(Massimiliano Castellani) Messaggero di pace «Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai». È il ricordo della Shoah di un "salvato", lo storico e scrittore Eliezer Wiesel che ieri si è spento.nella sua casa di Manhattan.
Era nato nel 1928 in Romania, a Sighetu Marma in Transilvania. Una sessantina di libri nella sua produzione di poliglotta - parlava l' inglese in quanto cittadino americano e scriveva in francese -, tra i quali spicca il capolavoro, il lungo racconto La notte. Una sorta di Se questo è un uomo in cui Wiesel narra la sua esperienza personale di prigioniero nei campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald. La memoria familiare a difesa della "Memoria" di tutto il popolo ebraico per il quale è stato fino all' ultimo un punto di riferimento morale e culturale. «Quando il mondo rinuncerà alla Memoria dell' Olocausto, sarà come se sceglierà di uccidere le vittime una seconda volta, dopo che la prima volta fu incapace di salvarle», ha denunciato con forza quest' uomo che è stato uno dei massimi intellettuali del dialogo. Wiesel rifiutava l' etichetta di politico, stando attento piuttosto alla «dimensione morale dell' umanità». Una molla etica che lo ha fatto riconoscere come Nobel per la Pace nel 1986. A Oslo nella motivazione del premio venne definito «messaggero per l' umanità»: quella di Wiesel è stata una filosofia pratica per il raggiungimento della pace, senza mai piegarsi a ostaggio della cruda "filosofia politica". Quella che lo avrebbe voluto presidente degli israeliani, ma declinò immediatamente l' offerta e al suo posto fu eletto Shimon Peres. Con il suo successore Benyamin Netanyahu si scon- trò, non comprendendo le ragioni di alcune dichiarazioni negazioniste. Non cadde nella trappola della polemica sterile ma ammonì la classe dei governanti mondiali: «A volte i politici dovrebbero pensare a lungo e inghiottire parole anziché pronunciarle ». Netanyahu ora gli rende onore: «Wiesel ha dato espressione alla vittoria dello spirito umano sulla crudeltà e il diavolo attraverso la sua straordinaria personalità e i suoi affascinanti libri». Quei suoi libri, quelle sue parole hanno sempre colpito nel segno delle coscienze dei negazionisti facendone un bersaglio mobile. Celebre è rimasta la sua aggressione in un hotel di San Francisco da parte di un giovane negazionista. Ma la visione magica della cultura del suo popolo ha sempre aiutato lo scrittore a superare momenti di crisi ed arricchire un bagaglio poetico fondato sulla figura ancestrale del Golem. L' ombra misteriosa che appare e scompare, ogni trentatré anni, alla vista degli abitanti del ghetto di Praga sconvolgendo le loro vite, e non l' uomo d' argilla creato dal rabbi Judah Loew, il Maharal, che riaffiora nelle sue pagine (riedite anche queste da Giuntina). Delle tante versioni che si tramandano sul Golem dalla metà del '500 alla fine del '700, Wiesel sceglie la prima, la più antica, ovvero quella che vuole il rabbi Loew creatore di un essere supremo, affinché proteggesse gli ebrei dalle persecuzioni. «Oggi come ieri, qualcuno deve porsi fra l' odio e noi», scrive l' autore che pubblicò Il Golem proprio nell' anno in cui gli venne conferito il Nobel. L' ossessione di Wiesel era quella dell' oblio della memoria e invitava a non ricadere nell' errore di quel silenzio delle vittime della Shoah che aveva conosciuto alla fine della guerra. «Non possiamo risparmiare memorie di dolore ai nostri figli ». La storia dell' Olocausto andava raccontata e «mai rimossa» nonostante il prezzo altissimo di atrocità pagato dal popolo ebraico. Il lavoro culturale più importante che ha svolto è stato evitare alla «gente di non capire e di non sapere». PerWiesel il compito di tutti, indistintamente, i sopravvissuti dell' Olocausto è quello di «obbligare a narrare in nome del ricordo ». La forza della memoria contro i rigurgiti dei totalitarismi e di un antisemitismo di cui fino alla fine ha tastato il polso in tutto il mondo, viaggiando per conferenze, presentazioni di libri. Ad ogni incontro con i potenti della terra (presenziò a quello tra Barack Obama e Angela Merkel) esortava a combattere con la forza della diplomazia. «L' antisemitismo avrebbe potuto esistere senza la Shoah, ma non ci sarebbe stata la Shoah senza l' antisemitismo ». Il pericolo, per Wiesel, si annida nelle menti più accurate, in quegli intellettuali che «parlano sempre delle vittime, ma non mi fanno udire la loro voce a favore delle vittime dell' antisemitismo ». Un silenzio che è più pericoloso di coloro che negano e che operano per l' oblio. Una minaccia che invita tutto il popolo ebraico a evitare e a dare il cambio alla sua generazione ormai vecchia, stanca e provata dal ricordo lacerante e indelebile dei campi di concentramento. Una generazione di sopravvissuti condannata dal tempo e destinata ad estinguersi: «Tra dieci anni, molti di noi non ci saranno più». L' incubo del silenzio, che con l' indifferenza può interrompere bruscamente il ricordo e la pace. «Il genere umano - ha lasciato detto Wiesel - deve ricordare che la pace non è il dono di Dio alle sue creature: la pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri».
1456 – L’ebreo wiesel elie: negazionista, impostore morale…mercante della s($)hoah
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Molto del raccontato è falso e funzionale ad ottenere vari, atavicamente prefissati, scopi.
L’ebreo wiesel elie (1), sedicente internato ad Auschwitz per 8 mesi, scrisse il suo libro sulla “sua esperienza” di internato, ma “dimenticò”, nella prima edizione del suo libro, di citare nel testo il tratto “criminale” caratteristico per eccellenza di Auschwitz: le camere a gas omicide!
Evidentemente non le aveva mai viste, nè… ne aveva sentito parlare!
Ieri ci ha liberato della sua presenza.
Sicuramente la più sconvolgente “testimonianza” negazionista sull’olocau$to raccontato!
Alla fine del nostro viaggio una buona notizia.
Note
1) Per saperne di più su tale soggetto ebreo:
– 0748) 17-07-2014 – L’ebreo “mercante della $hoah” wiesel elie è…”il più autorevole testimone vivente” della Shoah?
– 0969) 16-02-2015 – Elie Wiesel il “simbolo della Shoah” (Testo rielaborato dall’autore)
– 09-01-16 – L’ebreo wiesel elie e la sua menzogna dei bambini bruciati vivi
– 09-01-16 – Maxi miracolo olocau$tico: l’ebreo wiesel elie e 17.244 internati corsero l’olomaratona di 70 km in una sola notte!
Molto del raccontato è falso e funzionale ad ottenere vari, atavicamente prefissati, scopi.
L’ebreo wiesel elie (1), sedicente internato ad Auschwitz per 8 mesi, scrisse il suo libro sulla “sua esperienza” di internato, ma “dimenticò”, nella prima edizione del suo libro, di citare nel testo il tratto “criminale” caratteristico per eccellenza di Auschwitz: le camere a gas omicide!
Evidentemente non le aveva mai viste, nè… ne aveva sentito parlare!
Ieri ci ha liberato della sua presenza.
Sicuramente la più sconvolgente “testimonianza” negazionista sull’olocau$to raccontato!
Alla fine del nostro viaggio una buona notizia.
Note
1) Per saperne di più su tale soggetto ebreo:
– 0748) 17-07-2014 – L’ebreo “mercante della $hoah” wiesel elie è…”il più autorevole testimone vivente” della Shoah?
– 0969) 16-02-2015 – Elie Wiesel il “simbolo della Shoah” (Testo rielaborato dall’autore)
– 09-01-16 – L’ebreo wiesel elie e la sua menzogna dei bambini bruciati vivi
– 09-01-16 – Maxi miracolo olocau$tico: l’ebreo wiesel elie e 17.244 internati corsero l’olomaratona di 70 km in una sola notte!
http://olodogma.com/wordpress/2016/07/03/1456-lebreo-wiesel-elie-negazionista-impostore-morale-mercante-della-shoah/
(a cura Redazione "Il sismografo")
(LB) Il 6 maggio scorso, in occasione della consegna del Premio Carlo Magno, Papa Francesco nel suo discorso di accettazione e ringraziamento così citò e così ricordò Elie Wiesel, scomparso ieri negli Stati Uniti:
"Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?
Lo scrittore Elie Wiesel, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, diceva che oggi è capitale realizzare una “trasfusione di memoria”. E’ necessario “fare memoria”, prendere un po’ di distanza dal presente per ascoltare la voce dei nostri antenati. La memoria non solo ci permetterà di non commettere gli stessi errori del passato (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 108), ma ci darà accesso a quelle acquisizioni che hanno aiutato i nostri popoli ad attraversare positivamente gli incroci storici che andavano incontrando. La trasfusione della memoria ci libera da quella tendenza attuale spesso più attraente di fabbricare in fretta sulle sabbie mobili dei risultati immediati che potrebbero produrre «una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana» (ibid., 224).
A tal fine ci farà bene evocare i Padri fondatori dell’Europa. Essi seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra. Essi ebbero l’audacia non solo di sognare l’idea di Europa, ma osarono trasformare radicalmente i modelli che provocavano soltanto violenza e distruzione. Osarono cercare soluzioni multilaterali ai problemi che poco a poco diventavano comuni."
***
Eliezer Wiesel, detto Elie (Sighetu Marmației, 30 settembre 1928 – Boston, 2 luglio 2016), è stato uno scrittore statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, nato in Romania e sopravvissuto all'Olocausto. È autore di 57 libri, tra i quali La notte, un racconto basato sulla sua personale esperienza di prigioniero nei campi di Auschwitz, Monowitz e Buchenwald.[2] Wiesel è stato anche membro dell'Advisory Board del giornale Algemeiner Journal. Quando Wiesel fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1986, il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo chiamò il “messaggero per l'umanità”, affermando che attraverso la sua lotta per venire a patti con "la sua personale esperienza della totale umiliazione e del disprezzo per l'umanità a cui aveva assistito nei campi di concentramento di Hitler", così come il suo “lavoro pratico per la causa della pace", Wiesel aveva consegnato un potente messaggio di “pace, di espiazione e di dignità umana” alla stessa umanità. (Wikipedia)
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/07/vaticano-quando-papa-francesco-cito.html
(a cura Redazione "Il sismografo")
(LB) Il 6 maggio scorso, in occasione della consegna del Premio Carlo Magno, Papa Francesco nel suo discorso di accettazione e ringraziamento così citò e così ricordò Elie Wiesel, scomparso ieri negli Stati Uniti:
"Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?
Lo scrittore Elie Wiesel, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, diceva che oggi è capitale realizzare una “trasfusione di memoria”. E’ necessario “fare memoria”, prendere un po’ di distanza dal presente per ascoltare la voce dei nostri antenati. La memoria non solo ci permetterà di non commettere gli stessi errori del passato (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 108), ma ci darà accesso a quelle acquisizioni che hanno aiutato i nostri popoli ad attraversare positivamente gli incroci storici che andavano incontrando. La trasfusione della memoria ci libera da quella tendenza attuale spesso più attraente di fabbricare in fretta sulle sabbie mobili dei risultati immediati che potrebbero produrre «una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana» (ibid., 224).
A tal fine ci farà bene evocare i Padri fondatori dell’Europa. Essi seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra. Essi ebbero l’audacia non solo di sognare l’idea di Europa, ma osarono trasformare radicalmente i modelli che provocavano soltanto violenza e distruzione. Osarono cercare soluzioni multilaterali ai problemi che poco a poco diventavano comuni."
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Eliezer Wiesel, detto Elie (Sighetu Marmației, 30 settembre 1928 – Boston, 2 luglio 2016), è stato uno scrittore statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, nato in Romania e sopravvissuto all'Olocausto. È autore di 57 libri, tra i quali La notte, un racconto basato sulla sua personale esperienza di prigioniero nei campi di Auschwitz, Monowitz e Buchenwald.[2] Wiesel è stato anche membro dell'Advisory Board del giornale Algemeiner Journal. Quando Wiesel fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1986, il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo chiamò il “messaggero per l'umanità”, affermando che attraverso la sua lotta per venire a patti con "la sua personale esperienza della totale umiliazione e del disprezzo per l'umanità a cui aveva assistito nei campi di concentramento di Hitler", così come il suo “lavoro pratico per la causa della pace", Wiesel aveva consegnato un potente messaggio di “pace, di espiazione e di dignità umana” alla stessa umanità. (Wikipedia)
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/07/vaticano-quando-papa-francesco-cito.html
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