L'insostenibile tesi del cardinale Schönborn
Dell’intervista rilasciata dal cardinale Schönborn a padre Antonio Spadaro (Civiltà Cattolica) sulla corretta interpretazione della Amoris Laetitia (AL) molti sono già intervenuti, come documentato da La Nuova Bussola Quotidiana (clicca qui).
Desidero qui soffermarmi su un solo aspetto, che mi sembra tra i più
importanti. Il cardinale dice che l’Esortazione apostolica di Papa
Francesco non contiene mutamenti della dottrina. Contiene piuttosto
degli sviluppi, da cui bisogna partire per leggere anche i precedenti
interventi del magistero, come dopo il Vaticano II si è partiti da esso
per rileggere il precedente magistero.
Quest’ultima affermazione è piuttosto grave,
perché la verità è piuttosto il contrario, ma in questo momento mi
interessa invece l’affermazione secondo cui nella AL non ci sarebbero
cambiamenti di dottrina. Ora, non riesco a capire come si possa
sostenere una cosa del genere. Di cambiamenti di dottrina ce ne sono, e
molti. Essi riguardano la concezione cattolica della morale e la
dottrina dei sacramenti, in particolare quello della comunione
eucaristica. La prima cosa da fare è quindi, a mio avviso, prendere atto
delle notevoli e innegabili discontinuità dottrinali.
A proposito della visione cattolica della morale, alcune novità di Amoris Laetitia
riguardano l’impostazione stessa della morale e il rapporto tra legge
morale, coscienza e situazioni particolari di vita. L’enciclica Veritatis splendor
(1993) di Giovanni Paolo II non presenta mai la legge morale come una
astrattezza che debba venire a patti con la situazione concreta e la
coscienza come lo strumento di questo compromesso. A proposito di questa
visione il paragrafo 56 dice: «Su questa base si pretende di fondare la
legittimità di soluzioni cosiddette pastorali contrarie agli
insegnamenti del magistero e giustificare un’ermeneutica “creatrice”,
secondo la quale la coscienza morale non sarebbe affatto obbligata, in
tutti i casi, da un precetto negativo particolare». Credo sia difficile
negare che, invece, proprio questo propone la AL, che è tutta impostata
sulla pastorale del caso per caso, o del “discernimento”. La
discontinuità dottrinale qui è evidente.
La Veritatis splendor sostiene con chiarezza che è possibile conoscere e valutare
secondo la morale situazioni oggettive di peccato, che è cosa ben
diversa dal giudicare i peccatori. Questo invece viene negato dalla Amoris Laetitia,
secondo la quale fermarsi alla situazione oggettiva sarebbe applicare
una morale astratta che non si cura di conoscere la situazione reale e
concreta delle persone. La differenza è enorme e riguarda i termini
della valutazione morale delle azioni. L’importanza dell’oggetto
materiale dell’azione morale in ordine alla valutazione morale dei
comportamenti umani passa in assoluto secondo piano (si veda, per
esempio, il n. 298).
Il divieto dell’adulterio è da considerarsi un precetto morale negativo a carattere assoluto, come dice il Catechismo al n. 1756. La dottrina delle azioni intrinsecamente cattive (intrinsece mala),
verso le quali la coscienza non ha margini di discernimento, perché si
tratta di “atti non ordinabili a Dio”, è definita dalla Veritatis splendor nei paragrafi 67, 78, 79, 80. 81, 82, e dal Catechismo al n. 1761. L’Amoris Laetitia,
però, nega che l’adulterio sia un atto intrinsecamente cattivo e nega
l’esistenza stessa di atti intrinsecamente cattivi. Tanto è vero che
dispone nei confronti dei divorziati risposati la possibilità di un
discernimento pastorale per l’accesso all’eucarestia ed esplicitamente
afferma che «è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato –
che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno –
si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche
crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo
l’aiuto della Chiesa» (305).
Questo ultimo punto elimina la nozione di “peccato mortale” che la Veritatis splendor
invece ribadiva nella tradizionale distinzione con il peccato veniale
(nn. 69, 70). Il peccato mortale, vi si legge, c’è in tutte le
«disubbidienze ai comandamenti di Dio in materia grave». Quindi anche
nell’adulterio in caso di secondo matrimonio dopo il divorzio. Ammettere
la possibilità dell’accesso all’Eucarestia per i divorziati risposati è
quindi in discontinuità nei confronti della dottrina cattolica del
peccato.
In nessun luogo dell’insegnamento della Chiesa si dice che il sacramento, come per esempio quello del matrimonio, è un “ideale” da raggiungere, come invece si dice nella Amoris Laetitia.
Qui le cosiddette situazioni “irregolari” sono presentate come una
forma inadeguata rispetto alla pienezza del matrimonio. Nei confronti
delle persone in esse coinvolte, quindi, sarebbe possibile agire per
valorizzare gli elementi positivi piuttosto che condannare quelli
negativi. Ma il matrimonio non è un ideale da raggiungere, come i
peccati non sono “fragilità” o forme impefette di bene.
Nella Amoris Laetitia ci sono molte concessioni a teorie morali che la Veritatis splendor
condannava, come per esempio quella della “opzione fondamentale” o il
consequenzialismo. Si fa in qualche modo riferimento alla teoria
dell’opzione fondamentale quando si sostiene che la scelta per una
azione intrinsecamente cattiva non è di per sé sufficiente a rompere il
rapporto con Dio. Come se questo fosse garantito appunto da una opzione
fondamentale che può continuare a sussistere al di sopra delle nostre
scelte particolari. Ci si riferisce al consequenzialismo quando si
assegna all’intenzione dell’agente il ruolo di entrare come oggetto
formale assieme all’oggetto materiale nella definizione dell’oggetto
morale in quanto tale.
Questi non sono che pochi cenni su un problema oggettivo. La Amoris Laetitia
è anche un insegnamento dottrinale e molte delle dottrine presentate
sono diverse in modo rilevante da quella fino ad allora insegnate dalla
Chiesa. È un esercizio spericolato sostenere che la Amoris Laetitia sia uno sviluppo della Veritatis splendor,
quando la contraddice su molti e importanti punti. Per cui, ripeto,
qualsiasi altra valutazione dovrebbe partire da questo riconoscimento
dovuto, che però il cardinale Schönborn, ed altri con lui, nega.
09-07-2016
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-linsostenibile-tesi-del-cardinale-schnborn-16716.htm
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