http://static.dagospia.com/img/patch/02-2016/alfano-renzi-by-benny-767717.png UNIONI CIVILI/CATTOLICI TRADITI DA RENZI E ALFANO: VINCE LA NOTA LOBBY |
Nel pomeriggio di giovedì 25 febbraio il Senato ha approvato con 173 sì, 71 no e 76 assenze il maxi-emendamento sulle unioni civili su cui il governo dei‘cattolici’ Renzi-Alfano aveva messo la fiducia. Il testo, una mostruosità giuridica, equipara nella sostanza le ‘unioni’ tra persone dello stesso sesso al matrimonio. Delirio sulle convivenze eterosessuali. Tradita dai ‘cattolici’ della maggioranza larga parte del popolo cattolico italiano, in particolare quella che ha testimoniato appassionatamente a San Giovanni e al Circo Massimo. Il testo passa ora alla Camera.
Nella prima parte del maxi-emendamento (commi 1-35) si intende regolare l’ ‘unione civile’ di due persone dello stesso sesso, nella seconda (i restanti commi fino al 69) ci si occupa invece delle “convivenze di fatto” (tra ambiguità, confusioni e discriminazioni, oltre che errori come al comma 65). Questa seconda parte contiene un altro attacco forsennato e irresponsabile alla famiglia tra uomo e donna fondata sul matrimonio, laddove ne svuota de facto quasi interamente la giusta superiorità legislativa. Siccome la legge crea cultura è facile immaginare che cosa potrebbe accadere: la quasi scomparsa del matrimonio tra uomo e donna come lo conosciamo.
Conseguenze del voto, pur ancora interlocutorio, ma simbolicamente di grande impatto?
Già dal 26 febbraio 2016 sono da porre in conto ulteriori, gravi difficoltà nel rendere una pubblica testimonianza in favore dell’unica famiglia, quella formata da un uomo e una donna e aperta alla procreazione. In ogni ambito della vita sociale e in particolare nella scuola diverrà sempre più arduo contrastare il dilagare dell’ideologia gender, dagli effetti paragonabili agli attentati del fondamentalismo islamico: se quest’ultimo ti toglie la vita, la prima ti priva dell’identità.Cresceranno emarginazione e dileggio (naturalmente anche in sede di servizio radiotelevisivo pubblico) per chi oserà ancora affermare che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà.
L’amarezza nel popolo dei Family Day - di cui il Comitato “Difendiamo i nostri figli” si è fatto portavoce con forza e convinzione anche in questi giorni -è profonda e tende ad assumere le forme (come constatiamo in queste ore) di una rabbia sacrosanta e di cui non sottovaluteremmo la portata. Una rabbia che in ogni caso avrà l’occasione di manifestarsi presto, nei prossimi mesi, in occasione delle elezioni amministrative e del referendum istituzionale in cui il ‘cattolico’ Matteo Renzi si è voluto mettere in gioco personalmente.
L’ amarezza e la rabbia del popolo dei Family Day sono originate sia dai contenuti irresponsabilmente sovversivi dell’antropologia giudaico-cristiana di un testo che il presidente del Consiglio rivendica come un suo grande successo (“un fatto storico per l’Italia”, “una giornata che resterà nella storia di questo Paese”) che dai modi utilizzati per raggiungere l’obiettivo: violazioni gravi e ripetute di articoli della Costituzione e del Regolamento del Senato, tentativi riusciti di strangolare il dibattito in Commissione e in Aula, soffocamento della libertà di coscienza dei parlamentari, ripetute menzogne su un presunto ‘distacco’ governativo dall’oggetto in esame… un quadro di palese indecenza dal punto di vista della democrazia parlamentare. Che Renzi proclami a mo’ dei compari Obama e Marino (due tra i peggiori esponenti della ‘società liquida’): “Ha vinto la speranza contro la paura. Ha vinto l’amore” non cambia una virgola del giudizio negativo sulla strategia antidemocratica, improntata a un autoritarismo d’altri tempi, di cui si è reso protagonista su un argomento che, tra l’altro, non ha mai fatto parte del programma di governo.
Ancora di più, se possibile, amarezza e rabbia del popolo dei Family Day si rivolgono, oltre che contro il presidente del Consiglio, a quei partiti, ministri e senatori che dicono di ispirarsi ai valori cristiani e che, se solo avessero voluto, avrebbero potuto affossare il ddl Cirinnà nei suoi vari travestimenti. E’ convinzione diffusa che tali partiti e politici abbiano tradito il magistero sulla famiglia della Chiesa cattolica, cui dicono di appartenere. Non è una sorpresa, purtroppo. Sotto il governo Renzi-Alfano il Parlamento fin qui ha votato già una serie sciagurata di leggi e leggine ‘liquide’, picconando in particolare e continuamente in maniera irresponsabile la stabilità dell’istituto grazie al quale il Paese riesce a tirare avanti anche in tempi economicamente e socialmente calamitosi come i nostri: la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla procreazione dei figli. Il grave è che, a partire dallo stesso presidente del Consiglio nonché segretario del Pd (partito di maggioranza), diversi sono i membri dell’esecutivo (in prima fila Maria Elena Boschi) che rivendicano spavaldamente il loro ‘cattolicesimo’ in realtà perlomeno curioso.
Amarezza e rabbia si rivolgono contro il ministro dell’Interno, cui fa capo una trentina di senatori che pure loro si dichiarano prevalentemente e pubblicamente ‘cattolici’. Diversi tra l’altro hanno anche aderito a quei Family Day il cui primo slogan era “Contro la Cirinnà senza se e senza ma”. Salvo poche eccezioni (in quattro hanno lasciato l’Aula al momento del voto) i tanti parlamentari ‘cattolici’ (tra gli altri Pierferdinando Casini) hanno invece poi approvato con voto nominale e palese il maxi-emendamento Renzi-Alfano, de factocome si è detto un passo decisivo per il riconoscimento dei “matrimoni gay”. Si sono venduti la ‘coscienza ben formata’ per un gruzzolo di poltrone, accusa non senza ragione il gran popolo dei Family Day: e la loro credibilità ‘cattolica’ è ormai ridotta a zero. Alfano rivendica anche lui un grande successo: oggettivamente dove stia nessun lo sa, dato che anche il maxi-emendamento votato (un monstrum giuridico) al comma 20 del suo unico articolo equipara le ‘unioni’ tra persone dello stesso sesso al matrimonio, perdipiù non escludendo per niente quell’adozione che, stralciato l’articolo 5 del disegno di legge Cirinnà, è così rientrata dalla finestra del testo governativo.
Sono pochi i senatori di cui il popolo cattolico ha potuto apprezzare la coerenza, la tenacia, la passione e il coraggio nella lotta per contrastare il ddl Cirinnà nei suoi vari travestimenti, una vera e rivoluzione antropologica foriera di enormi guasti sociali. Tra i più attivi l’ex-radicale Gaetano Quagliariello, Carlo Amedeo Giovanardi, il valdese Lucio Malan, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi, l’intero gruppo leghista guidato da Gian Marco Centinaio (proprio di quella Lega che l’ “Avvenire”, organo della Cei, non smette di attaccare astiosamente).
Amarezza e rabbia si indirizzano non certo per sfizio anche contro un altro bersaglio: il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Nunzio Galantino. Che, come è noto (qui l’abbiamo documentato in tante occasioni), è un esponente di punta– stizzoso e vendicativo - di quella ‘Chiesa in uscita’ che al confronto aperto e anche duro (condito di grandi testimonianze appassionate di piazza) preferisce – in particolare sui temi della famiglia e della vita – un dialogo imprecisato e a oltranza con il potere che si sviluppa tra corridoi e incontri conviviali. Generalmente gli interlocutori di Galantino lo lodano pubblicamente – dicono - per il suo “spirito aperto”. In verità apprezzano soprattutto la sua disponibilità dichiarata a non fare barricate in materia: insomma fa tutt’uno con la bandiera bianca che porta sempre con sé, al di là dei proclami di cui inonda le sue propaggini mediatiche. Nel caso del ddl Cirinnà l’incisività della strategia inciuciatoria di Galantino si è dimostrata pari a zero: ma in realtà a lui interessa soprattutto salvaguardare i meccanismi dell’8 per mille. Guarda caso proprio quell’8 per mille che i tanti amareggiati e arrabbiati del popolo dei Family Day (dalle trame di Galantino così conculcato) minacciano ora di negare, a causa dei suoi comportamenti inaccettabili e divisivi, all’intera Chiesa cattolica italiana.
P.S. L' 'Avvenire' di venerdì 26 febbraio 2016 'apre' naturalmente con le 'unioni civili', l'argomento di gran lunga più importante dell'attualità italiana. Ma c'è una stranezza molto evidente: curiosamente l'editoriale è dedicato alla lotta alla corruzione, a firma del magistrato Giuseppe Anzani. Il direttore Marco Tarquinio invece commenta a pagina 2 una lettera che denuncia un caso di negazione di diritti sociali. Il giorno precedente, giovedì 25 febbraio, in prima pagina, lo stesso direttore aveva un suo commento dedicato alle MODALITA' ma non ai CONTENUTI del maxi-emendamento governativo. Un commento del resto infarcito di "meglio sarebbe stato se..." e ben lontano dagli anatemi scagliati in più occasioni e su altri temi divisivi contro altre forze politiche (quelle, per intenderci che sono state tra le più coerenti nel contrastare il ddl Cirinnà).
UNIONI CIVILI/CATTOLICI TRADITI DA RENZI E ALFANO: VINCE LA NOTA LOBBY – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 26 febbraio 2016
http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/569-unioni-civili-cattolici-traditi-da-renzi-e-alfano-vince-la-nota-lobby.html
La redazione
http://www.uccronline.it/2016/02/26/unioni-civili-matteo-renzi-umilia-se-stesso-le-coppie-lgbt-e-il-popolo-della-famiglia/
Le potenze anticristiche premieranno ora l'Italia?
Il diavolo non è mai sazio, recita un vecchio detto popolare.
Ieri 25 febbraio 2016 "Porta Pia" è crollata un'altra volta e la battaglia per la famiglia – che eroicamente combatteva già san Tommaso Moro (1478–1535) – continua: come prima e più di prima.
Se oggi i cattolici "se-dicenti" sono scesi a compromessi con il potere mondialista è perché sanno di poterlo fare: c’è un popolo cattolico disorientato e troppo spesso guidato da pastori confusi o timorosi, che dimenticano di combattere contro i lupi che assaltano gli agnelli affidati alle loro cure.
Qualche volta è lo stesso lupo a travestirsi da pecora...
Aspettiamoci dell'altro...
Il popolo del Family day, di piazza San Giovanni e di Circo Massimo, è stato manipolato e tradito.
Resistendo alle risate di scherno diffuse dalle TV ai giornali d'opinione, migliaia di cittadini cattolici sono scesi da ogni dove in piazza A PROPRIE SPESE, per dire NO alle unioni gay e oggi si sentono dire che queste vanno benissimo anche alla Chiesa, purchè non ci sia la stepchild adotion!
Coloro che pensano di aver vinto sanno che riceveranno un premio, come accade di sovente con i cagnolini obbedienti,dai poteri anticristici mondiali.
Sicuramente avverrà così, ma solo per i prossimi giorni...
Anche la Spagna ricevette l'osso in premio per il distacco dalla legge naturale e cristiana della famiglia.
Ma poi ?
Cosa riserverà il futuro per la nostra amata Patria?
Senza natalità, senza aiuti per le famiglie numerose, senza lavoro per i giovani e senza un futuro sereno per tutti!
Ora in moltissimi scrivono e dicono : ci ricorderemo, in tempo di elezioni, di coloro che hanno fatto passare il decreto anti-famiglia naturale.
Ma siamo sicuri che poi, in tempo elettorale, fra i bombardamenti mediatici e le promesse dei parolai della politica il popolo del Family day si "ricorderà" davvero di coloro che hanno finito a distruggere la famiglia naturale?
Ci credo poco...
Confidiamo invece tanto nella crescente autogestione dei cattolici, quelli che AUTONOMAMENTE senza soldi in tasca sono andati a Circo Massimo e che ora sentendosi traditi anche dai silenti pastori si chiudono come ricci attuando una resistenza basata, in tempore persecutionis, nella conservazione integrale del depositum fidei senza ascoltare le sirene moderniste travestite da falsi pastori del gregge.
Mi spiace scriverlo ma l'ho detto anche ad un Sacerdote che stava constatando che in alcuni paesi i fedeli fanno finta di ascoltare le "indicazioni pastorali" ( quasi sempre di natura ideologicamente progressista) per chiudersi a riccio nei precetti tradizionali dei loro padri.
Ci sarebbe da approfondire questo tipo di atteggiamento di per se' pericolosissimo ma in questo stato di necessità comprensibile.
Bene scrisse, inascoltato, il grande Augusto Del Noce che vide e soffrì per la prima parte della crisi della Chiesa Cattolica:
«La prima condizione perché l’eclissi abbia termine e il cattolicesimo esca dalla sua crisi è che la Chiesa riprenda la sua funzione: che non è di adeguarsi al mondo, ma, al contrario, di contestarlo».
«Il Cristo non ci ha detto di sposare il mondo, bensì di battezzarlo»
Difatti il Divin Salvatore ha insegnato : «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Unioni civili. Matteo Renzi umilia se stesso, le coppie Lgbt e il popolo della famiglia
Poche
ore dopo la votazione in Senato del maxi-emendamento sulle unioni
civili, su cui il Governo aveva posto la fiducia (primo caso nella
storia italiana in cui viene chiesta su temi di coscienza), il premier Matteo Renzi è corso ad esultare su Facebook: «La giornata di oggi resterà nella storia del nostro Paese».
Per lui avrebbe vinto l’amore, la speranza, la libertà e tutti i
retorici slogan che il ducetto di Rignano ha copiato da Barack Obama.
Eppure, qualcuno dovrà pur fargli notare che in realtà è stato sonoramente sconfitto dal popolo del Family Day, quello che fatto smantellare il disegno di legge originale. Solo qualche settimana fa, infatti, i leader del Partito Democratico facevano la voce grossa: «Nessuno stralcio sulle adozioni», assicurava Matteo Orfini, presidente del Pd. «Passerà anche la stepchild», prometteva Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato. «Le adozioni restano, noi non cambiamo rotta», giurava Debora Serracchiani, vicepresidente del Pd. Monica Cirinnà invece scriveva dieci giorni fa: «il
Governo non può mettere la fiducia. Quello sulle Unioni Civili è un
disegno di legge parlamentare, fatto lavorando insieme e contando sui
voti di forze di opposizione. Sui disegni di legge, non essendo prodotti
dal governo in carica (ma dal parlamento appunto), non può essere
chiesto un voto di fiducia delle forze che sostengono il governo stesso». Ed invece hanno dovuto
smantellare il ddl Cirinnà e chiedere la fiducia evitando i voti
segreti e il dibattito parlamentare, consapevoli che avrebbero
probabilmente perso. Per questo sono i primi ad essere stati sconfitti, poco importa che la fiducia sia stata votata (oltretutto cambiando in corsa la maggioranza!).
Lo dimostra anche il sentimento di sconfitta che provano le principali associazioni Lgbt, talmente in lutto che hanno organizzato una manifestazione il 5 marzo contro il governo Renzi. Perché il maxi-emendamento «ci disgusta e offende», scrive ad esempio la fondatrice delle Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa. Parla di «rabbia e amarezza», perché «questa legge è una sberla in faccia, che ci trasforma in caricature viventi. E chi voterà la fiducia stasera o domani avrà tradito l’insieme delle persone omosessuali e transessuali». Il ddl Cirinnà, continua, «scrive
la discriminazione e i pregiudizi nella legge, li scolpisce nella
pietra ed è uno schiaffo pesante inflitto a tutte e tutti noi». Come darle torto? Renzi, coadiuvato da Scalfarotto e Lo Giudice, ha cancellato il vincolo di fedeltà per le coppie omosessuali. Così, scrivono le Famiglie Arcobaleno, «il pregiudizio viene scolpito nella pietra: i gay e le lesbiche sono promiscui
– dunque poche seri, inaffidabili, traditori, non hanno nessun obbligo
morale a rispettare il compagno o la compagna, non gli si chiede nemmeno
di provarci, o di impegnarsi a non farlo! Un gesto di una gravità
inaudita». Evidentemente, si legge anche sul Corriere, «lo stile di vita di una coppia gay è sempre e comunque
nel segno della trasgressione e del tradimento continuo. A quanto pare
la fedeltà non è possibile immaginarla tra coniugi che non siano un uomo
e una donna regolarmente uniti in matrimonio».
Per non parlare della possibilità di divorziare in pochi giorni, «una
battaglia di 30 anni per ottenere una legge che ci permette di unirci
per divorziare in 3 mesi. Non capite tutti quanti che viene scritto
ancora una volta nella legge, nella pietra, che noi omosessuali siamo incapaci di prenderci impegni seri, definitivi, importanti?», riflette La Delfa. «Questa legge pagliacciata, non la vogliamo». Per tutta la giornata di ieri, infatti, le associazioni Lgbt hanno manifestato con rabbia sotto al Senato, chiedendo di non votare la fiducia, arrivando anche a bloccare il traffico. Monica Cirinnà esulta per la “storica giornata dei diritti” ma le associazioni gay rispondono scrivendo che si tratta di una «brutta pagina nella storia dei diritti civili nel nostro Paese».
Sia ben chiaro: meglio una legge del genere che il vecchio ddl Cirinnà, dove l’equiparazione al matrimonio era totale e plateale, contenente oltretutto la stepchild adoption. Il popolo del Family Day è riuscito a difendere i bambini e far stralciare una pratica che apriva indirettamente all’utero in affitto, come confermato anche dall’ex presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo: «Diciamocelo
chiaramente: con la “stepchild adoption” si concede il diritto a un
padre naturale di estendere la genitorialità a chi desidera lui. Non vedo proprio la tutela
di un diritto del bambino. Ci potrà poi essere qualche caso limite. Ma
non si legifera mai per i casi limite, quanto per i casi ordinari. E
qui, di ordinario, vedo piuttosto l’aspirazione di qualcuno a utilizzare
la maternità surrogata nascondendosi dietro il presunto interesse del bambino».
Tuttavia il disegno di legge votato rimane una autentica porcata anche per i difensori della famiglia, «una
procedura parlamentare antidemocratica, azzeramento del dibattito in
Senato, sostituzione con un maxiemendamento, addirittura voto di
fiducia, mai chiesto nella storia repubblicana su normative che
interrogano profonde questioni di coscienza», scrive Mario Adinolfi. «Chiedo
rispettosamente a Sergio Mattarella come possa non ravvisare estremi di
incostituzionalità plateali in una normativa che assegna il diritto
alla reversibilità della pensione, alla successione testamentaria,
all’utilizzo del cognome del partner solo a 7.500 coppie omosessuali
attualmente conviventi con 529 minori e non alle
novecentomila coppie di fatto eterosessuali con settecentomila bambini
che sono totalmente escluse da questi pletorici “nuovi diritti”».
Su Twitter c’è comunque qualcuno che esulta, ma non si accorge che il maxi-emendamento ha amplificato ancora di più
la differenza tra coppie gay e famiglie naturali. Dicono che è il
“primo passo”. Ma è anche l’ultimo e l’unico possibile poiché, come ha spiegato pochi giorni fa l’ex presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, «la
parificazione della coppia omosessuale al matrimonio non è consentita
dall’art. 29 della Costituzione, secondo l’interpretazione che ne dà la
Consulta nella sentenza del 2010. Perché vi è una differenza naturale
tra la coppia di persone di sesso diverso e quella di persone dello
stesso sesso che non può consentire di evocare il principio di
eguaglianza». Se per la Costituzione la famiglia è la “società naturale fondata sul matrimonio”, allora l’unica famiglia possibile è quella tra uomo e donna uniti in matrimonio. Una realtà che è naturalmente e costituzionalmente differente e diseguale dall’unione di due persone dello stesso sesso, che non potrà mai essere intesa come “matrimonio”, e quindi come “famiglia”.
Una legge, quella sulle unioni civili, che umilia tutti. Innanzitutto Matteo Renzi, Alfano e tutto il governo di maggioranza, perché per poterla approvare hanno dovuto
cambiare in corsa la maggioranza (senza riferire al Quirinale), saltare
la commissione e presentarla direttamente in aula, impedire il
dibattito parlamentare e far votare tramite fiducia, modificando
oltretutto radicalmente la struttura iniziale e originale. Umilia le associazioni e le coppie omosessuali,
ufficializzando la loro natura essenzialmente promiscua e sminuendo la
serietà dei loro rapporti, tanto che si potranno sciogliere in soli 3
mesi. Umilia le coppie eterosessuali non sposate, private dei privilegi concessi a quelle omosessuali ed, infine, umilia il popolo della famiglia
che era certamente disposto a perdere -riconoscendo di difendere valori
indigesti per il libertino uomo moderno-, ma voleva farlo
democraticamente, all’interno di un dibattito parlamentare, di una
votazione reale e concreta. Ancor meglio un referendum.
Post Scriptum
L’unica goccia positiva è che, per lo meno, ci siamo liberati della filosofa Lgbt Michela Marzano. «Resterò coerente con quanto ho sempre detto», ha affermato. «Nel momento in cui si dovesse approvare una legge senza la stepchild adoption, tirerò le conseguenze e molto probabilmente lascerò il Partito Democratico». E’ ora quindi per la Marzano di fare le valige, oppure la poltrona vale di più della parola data (vedi Cirinnà)?
L’unica goccia positiva è che, per lo meno, ci siamo liberati della filosofa Lgbt Michela Marzano. «Resterò coerente con quanto ho sempre detto», ha affermato. «Nel momento in cui si dovesse approvare una legge senza la stepchild adoption, tirerò le conseguenze e molto probabilmente lascerò il Partito Democratico». E’ ora quindi per la Marzano di fare le valige, oppure la poltrona vale di più della parola data (vedi Cirinnà)?
Qui sotto quando Renzi diceva: “sul Cirinnà non chiederemo la fiducia”
http://www.uccronline.it/2016/02/26/unioni-civili-matteo-renzi-umilia-se-stesso-le-coppie-lgbt-e-il-popolo-della-famiglia/
Domanda fondamentale:
RispondiEliminahttp://www.pepeonline.it/index.php/component/k2/item/224-democrazia-sospesa-per-la-cirinna-perche
Marisa