Dopo i suoi due predecessori canonici, Francesco sarà il terzo papa che si recherà in visita alla Sinagoga di Roma, il prossimo 17 gennaio.
Ma già se ne parla come se sarà una prima volta. Perché "la visita sarà un vestito cucito su misura per lui", ha promesso il portavoce della comunità ebraica romana. E poi perché in ogni caso – si è scritto – Jorge Mario Bergoglio è tipo che "fa nuovo quello che tocca".
Intanto però, lo stesso giorno dell'annuncio della visita, sul "Corriere della Sera" è apparsa una lettera aperta che obbliga tutti a rimettere i piedi in terra.
Ne è autore il rabbino milanese Giuseppe Laras, presidente del tribunale rabbinico del centro-nord d'Italia, persona di grande autorevolezza e amica dell'indimenticato arcivescovo di Milano e gesuita Carlo Maria Martini, anche lui a modo suo predecessore di papa Francesco.
"Caro direttore, – esordisce Laras – lutto e dolore accompagnano una guerra difficile e lunga, combattuta anche con la dissimulazione e la strategia della confusione. Alleati dell’Islam jihadista (Isis, Fratelli Musulmani, Hamas, Al Qaeda, Hezbollah e Iran) sono quei politici, pensatori, storici e religiosi che hanno distorto la pace in pacifismo, la tolleranza e l’inclusione in laissez-faire, la forza della verità in debolezza dell’opinione…".
E più avanti:
"Finiamola con il mantra buonista, esorcistico dei problemi nell’immediato ma amplificante gli stessi nel tempo, della 'religione di pace'. Si vedano le piazze dei paesi islamici giubilanti per i fatti parigini, come per Charlie, per i morti ebrei, per le Twin Towers. Non insultiamo l’intelligenza con 'questo non è Islam'. Basta con sensi di colpa anacronistici per crociate e colonialismo: la city di Londra, mezza Parigi e i nuovi grattacieli milanesi sono oggi di proprietà islamica".
E ancora:
"Alcuni ritengono di patteggiare con i mandanti del terrore, proponendo maggiore 'inclusione' e 'integrazione', e pensando che, venendo a patti col male, si scongiuri il peggio. Non funziona così: arretrando si arretra sempre più".
Nel seguito della lettera aperta, il rabbino Laras mette in primo piano la questione ebraica:
"Gli ebrei, ora come in passato, sarebbero causa dei mali del mondo. Se non ci fosse Israele, sostengono molti – musulmani e non –, vi sarebbe pace con l’Islam. È falso. È una 'verità apparente' trasformata in dogma. Fu la tentazione delle Chiese cristiane arabe con il panarabismo. I risultati? Fuggiti gli ebrei, purtroppo muoiono loro, tra silenzi e balbettii dei cristiani d’Occidente. Indeboliamo il cristianesimo e l’ebraismo europei e offriremo ai nostri comuni odiatori, tutt’altro che sprovveduti, nuovi strumenti di sopraffazione e d’odio. Ritengo inusitato e colpevolmente utopistico che alcuni invitino a fronteggiare questa violenza inaudita e dilagante senza il ricorso alla forza legittima e necessaria".
E conclude:
"L’alternativa è tra libertà e sottomissione (ai Fratelli Musulmani, Hamas, Isis, Al Qaeda, Iran, Hezbollah et similia). Tutti noi, con la viltà, otterremo solo sottomissione. Mai libertà. Circa gli autori dei massacri, i loro compagni e chi applaude loro, come si può pensare che l’Unico e Onnipotente, buono e giusto, tolleri o gradisca questa furia omicida e le sofferenze ingiuste e blasfeme inflitte alle Sue creature?".
Il testo integrale della lettera:
Tutta da leggere e da tenere pronta, per un dialogo cristiano-ebraico che non sia "sottomesso".
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