ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 ottobre 2016

Chi è pronto risponda: Adsum!

 
Nella tana del lupo

Ecce crucem Domini: fugite, partes adversae! Vicit leo de tribu Iuda, radix David.

Di per sé è uno dei luoghi più santi della terra e dei più significativi per la fede cattolica. Dio ha però permesso che diventasse – temporaneamente – la sede del falso profeta e dei suoi cortigiani, controllata dalla dittatura degli ecclesiastici in grembiulino, ovvero dalle cordate di sodomiti dediti al culto di Satana. Le tombe di tanti Pontefici santi o beati fanno da scudo, malgrado tutto, alla pioggia mefitica di demòni che Leone XIII vide abbattersi sull’edificio. Nonostante la maledizione ruttata da un maomettano proprio nei giardini adiacenti, appena due anni fa, quel luogo custodisce la sacra memoria dei primi martiri romani, nonché quella della suprema testimonianza resa a Cristo dal loro primo Vescovo, Pastore universale e Roccia della fede. È stato dunque giusto e doveroso riappropriarsene simbolicamente, lo scorso 4 giugno, compiendovi un atto riparatorio e impetratorio al tempo stesso a nome di tutta la Chiesa, questa povera Chiesa terrena sconvolta dall’apostasia ormai sempre meno latente e sempre più conclamata.

Tutti i traditori camuffati stanno mollando i freni, dal mondano segretario che pochi mesi fa, senza alcun riguardo per quanto stabilito una volta per tutte dal Figlio di Dio, tra una partita a tennis e una festa in discoteca ha promulgato una nuova visione bipartita del papato, al portavoce pinocchiesco, ormai pensionato, che ha esaltato le nobili cause perseguite da un defunto propagatore di crimini e vizi; dal “vescovo dei poveri” che l’ha visitato moribondo senza indurlo almeno alla penitenza finale, ai parroci invasati che non solo spingono i pubblici concubini al sacro banchetto, ma incitano i fedeli a peccare ancor di più: secondo la nuova dottrina, più grossi e numerosi sono i peccati, più il Signore è contento di noi e abita volentieri nelle anime. Una semplice costatazione si impone: non vogliono più saperne della verità cristiana; perciò l’hanno sostituita con una sgangherata teoria che offende, prima ancora della fede, il raziocinio (almeno in chi si ostina a farne uso).

Certo, si rischia di scadere nella maldicenza e di mancare alla carità, nonché di amplificare gli scandali. Ma come non rilevare che molti di questi “profetici” innovatori sono ottimi amici del mondo che conta, di quello, cioè, che vive in totale contraddizione al Vangelo e si adopera in ogni modo a pervertire la società? Il prelato proveniente dalla comunità trasteverina che organizza incontri interreligiosi lavora evidentemente per la stessa causa dell’amico recentemente passato all’altra vita, visto come ha caldeggiato il riconoscimento legale delle “unioni” tra persone dello stesso sesso. Dove sarà finito, fra l’altro, il fiume di denaro della diocesi umbra che ha amministrato dilapidandone l’intero patrimonio immobiliare (compreso quello vincolato da volontà testamentaria) e lasciando dietro di sé, per giunta, una voragine di trenta milioni spariti nel nulla, per la quale è sotto indagine? E che fine avran fatto i beni della comunità terapeutica impiantata sul suo territorio, dopo l’eliminazione del fondatore ottenuta con un’accusa infamante?

Come se li saranno spartiti, tutti quei soldi, con la holding finanziaria dei radicali? Del resto la nota organizzazione di volontariato, a forza di distribuire preservativi nel Terzo Mondo, è diventata una potenza politica ed economica a livello planetario, al punto che il fondatore è stato ministro nel governo presieduto dall’uomo della Trilaterale. A suo tempo – si dice – il Papa venuto da lontano era giunto alla decisione di scomunicarli (a ragione, visto che sono di fatto protestanti e massoni), se l’onnipotente segretario particolare, poi succedutogli sulla cattedra in patria, non fosse intervenuto per difenderli, così come ha sempre appoggiato, in modo più che decisivo, la giudaizzante setta dei neocatacombali. I soldi degli uni e degli altri, a quanto pare, hanno appianato ogni controversia, per non parlare di quelli inviati in Argentina per preparare l’ascesa del nuovo cavallo vincente tirandolo fuori dalla città della pampa in cui l’aveva relegato la depressione e spedendolo in Germania a farsi riformattare… Ci vuole un bello stomaco per sopportare tutto questo senza cedere ai conati.

Un altro presule della stessa covata presiede ora, guarda caso, una delle diocesi più grasse d’Italia, che per lascito possiede nientemeno che una florida industria di cancelli automatici. Data l’urgenza pastorale di costruirvi una moschea, i primi beneficiari potrebbero esserne i suoi fedeli musulmani, oltre i ben noti produttori di condom. E poi, visto che la povertà è un valore e va quindi incentivata, bisogna prodigarsi a foraggiare tutti quei baldi giovani che, al prezzo di migliaia di dollari ed equipaggiati della tecnologia più recente, scappano dalla miseria africana e, giunti sul nostro patrio suolo, son costretti a fronteggiare istituzioni civili che si limitano a fornire vitto, alloggio e paga giornaliera a gente che non fa un bel nulla e scorrazza indisturbata sul territorio nazionale, mentre un disoccupato italiano deve sentirsi dire, all’ufficio di collocamento, che i pochi posti disponibili sono per i poveri immigrati… Le associazioni dedite all’accoglienza, d’altra parte, trattengono per sé ciò che non spendono dei sovvenzionamenti ricevuti dal governo; conviene cercare impiego da loro, purché si sposi l’ideologia dell’integrazione e della multiculturalità.

Veramente un diluvio di misericordia per tutti, uno straripamento così veemente che chi scrive, tra poco, ne sarà investito in pieno. Niente paura: chi si è rifugiato nel Cuore immacolato della Madre di Dio è al riparo di una fortezza inespugnabile. Per questo ci siamo consacrati a Lei nel giorno stesso in cui lo si celebra, anche per ottenere che il piccolo resto fedele rimanga irremovibilmente piantato sulla Roccia perenne stabilita da Cristo, incurante del rompicapo dell’uno, due o nessuno. Nel luogo della sua sede bisogna ripetere continuamente l’esorcismo scolpito sulla pietra che regge, al centro delle braccia aperte, un monumento sottratto all’impura superstizione egizia e sottoposto alla salvifica Croce. Sono i nemici invisibili che bisogna attaccare, pur con tutta l’umiltà possibile e guardandosi bene dalla vanagloria. Dopo la consacrazione in San Pietro, in effetti, turbe di demòni hanno aggredito per settimane il promotore dell’evento. Beata incoscienza di chi si butta a corpo morto nelle mani del Signore perché faccia di lui quel che vuole!

Audaces Providentia iuvat, per parafrasare l’antico adagio latino. È pur vero che le iniziative audaci si pagano salate, ma Gesù permette anche questo per un bene superiore; se non altro, ci insegna con i fatti ad assicurarci prima adeguate protezioni spirituali: non ci manda mica allo sbaraglio. È ora di scendere in guerra con il passaggio non del Piave né del Rubicone, bensì del Tevere, per preparare l’invio di un vero Papa che, forse, verrà da Oriente e si farà cattolico. Come si fa a dirlo? È un pensiero insistente che non ha una ragione precisa, salvo il fatto che c’è una Chiesa separata che, nonostante i compromessi con il regime comunista di un tempo, si è conservata indenne dalla corruzione dell’Occidente ed è protetta da un capo di Stato devoto alla Madonna e a un grande taumaturgo di nome Serafino. Certo, anche quest’ultimo, come quasi tutti i suoi connazionali, aveva una visione negativa del Papato; ma bisogna ascrivergli a scusante che il Pontefice dell’epoca, di idee liberali, sembrava esser sceso a patti con l’anticristo còrso che aveva invaso la sua terra.

La liturgia tradizionale si appoggia sull’invincibile sostegno dell’Ausiliatrice con queste potenti parole: «Per il trionfo della religione cristiana immoliamo a te, Signore, la vittima di espiazione; perché essa ci giovi, presti aiuto la Vergine ausiliatrice, grazie alla quale tale vittoria si è compiuta». Capite? Si chiede un trionfo che si è già realizzato in radice e che deve solamente estendersi fino alla pienezza. Fate una pernacchia a chi nega che l’Islam sia un’ideologia di conquista, rinfacciando di professarla, viceversa, a quei cattolici che si sforzano di obbedire al mandato missionario di Cristo. Chiunque può agevolmente verificare che tra Vangelo e Corano, oggettivamente, c’è un incolmabile abisso. Noi crediamo che conquistare gli uomini alla nostra santa religione è la loro salvezza e, pertanto, preghiamo e operiamo per questo. La Regina sta formando il Suo esercito e lo vuole tenere a battesimo; chi è pronto risponda: Adsum!

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