Circa le ridicole bugie dei farisei contro la Risurrezione di Cristo
[Brano tratto da un libro del 1837 intitolato
"Spiegazione pastorale ordinata degli Evangelj", scritto da Don
Francesco Molena].
Voi già sapete, o cristiani, che la notte della domenica
in cui risuscitò Gesù Cristo, un angelo discese dal cielo e, suscitato un
grande terremoto e rovesciata la pietra del sepolcro, vi si assise al di sopra
con un aspetto fulminante; sicché le guardie poste dai Giudei al sepolcro,
atterrite a quella vista, restarono tutte come morte. Voi sapete parimenti che
il sepolcro fu poi visitato e rivisitato dalle sante donne e dai discepoli. […]
Dove intanto si trovassero le guardie, l’Evangelio non lo dice. Esso dice
solamente che, partite le donne dal sepolcro, Quae cum abiisent, alcuni soldati
della guardia andarono in città a riferire ai sommi sacerdoti tutto
quello che era avvenuto […] vale a dire riferirono loro non solamente che il
terremoto e l’aspetto minaccioso e terribile dell’angelo li aveva fatti dallo
spavento tramortire, ma inoltre che, rovesciata dall’angelo la pietra del
sepolcro, il corpo di Gesù Cristo non vi si trovava più. […] Ora i sacerdoti,
assicurati così dalle guardie che il corpo di Gesù Cristo tra mezzo a inauditi
prodigi era da sé sparito dal sepolcro, che dovevano essi pensare? Che dovevano
fare? Essi dovevano pensare che Gesù Cristo era veramente risuscitato, come
aveva promesso […]. Allora fu che i capi de’ Giudei ebbero ben a pentirsi
d’aver posta al sepolcro quella guardia di cui tanto dapprima si gloriavano. O
consigli degli uomini, quanto siete voi ciechi contro i consigli di Dio! Senza
quella guardia, sarebbe stato facile ai capi de’ Giudei il dire che i discepoli
avevano rubato il corpo di Gesù Cristo: ma con quella guardia era loro ben
difficile il dirlo e più difficile ancora il provarlo.
Difatti che cosa far credere al popolo di quella guardia?
Forse che i soldati fossero stati forzati dai discepoli? Ciò li avrebbe
disonorati nel punto per loro delicato della bravura; ed essi lo avrebbero
costantemente negato. Forse ch’essi, quando fu rubato il corpo di Gesù Cristo,
si trovassero tutti addormentati? Ciò era cosa evidentemente ridicola a dire,
ma pur più facile a farla dai soldati attestare. Per qual mezzo adunque
ottenere da loro la testimonianza? Per mezzo del danaro. Guai, cristiani,
infelice danaro! Quanti delitti ha esso mai cagionati nel mondo! Guai a chi lo
dà per render gli altri complici del proprio peccato; e guai a chi lo riceve
per rendersi complice del peccato altrui! […]
L’avarizia era una delle passioni favorite dei capi de’
Giudei; […] Chiamati pertanto i soldati, i capi de’Giudei diedero loro una
grossa somma di danaro, pecuniam copiosam dederunt militibus; ma col patto che
andassero dicendo che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo mentre
essi dormivano, vobis dormientibus.
Ma qui restava ancora un’altra difficoltà. Un soldato di
guardia che si fosse lasciato prendere dal sonno era reo di morte. Quei soldati
adunque, col dire che si erano tutti addormentati, si esponevano a pericolo
d’esser tutti dal Governatore puniti di morte. Ma in tal caso i capi de’ Giudei
presero sopra di loro stessi tutto questo affare: essi avrebbero acquietato il
Governatore e messi i soldati al coperto d’ogni pena […]. Quanti delitti, o
cristiani, e quanti deliri insieme in tutto questo procedere dei capi de’
Giudei! Si conosce la verità e si vuol farla passare per un’impostura;
s’inventa un’impostura e si vuol farla passare per una verità; si fa attestare
da guardie corrotte a prezzo d’oro ciò che non possono aver veduto, si fa dire
a queste guardie ciò che le fa ree di morte e se ne promette loro l’impunità;
insomma, purché l’odio contro di Gesù Cristo resti soddisfatto, si fanno
passare per ragionevoli e giuste le assurdità più ridicole, insieme e le più
esecrabili empietà. Tanto è vero, o cristiani, che le passioni talvolta
arrivano a soffocare negli uomini ogni principio di retta coscienza e insieme
di sana ragione.
Preso allora il danaro, i soldati andarono francamente
spacciando la favola ch’era loro stata suggerita, sicut fuerant edocti: e
questa favola si divulgò tra i Giudei e vi fu lungamente creduta: Et divulgatum
est verbum istud apud Judaeos usque in hodiernum diem.
Insensati Giudei! Stupida credulità! I soldati, posti con
tanta gelosia alla guardia del sepolcro, si sono addormentati tutti; e allo
strepito inevitabile fatto per rovesciarne la pietra non se ne risvegliò
neppure un solo; e i discepoli furono quelli che, rovesciata la pietra, hanno
rubato il corpo di Gesù Cristo; e i testimoni irrefragabili ne sono i soldati,
che tutti allora dormivano; e i soldati stessi sono quelli che pubblicano
questo loro fallo degno di morte e fanno sapere a tutti che i discepoli hanno
rubato quel corpo perché essi dormivano; e questi soldati non si accusano, non
son fatti punire, anzi vengono assicurati dell’impunità, premiati, pagati
profusamente; e i discepoli stessi, che per rubare il corpo di Gesù Cristo
hanno infranti i sigilli pubblici e rubando quel corpo hanno cagionato un
errore peggior del primo, un errore che rovescia sino dai fondamenti tutta la
religione giudaica, questi discepoli si lasciano tranquilli nella città santa,
in Gerusalemme, sotto gli occhi del Governatore insieme e dei sommi sacerdoti,
senza perquisizioni, senza minacce, senza supplizj: ah! veramente mentita est
iniquitas sibi, ps. XXV I, 12; si, cristiani, l’iniquità si smentisce da sé
medesima, e la verità da tutte le parti si manifesta. […]
Divino Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo
risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti
perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia così di noi che crediamo e
crediamo di tutto cuore la verità della vostra risurrezione. Deh! anzi questa
fede, animata in noi dalle opere della santa carità e vincitrice per
conseguenza di tutte le nostre passioni, che ce la potrebbero far perdere,
questa fede ci tenga tutti a nostra santificazione e salute uniti
inseparabilmente a voi, per viver tutti con voi la vita della vostra grazia
sulla terra e la vita della vostra gloria nel cielo; vita che, al pari della
vita vostra dopo risorto, sarà per tutti i secoli dei secoli immortale. http://cordialiter.blogspot.it/2016/03/circa-le-ridicole-bugie-dei-farisei.html
La Risurrezione di Cristo e..
a) Gli Eterodossi
Logicamente, sin dal primo momento, i tiri degli avversari sono stati diretti contro la risurrezione del Signore. La mattina dello stesso giorno, i capi dei Giudei cercarono di togliere valore alla prova del
sepolcro vuoto e, d'allora in poi, la storia si è ripetuta, di modo che sarebbe molto istruttivo riprodurre tutte le negazioni,per vedere come siano state ripetute le stesse assurdità attraverso la storia, e come gli eterodossi si siano burlati gli uni degli altri. Citeremo alcuni esempi tra i più significativi e cercheremo di far risaltare il ridicolo dell'ipotesi avversaria soltanto col presentarla lealmente.
1. Morte apparente
A prescindere da quegli avversari blasfemi, che attribuirono tutto a frode degli Apostoli, cominciamo con l'opinione di Paulus (sec.XVIII) oggi quasi dimenticata.
Gesù, che aveva subìto un collasso, si rianimò per il tepore e gli aromi del sepolcro. Uscito fuori, trovò la veste di un ortolano, e, poiché fu riconosciuto da Maria, non le permise di abbracciarlo, perché gli dolevano ancora le ferite. Gesù stesso si meravigliò di non esser morto, nondum ascendi ad Patrem meum (!). Si diresse anzitutto al Getsemani o a Betania (non sembravano luoghi molto adatti per nascondersi, per essere questi troppo noti), e di lì ad Emmaus, dove i discepoli non lo riconobbero perché aveva il viso sfigurato. Avendo conosciuto da questi lo stato d'animo dei suoi, andò a Gerusalemme per visitarli. Infine, dopo tanto viaggiare (un crocifisso!), cerca di curarsi, ragion per cui i discepoli lo videro poche volte, benché inutilmente, e dopo qualche tempo muore consunto dalla febbre (Das Leben Jesu, 2 volI.,Heidelberg 1828).
Diamo la parola a Strauss: «Che pensare di questo Messia, mezzo morto, che esce penosamente dal sepolcro, che trascina con difficoltà un corpo infermo e ha bisogno degli aiuti della medicina? .. Potranno crederlo i suoi vincitore della morte e del sepolcro? Potrà il suo ricordo spingerli all'opera futura?" (Das Leben lesa fiir das Deutsche Volk bearbeitet, Lipsia 1874, 3 ed., p. 298).
2. Visioni
Siamo giunti al medesimo Strauss. Obbligato a riconoscere che la fede in Cristo risuscitato era il sostegno della prima generazione cristiana, non vede del tutto applicabile la teoria del « mito", che in uno spazio così breve di tempo non ha avuto tempo di formarsi e, per uscire dal ginepraio delle difficoltà, lancia l'ipotesi che, in varie forme, ha durato sino ai nostri giorni, delle visioni soggettive, a cui non corrisponderebbe nessun elemento oggettivo.
Affinché l'esposizione sia più completa, diamo la parola a Renan (cf.Les Ap6tres, c. 1, Paris 1866): « Il sabato, l'amore degli amici aveva compiuto il miracolo di credere a Cristo vivo (p. 2), e la mattina, la forte immaginazione di Maria di Magdala costituì, in queste circostanze, una parte importantissima, Potere divino dell'amore! Momenti sacri in cui la -passione di un'allucinata dà al mondo un Dio risuscitato! Ha creduto di vedere Gesù nell'orto e poi ha convinto gli Apostoli (p. 13).
Le altre donne videro un uomo vestito di bianco e si immaginarono un angelo; i discepoli di Emmaus, stupiti per l'incontro con un pellegrino che spezzava il pane nello stesso modo del Maestro, non si accorsero che aveva continuato la sua strada e, vedendosi soli, immaginarono una nuova apparizione" (p. 19).
Sono forse necessari dei commenti? Affidiamo la risposta ad Origene che rispondeva a Celso (nihil novi sub sole!).Celso afferma che alcuni sognano essendo svegli e che, ingannati dalla loro immaginazione,vedono ciò che desiderano vedere. Ciò che non è assurdo, se si riferisce a persone addormentate, è del tutto inverosimile per le persone sveglie, a meno che non si tratti di un pazzo
Però, benchè Celso equipari le visioni di Gesù a questi sogni... nessuna persona seria che studi questo argomento si rifiuterà di riconoscere che si tratta di una cosa molto singolare" (Contra Celsum, 1 2, n. 60-6.2)
La logica andrà stringendo sempre più gli avversari, e la semplice allucinazione di Renan cederà il passo alle visioni mistiche e alla credenza nella vita ultraterrena di Gesù, senza che in nessun caso
voglia indicare una vera nuova vita fisica. Però, senza dubbio, c'è un fatto che farà disperare il razionalista e l'obbligherà a logorare inutilmente il suo ingegno. Gli Evangelisti e S. Paolo, per quanto si cerchi di piegarli alle proprie tesi, parlano di una risurrezione con carne e ossa palpabili, modello della nostra futura risurrezione. Non si tratta di presenza mistica, ma proprio di qualità fisiche.
3. La negazione dell'autenticità del Vangelo
Per compiere questo bisogna fare un altro passo: negare l'autenticità dei brani evangelici nei quali si parla di Risurrezione.
«Lo storico non è in condizioni di trattare il miracolo come un fatto reale, ,diceva Harnack (cf. Dogmengeschichte, t. 1, p. 59). Stando così le cose, e per eliminare la difficoltà di dover spiegare la fede dei primi anni dell'era cristiana, è meglio negarla del tutto. "La risurrezione è una credenza cristiana, non un fatto della storia evangelica". E anche se fosse un fatto attestato dai Vangeli, «saremmo obbligati riconoscere che non ha la garanzia di testi sufficientemente sicuri, concordi e chiari" (Loisy, Les Evangiles synoptiques, volI. 2, Ceffonds 1907-1908).
E siccome per ogni cosa si trovano delle prove, in quest'occasione le contraddizioni dei vangeli saranno una miniera abbondante per di mostrare che i testimoni non sono d'accordo, e quindi sono falsi, e che, perciò, nei primi tempi non si credette nella risurrezione.
Le contraddizioni sono ,evidenti. Un vangelo dice che le donne andarono al sepolcro allo spuntare del giorno (Mt), o di notte (Gv), un altro che era già spuntato il sole (Mr); alcuni evangelisti parlano di due angeli, altri di uno solo. Non san forse, queste, delle contraddizioni evidenti, che rendono inutile un racconto?
D'altra parte, S. Luca riferisce soltanto le apparizioni nella Giudea ma, in cambio, S. Marco e S. Matteo non ci raccontano se non quelle della Galilea.
Certo, nei vangeli di questi due ultimi, si leggono pure le apparizioni avvenute in Gerusalemme, però questo non è un impedimento importante, perchè, negando l'autenticità dei passi che le raccontano, potremmo contare su due evangelisti, che conoscono soltanto i miracoli compiuti in Galilea.
45. Che cosa vuoI dire ciò? Una cosa molto semplice: che, all'inizio,si alimentò a poco a poco in Galilea la illusione - non dimentichiamo del tutto la teoria precedente - di un Gesù vincitore della morte, che abitava in cielo, e, più tardi, apparve la leggenda non di un Cristo vivo col Padre, ma di un sepolcro vuoto e di un Cristo che fu visto risuscitato in Gerusalemme, e abitò in terra durante quaranta giorni
Per questo sistema di negare il Vangelo di fronte a qualche contraddizione che, a conti fatti, finisce con l'essere soltanto apparente,il razionalista Lessing chiede per gli Evangelisti lo stesso trattamento usato con Tito Livio, con Polibio, con Tacito e con gli altri storici.
Quando essi descrivono una città o un fatto, si contraddicono fra di loro, e, tuttavia, nessuno nega la esistenza della città o del fatto storico (cf. Buysse, L'Eglise de Jésus devant la raison et le coeur de l'homme,Desc1ée, Lille-Bruges 1925, t. 2, c. 4, 3. B, oppure Fillion L. C., Vita di
N. S. Gesù Cristo, Marietti, Torino 1934, voI. 3., app. 11, 4, nota 20).
Secondo la buona 'critica, quando vari autori coincidono nelle linee generali di un fatto, la contraddizione nei particolari di minore importanza è una prova che non si sono messi d'accordo per mentire, perché quelle differenze non solo sono spiegabili, ma persino sono richieste dalla psicologia, che dimostra sino alla sazietà come ogni osservatore suole badare ad una parte dei fatti, trascurando alcuni aspetti, mentre tutti coincidono solo negli elementi essenziali.
46. Perchè, dunque, dare a Matteo, Marco, Luca e Giovanni un trattamento evidentemente contrario a quello che la critica storica esige dagli altri autori? Perchè portarsi la mano ai capelli, vedendo che,
nell'ora imprecisa del giorno, in cui le tenebre, l'alba e il sole si succedono con una certa rapidità, quando quattro autori descrivono fatti che durarono parecchie ore, ognuno di essi colloca questi fatti in un tempo determinato, secondo che bada all'inizio o alla fine dell'azione?
Quale inconveniente c'è nel fatto che le doune siano uscite prima dello spuntar del giorno e, mentre si trattenevano in chissà quali argomenti,Maria di Magdala sia andata al sepolcro al buio e le altre, invece, siano giunte allo spuntar del sole? Per suonare le campane a gloria è sufficiente aver trovato un punto di appoggio abbastanza forte così da abbattere l'edificio indistruttibile della testimonianza di alcuni uomini, che si lasciarono ammazzare per essa?
Quanto poi alla doppia serie di descrizioni delle apparizioni in Galilea e a Gerusalemme, chi non vede il procedimento antiscientifico,dato che incomincia ad eliminare da ogni vangelo tutto ciò che disturba,per poter lasciare le due serie di narrazioni scheletriche e senza particolari? E da che cosa deducono che la tradizione più antica è quella della Galilea, quando invece la prima testimonianza che possediamo è quella di S. Paolo, il quale si riferisce soprattutto alla serie di apparizioni in Gerusalemme? E come separare da S. Paolo il vangelo del suo discepolo Luca, che precisamente è uno degli autori che parlano delle apparizioni in Galilea?
47. - 4. Il furto
Non devono rimanere molto soddisfatti i razionalisti con le loro spiegazioni, quando, in questo secolo, dopo più di cento anni di disprezzo verso Paulus, ne riproducono le teorie naturaIistiche e tornano a parlare di morte apparente (cf. Tromp, De revelatione) o del furto del corpo del Signore, compiuto da Giuseppe d'Arimatea per sbarazzarsi del cadavere o, ciò che è più ridicolo, dagli stessi sacerdoti, i quali, poi, stanno zitti (Réville, Jésus de Nazareth, Paris 1906, 2 ed.,2 volI.; Le Roy, Dogme et critique, BIoud, Paris 1907).
48. - 5. Negazione totale
Alla fine, il razionalismo produce il suo frutto naturale. Se la vita miracolosa di Cristo è falsa, perché dovrebbe esser vera la sua vita naturale? Siccome la storia ci dimostra che verso l'anno 50 i Vangeli
erano già scritti e in un tempo così breve è impossibile supporre che si sia inventata una leggenda tanto colossale, c'è forse una soluzione più facile -di quella di negare l'esistenza personale del Cristo? Così, la leggenda si può essere formata lungo i secoli, perché Paolo e gli Evangelisti la plasmassero e le dessero una forma definitiva!
Altre religioni celebravano dei misteri in cui si piangeva la morte del sole e della natura all'inizio dell'inverno, e la loro risurrezione al principio della primavera. A questo fine non c'è che da amalgamare queste nebulose mitologie con le idee messianiche del giudaismo, e incaricare Paolo di darci un Cristo risuscitato!
Se è vero che il carattere di Paolo e dei primi Giudeo-cristiani aborriva tutto ciò che era leggenda pagana, e, lungi dal mescolarsi,vivevano completamente isolati dai culti e misteri stranieri; se è vero
che la storia ci dimostra chiaramente l'esistenza di un uomo, chiamato Gesù, e di alcuni discepoli che vissero con lui, e predicarono la risurrezione sino a morire, per aver creduto in essa, non importa: peggio per la Storia! I seguaci della scuola comparativistica, di cui è esponente il medico francese P. L. Couchoud (Le mystère de J ésus, Paris 1924),agiscono come un francese che negasse l'esistenza di Bismarck, perché recò danno alla Francia.
Assurdità così enormi non sembra che abbiano avuto una vita molto felice. Nate nel secondo decennio di questo secolo, sono già in piena agonia.
Di fronte a tutti questi errori, la nostra fede ci assicura che Cristo è veramente risuscitato.
Tratto da "La parola di Cristo" vol IV. p.32-36
Edizioni Paoline Alba
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Nella festa di ieri ripensavo allo sciagurato articolo di Ravasi "Non e' risorto, si e' innalzato" (Sole 24 Ore 31.3.2002).
RispondiEliminaDicevo tra me e me che PASQUA non dovrebbe piu' chiamarsi "di risurrezione" (altrimenti, come pensano questi sapientoni, NSGC sarebbe uno zombie - absit!) ma "di innalzamento" o meglio ancora "di elevamento"... e dovrebbe diventare la festa degli ascensoristi. Pensiamo a loro, ogni volta che entriamo nella cabina di un ascensore: ci permettono di fare l'esperienza della Pasqua!