ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 26 aprile 2016

L'apparenza non sempre inganna..

Un (apparente) elogio di Bergoglio e le responsabilità dei cattolici di oggi


bergoglio_lesbo
Sarei stato intenzionato quasi a non scrivere questo articolo, ma mi hanno determinato invece a farlo le ultime parole di Bergoglio sulla tragedia dei migranti, pronunciate qualche giorno fa in televisione. Mi rivolgo ai cosiddetti “complottisti” e soprattutto a quei cattolici che vivono male, e malamente, l’azione pastorale di papa Francesco.
Molti cattolici praticanti sono soliti lamentarsi della distanza quasi siderale che Bergoglio avrebbe posto tra le parole del Vangelo e il ministero papale e la sua azione tra le genti, asserendo che quest’ultima non sarebbe consona con i primi due. Un’accusa che perde di vista due fatti essenziali.
Il primo è il luogo di provenienza di Bergoglio e la sua formazione, il secondo è la stessa natura di cui ormai sono composte intere legioni di cattolici, quindi di loro stessi. Le parole di cordoglio e di seria preoccupazione per gli eventi che stanno costellando le terre attorno al Mediterraneo, così come i documenti ecologisti e certune affermazioni reputate bislacche o eterodosse, sono il segnacolo di una formazione precipua di una certa area del mondo, il Sud America, e altro da chi è nato e vissuto in quelle condizioni non ci si può aspettare. Un prelato sudamericano – e gli esempi nella storia sono plurimi – non può predicare ciò che molti cristiano-cattolici vorrebbero predicasse. La sua visione del mondo è radicalmente improntata a un’etica sociale, al riscatto della povertà, all’accoglienza dell’indigente, alla consolazione delle masse reiette, perché in questo clima, e non certo in un clima di dottrina metafisica, tale prelato è vissuto e si è formato. Ciò che un sudamericano vede e vive, non importa se in qualche modo protetto dal suo status di chierico, non sono i segreti superni di san Tommaso d’Aquino o i tormenti interiori di sant’Agostino, bensì la sofferenza tutta umana di milioni e milioni di esseri umani. La dimenticanza o l’inosservanza dei principi dottrinali millenari della Chiesa non è un piano ordito a monte, non è un complotto del papa o di qualche cardinale, bensì la più che naturale conseguenza di un interesse altro, differente, che non ha (ancora) toccato l’Occidente opulento e obeso (ma sulla via di una drastica dieta). Chi conosce almeno un poco il Sud America sa bene che è pressoché impossibile predicare ciò che non aiuta nessuno a trovare una bergoglio_sombreroconsolazione metafisica, che per le genti di quelle terre il Cristo non rappresenta il Figlio di Dio così come è inteso dalla teologia tradizionale, bensì il profeta d’una religione degli schiavi e degli oppressi, che laggiù e non solo laggiù, sono decine di milioni. È certo che per un cattolico dottrinalmente preparato molte, moltissime parole di Bergoglio contenute nelle sue encicliche o pronunciate in discorsi ufficiali oppure occasionali, suonano stonate, non in linea col magistero petrino. Ma costui non tiene conto appunto della realtà che questo papa vede e che altra non ne può vedere, né che, se pur la vedesse, avrebbe il coraggio di tenerne conto perché pressato da una situazione planetaria oltremodo sconvolgente, che richiede una consolazione immediata, una parola che non sia “astratta” (non c’è niente di più concreto e reale della metafisica, sappiamo, ma cerchiamo di capirci), bensì di speranza. Il «grosso animale», ossia il sociale – che tanto faceva orrore a Platone e a Simone Weil – ha preso il sopravvento sull’iperuranio e sulla promessa nell’aldilà, quantunque essi rimangano, in un certo qual modo, sullo sfondo. Nel magistero di Pietro ci può e ci deve essere anche questa prospettiva, altrimenti si potrebbe avverare ciò che per esempio Sergio Quinzio aveva paventato nel suo Mysterium iniquitatis: un ultimo pontefice sempre più distante e slegato dal mondo, inascoltato. E allora, sì che potrebbero iniziare i guai seri (e non è ancora detto che ciò non avvenga, anzi). Nella storia della Chiesa ci sono stati esempi sommi di presuli i quali tenevano in gran poco conto la metafisica e si rivolgevano anima e corpo a questioni di ordine sociale. Due esempi su tutti: san Giovanni Bosco e san Jean Baptiste de la Salle. Qualcuno ardirebbe mettere con le spalle al muro chi per tutta la vita si è occupato di sottrarre i minori allo sfruttamento degli adulti nei cantieri e all’analfabetismo? Certo, tenendo conto di ciò che dice la tradizione universale e di analoghe condizioni in Paesi orientali che però non hanno sentito il bisogno di questa deviazione, lo scandalo è massimo. Ma non si può pretendere da chi non ha o da chi, pur potendo avere, preferisce occuparsi di una situazione reale e a volte più che tragica. Il punto però è piuttosto un altro.
SUPERGesuChi si trova a disagio nella Chiesa di Bergoglio, non è poi così tanto differente. Non si può infatti separare la Chiesa dal mondo occidentale moderno. Quegli stessi cattolici che non perdono occasione di lagnarsi, sono forse essi propensi a integrare nel loro foro interiore i precetti della tradizione universale? Sono forse così intelligenti da cogliere l’unità sotto la differenza? Sono perfettamente aderenti a quei principi dottrinali e fattuali che la Chiesa, Concilio Vaticano II nonostante, non ha mai abolito. Sono essi degli anacoreti, degli asceti, possono scagliare la prima pietra non già di chi non ha alcun peccato sul cuore ma di chi ha assunto in sé tutto il portato metafisico contenuto nelle Sacre Scritture? Oppure si tratta nella più parte dei casi di persone le quali sono perfettamente integrate in una visione degenerata della vita, che è quella precipua dell’Occidente moderno? Chi ha portato gli orrori nelle liturgie o il pressappochismo dottrinale all’interno della Chiesa, se non proprio coloro i quali oggi frignano per le sortite d’un papa che altrimenti da ciò che fa non può fare? Ho frequentato gli ambienti cattolici italiani per anni sotto tre pontificati, da Giovanni Paolo II a oggi, e so bene di che cosa sto parlando. Il Concilio Vaticano II ha le sue enormi responsabilità, ma la declinazione di quello che è chiamato il suo “spirito” non è stata messa in atto (solo) da certi pontefici, bensì dalla massa dei cattolici, da singoli cattolici, noti e anonimi. Oggi si caricano sulle spalle di Bergoglio colpe che non sono altro che di quei cattolici i quali, pur vivendo relativamente sereni e senza essere circondati dai miserabili della terra, hanno sposato la modernità più anticristiana possibile. E adesso pretendono che Bergoglio sia rigoroso, che parli di dottrina, che a essa si allinei.
ratzingerRicordo però bene il pontificato di Benedetto XVI: erano tutti, o quasi, scontenti. Troppo freddo, troppo intellettuale, troppo erudito, troppo papad’antan, troppo lontano dalla gente, troppodottrinale, solfeggiavano. Ho ancora in mente la mattina successiva all’elezione di Ratzinger, quando andai a trovare delle suore. Immaginavo un’aria di festa, di gioia non tanto per l’uomo Joseph Ratzinger, quanto perché lo Spirito Santo aveva scelto un pontefice e di nuovo la Chiesa aveva il suo vicario di Cristo. E invece udii solo mugugni, vidi solo mutrie insopprimibili e malumori i più vari. Giovanni Paolo II era un’altra cosa, chiocciavano (quello stesso Giovanni Paolo II che diede l’abbrivio a ciò che la Chiesa è oggi, seguitissimo, amatissimo).
Bergoglio non può diventare il capro espiatorio di milioni di cattolici i quali non riconoscono più l’autorità dei santi e che parlano di Gesù come se fosse un loro compagno di banco. Basta partecipare, e da molti anni, a una qualsiasi “messa” per rendersi conto dello stato in cui versa il cattolico medio e anche quello colto. Non sono molti anni che ho sentito predicare un prete in chiesa che «non so se Cristo è esistito davvero e se ha fatto i miracoli: io so che esiste l’uomo», e Bergoglio era ancora di là da venire (per inciso: lo stesso sacerdote era accompagnato da un suo “amichetto” che per tutto il tempo non ha smesso di puntarmi gli occhi addosso). I seguitissimi don Gallo di Genova, i Bettazzi (autore della Sinistra di Dio), e molti, moltissimi altri presuli non son frutto né del magistero di Bergoglio, né poi troppo del Concilio Vaticano II (il modernismo è ben precedente gli anni Sessanta), bensì di quanti li hanno circondati e sostenuti per anni e anni, conformandosi allo spirito dissolutivo della modernità. Ho sentito sacerdoti formatisi ben prima del Concilio Vaticano II, dire cose che avrebbe potuto dire un qualsiasi laico, neldon_andrea_gallosenso peggiore del termine. Ho visto preti risolvere la messa in tredici (ripeto: tredici) minuti. Ho ascoltato cattolici dire che andavano in una certa parrocchia «perché lì la messa dura mezz’ora e poi tutti a casa,senza perder tempo». Ho parlato con preti che, con largo anticipo sulle “aperture” (presunte) di papa Francesco agli omosessuali, avevano ed hanno posizioni che quelle di Pannella a confronto sono retrive e reazionarie. Un’intera classe di intellettuali cattolici, praticanti, ha steso ovunque tappeti rossi sotto i piedi di certi “teologi”, che oggi sono considerati autorità in campo (che ridere) “spirituale”. Io stesso sono stato messo alla gogna da preti e cattolici praticanti che dirigevano una testata esplicitamente cattolica su cui scrivevo perché avevo attaccato – invero avevo semplicemente raccontato cosa avevo visto, inviato dallo stesso giornale – uno di questi teologi, intoccabile persino in un ambiente che avrebbe dovuto averlo in uggia, se non peggio. Una parte di quella stessa dirigenza a proposito di Ratzinger mi disse: «Quello sarà il tuo papa, non certo il mio». E certo, Ratzinger, nonostante tutto, cercava di tenere in piedi la baracca, mentre il suddetto teologo serviva i più balordi sentimenti dell’individuo. Ho visto preti somministrare la Comunione dopo che, per un malaugurato incidente, le particole erano cadute in terra e calpestate accidentalmente e inevitabilmente dai fedeli e da chierichetti. E tutti abbiamo visto nel 2011 la celebrazione della breccia di Porta Pia da un allora Segretario di Stato. In una città del nord Italia, circa sette od otto anni fa, l’arcivescovo pensionò i due esorcisti ufficiali per raggiunti limiti di età. Li conoscevo abbastanza bene entrambi e conoscevo molto bene persone che, per un motivo o per un altro, erano loro vicine e so che quegli esorcisti erano persone degne del loro incarico e preti serissimi. Ebbene, il medesimo arcivescovo sostituì le due essenziali figure con un prete “esorcista” il quale andava dicendo che «il demonio non esiste, è una superstizione medievale», parlando come un qualsiasi Piero Angela od Odifreddi. Tutte cose che a confronto le encicliche di papa Francesco sembrano quelle di Pio XII.
bergoglio_boninoBergoglio, lungi dal poter e dal dover costituire un capro espiatorio per i cattolici di oggi, è semplicemente un segno dei tempi, di quei tempi a cui, in una spericolata e ridicola conturbazione mentale pseudo-metafisica, i cattolici di oggi inconsapevolemente si sentono chiamati fuori, quando, invero e banalmente, ne fanno parte. Essi ricordano per certi versi quanti s’indignano dello stato delle cose del mondo “accusando” il Kali-Yuga e non si rendono conto – salvo berciare di dottrina e di tradizione – che all’età ultima partecipiamo tutti indistintamente, a esclusione dei santi viventi.
Per quanto concerne i cosiddetti “complottisti”, provate a pensare un po’ oltre. Davvero credete che, posta la verità dei vostri asserti circa la Chiesa cattolica, Bergoglio sia la mente della dissoluzione? Siete in contraddizione con voi stessi: di solito i generali e i ministri della guerra, e ciò da molto tempo, non stanno in prima linea, mandano altri, meno avveduti e già formati per mettere in campo questa dissoluzione.
Da ultimo una lieve riflessione. Come è possibile, per un cattolico – che non sia sedevacantista – contestare o anche solo mettere in dubbio la veracità dell’elezione di Bergoglio, se questo cattolico crede ancora nello Spirito Santo? Si vuole forse alludere alla possibilità che lo Spirito Santo si sia sbagliato? Giorni fa un noto intellettuale cattolico tradizionalista– sul quale non mi pronuncio perché non ho i soldi per pagarmi un avvocato – ha scritto che non sapeva se Bergoglio fosse cattolico, ma che certo le sue encicliche non lo erano. Affermazioni del genere sono degne, più che di riflessioni teologiche, di un manuale di psichiatria.
Se proprio costoro tengono tanto alla dottrina, dovrebbero solennemente tacere, anche dentro di sé, ritornare, loro per primi, allo spirito del Vangelo senza la necessità di un papa, che diventa il loro alter ego nel bene e nel male, guardare insomma la trave nel proprio occhio. Indi finalmente lasciare che le cose si compiano così come è scritto.
di Luca Bistolfi

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