzionario.
Non
volendo tediare lo sventurato lettore malcapitato su tale scritto
giungiamo al nocciolo della questione. Nella recente enciclica emanata
dal Bergoglio moltissimi potrebbero essere gli spunti di discussione e
dibattito, uno soltanto ci preme che venga evidenziato e nel limite del
possibile compreso. Ci si riferisce all’articolo 175 del capitolo
quinto. Qui di seguito è riportato il testo completo di tale articolo.
Ne
riassumiamo in sintesi il senso citando testualmente: è “indispensabile
lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente
organizzate…[…]…urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale…”. Il testo è piuttosto cristallino, semanticamente non pare lasciar campo a dubbi di sorta: a
fronte di date problematiche globali la soluzione proposta prima da
Wojtyla, poi da Ratzinger ed infine da Bergoglio (che cita i primi due),
è l’urgente necessità indispensabile della presenza di una autorità
politica mondiale, un governo planetario, tecnocratico, che faccia
fronte ai problemi insoluti con soluzioni comuni.
È
innegabile che un siffatto governo globale è stato teorizzato, auspicato
e propagandato dai fondatori nonché animatori dei più ristretti circoli
elitari di cui la storiografia criptopolemologica abbia memoria. Il
mondialismo anticristico è un crogiolo sterminato di teorie e autori,
fin dalla seconda metà del ‘600 (con Comenius) questo tumore si alimentò
di schiere battagliere e determinate di settari e adepti; oggi il patto
sinarchico di Saint-Yves d’Alveydr è stretto, i migliori sogni
custoditi da quel pugno di famiglie che campano di usura cosmopolita da
secoli sono concreta realtà, il novello ordine mondiale è oggi un solido
edifico in perenne costruzione e ampliamento, il cui cantiere abbraccia
il globo contando milioni di muratori e operai.
Gli unici
nemici acerrimi di tale bolgia luciferina sono i Sovrani Pontefici della
Chiesa Universale, i quali, dal bergamasco in poi, paiono aver cambiato
casacca rispetto ai santi loro predecessori. Pare che 20 secoli di
opera Salvifica vengano oggi considerati dal modernismo come un
incidente storico, l’opposizione al mondo e gli antichi paramenti
liturgici hanno lasciato spazio allo spirito del tempo della
dissoluzione, l’apostasia come programma ecclesiastico non smette di
scandalizzare i cuori degli umili e dei semplici. Il conflitto in atto
pone la Chiesa del Dio che si è fatto Uomo in antitesi col mondo in cui
l’Uomo s’è fatto Dio, la sposa di Cristo contro la Sinagoga di Satana,
il Kathékon (dal greco Καθῆκον: perfezione) in antitesi al Hamartemata (dal greco ἁμαρτήματα: errore, disordine).
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.Testo parziale dell’articolo 175, capitolo quinto, Enciclica Laudato Si, 24 maggio 2015:
Il XXI secolo, mentre mantiene una governance propria di epoche passate, assiste ad una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica. In questo contesto, diventa indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra i governi nazionali e dotate del potere di sanzionare. Come ha affermato Benedetto XVI nella linea già sviluppata dalla dottrina sociale della Chiesa, «per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente e per regolamentare i flussi migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è stata già tratteggiata dal mio Predecessore, [san] Giovanni XXIII». In tale prospettiva, la diplomazia acquista un’importanza inedita, in ordine a promuovere strategie internazionali per prevenire i problemi più gravi che finiscono per colpire tutti. [Enciclica Laudato Si, Papa Francesco, Cap. V, articolo 175, 24 maggio 2015]http://www.radiospada.org/2015/10/papa-francesco-urge-unautorita-politica-mondiale/
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