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giovedì 26 maggio 2016

Aspetta e spera..?

Il Cardinale Müller si aspetta dalla FSSPX che riconosca gli insegnamenti del Concilio che essa contesta

di Edward Pentin

L'autore è lo stesso che ha condotto l'intervista rilasciata da Mons. Fellay il 13 maggio 2016 al National Catholic Register.

Il 24 maggio 2016 ha pubblicato, sempre sul National Catholic Register, questo articolo che richiama un'intervista che il Card. Müller ha rilasciato al giornale tedesco Herder Korrespondenz.


Il Cardinale Gerhard Müller ha dichiarato che egli si aspetta che la Fraternità San Pio X, che si è sempre opposta alle dichiarazioni del concilio Vaticano II sulla libertà religiosa e l’ecumenismo, «riconosca senza riserva» la libertà religiosa come un diritto umano e l’obbligo dell’ecumenismo.

In un’intervista pubblicata nel numero di giugno del tedesco Herder Korrespondenz, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto che «se si vuole essere pienamente cattolici, bisogna riconoscere il Papa e il concilio Vaticano II».

Secondo l’intervista riportata il 24 maggio dal sito cattolico Kathpress, Il Cardinale Müller ha dichiarato che si aspetta un riconoscimento di tutte le dichiarazioni del Concilio che trattano questi argomenti.

Questi suoi commenti fanno seguito alle voci secondo le quali la Fraternità San Pio X, che continua ad opporsi agli insegnamenti chiave del concilio Vaticano II relativi all’ecumenismo, alla libertà religiosa e agli aspetti della riforma liturgica, potrebbe essere prossima ad essere riconosciuta dalla Santa Sede.

Nel 1988, il fondatore della Fraternità, Mons. Marcel Lefebvre, ordinò quattro vescovi contro la volontà espressa dal Papa Giovanni Paolo II. Tutti e cinque incorsero nella scomunica automatica e, benché Benedetto XVI abbia rimesso queste scomuniche nel 2009, la Fraternità è rimasta in una situazione canonica irregolare.

Proprio in questo mese, il Superiore Generale della FSSPX, Mons. Bernard Fellay, ha detto alRegister [vedi intervista] che certuni a Roma hanno fatto sapere alla Fraternità che adesso era possibile mettere in discussione gli insegnamenti del Concilio su questi argomenti, «pur rimanendo cattolici».

«Questo significa anche che il criterio che essi vogliono imporci per provare che siamo cattolici non toccherà più questi punti», ha detto Mons. Fellay. «Per noi, questo è molto importante». Inoltre ha sottolineato che Roma ha due approcci diversi: «bisogna distinguere tra la posizione del Papa, che è una cosa, e quella della Congregazione della Fede», ed ha anche ribadito che la FSSPX non vedrò compromessa la sua posizione. «Essi non hanno lo stesso approccio, ma solo la stessa conclusione, che è: mettiamo fine a questo problema accordando il riconoscimento canonico alla Fraternità».

Egli ha anche aggiunto di essere «convinto, almeno in parte, che vi sia anche un altro approccio… che consiste nel dare minore importanza al problema che noi consideriamo importante, il Concilio: in altre parole a ridurre l’obbligo del Concilio».
Secondo Mons. Fellay, il Papa vede la dottrina «come un ostacolo nei rapporti con la gente», che si oppone al suo desiderio di vedere «tutti salvati», e scioglie un nodo «per raggiungerci».

Ma il Cardinale Müller, che insiste chiaramente più del Santo Padre perché la FSSPX aderisca all’insegnamento del Concilio, ha dichiarato a Herder Korrespondenz che non si può trattare il Concilio come «una semplice disquisizione pastorale» semplicemente perché non ha adottato dei dogmi obbliganti.

Il Prefetto della CDF ha detto che nessun papa ha mai proclamato la resurrezione di Cristo come un dogma ex cathedra, e tuttavia questa «appartiene al centro della fede, ne è il fondamento».

«Le dichiarazioni chiave, anche se non sono annunciate ex cathedra, sono tuttavia essenziali per noi cattolici», ha detto, aggiungendo che «non è accettabile prenderne alcune e rigettare le altre».

Secondo il resoconto del Kathpress, Il Cardinale Müller ha anche dichiarato nell’intervista che non serve essere affascinati da ogni omelia di un vescovo o di un papa. È necessario che si accetti solo il magistero, che è una dichiarazione di fede.

«La libertà religiosa come diritto umano fondamentale e la libertà di proteggere la religione che riguarda la rivelazione soprannaturale in Gesù Cristo, sono riconosciute da ogni cattolico senza riserve», ha detto riferendosi alle relative dichiarazioni del Concilio.
Il riconoscimento del concilio Vaticano II «non è un ostacolo irragionevolmente alto» da superare, ha detto, e ha aggiunto che si tratta piuttosto dell’«adeguato rimedio per entrare in piena comunione con il Papa e con i vescovi in comunione con lui».
Il Prefetto della CDF ha inoltre affermato che la relazione di Francesco con la FSSPX non differisce da quella del Papa Emerito Benedetto XVI. «Egli vede questo gruppo, ed altri simili, come cattolici, ma ancora in cammino verso la piena unità cattolica».

Un po’ di tempo fa, in questo stesso mese, Francesco ha lasciato intendere che la riconciliazione potrebbe essere prossima, dicendo al quotidiano francese  La Croix, il 16 maggio, che la FSSPX è «cattolica, in cammino verso la piena comunione» e che «sono in atto un buon dialogo e un buon lavoro».

Egli ha anche ricevuto Mons. Fellay il mese scorso in udienza privata per la prima volta e aLa Croix ha detto che è «un uomo con cui si può dialogare».

L’anno scorso, il Papa ha fatto la sua prima apertura verso la Fraternità, annunciando che le confessioni della FSSPX sarebbero state valide e lecite durante e dopo l’Anno giubilare della Misericordia. Fino ad allora, Roma le considerava come canonicamente invalide per la mancanza della necessaria giurisdizione.

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