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esternazioni di Josè Bergoglio
Ripreso da SI SI NO NO,
anno XLII, n. 12, del 30 giugno 2016
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L’elogio di Marco Pannella
«Marco Pannella è una persona […], di cui non si poteva
non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause […]. Lo ricordo con stima e simpatia.
Pensando che ci lascia
un’eredità umana e spirituale
importante» (padre Federico Lombardi, portavoce di
Francesco I, Radio Vaticana, 19 maggio 2016).
Osserviamo
Pannella è stato un abortista convinto ed ha praticato e
pubblicizzato centinaia di aborti anche quando l’aborto non era ancora
“legge” di Stato. Ha propagandato il divorzio, le unioni omosessuali e
l’uso della droga. Non ha mai smentito le sue convinzioni e le sue
pratiche gravemente peccaminose contro la Legge naturale e divina
(5° Comandamento: “Non uccidere l’innocente”; 6° Comandamento:
“Non commettere atti impuri” aggravati dal peccato contro-natura di
omosessualità che “grida vendetta al cospetto di Dio” [Catechismo della Dottrina Cristiana di San
Pio X, n. 154]; 9° Comandamento: “Non desiderare la
donna d’altri”).
Non è possibile, dunque, “stimarlo” come uomo che ha combattuto
per “nobili cause” e che ci ha lasciato una “eredità
spirituale”, anzi è un grave scandalo presentarlo come tale agli
occhi dei fedeli, equivale a negare implicitamente la fede e la morale
cristiana.
L’elogio della convivenza fuori
del matrimonio
«Meglio un buon matrimonio dopo una convivenza che un matrimonio
improvvisato. […]. Forse non si ha ancora la preparazione per accettare
che due persone possano scegliere di amarsi senza obbligatoriamente
dover contrarre matrimonio» (Convegno
annuale della Diocesi di Roma, 16 giugno 2016).
Osserviamo
Certamente è bene arrivare al matrimonio ben preparati
spiritualmente, ma è assolutamente inaudito che un Papa faccia
l’elogio del peccato mortale, abituale e pubblico (cfr. 6° e 9°
Comandamento) qual è la convivenza fuori del matrimonio. Anche
questa frase è una negazione implicita della morale naturale e
cristiana.
L’accentramento anti-diocesano
«Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto
Segretario di Stato il 4 aprile 2016, ha stabilito che la previa
consultazione della Santa Sede sia da intendersi come necessaria per la
validità per l’erezione [di un Istituto religioso]. […]. Vedendo
la necessità di evitare che vengano eretti a livello
diocesano» (Rescritto in merito al canone 597 del CIC sulla
erezione degli Istituti diocesani, 20 maggio 2016. Il presente
Rescritto sarà promulgato tramite pubblicazione su L’
Osservatore Romano, entrando in vigore il 1° giugno 2016).
Osserviamo
In nome della “Collegialità episcopale” si toglie al Vescovo
diocesano il potere che ha sempre avuto (1)
(CIC, 1917, can. 100 § 1) di riconoscere inizialmente un Istituto
di vita religiosa come di “diritto diocesano”, prima che venga
riconosciuto definitivamente da Roma come di “diritto pontificio”. Va
contro la pratica costante della Chiesa e il buon senso. Il Vescovo del
luogo conosce le persone che gli chiedono l’erezione canonica nella sua
diocesi, Roma non può conoscere tutto ed è per questo che
deve essere aiutata dai Vescovi diocesani o del luogo. Accentrare tutto
va contro l’adagio antico: “factotum
facit nihil / chi vuol far tutto non riesce a far nulla”.
I Vescovi sono i successori degli Apostoli nel governo ordinario delle
singole diocesi sotto l’autorità del Romano Pontefice per divina
istituzione (CIC, 1917, can. 329, § 1; can. 3329, § 1).
«Il potere di giurisdizione è il potere più
cospicuo del vescovo: “Lo Spirito santo ha posto i vescovi a governare
la Chiesa”» (Antonio Piolanti, Dizionario
di Teologia dogmatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 435, voce
Vescovo).
Questo “centralismo democratico” di papa Bergoglio contrasta con quanto
dice di sé riguardo ai temi di morale: “Chi siamo noi per
giudicare un gay? Se è vero che cerca Dio…” (frase ripetuta per
la seconda volta il 27 giugno 2016 in un’ Intervista durante il viaggio di ritorno
dall’Armenia). Se cerca Dio deve non peccare più, come
disse Gesù all’adultera, smetterla con la vita moralmente,
gravemente e contro-natura disordinata riguardo al 6° e 9°
Comandamento. Proprio perché è il Papa (e quando
vuole lo fa anche in maniera esagerata, avocando a sé poteri che
i Vescovi hanno sempre espletato) deve dire alle pecore o ai fedeli che
pasce quale erba è buona e qual è nociva, quale acqua
è potabile e quale no, quale animale è amico e quale
nemico, altrimenti è un “cattivo pastore, che se vede il lupo
fugge” (Gv., X, 1-21) “non solo correndo, ma anche semplicemente
tacendo” (S. Giovanni Crisostomo, Commento
al Vangelo di Giovanni). È dovere del Pastore dire
esplicitamente che la pratica omosessuale vìola la morale
cristiana e naturale ed è un peccato contro-natura che grida
vendetta al cospetto di Dio (Catechismo
della Dottrina Cristiana di San Pio X, n. 154).
I dubbi sulla Fede
“Tante volte mi trovo in crisi con la fede e a volte ho avuto”
l’audacia di “rimproverare Gesù e anche di dubitare. Questo
sarà la verità? Ma sarà un sogno?”. Lo ha
confidato papa Francesco ai giovani, aggiungendo che questo gli
è accaduto “da ragazzo, da seminarista, da religioso, da
prete, da Vescovo e anche da Papa”.
E ha aggiunto poi: “Un cristiano che non ha sentito questo alcune
volte” al quale “la fede non è entrata in crisi, gli manca
qualcosa” http://www.avvenire.it/chiesa/pagine/papa-francesco-collegio-universitario-villa-nazareth.aspx
Osserviamo
Chi dubita volontariamente della fede pecca gravemente contro la
virtù di fede, perde la grazia santificante e la virtù di
fede (E. Jone, Compendio di Teologia
Morale, Casale Monferrato, Marietti, 1964, VI ed., n. 125, p.
82; F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario
di Teologia Morale, ed. IV, 1968,vol. I, p. 611, voce Dubbio nella Fede / Eresia).
Francesco I è Papa,
Benedetto XVI è “Papa emerito”
Finalmente un po’ di chiarezza tra tanta confusione: “c’è molta
logica in questa follia…” (Shakespeare, L’Amleto). Bergoglio spiega:
«C’è il Papa e il Papa emerito. Benedetto XVI è
Papa emerito, lui ha detto chiaramente quell’11 febbraio 2013 che
dava le dimissioni a partire dal successivo 28 febbraio. […]. Mai
dimentico quel discorso fatto ai cardinali il 28 febbraio quando disse:
“Tra di voi c’è il mio successore: prometto obbedienza a lui”. E
lo ha fatto!. […]. Ho ringraziato pubblicamente Benedetto per aver
aperto la porta ai Papi emeriti. Ma c’è un solo Papa, l’altro
è emerito. Forse in futuro potranno essercene due o tre, ma sono
emeriti» (Intervista durante il
viaggio di ritorno dall’ Armenia, 27 giugno 2016).
Osserviamo
Molti si son concentrati sulle dimissioni date da Benedetto XVI dicendo
che non erano valide… eccetera. Il vero problema, invece, è
l’invenzione del Papa emerito, che nella Chiesa non è mai
esistito, così come il Vescovo emerito prima del 1966.
Conclusione
L’Autorità del Papa su questa terra non ne conosce una
superiore. Neppure l’Episcopato riunito in Concilio o sparso nel mondo
né il Collegio cardinalizio possono condannare tramite un
verdetto giuridico e deporre un Papa. Tuttavia il suo potere
è limitato dalla Rivelazione e dalla Legge divina. Quindi solo
Dio o Gesù Cristo, di cui il Papa è Vicario su questa
terra, possono mettere fine al suo agire quando contraddice la divina
Rivelazione o la Legge naturale e divina.
Come scriveva il Gaetano (Apologia de
Comparata Auctoritate Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed.
Pollet, 1936, p. 112 ss.), il rimedio ad un male così grande
come “un Papa scellerato” e la crisi nella Chiesa in tempi di
caos è la preghiera e il ricorso all’onnipotente
assistenza divina su Pietro, che Gesù ha promesso solennemente.
Gaetano cita l’Angelico (De regimine
principum, lib. I, cap. V-VI) in cui il Dottore Comune insegna
che normalmente i più propensi a rivoltarsi contro il tiranno
temporale sono i “discoli”, mentre le persone giudiziose riescono a
pazientare finché è possibile e solo come extrema ratio ricorrono alla
rivolta. Quindi ne conclude che se occorre aver molta pazienza con il
tiranno temporale e solo eccezionalmente si può ricorrere alla
rivolta armata e al tirannicidio, nel caso del Papa indegno o
“criminale” (2), non solo non è mai
lecito il “papicidio” e la rivolta armata, ma neppure la sua
deposizione da parte del Concilio, anche se è doveroso non
obbedire ai suoi ordini qualora siano illeciti.
NOTE
1
- Cfr. E. Ruffini, La Gerarchia
della Chiesa negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di San Paolo,
Roma, 1921; A. Vellico, De episcopis
iuxta doctrinam catholicam, Roma, 1937; F. Roberti – P.
Palazzini, Dizionario di teologia
Morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. I, p. 866, voce Istituti ecclesiastici; V. Del
Giudice, Istituzioni di Diritto
Canonico, Milano, 1936, pp. 228-235.
2
- V. Mondello, La dottrina del
Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, 1965, p. 65.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1606_SISINONO_Ultime_esternazioni.html
"E' doveroso non obbedire agli ordini del papa scellerato".
RispondiEliminaAppunto.
E come si deduce che un papa sia scellerato (che nell'attuale situazione e' ancora un termine leggero), in mezzo a una selva di 'fedeli osservanti' pronti a fare inchini e a ingoiare le scelleratezze più stolte quasi fossero bignè?