La strage di Nizza : cosa s'inventerà la sballata società laica a-cristiana?
Giorno di lutto e di preghiera.
Giorno, e giorni, di riflessione.
Cosa sarà della nostra gioventù svezzata in una società a-cristiana?
Facciamo nostra una "riflessione" apparsa in un social.
***
Soluzioni tentate contro il terrorismo di matrice islamica:
❌ dire che si tratta solo di un caso isolato
❌ colorare la torre Eiffel
❌ usare i gessetti colorati
❌ cantare Imagine
❌ passeggiare assieme ad altri capi di Stato per qualche centinaia di metri
❌ cantare gli inni nazionali
❌ fiaccolate e lanterne cinesi
❌ esporre bandiere colorate sul davanzale
❌ manifestazioni sinistroidi e con gli islamici moderati (che non esistono N.d.R.)
❌ colorare le foto dei profili facebook
❌ proporre su twitter l'hashtag #prayfor
❌ produzione di massa di gadget con hashtag #prayfor
❌ risposte in politichese a qualche interrogazione parlamentare
❌ dare del razzista a chi non vuole stare con le mani in mano
❌ incolpare la Chiesa per le crociate
❌ auto-incolparsi per le guerre in Medioriente
❌ proporre PIÙ accoglienza e aiuti per l'integrazione
...tutte azioni che hanno portato ingenti perdite ai terroristi, non c'è che dire.
Attendo le novità per Nizza...
AGGIUNTA
Per l'orribile strage di Nizza si sono inventati la depressione dell'omicida per motivi economici ecc ecc - fra poco daranno la colpa all'ex moglie - tant'è che la fruttivendola del mercato non ha esitato a rimproverarmi "Mae' è un povero matto , non c'entra niente la religione!"
Pubblicato da Andrea Carradori
❌ dire che si tratta solo di un caso isolato
❌ colorare la torre Eiffel
❌ usare i gessetti colorati
❌ cantare Imagine
❌ passeggiare assieme ad altri capi di Stato per qualche centinaia di metri
❌ cantare gli inni nazionali
❌ fiaccolate e lanterne cinesi
❌ esporre bandiere colorate sul davanzale
❌ manifestazioni sinistroidi e con gli islamici moderati (che non esistono N.d.R.)
❌ colorare le foto dei profili facebook
❌ proporre su twitter l'hashtag #prayfor
❌ produzione di massa di gadget con hashtag #prayfor
❌ risposte in politichese a qualche interrogazione parlamentare
❌ dare del razzista a chi non vuole stare con le mani in mano
❌ incolpare la Chiesa per le crociate
❌ auto-incolparsi per le guerre in Medioriente
❌ proporre PIÙ accoglienza e aiuti per l'integrazione
Nizza: la guerra di religione continua
(Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 16/07/2016) Ha ragione Papa Francesco quando, da oltre un anno, afferma che è già in corso la “terza guerra mondiale”, combattuta “a pezzetti”, ma bisogna aggiungere, che si tratta di una guerra di religione, perché religiosi sono i moventi di chi l’ha dichiarata, e rituali sono perfino gli omicidi che in suo nome vengono perpetrati.
Francesco ha definito il massacro di Nizza un atto di “violenza cieca”, ma la furia omicida che ha spinto il conducente del Tir a seminare la morte sul Lungomare di Nizza, non è un atto irrazionale di follia: nasce da una religione che incita all’odio e istiga alla violenza. Gli stessi moventi religiosi hanno provocato i massacri del Bataclan di Parigi, degli aeroporti di Bruxelles e di Istanbul e del ristorante di Dacca. Tutti questi gesti, per quanto barbari, non sono “ciechi”, ma fanno parte di un piano lucidamente esposto dall’Isis nei suoi documentii
Il portavoce dell’Isis Abu al-Adnani, con un audio diffuso a fine maggio su Twitter ha invitato ad uccidere in Europa in nome di Allah con queste parole: “Spaccagli la testa con una pietra, macellalo con un coltello, investilo con l’auto, gettalo da un luogo elevato, soffocalo o avvelenalo”. Non diversamente si esprime il Corano nei confronti degli infedeli. Continuare a ignorarlo è segno, questo sì, di cieca follia.
Ci si illude che la guerra in corso non sia quella dichiarata dall’Islam all’Occidente, ma una guerra che si combatte all’interno del mondo musulmano e che l’unico modo per salvarsi sia di aiutare l’Islam moderato a sconfiggere l’Islam fondamentalista, Ma l’Islam moderato è una contraddizione perché nella misura in cui i musulmani si secolarizzano e si integrano nella società occidentale, cessano di essere musulmani, o diventano dei musulmani non osservanti, dei cattivi musulmani. Un vero musulmano può rinunciare, per motivi di opportunità, alla violenza, ma la considera sempre legittima nei confronti dell’infedele, perché così insegna Maometto.
La guerra in corso è una guerra contro l’Occidente, ma è anche una guerra contro il Cristianesimo, perché l’Islam vuole sostituire la religione di Maometto a quella di Cristo. Per questo l’obiettivo finale della conquista non è Parigi o New York, ma la città di Roma, centro dell’unica religione che, fin dalla sua nascita, l’Islam vuole annientare. La guerra a Roma risale alla nascita stessa dell’Islam, nell’VIII secolo. Hanno come obiettivo Roma gli arabi che e nell’830 e nel 846 occupano, saccheggiano e poi sono costretti ad abbandonare, la Città Eterna. Hanno di mira Roma i musulmani che decapitano gli 800 cristiani di Otranto nel 1480 e quelli che sgozzano i nostri connazionali a Dacca nel 2016.
Si tratta di’ una guerra religiosa che l’Isis ha dichiarato contro l’irreligione dell’Occidente, e contro la sua religione, che è il Cristianesimo. Ma nella misura in cui il Cristianesimo si secolarizza spiana la strada al suo avversario, che può essere vinto solo da una società dall’identità religiosa e culturale forte. Come osserva lo storico inglese Christopher Dawson, è l’impulso religioso che fornisce la forza di coesione a una società e a una cultura. “Le grandi civiltà non esprimono dal loro seno le grandi religioni come una specie di sottoprodotto culturale; le grandi religioni sono la base su cui poggiano le grandi civiltà. Una società che ha perduto la sua religione è destinata presto o tardi a perdere la sua cultura.”
Questa guerra religiosa è ormai una guerra civile europea, perché si combatte all’interno delle nazioni e delle città di un continente invaso da milioni di migranti. Si sente ripetere che di fronte all’invasione dobbiamo costruire ponti anziché erigere muri, ma una fortezza assediata si difende soltanto sollevando il ponte levatoio e non abbassandolo. Qualcuno comincia a capirlo. Il governo francese ha previsto l’esplosione di una guerra civile destinata a svolgersi soprattutto all’interno dei grandi centri urbani, dove la multiculturalità ha imposto l’impossibile convivenza di gruppi etnici e religiosi diversi. Il 1 giugno 2016 un comunicato dello Stato maggiore ha ufficialmente ha annunciato la creazione di una forza convenzionale dell’esercito.«il Comando di Terra per il territorio nazionale” (COM TN)», destinata a combattere la jihad sul territorio francese. Il nuovo modello strategico, battezzato “Au contact”, comprende due divisioni, sotto un comando unico, per un totale di circa 77.000 uomini destinati a fronteggiare la minaccia di una insurrezione islamica.
Contro questa minaccia occorrono le armi materiali, che si usano in ogni conflitto per annientare il nemico, ma servono soprattutto le armi culturali e morali, che consistono nella consapevolezza di essere gli eredi di una grande Civiltà che proprio combattendo contro l’Islam ha definito nel corso dei secoli la sua identità. Chiediamo rispettosamente e urgentemente a Papa Francesco, Vicario di Cristo, di essere la voce della nostra storia e della nostra tradizione cristiana, di fronte al pericolo che ci minaccia. (Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 16/07/2016)
(Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 16/07/2016) Ha ragione Papa Francesco quando, da oltre un anno, afferma che è già in corso la “terza guerra mondiale”, combattuta “a pezzetti”, ma bisogna aggiungere, che si tratta di una guerra di religione, perché religiosi sono i moventi di chi l’ha dichiarata, e rituali sono perfino gli omicidi che in suo nome vengono perpetrati.
Francesco ha definito il massacro di Nizza un atto di “violenza cieca”, ma la furia omicida che ha spinto il conducente del Tir a seminare la morte sul Lungomare di Nizza, non è un atto irrazionale di follia: nasce da una religione che incita all’odio e istiga alla violenza. Gli stessi moventi religiosi hanno provocato i massacri del Bataclan di Parigi, degli aeroporti di Bruxelles e di Istanbul e del ristorante di Dacca. Tutti questi gesti, per quanto barbari, non sono “ciechi”, ma fanno parte di un piano lucidamente esposto dall’Isis nei suoi documentii
Il portavoce dell’Isis Abu al-Adnani, con un audio diffuso a fine maggio su Twitter ha invitato ad uccidere in Europa in nome di Allah con queste parole: “Spaccagli la testa con una pietra, macellalo con un coltello, investilo con l’auto, gettalo da un luogo elevato, soffocalo o avvelenalo”. Non diversamente si esprime il Corano nei confronti degli infedeli. Continuare a ignorarlo è segno, questo sì, di cieca follia.
Ci si illude che la guerra in corso non sia quella dichiarata dall’Islam all’Occidente, ma una guerra che si combatte all’interno del mondo musulmano e che l’unico modo per salvarsi sia di aiutare l’Islam moderato a sconfiggere l’Islam fondamentalista, Ma l’Islam moderato è una contraddizione perché nella misura in cui i musulmani si secolarizzano e si integrano nella società occidentale, cessano di essere musulmani, o diventano dei musulmani non osservanti, dei cattivi musulmani. Un vero musulmano può rinunciare, per motivi di opportunità, alla violenza, ma la considera sempre legittima nei confronti dell’infedele, perché così insegna Maometto.
La guerra in corso è una guerra contro l’Occidente, ma è anche una guerra contro il Cristianesimo, perché l’Islam vuole sostituire la religione di Maometto a quella di Cristo. Per questo l’obiettivo finale della conquista non è Parigi o New York, ma la città di Roma, centro dell’unica religione che, fin dalla sua nascita, l’Islam vuole annientare. La guerra a Roma risale alla nascita stessa dell’Islam, nell’VIII secolo. Hanno come obiettivo Roma gli arabi che e nell’830 e nel 846 occupano, saccheggiano e poi sono costretti ad abbandonare, la Città Eterna. Hanno di mira Roma i musulmani che decapitano gli 800 cristiani di Otranto nel 1480 e quelli che sgozzano i nostri connazionali a Dacca nel 2016.
Si tratta di’ una guerra religiosa che l’Isis ha dichiarato contro l’irreligione dell’Occidente, e contro la sua religione, che è il Cristianesimo. Ma nella misura in cui il Cristianesimo si secolarizza spiana la strada al suo avversario, che può essere vinto solo da una società dall’identità religiosa e culturale forte. Come osserva lo storico inglese Christopher Dawson, è l’impulso religioso che fornisce la forza di coesione a una società e a una cultura. “Le grandi civiltà non esprimono dal loro seno le grandi religioni come una specie di sottoprodotto culturale; le grandi religioni sono la base su cui poggiano le grandi civiltà. Una società che ha perduto la sua religione è destinata presto o tardi a perdere la sua cultura.”
Questa guerra religiosa è ormai una guerra civile europea, perché si combatte all’interno delle nazioni e delle città di un continente invaso da milioni di migranti. Si sente ripetere che di fronte all’invasione dobbiamo costruire ponti anziché erigere muri, ma una fortezza assediata si difende soltanto sollevando il ponte levatoio e non abbassandolo. Qualcuno comincia a capirlo. Il governo francese ha previsto l’esplosione di una guerra civile destinata a svolgersi soprattutto all’interno dei grandi centri urbani, dove la multiculturalità ha imposto l’impossibile convivenza di gruppi etnici e religiosi diversi. Il 1 giugno 2016 un comunicato dello Stato maggiore ha ufficialmente ha annunciato la creazione di una forza convenzionale dell’esercito.«il Comando di Terra per il territorio nazionale” (COM TN)», destinata a combattere la jihad sul territorio francese. Il nuovo modello strategico, battezzato “Au contact”, comprende due divisioni, sotto un comando unico, per un totale di circa 77.000 uomini destinati a fronteggiare la minaccia di una insurrezione islamica.
Contro questa minaccia occorrono le armi materiali, che si usano in ogni conflitto per annientare il nemico, ma servono soprattutto le armi culturali e morali, che consistono nella consapevolezza di essere gli eredi di una grande Civiltà che proprio combattendo contro l’Islam ha definito nel corso dei secoli la sua identità. Chiediamo rispettosamente e urgentemente a Papa Francesco, Vicario di Cristo, di essere la voce della nostra storia e della nostra tradizione cristiana, di fronte al pericolo che ci minaccia. (Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 16/07/2016)
Nizza, 14 luglio 2016. Una nuova strage, e l’inganno continua
La società che ha rinnegato Dio viene divorata dagli stessi mostri che ha generato. E ora ci si rifugia nella solita vuota retorica. 84 morti: un bilancio terribile, che però non eguaglierà mai la straordinaria “produttività” francese in materia di aborto.
di Paolo Deotto
.
Ottantaquattro morti sono senza dubbio un bilancio terribile. Tra i feriti molto gravi (48), venticinque sono in rianimazione. E senza dubbio la perversa fantasia dimostrata dal criminale, che ha trasformato un camion in uno strumento di strage, aggiunge paura alla paura.
Il nostro dovere è pregare per quelle vittime. Ma doverosamente dobbiamo anche interrogarci, non lasciarci sommergere dal fiume di retorica, che è già in piena e ha prodotto i soliti monotoni ritornelli. Il presidente francese Hollande ha già dichiarato “Nulla ci farà cedere” (ANSA); il Topolino che per nostra disgrazia stipendiamo a Palazzo Chigi ha fatto eco con un’altra di quelle belle frasi, tanto standardizzate quanto vuote: “Reagire è un dovere morale … non lasciare soli i francesi” (ANSA).
A breve vedremo anche l’immancabile cerimonia, che sia “laica” o “interreligiosa” non fa alcuna differenza, con passerella di politici, appello all’islam moderato (cos’è?), esortazione a non cadere nel rifiuto del migrante, canto della Marsigliese, e poi tutti a casa. In attesa del prossimo evento.
Perché il prossimo evento ci sarà. Non sappiamo dove e quando, ma ci sarà, e ce ne saranno altri ancora. Perché non si ha più il coraggio di dire le amare verità e di agire in conseguenza.
Chi era ieri alla guida del camion era senza dubbio un criminale e ha mille volte meritato le pallottole che lo hanno ucciso. Le vittime erano persone innocenti, molti bambini, a passeggio per vedere i fuochi artificiali. Ma, a costo di risultare sgradevoli, proviamo a riflettere su ciò che si stava festeggiando ieri a Nizza, come in tutta la Francia.
14 luglio, festa nazionale. Ce ne parlava due giorni fa Massimo Viglione, in un articolo (clicca qui) in cui ci ricordava cosa fu, e cos’è tutt’oggi, la rivoluzione francese, “madre” delle “libertà” moderne. Il rifiuto di Dio e il sacrilegio furono da subito le note distintive di un evento storico che costò, non a caso, almeno mezzo milione di vittime.
Il 13 novembre dello scorso anno i demoni al Bataclan di Parigi fecero strage di una folla che ascoltava canzoni sataniche. Ieri è bastato un demone per fare strage di una folla che festeggiava un evento satanico come la Rivoluzione.
Obiezione: il criminale era un islamico, questo è stato un attentato islamico, in odio alla Francia libera e paladina delle libertà.
Risposta: certo, il criminale era islamico. Ma chi ha favorito la brutale avanzata dell’islam, falsa e violenta religione, se non chi ha fatto della “laicité” dello Stato un dogma, espellendo la sola vera Religione? Chi ha favorito l’avanzata del’islam se non chi ha incoscientemente giocato con la guerra, armando anche gruppi islamici per eliminare regimi non graditi (Libia e Siria docent)?
La “liberté” della Rivoluzione Francese è già stata ampiamente esaminata da Massimo Viglione, nell’articolo che sopra ricordavamo. Aggiungiamo solo che è quella “liberté” che tra le altre cose ha generato una folle “produttività” in materia di aborto. In media giornalmente la Francia uccide 602 bambini. Un numero mostruoso di vittime che non possono fuggire, non trovano rifugio da nessuna parte, perché vengono uccise, legalmente, in quello che dovrebbe essere il posto più sicuro, il grembo materno.
Ci sarà qualche vescovo francese che ricorderà di recitare almeno una riga del Padre Nostro, laddove si dice “liberaci dal male”? La domanda, me ne rendo perfettamente conto, è del tutto retorica.
La società che ha rinnegato Dio, che è nata sul sacrilegio, che con le sue leggi combatte la Religione, ora si chiede smarrita “Perché succedono questi spaventosi fatti?”. Non sa rispondere e balbetta le solite frasi trite e ritrite. Magari per un po’ di giorni diremo “Siamo tutti nizzardi”. E ognuno se ne tornerà a casa soddisfatto, convinto di aver fatto così il proprio dovere “civile”. In attesa del prossimo evento criminale.
Perché ci sarà un prossimo evento. Una società malata, alla lunga, quando la malattia ha aggredito ormai tutte le sue membra, non può che generare mostri. Una serie sciagurata di scelte politiche ha di fatto favorito l’avanzata islamica; ma una società che pretende di vivere a prescindere da Dio e dalle sue leggi, come può fare scelte politiche ponderate?
La Francia, “madre” delle fantastiche libertà moderne, si sgretola. Si raccoglie quello che si è seminato. Le povere vittime di ieri dovrebbero almeno indurre altri politici di altre nazioni, tra cui la nostra disastrata Patria, a riconoscere che si sta giocando col fuoco, camminando sul ciglio di un abisso che può inghiottire tutto e tutti. Ma ci sono speranze? Non credo. L’ex cattolica Italia è guidata da un irresponsabile pseudo-cattolico che è riuscito a legiferare su un altro insulto a Dio come la famiglia pederastica e che si è premurato di precisare che lui ha giurato “sulla costituzione e non sul Vangelo”.
In questo sfacelo è sempre più chiara l’urgenza assoluta di conservare quel “seme” di cui tante volte si è parlato. Conservare la Fede, unica base su cui si potrà ricostruire, quando la “civiltà” libera, laica e democratica avrà finito di divorare sé stessa.
di Paolo Deotto
.
Ottantaquattro morti sono senza dubbio un bilancio terribile. Tra i feriti molto gravi (48), venticinque sono in rianimazione. E senza dubbio la perversa fantasia dimostrata dal criminale, che ha trasformato un camion in uno strumento di strage, aggiunge paura alla paura.
Il nostro dovere è pregare per quelle vittime. Ma doverosamente dobbiamo anche interrogarci, non lasciarci sommergere dal fiume di retorica, che è già in piena e ha prodotto i soliti monotoni ritornelli. Il presidente francese Hollande ha già dichiarato “Nulla ci farà cedere” (ANSA); il Topolino che per nostra disgrazia stipendiamo a Palazzo Chigi ha fatto eco con un’altra di quelle belle frasi, tanto standardizzate quanto vuote: “Reagire è un dovere morale … non lasciare soli i francesi” (ANSA).
A breve vedremo anche l’immancabile cerimonia, che sia “laica” o “interreligiosa” non fa alcuna differenza, con passerella di politici, appello all’islam moderato (cos’è?), esortazione a non cadere nel rifiuto del migrante, canto della Marsigliese, e poi tutti a casa. In attesa del prossimo evento.
Perché il prossimo evento ci sarà. Non sappiamo dove e quando, ma ci sarà, e ce ne saranno altri ancora. Perché non si ha più il coraggio di dire le amare verità e di agire in conseguenza.
Chi era ieri alla guida del camion era senza dubbio un criminale e ha mille volte meritato le pallottole che lo hanno ucciso. Le vittime erano persone innocenti, molti bambini, a passeggio per vedere i fuochi artificiali. Ma, a costo di risultare sgradevoli, proviamo a riflettere su ciò che si stava festeggiando ieri a Nizza, come in tutta la Francia.
14 luglio, festa nazionale. Ce ne parlava due giorni fa Massimo Viglione, in un articolo (clicca qui) in cui ci ricordava cosa fu, e cos’è tutt’oggi, la rivoluzione francese, “madre” delle “libertà” moderne. Il rifiuto di Dio e il sacrilegio furono da subito le note distintive di un evento storico che costò, non a caso, almeno mezzo milione di vittime.
Il 13 novembre dello scorso anno i demoni al Bataclan di Parigi fecero strage di una folla che ascoltava canzoni sataniche. Ieri è bastato un demone per fare strage di una folla che festeggiava un evento satanico come la Rivoluzione.
Obiezione: il criminale era un islamico, questo è stato un attentato islamico, in odio alla Francia libera e paladina delle libertà.
Risposta: certo, il criminale era islamico. Ma chi ha favorito la brutale avanzata dell’islam, falsa e violenta religione, se non chi ha fatto della “laicité” dello Stato un dogma, espellendo la sola vera Religione? Chi ha favorito l’avanzata del’islam se non chi ha incoscientemente giocato con la guerra, armando anche gruppi islamici per eliminare regimi non graditi (Libia e Siria docent)?
La “liberté” della Rivoluzione Francese è già stata ampiamente esaminata da Massimo Viglione, nell’articolo che sopra ricordavamo. Aggiungiamo solo che è quella “liberté” che tra le altre cose ha generato una folle “produttività” in materia di aborto. In media giornalmente la Francia uccide 602 bambini. Un numero mostruoso di vittime che non possono fuggire, non trovano rifugio da nessuna parte, perché vengono uccise, legalmente, in quello che dovrebbe essere il posto più sicuro, il grembo materno.
Ci sarà qualche vescovo francese che ricorderà di recitare almeno una riga del Padre Nostro, laddove si dice “liberaci dal male”? La domanda, me ne rendo perfettamente conto, è del tutto retorica.
La società che ha rinnegato Dio, che è nata sul sacrilegio, che con le sue leggi combatte la Religione, ora si chiede smarrita “Perché succedono questi spaventosi fatti?”. Non sa rispondere e balbetta le solite frasi trite e ritrite. Magari per un po’ di giorni diremo “Siamo tutti nizzardi”. E ognuno se ne tornerà a casa soddisfatto, convinto di aver fatto così il proprio dovere “civile”. In attesa del prossimo evento criminale.
Perché ci sarà un prossimo evento. Una società malata, alla lunga, quando la malattia ha aggredito ormai tutte le sue membra, non può che generare mostri. Una serie sciagurata di scelte politiche ha di fatto favorito l’avanzata islamica; ma una società che pretende di vivere a prescindere da Dio e dalle sue leggi, come può fare scelte politiche ponderate?
La Francia, “madre” delle fantastiche libertà moderne, si sgretola. Si raccoglie quello che si è seminato. Le povere vittime di ieri dovrebbero almeno indurre altri politici di altre nazioni, tra cui la nostra disastrata Patria, a riconoscere che si sta giocando col fuoco, camminando sul ciglio di un abisso che può inghiottire tutto e tutti. Ma ci sono speranze? Non credo. L’ex cattolica Italia è guidata da un irresponsabile pseudo-cattolico che è riuscito a legiferare su un altro insulto a Dio come la famiglia pederastica e che si è premurato di precisare che lui ha giurato “sulla costituzione e non sul Vangelo”.
In questo sfacelo è sempre più chiara l’urgenza assoluta di conservare quel “seme” di cui tante volte si è parlato. Conservare la Fede, unica base su cui si potrà ricostruire, quando la “civiltà” libera, laica e democratica avrà finito di divorare sé stessa.
la Rivoluzione francese La persecuzione religiosa l' odio sfrenato verso la religione cattolica
Un uomo che fa a meno di Dio, uno Stato che diventa totalitario, un odio sfrenato verso la religione cattolica e la monarchia, l’annientamento del passato e il culto della dea ragione: questi i capisaldi dell’evento preso a simbolo della nascita del mondo moderno.
"La persecuzione religiosa subita dai francesi cattolici durante questo periodo [la Rivoluzione francese] non ha equivalenti nella storia se non le grandi persecuzioni del XX secolo. Di tutte la Rivoluzione francese è stata il modello. La persecuzione religiosa non fu solo persecuzione contro i religiosi, ma una rivolta contro il cristianesimo, con il preciso intento di decristianizzare la nazione. La maggioranza dei preti è stata assassinata od espulsa, tutte le chiese sono state chiuse per un anno e mezzo ed il loro patrimonio requisito ed incamerato, 250 mila vandeani sono stati massacrati perché volevano andare alla Messa e restare fedeli a Roma". (Pierre Chaunu, in Stefano M. Paci, "Quante idiozie su quegli anni bui" La Chiesa ha avviato i processi i canonizzazione per circa un migliaio di questi gloriosi martiri e la metà di essi sono già stati beatificati a più riprese da vari Papi.
Un uomo che fa a meno di Dio, uno Stato che diventa totalitario, un odio sfrenato verso la religione cattolica e la monarchia, l’annientamento del passato e il culto della dea ragione: questi i capisaldi dell’evento preso a simbolo della nascita del mondo moderno.
La Rivoluzione francese è il primo radicale tentativo di costruire una società ed una struttura statale nell’orizzonte di quella cultura che si definisce "moderna". Capisaldi di questa cultura sono: un uomo "senza Dio", assolutamente autonomo ed autosufficiente che non ha bisogno di nessun riferimento religioso per conoscere la sua identità, i principi fondamentali del suo comportamento, le regole fondamentali della vita sociale. Si definisce questo mondo culturale anche come laicismo. Padre Cornelio Fabro raccoglieva l’essenza del laicismo in questa formula: "Dio se c’è, non c’entra".
Il mondo moderno con la Rivoluzione francese ha dimostrato in modo gigantesco, negli sforzi e anche negli orrori, che era possibile creare una società e uno Stato secondo quella ragione illuministica, che è sostanzialmente una ragione scientifico-tecnologica. In particolare lo Stato costituisce l’obiettivo ultimo dello sforzo per razionalizzare la vita dell’uomo nella società. Lo Stato diviene dunque la realtà che raccoglie tutti i valori razionali, culturali ed etici: diviene dunque il vero fatto che dà valore totale alla persona ed alla società.
Si può anche dire che la Rivoluzione Francese sostituisce ad uno Stato che riconosce una dimensione religiosa della vita, uno Stato che si presenta come capace di totalizzare la società: uno stato "totalitario", appunto. È ovvio che quindi non si è trattato di una evoluzione di pezzi della società precedente, richiesta dall’apparire di nuove esigenze, di nuovi problemi, di nuove sfide. La società precedente aveva vissuto momenti di riforma parziale che l’avevano, in qualche modo, adeguata progressivamente alla evoluzione di tempi e problemi.
La Rivoluzione francese invece crea un mondo nuovo: in tanto il mondo nuovo si può costruire se si distrugge il mondo del passato. Il mondo del passato (l’Ancìen Regime) è considerato dai rivoluzionari francesi come l’insieme di tutti gli errori teorici e politici, di tutte le ingiustizie personali e sociali, di quella profonda alienazione da cui appunto ‘uomo doveva essere liberato per l’esercizio di quello che gli illuministi avevano chiamato "il lume della ragione". La Rivoluzione francese ha innegabilmente al cuore una forza eversiva del passato: il passato deve essere distrutto, addirittura nella sua consistenza materiale, nella realtà delle sue istituzioni e dei suoi costumi, nelle grandi espressioni culturali, artistiche e poetiche: perché tutto nel passato grida lacrime e sangue e l’uomo invece non deve più soffrire.
La politica, la nuova religione, che pretenderà di imporre a tutti i francesi il culto della dea ragione, è la sola in grado di garantire "la felicità degli uomini sulla terra" (cfr. "Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino"). Ma la tradizione non era un passato, la tradizione era un presente: nella presenza della Chiesa come popolo di Dio presente nel mondo la tradizione segnava la vita della persona e della società, rivelava ancora una capacità di educazione della persona e di fondazione di rapporti culturali e sociali. Per questo motivo, dall’Assemblea degli Stati Generali (1789) fino al regicidio (1793), ed al Terrore giacobìno, la Rivoluzione francese assume un volto innegabilmente anti-ecclesiale ed anti-ecclesiastico. L’inizio di questa lotta contro la Chiesa francese è la Costituzione civile del clero (1790). La Chiesa francese, in quanto tende ad essere una struttura della vita sociale ed a proporre una cultura, una morale ed una immagine di società che nascono dalla fede, deve accettare di essere "formata dallo Stato". Mentre ufficialmente sì parla di "separazione della Chiesa dallo stato", in realtà la Chiesa viene strettamente legata alla struttura giuridica ed amministrativa dello Stato. Per essere Chiesa, la Chiesa francese deve accettare di avere un riconoscimento civile dallo Stato. Così le oltre trecento diocesi francesi vengono ridotte a meno dì cento e fatte coincidere con i dipartimenti, le parrocchie vengono forzosamente fatte coincidere con le province: vescovi e parroci vengono eletti dalle assemblee degli aventi diritto al voto (meno dello 0,5% di tutto il popolo francese). Viene spezzato il vincolo di comunione e di dipendenza dal Papa, a cui viene riconosciuto soltanto un primato di onore e non di giurisdizione.
Una infima minoranza del clero francese giura la Costituzione civile e formerà così la chiesa "giurata"; la quasi totalità del clero francese rifiuterà il giuramento (e formerà la cosiddetta "chiesa refrattaria"). Centinaia di migliaia di cattolici francesi scriveranno una delle pagine più fulgide del martirio della Chiesa nei tempi moderni. Giovanni Paolo II canonizzerà questa parte importante del popolo cattolico di Francia, martire, nella varietà delle sue vocazioni: vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, padri e madri di famiglia, anche fanciulli di pochi anni. Sono per noi il segno eloquente e commovente che la missione ecclesiale si svolge sempre nell’orizzonte del martirio. La Rivoluzione insieme alla Chiesa rifiuta la monarchia. Occorre intendersi bene. La monarchia non è anzitutto da considerarsi come una determinata procedura nell’esercizio del potere; la monarchia francese è la testimonianza, al di là della grandezza o povertà dei singoli monarchi, che la radice dello Stato e del potere è di carattere religioso.
Il re di Francia, incoronato nella cattedrale di Reims in una fastosa cerimonia sacramentale ed unto con il crisma delle ordinazioni episcopali, è innanzitutto il padre ed il custode della fede del popolo di Francia e della libertà della Chiesa: il suo potere effettivo di governo è certamente ampiamente condizionato da una struttura di partecipazione del clero e dei nobili e successivamente anche dei più alti esponenti della classe borghese. "Il re deve morire perché è il re": così tuonò Robespierre alla Convenzione, durante quel processo che gli storici più seri di oggi sono inclini a considerare più una farsa" che una cosa seria.
Così dalla convergenza di anti-ecclesialità e di rifiuto della monarchia, tende a nascere, in piena Europa e su suolo francese. Il primo esperimento di una struttura politica chiusa in se stessa, che non riconosce nessuna istanza, né a sé, né accanto a sé: quella struttura totalitaria, che a qualche anno dalla solenne Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ha potuto condannare a morte decine di migliaia di francesi solo sulla base di semplici "sospetti ("la legge dei sospetti").
La giustizia è una giustizia "giacobina": è l’inizio di quelle giustizie aggettivate (fascista, nazista, comunista, popolare) che l’ultimo secolo ha tragicamente sperimentato sulla propria pelle e nella devastazione della propria coscienza.
BEATI
33600 - Teresa di Sant'Agostino e 15 compagne (Carmelitane di Compiegne)
92654 - Maria Maddalena Fontaine e 3 compagne (Figlie della Carità di Arras)
94410 - Maria Clotilde Paillot e 10 compagne (Orsoline di Valenciennes)
91985 - Martiri di Orange (32 suore francesi: 2 cistercensi, 1 benedettina, 16 orsoline, 13 sacramentine)
94179 - Giovanni Maria du Lau d'Alleman, Francesco Giuseppe e Pietro Ludovico de la Rochefoucauld e 188 compagni (martiri delle stragi di settembre)
43780 - Pier Renato Rogue
93292 - Giovanni Battista Turpin du Cormier e 18 compagni (martiri di Laval)
92241 - Natale Pinot
91916 - Guglielmo Repin e 98 compagni (martiri di Angers)
92979 - Giovanni Battista Souzy e 63 compagni (martiri dei Pontoni di Rochefort)
94015 - Margherita Rutan
94383 - Pietro Adriano Toulorge
SERVI DI DIO
94399 - Maria Airiau, Ludovico Minaud e 108 compagni Fanciulli di Les Lucs-sur-Boulogne
93630 - Benedetto di Beaucaire e 4 compagni
94447 - Pietro Giovanni-Battista Besnard e 84 compagni
94442 - Maria Gimet e 35 compagni
94448 - Giovanni Maria Gombault Duval (Tussan) e 12 compagni
94449 - Andrea Ignazio Giuseppe Gosseau e 46 compagni
94451 - Giovanni Ignazio (Pacomio) Lessus e 21 compagni
94452 - Tommaso Merlé de Cestillon e 71 compagni
94443 - Carlo Francesco de Saint-Simon de Rouvroy de San-Dricourt e 36 compagni
94453 - Giovanni Poulin e 154 compagni
94454 - Firmino della Natività (Amabile Firmino Vigneron)
94450 - Pietro Lauga de Lartigue
94403 - Francesco Filiol
- Giovanni Pietro Nautery e 8 compagni
Nizza, l’orrore e il cordoglio. Abbiate paura e vinceranno loro
Ancora una volta l’orrore, il cordoglio, lo choc. Come per Charlie Hebdo, come per il Bataclan, ma questa volta l’effetto è molto più grave e invasivo per la presenza di molti bambini tra le vittime e per le modalità con cui è stato perpetrato l’attentato di Nizza. Non sono esplose bombe, non sono state sparate raffiche di mitra. La morte è arrivata nel modo più semplice e angosciante: un camion che piomba sulla folla e procede a zig zag per travolgere il maggior numero di persone.
Contro questi gesti non servono i metal detector, né le perquisizioni. Questi gesti decuplicano la paura delle masse, perché fanno sentire tutti a rischio. Ci si aspettava azioni durante agli europei; non ce ne sono state. Il ministero dell’Interno temeva per il 14 luglio, un’azione spettacolare a Parigi e per questo aveva concentrati nella capitale un numero elevatissimo di poliziotti, sguarnendo inevitabilmente le altre città. A Nizza c’erano solo cinquanta agenti speciali della polizia nazionale, che affiancavano i vigili urbani. Troppo pochi, evidentemente, e questo evidenzia ancora una volta le lacune dell’intelligence francese, che ha fallito per la terza volta consecutiva, tanto più che proprio nei giorni scorsi esperti del governo avevano avvertito contro il rischio di attentati non convenzionali, con un’auto o con un camion. Eppure non sono riusciti a intercettare il franco-tunisino che ha compiuto la strage. Ha agito da solo o era il terminale di una cellula che ha pianificato con cura l’azione? Perché a bordo c’erano armi giocattolo? Forse solo nei prossimi giorni sapremo la verità. Forse.
Di certo questa tragedia dimostra ancora una volta l’inutilità di misure che limitano in modo indiscriminato la libertà di spostamento delle masse. I terroristi hanno dimostrato di avere una fantasia infinita: possono usare aerei, kamikaze, cecchini, camion, magari domani auto bombe. I treni non sono al sicuro, i traghetti nemmeno. Impossibile controllare tutto e tutti. L’unico modo per prevenire gli attentati è l’intelligence, è la capacità di monitorare gli ambienti a rischio e di infiltrarsi sotto copertura. Significa anche contare sul contributo attivo delle minoranze a rischio, facendo leva sul senso di responsabilità dei cittadini onesti. Chi ricorre a queste tecniche non ha la certezza di essere al sicuro, ma ottiene risultati di gran lunga superiori rispetto a Paesi che invece sono meno efficaci nella prevenzione. Tra questi senza dubbio la Francia.
E qui si pone l’altra domanda senza risposta: perché i terroristi si accaniscono su questo Paese? E siamo sicuri che sia davvero opera dell’Isis? Il problema potrebbe essere più complesso e, fatta salva la matrice fondamentalista islamica, avere altre ragioni, altri mandanti; il che non sarebbe affatto sorprendente in un Paese che da oltre 10 anni (ricordate la rivolta delle banlieues?) appare incapace di integrare le comunità musulmane, soprattutto quelle di seconda generazione, nate e cresciute in Francia.
Di certo, ancora una volta, ha deluso la risposta del presidente Hollande. E’ in questi frangenti che un vero leader dimostra la sua tempra. Il capo dell’Eliseo, invece, è apparso insicuro, quasi balbettante, ridicolo nel tentativo di darsi un tono da statista. E troppo ansioso di dare la colpa all’Isis. “Ci colpiscono? Continueremo a bombardare le loro roccaforti in Iraq e in Siria”, ha annunciato. E’ davvero così che si mette al riparo il Paese da nuovi attentati? C’è da dubitarne.
Un Paese che avrebbe bisogno di certezze e che ora invece si sente sempre più smarrito, con pesanti ricadute. Dopo gli attentati di Parigi e Nizza quanti turisti andranno a trascorrere le loro vacanze in Francia? Le vittime non sono solo francesi. C’è una ticinese, ci sono tedeschi, americani, australiani, probabilmente italiani, una tragica conta che è ancora conclusa. Ma che lascia il segno nella coscienza di centinaia di milioni di persone che in queste ore piangono e pensano: “Avrei potuto esserci anch’io”. Milioni di persone che da oggi e per molte settimane vivranno nella psicosi di un attentato, non più solo nelle capitali e nelle grandi città, anche in quelle di provincia. Come Nizza.
La paura è sempre di più globale. Come vogliono i terroristi.
forse e non la meno importante ma da rivalutare fra le cose da fare direi Avete provato a pregare Dio perchè ci soccorra?
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