ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 marzo 2016

Ravasianeide ante litteram


Circa le ridicole bugie dei farisei contro la Risurrezione di Cristo

[Brano tratto da un libro del 1837 intitolato "Spiegazione pastorale ordinata degli Evangelj", scritto da Don Francesco Molena].

Voi già sapete, o cristiani, che la notte della domenica in cui risuscitò Gesù Cristo, un angelo discese dal cielo e, suscitato un grande terremoto e rovesciata la pietra del sepolcro, vi si assise al di sopra con un aspetto fulminante; sicché le guardie poste dai Giudei al sepolcro, atterrite a quella vista, restarono tutte come morte. Voi sapete parimenti che il sepolcro fu poi visitato e rivisitato dalle sante donne e dai discepoli. […] Dove intanto si trovassero le guardie, l’Evangelio non lo dice. Esso dice solamente che, partite le donne dal sepolcro, Quae cum abiisent, alcuni soldati della guardia andarono  in città a riferire ai sommi sacerdoti tutto quello che era avvenuto […] vale a dire riferirono loro non solamente che il terremoto e l’aspetto minaccioso e terribile dell’angelo li aveva fatti dallo spavento tramortire, ma inoltre che, rovesciata dall’angelo la pietra del sepolcro, il corpo di Gesù Cristo non vi si trovava più. […] Ora i sacerdoti, assicurati così dalle guardie che il corpo di Gesù Cristo tra mezzo a inauditi prodigi era da sé sparito dal sepolcro, che dovevano essi pensare? Che dovevano fare? Essi dovevano pensare che Gesù Cristo era veramente risuscitato, come aveva promesso […]. Allora fu che i capi de’ Giudei ebbero ben a pentirsi d’aver posta al sepolcro quella guardia di cui tanto dapprima si gloriavano. O consigli degli uomini, quanto siete voi ciechi contro i consigli di Dio! Senza quella guardia, sarebbe stato facile ai capi de’ Giudei il dire che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo: ma con quella guardia era loro ben difficile il dirlo e più difficile ancora il provarlo.


Difatti che cosa far credere al popolo di quella guardia? Forse che i soldati fossero stati forzati dai discepoli? Ciò li avrebbe disonorati nel punto per loro delicato della bravura; ed essi lo avrebbero costantemente negato. Forse ch’essi, quando fu rubato il corpo di Gesù Cristo, si trovassero tutti addormentati? Ciò era cosa evidentemente ridicola a dire, ma pur più facile a farla dai soldati attestare. Per qual mezzo adunque ottenere da loro la testimonianza? Per mezzo del danaro. Guai, cristiani, infelice danaro! Quanti delitti ha esso mai cagionati nel mondo! Guai a chi lo dà per render gli altri complici del proprio peccato; e guai a chi lo riceve per rendersi complice del peccato altrui! […]

L’avarizia era una delle passioni favorite dei capi de’ Giudei; […] Chiamati pertanto i soldati, i capi de’Giudei diedero loro una grossa somma di danaro, pecuniam copiosam dederunt militibus; ma col patto che andassero dicendo che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo mentre essi dormivano, vobis dormientibus.

Ma qui restava ancora un’altra difficoltà. Un soldato di guardia che si fosse lasciato prendere dal sonno era reo di morte. Quei soldati adunque, col dire che si erano tutti addormentati, si esponevano a pericolo d’esser tutti dal Governatore puniti di morte. Ma in tal caso i capi de’ Giudei presero sopra di loro stessi tutto questo affare: essi avrebbero acquietato il Governatore e messi i soldati al coperto d’ogni pena […]. Quanti delitti, o cristiani, e quanti deliri insieme in tutto questo procedere dei capi de’ Giudei! Si conosce la verità e si vuol farla passare per un’impostura; s’inventa un’impostura e si vuol farla passare per una verità; si fa attestare da guardie corrotte a prezzo d’oro ciò che non possono aver veduto, si fa dire a queste guardie ciò che le fa ree di morte e se ne promette loro l’impunità; insomma, purché l’odio contro di Gesù Cristo resti soddisfatto, si fanno passare per ragionevoli e giuste le assurdità più ridicole, insieme e le più esecrabili empietà. Tanto è vero, o cristiani, che le passioni talvolta arrivano a soffocare negli uomini ogni principio di retta coscienza e insieme di sana ragione.

Preso allora il danaro, i soldati andarono francamente spacciando la favola ch’era loro stata suggerita, sicut fuerant edocti: e questa favola si divulgò tra i Giudei e vi fu lungamente creduta: Et divulgatum est verbum istud apud Judaeos usque in hodiernum diem.

Insensati Giudei! Stupida credulità! I soldati, posti con tanta gelosia alla guardia del sepolcro, si sono addormentati tutti; e allo strepito inevitabile fatto per rovesciarne la pietra non se ne risvegliò neppure un solo; e i discepoli furono quelli che, rovesciata la pietra, hanno rubato il corpo di Gesù Cristo; e i testimoni irrefragabili ne sono i soldati, che tutti allora dormivano; e i soldati stessi sono quelli che pubblicano questo loro fallo degno di morte e fanno sapere a tutti che i discepoli hanno rubato quel corpo perché essi dormivano; e questi soldati non si accusano, non son fatti punire, anzi vengono assicurati dell’impunità, premiati, pagati profusamente; e i discepoli stessi, che per rubare il corpo di Gesù Cristo hanno infranti i sigilli pubblici e rubando quel corpo hanno cagionato un errore peggior del primo, un errore che rovescia sino dai fondamenti tutta la religione giudaica, questi discepoli si lasciano tranquilli nella città santa, in Gerusalemme, sotto gli occhi del Governatore insieme e dei sommi sacerdoti, senza perquisizioni, senza minacce, senza supplizj: ah! veramente mentita est iniquitas sibi, ps. XXV I, 12; si, cristiani, l’iniquità si smentisce da sé medesima, e la verità da tutte le parti si manifesta. […]


Divino Gesù, se la favola inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia così di noi che crediamo e crediamo di tutto cuore la verità della vostra risurrezione. Deh! anzi questa fede, animata in noi dalle opere della santa carità e vincitrice per conseguenza di tutte le nostre passioni, che ce la potrebbero far perdere, questa fede ci tenga tutti a nostra santificazione e salute uniti inseparabilmente a voi, per viver tutti con voi la vita della vostra grazia sulla terra e la vita della vostra gloria nel cielo; vita che, al pari della vita vostra dopo risorto, sarà per tutti i secoli dei secoli immortale. http://cordialiter.blogspot.it/2016/03/circa-le-ridicole-bugie-dei-farisei.html

La Risurrezione di Cristo e..

a) Gli Eterodossi

Logicamente, sin dal primo momento, i tiri degli avversari sono stati diretti contro la risurrezione del Signore. La mattina dello stesso giorno, i capi dei Giudei cercarono di togliere valore alla prova del
sepolcro vuoto e, d'allora in poi, la storia si è ripetuta, di modo che sarebbe molto istruttivo riprodurre tutte le negazioni,per vedere come siano state ripetute le stesse assurdità attraverso la storia, e come gli eterodossi si siano burlati gli uni degli altri. Citeremo alcuni esempi tra i più significativi e cercheremo di far risaltare il ridicolo dell'ipotesi avversaria soltanto col presentarla lealmente.
1. Morte apparente

prescindere da quegli avversari blasfemi, che attribuirono tutto a frode degli Apostoli, cominciamo con l'opinione di Paulus (sec.XVIII) oggi quasi dimenticata.
      Gesù, che aveva subìto un collasso, si rianimò per il tepore e gli aromi del sepolcro. Uscito fuori, trovò la veste di un ortolano, e, poiché fu riconosciuto da Maria, non le permise di abbracciarlo, perché gli dolevano ancora le ferite. Gesù stesso si meravigliò di non esser morto, nondum ascendi ad Patrem meum (!). Si diresse anzitutto al Getsemani o a Betania (non sembravano luoghi molto adatti per nascondersi, per essere questi troppo noti), e di ad Emmaus, dove i discepoli non lo riconobbero perché aveva il viso sfigurato. Avendo conosciuto da questi lo stato d'animo dei suoi, andò a Gerusalemme per visitarli. Infine, dopo tanto viaggiare (un crocifisso!), cerca di curarsi, ragion per cui i discepoli lo videro poche volte, benché inutilmente, e dopo qualche tempo muore consunto dalla febbre (Das Leben Jesu, 2 volI.,Heidelberg 1828).
      Diamo la parola a Strauss: «Che pensare di questo Messia, mezzo morto, che esce penosamente dal sepolcro, che trascina con difficoltà un corpo infermo e ha bisogno degli aiuti della medicina? .. Potranno crederlo i suoi vincitore della morte e del sepolcro? Potrà il suo ricordo spingerli all'opera futura?" (Das Leben lesa fiir das Deutsche Volk  bearbeitet, Lipsia 1874, 3 ed., p. 298).

2. Visioni

      Siamo giunti al medesimo Strauss. Obbligato a riconoscere che la fede in Cristo risuscitato era il sostegno della prima generazione cristiana, non vede del tutto applicabile la teoria del « mito", che in uno spazio così breve di tempo non ha avuto tempo di formarsi e, per uscire dal ginepraio delle difficoltà, lancia l'ipotesi che, in varie forme, ha durato sino ai nostri giorni, delle visioni soggettive, a cui non corrisponderebbe nessun elemento oggettivo.
      Affinché l'esposizione sia più completa, diamo la parola a Renan (cf.Les Ap6tres, c. 1, Paris 1866): « Il sabato, l'amore degli amici aveva compiuto il miracolo di credere a Cristo vivo (p. 2), e la mattina, la forte immaginazione di Maria di Magdala costituì, in queste circostanze, una parte importantissima, Potere divino dell'amore! Momenti sacri in cui la -passione di un'allucinata dà al mondo un Dio risuscitato! Ha creduto di vedere Gesù nell'orto e poi ha convinto gli Apostoli (p. 13).
Le altre donne videro un uomo vestito di bianco e si immaginarono un angelo; i discepoli di Emmaus, stupiti per l'incontro con un pellegrino che spezzava il pane nello stesso modo del Maestro, non si accorsero che aveva continuato la sua strada e, vedendosi soli, immaginarono una nuova apparizione" (p. 19).

Sono forse necessari dei commenti? Affidiamo la risposta ad Origene che rispondeva a Celso (nihil novi sub sole!).Celso afferma che alcuni sognano essendo svegli e che, ingannati dalla loro immaginazione,vedono ciò che desiderano vedere. Ciò che non è assurdo, se si riferisce a persone addormentate, è del tutto inverosimile per le persone sveglie, a meno che non si tratti di un pazzo
Però, benchè Celso equipari le visioni di Gesù a questi sogni... nessuna persona seria che studi questo argomento si rifiuterà di riconoscere che si tratta di una cosa molto singolare" (Contra Celsum, 1 2, n. 60-6.2)
      La logica andrà stringendo sempre più gli avversari, e la semplice allucinazione di Renan cederà il passo alle visioni mistiche e alla credenza nella vita ultraterrena di Gesù, senza che in nessun caso
voglia indicare una vera nuova vita fisica. Però, senza dubbio, c'è un fatto che farà disperare il razionalista e l'obbligherà a logorare inutilmente il suo ingegno. Gli Evangelisti e S. Paolo, per quanto si cerchi di piegarli alle proprie tesi, parlano di una risurrezione con carne e ossa palpabili, modello della nostra futura risurrezione. Non si tratta di presenza mistica, ma proprio di qualità fisiche.

3. La negazione dell'autenticità del Vangelo

Per compiere questo bisogna fare un altro passo: negare l'autenticità dei brani evangelici nei quali si parla di Risurrezione.
«Lo storico non è in condizioni di trattare il miracolo come un fatto reale, ,diceva Harnack (cf. Dogmengeschichte, t. 1, p. 59). Stando così le cose, e per eliminare la difficoltà di dover spiegare la fede dei primi anni dell'era cristiana, è meglio negarla del tutto. "La risurrezione è una credenza cristiana, non un fatto della storia evangelica". anche se fosse un fatto attestato dai Vangeli, «saremmo obbligati riconoscere che non ha la garanzia di testi sufficientemente sicuri, concordi e chiari" (Loisy, Les Evangiles synoptiques, volI. 2, Ceffonds 1907-1908).
      E siccome per ogni cosa si trovano delle prove, in quest'occasione le contraddizioni dei vangeli saranno una miniera abbondante per di mostrare che i testimoni non sono d'accordo, e quindi sono falsi, e che, perciò, nei primi tempi non si credette nella risurrezione.
Le contraddizioni sono ,evidenti. Un vangelo dice che le donne andarono al sepolcro allo spuntare del giorno (Mt), o di notte (Gv), un altro che era già spuntato il sole (Mr); alcuni evangelisti parlano di due angeli, altri di uno solo. Non san forse, queste, delle contraddizioni evidenti, che rendono inutile un racconto?
      D'altra parte, S. Luca riferisce soltanto le apparizioni nella Giudea ma, in cambio, S. Marco e S. Matteo non ci raccontano se non quelle della Galilea.
      Certo, nei vangeli di questi due ultimi, si leggono pure le apparizioni avvenute in Gerusalemme, però questo non è un impedimento importante, perchè, negando l'autenticità dei passi che le raccontano, potremmo contare su due evangelisti, che conoscono soltanto i miracoli compiuti in Galilea.

45. Che cosa vuoI dire ciò? Una cosa molto semplice: che, all'inizio,si alimentò a poco a poco in Galilea la illusione - non dimentichiamo del tutto la teoria precedente - di un Gesù vincitore della morte, che abitava in cielo, e, più tardi, apparve la leggenda non di un Cristo vivo col Padre, ma di un sepolcro vuoto e di un Cristo che fu visto risuscitato in Gerusalemme, e abitò in terra durante quaranta giorni

      Per questo sistema di negare il Vangelo di fronte a qualche contraddizione che, a conti fatti, finisce con l'essere soltanto apparente,il razionalista Lessing chiede per gli Evangelisti lo stesso trattamento usato con Tito Livio, con Polibio, con Tacito e con gli altri storici.
Quando essi descrivono una città o un fatto, si contraddicono fra di loro, e, tuttavia, nessuno nega la esistenza della città o del fatto storico (cf. Buysse, L'Eglise de Jésus devant la raison et le coeur de l'homme,Desc1ée, Lille-Bruges 1925, t. 2, c. 4, 3. B, oppure Fillion L. C., Vita di
N. S. Gesù Cristo, Marietti, Torino 1934, voI. 3., app. 11, 4, nota 20).
      Secondo la buona 'critica, quando vari autori coincidono nelle linee generali di un fatto, la contraddizione nei particolari di minore importanza è una prova che non si sono messi d'accordo per mentire, perché quelle differenze non solo sono spiegabili, ma persino sono richieste dalla psicologia, che dimostra sino alla sazietà come ogni osservatore suole badare ad una parte dei fatti, trascurando alcuni aspetti, mentre tutti coincidono solo negli elementi essenziali.

46. Perchè, dunque, dare a Matteo, Marco, Luca e Giovanni un trattamento evidentemente contrario a quello che la critica storica esige dagli altri autori? Perchè portarsi la mano ai capelli, vedendo che,
nell'ora imprecisa del giorno, in cui le tenebre, l'alba e il sole si succedono con una certa rapidità, quando quattro autori descrivono fatti che durarono parecchie ore, ognuno di essi colloca questi fatti in un tempo determinato, secondo che bada all'inizio o alla fine dell'azione?
Quale inconveniente c'è nel fatto che le doune siano uscite prima dello spuntar del giorno e, mentre si trattenevano in chissà quali argomenti,Maria di Magdala sia andata al sepolcro al buio e le altre, invece, siano giunte allo spuntar del sole? Per suonare le campane a gloria è sufficiente aver trovato un punto di appoggio abbastanza forte così da abbattere l'edificio indistruttibile della testimonianza di alcuni uomini, che si lasciarono ammazzare per essa?
      Quanto poi alla doppia serie di descrizioni delle apparizioni in Galilea e a Gerusalemme, chi non vede il procedimento antiscientifico,dato che incomincia ad eliminare da ogni vangelo tutto ciò che disturba,per poter lasciare le due serie di narrazioni scheletriche e senza particolari? E da che cosa deducono che la tradizione più antica è quella della Galilea, quando invece la prima testimonianza che possediamo è quella di S. Paolo, il quale si riferisce soprattutto alla serie di apparizioni in Gerusalemme? E come separare da S. Paolo il vangelo del suo discepolo Luca, che precisamente è uno degli autori che parlano delle apparizioni in Galilea?

47. - 4. Il furto

Non devono rimanere molto soddisfatti i razionalisti con le loro spiegazioni, quando, in questo secolo, dopo più di cento anni di disprezzo verso Paulus, ne riproducono le teorie naturaIistiche e tornano a parlare di morte apparente (cf. Tromp, De revelatione) o del furto del corpo del Signore, compiuto da Giuseppe d'Arimatea per sbarazzarsi del cadavere o, ciò che è più ridicolo, dagli stessi sacerdoti, i quali, poi, stanno zitti (Réville, Jésus de Nazareth, Paris 1906, 2 ed.,2 volI.; Le Roy, Dogme et critique, BIoud, Paris 1907).

48. - 5. Negazione totale
Alla fine, il razionalismo produce il suo frutto naturale. Se la vita miracolosa di Cristo è falsa, perché dovrebbe esser vera la sua vita naturale? Siccome la storia ci dimostra che verso l'anno 50 i Vangeli
erano già scritti e in un tempo così breve è impossibile supporre che si sia inventata una leggenda tanto colossale, c'è forse una soluzione più facile -di quella di negare l'esistenza personale del Cristo? Così, la leggenda si può essere formata lungo i secoli, perché Paolo e gli Evangelisti la plasmassero e le dessero una forma definitiva!
      Altre religioni celebravano dei misteri in cui si piangeva la morte del sole e della natura all'inizio dell'inverno, e la loro risurrezione al principio della primavera. A questo fine non c'è che da amalgamare queste nebulose mitologie con le idee messianiche del giudaismo, e incaricare Paolo di darci un Cristo risuscitato!
      Se è vero che il carattere di Paolo e dei primi Giudeo-cristiani aborriva tutto ciò che era leggenda pagana, e, lungi dal mescolarsi,vivevano completamente isolati dai culti e misteri stranieri; se è vero
che la storia ci dimostra chiaramente l'esistenza di un uomo, chiamato Gesù, e di alcuni discepoli che vissero con lui, e predicarono la risurrezione sino a morire, per aver creduto in essa, non importa: peggio per la Storia! I seguaci della scuola comparativistica, di cui è esponente il medico francese P. L. Couchoud (Le mystère de J ésus, Paris 1924),agiscono come un francese che negasse l'esistenza di Bismarck, perché recò danno alla Francia.
Assurdità così enormi non sembra che abbiano avuto una vita molto felice. Nate nel secondo decennio di questo secolo, sono già in piena agonia.
      Di fronte a tutti questi errori, la nostra fede ci assicura che Cristo è veramente risuscitato.


Tratto da "La parola di Cristo" vol IV. p.32-36
Edizioni Paoline Alba
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È veramente resuscitato di Antonio Socci

È VERAMENTE RESUSCITATO. CI SONO LE PROVE RAZIONALI

Ogni anno a Pasqua si celebra la resurrezione di Cristo. Ma nessuno s’interroga sulla verità della notizia: Gesù è davvero risorto? O è il più clamoroso falso della storia?
Molti cristiani credono che sia risorto, ma non sanno dare le ragioni di questa fede e gli agnostici o atei non vi credono in modo egualmente irrazionale. Senza ragioni.
Sanno dire solo: è impossibile. Ma è proprio così? Un vero scettico dovrebbe andare fino in fondo e dubitare pure del proprio scetticismo.
Il più importante filosofo dell’ateismo del XX secolo, Anthony Flew, che negli ultimi anni della sua vita, studiando la fisica di Einstein e la biologia (il Dna), ha rinnegato la sua opera precedente ed è arrivato alla certezza razionale dell’esistenza di Dio, ha dato la risposta più logica: “Non si possono limitare le possibilità dell’onnipotenza”.
Un altro filosofo e matematico, Blaise Pascal, diceva: “Con che ragione vengono a dirci che non si può risuscitare? Che cos’è più difficile: nascere o risuscitare? È più difficile che ciò che non è mai stato sia o che ciò che è stato sia ancora? È più difficile essere o ritornare a essere? L’abitudine ci fa sembrare facile l’essere; la mancanza di abitudine ci fa sembrare impossibile il ritornare a essere. Che modo ingenuo, popolare di giudicare!”.
In effetti noi non riflettiamo mai sul “miracolo” del venire all’esistenza. Ma su scala cosmica è ancora più sconvolgente il venire all’esistenza dal nulla dell’universo intero.

CREAZIONE DAL NULLA

Gli scienziati oggi confermano la Bibbia. In effetti le cose sono andate così: il Big Bang è un evento inspiegabile, un improvviso scoppio di energia infinita che dal nulla ha dato origine al tempo e allo spazio.
Un celebre scienziato come Paul Davies, non particolarmente incline alla religiosità, scrive:
“Oggi molti astronomi e cosmologi sostengono la teoria secondo cui c’è effettivamente stata una creazione databile a circa diciotto miliardi di anni fa, quando l’universo fisico sorse all’improvviso con l’inimmaginabile esplosione volgarmente detta ‘big bang’ (…). L’ipotesi fondamentale – che, cioè, si sia data una creazione – è dal punto di vista scientifico del tutto accettabile. Essa infatti nasce da un vastissimo insieme di dati scientifici accomunati dalla legge fisica più universale a noi nota, la seconda legge della termodinamica”.
E sempre a proposito del Big Bang (che rientra nella categoria scientifica della “singolarità”) ha aggiunto: “Una singolarità è quanto di più prossimo a una entità sovrannaturale che la scienza ha saputo scoprire”.
Chi ha creato dal nulla tutto l’universo e la vita stessa, può ben riprendersi la vita dopo che – fattosi uomo per amore – è stato ucciso. Non vi pare?
Si deve dunque riconoscere la possibilità razionale che Gesù Cristo sia veramente la rivelazione di Dio, cioè Dio fatto uomo, e che sia risorto in quell’aprile dell’anno 30 a Gerusalemme. Tutto questo è ragionevole. Ed è verificabile.

NUOVA CREAZIONE

La Sindone rappresenta l’umile e doloroso segno fisico di quell’avvenimento unico verificatosi in quel sepolcro. Essa infatti – ci dice la medicina legale – ha sicuramente avvolto il corpo morto del crocifisso, ma per meno di 40 ore (in quanto non ci sono tracce di decomposizione) e quel corpo si è sottratto alla legatura del lenzuolo – dopo un giorno a mezzo – senza alcun movimento (come dimostrano i coaguli di sangue intatti), come passandovi attraverso.
Un’altra prova dell’evento soprannaturale poi è il formarsi stesso dell’immagine in modo inspiegabile, anche perché non è avvenuto per contatto, ma per lo sprigionarsi di un’energia sconosciuta che ha bruciato la parte superficiale del lino lasciando un’immagine tridimensionale.
Quella sua resurrezione rappresenta – per la teologia cristiana – l’inizio di una “nuova creazione”, di cieli nuovi e terra nuova (come il Big bang ha dato inizio alla creazione del cosmo).
Infatti il corpo risorto di Gesù, pur essendo lo stesso corpo di carne, ha caratteristiche fisiche divinizzate, sottratte ai limiti di tempo e di spazio. È un “corpo glorioso”.

UNA STORIA UNICA

La vicenda terrena di Gesù era stata già un evento eccezionale perché ha realizzato perfettamente circa 300 profezie messianiche contenute nell’Antico testamento e risalenti a secoli prima.
La questione delle profezie mostra che egli era l’Atteso, il Desiderato. Ma è anche un fatto unico nella storia che indica la sua assoluta signoria sul tempo.
Lui del resto manifestò poteri divini durante la sua vita terrena attraverso miracoli, segno di un potere sulla natura che nessun uomo possiede.
I suoi miracoli sono storicamente testimoniati non solo dai testi cristiani, ma anche dal Talmud babilonese (Sanhedrin 43a), per di più in una pagina polemica con i cristiani.
E traspaiono dalla decisione dell’imperatore Tiberio di sottoporre al Senato di Roma – nell’anno 35 dC – il riconoscimento della religione cristiana e quindi di Gesù come “dio”.
Del resto c’è una pagina celebre di Giuseppe Flavio, lo storico ebreo-romano che scrisse attorno al 93 dC le “Antichità giudaiche”, dove si parla di Gesù come “uomo sapiente, se pure lo si deve definire uomo”. Gesù “compiva opere straordinarie” (cioè miracoli) e “attrasse molti a sé”. Giuseppe Flavio afferma: “Egli era il Cristo”. Fu crocifisso, ma “non smisero di amarlo” ed “Egli apparve loro il terzo giorno di nuovo in vita, secondo che i profeti avevano predetto di lui”.
Erroneamente nei tempi moderni si era sospettato che questo passo fosse un’interpolazione. Nel mio libro “La guerra contro Gesù” ripercorro le tappe degli ultimi studi che invece ne definiscono l’autenticità.
E va ricordato che Giuseppe Flavio era nato a Gerusalemme nell’anno 37 dC da una famiglia sacerdotale, quindi disponeva di testimonianze dirette.

VIENI E VEDI

D’altra parte la prova che gli apostoli e gli altri suoi amici portavano per dimostrare che Gesù era risorto, quindi è vivo, era molto semplice: egli continuava – attraverso di loro, che erano peccatori – a operare gli stessi prodigi straordinari che aveva compiuto durante la sua vita pubblica.
Fin dall’inizio infatti gli “Atti degli apostoli” riferiscono di questi miracoli che Pietro e gli altri cristiani attribuivano non a proprie capacità, ma a Gesù presente fra loro.
Tommaso d’Aquino insegna che per capire se un uomo è vivo occorre vedere se si comporta da vivo, cioè se agisce e interviene sulla realtà. Ed è esattamente questo che hanno annunciato i cristiani: “vieni e vedi”.
Il modo principale per “incontrarlo” è entrare nella comunità cristiana e sperimentare la potenza di Cristo che cambia l’esistenza e rende più uomini, più forti, rende la vita più vera e feconda. I volti dei santi fanno trasparire la sua bellezza. E le esperienze dei mistici spalancano l’eternità nel tempo.
Ma i miracoli continuano a verificarsi perché egli continua a compierli da duemila anni. Basta studiare i faldoni della commissione medica della “Congregazione per le cause dei santi” per trovarne un enorme repertorio.
Come ha scoperto – da atea – la dottoressa canadese Jacalyn Duffin che ne ha dato conto in una memorabile intervista alla Bbc e in un articolo intitolato “Can a scientist believe in miracles?”.
Fra questi miracoli – nel corso di duemila anni – sono stati contati circa 400 miracoli di resurrezione ottenuti dalla preghiera e dall’intercessione dei santi. Ovviamente questo tornare alla vita di persone morte è cosa diversa dalla resurrezione gloriosa di Gesù, che vivremo tutti alla fine dei tempi. Ma è una prova di quella sua resurrezione. Prova che Egli è vivo e opera.
Nei miei libri “Tornati dall’aldilà” e “Avventurieri dell’eterno” ho riferito delle resurrezioni avvenute pure oggi, grazie – per esempio – all’intercessione di padre Pio e Natuzza Evolo.

Il vescovo americano Fulton Sheen


Ma c’è anche la resurrezione di un bambino avvenuta nel settembre 2010 per intercessione del vescovo americano Fulton Sheen (1895-1979).
C’è una sola conclusione da trarre: Egli è vivo. Ed è, misteriosamente, qui, fra noi.

Antonio Socci
Da “Libero”, 27 marzo 2016

1 commento:

  1. Nella festa di ieri ripensavo allo sciagurato articolo di Ravasi "Non e' risorto, si e' innalzato" (Sole 24 Ore 31.3.2002).

    Dicevo tra me e me che PASQUA non dovrebbe piu' chiamarsi "di risurrezione" (altrimenti, come pensano questi sapientoni, NSGC sarebbe uno zombie - absit!) ma "di innalzamento" o meglio ancora "di elevamento"... e dovrebbe diventare la festa degli ascensoristi. Pensiamo a loro, ogni volta che entriamo nella cabina di un ascensore: ci permettono di fare l'esperienza della Pasqua!

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