Ecumania fa rima con apostasia
Ecumania: la chiesa modernista unita nell’apostasia.
Si sa che i
titoli devono essere polemici e provocatori, ma noi cerchiamo solo di
approfondire ciò che, alla fine, lo stesso Papa Francesco desidera che
facciamo: “purché se ne parli”, disse quando si discuteva sui passati
sinodi. Pertanto avanziamo umilmente, e senza pretese, in queste
cronache, cercando di comprendere gli avvenimenti che stiamo tristemente
vivendo.
Oggi
parliamo dell’ennesima — inconcludente, ma politicamente corretta —
Dichiarazione congiunta fra la Chiesa Cattolica e la Comunità anglicana,
firmata da Papa Francesco e dal signor Justin Welby, Pastore di
Canterbury, il 5 ottobre nella Chiesa di San Gregorio Magno al Celio, vedi qui
testo integrale. Non ci soffermeremo sulla triste scena di una pretessa
anglicana, con tanto di cotta, che accompagnava l’omonimo ruolo delle
cerimonie liturgiche del santo Padre, accanto al signor Justin Welby il
quale, accanto e al pari del Papa, ha fatto con lui tanto di benedizione
comune ufficiale all’assemblea, in un rito cattolico ufficiale
presieduto da un Pontefice… ed entrambi in abiti sacerdotali. È stato
come aver approvato, legittimato, la presenza di donne prete nelle
funzioni liturgiche cattoliche.
Non ci soffermeremo neppure sulla triste
battuta pubblicata dal solito giornale anticattolico che deifica il Papa
che piace, ma sputa in faccia alla vera Liturgia… A quanto riportato,
il signor Justin Welby, Pastore di Canterbury, avrebbe fatto questa
battuta al Papa, per lui esilarante: «Sai qual è la differenza tra un liturgista e un terrorista? Con il terrorista si può trattare!»,
facendo esplodere Papa Francesco in una fragorosa e scomposta risata…
Che cosa vuoi rispondere, o riflettere, o meditare su tanto odio verso
coloro che amano la vera liturgia? Possiamo rispondere solo con le
parole del Signore Gesù: “Guai a voi che ora ridete, perché sarete
afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti…”
(Lc 6,25-26) e non citiamo questo monito contro qualcuno, perché vale
anche per noi, ma perché è una cattiveria vera e propria, non una
battuta sulla quale può riderci sopra solo chi è animato da autentico
spirito modernista. Non è un caso che questi ecumanisti parlano, di
fatto, più con i terroristi della fede che non con i Santi o con Cristo
in Persona, alla cui Presenza reale, infatti, non credono, ma che vuoi
che sia?! E qui la chiudiamo.
Ci soffermeremo piuttosto su cose più serie quali, per esempio, alcuni passaggi della Dichiarazione. Leggiamo: –
“Cinquant’anni fa i nostri predecessori hanno riconosciuto i “seri
ostacoli” che ostacolavano la via del ristabilimento di una condivisione
completa della fede e della vita sacramentale fra di noi.
Ciononostante, nella fedeltà alla preghiera del Signore che i suoi
discepoli siano una cosa sola, non si sono scoraggiati nell’avviare il
cammino, pur senza sapere quali passi si sarebbero potuti intraprendere
lungo la via. Grande progresso è stato compiuto”.
Ci chiediamo e rispondiamo: quali sono
questi progressi in questi cinquant’anni? Nessuno! L’unico vero
progresso che c’è stato è stata la conversione di migliaia di anglicani
alla Chiesa Cattolica tra il 2008 e il 2010. La parte più
tradizionalista anglicana, meglio conosciuta come: TAC Traditional Anglican Communion (Comunione Anglicana Tradizionale), la quale riunisce diversi gruppi tradizionalisti anglicani che NON hanno accettato le riforme moderniste come l’ordinazione alle donne, e il matrimonio omosessuale e la leicità dell’aborto e del divorzio, questa parte dicevamo, ha pensato bene di “ritornare a casa”, un poco come accadde al beato cardinale Newman.
Naturalmente, questa conversione di massa
non è mai piaciuta all’allora cardinale di Buenos Aires che, ad un’
amico presbiteriano che gli chiedeva, dopo essere stato eletto Papa, se
fosse stato il caso di diventare cattolico, gli rispose: “No! Non c’è bisogno, dovete rimanere dove siete, facendo bene ciò che potete fare di bene…”.
Non è un caso se in tre anni, Papa Francesco, non abbia mai rivolto un
pensiero all’Ordinariato Cattolico Anglicano creato appositamente da
Benedetto XVI, e se non ha mai pronunciato parole di conversione alla
Chiesa.
Il cammino riavviato con questo nuovo
pontificato non è quello dei predecessori. Nella memorabile Omelia che
Paolo VI tenne due mesi prima della morte, il 29 giugno Solennità dei
Santi Pietro e Paolo, disse: “E vogliamo altresì rivolgere un
appello, accorato ma fermo, a quanti impegnano se stessi e trascinano
gli altri, con la parola, con gli scritti, con il comportamento, sulle
vie delle opinioni personali e poi su quelle dell’eresia e dello scisma,
disorientando le coscienze dei singoli, e la comunità intera, la quale
dev’essere anzitutto koinonia nell’adesione alla verità della Parola di
Dio, per verificare e garantire la koinonia nell’unico Pane e nell’unico
Calice. Li avvertiamo paternamente: si guardino dal turbare ulteriormente la Chiesa;
è giunto il momento della verità, e occorre che ciascuno conosca le
proprie responsabilità di fronte a decisioni che debbono salvaguardare
la fede, tesoro comune che il Cristo, il quale è Petra, è Roccia, ha
affidato a Pietro, Vicarius Petrae, Vicario della Roccia, come lo chiama
San Bonaventura…” (vedi qui).
Il 19 gennaio 1972, così tuonava Paolo VI: “Così
è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina si stacca da
errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro
tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione
cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò
l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è
ancora d’attualità (Cfr. Decr. Lamentabili di S. Pio X, 1907, e la sua
Enc. Pascendi; DENZ). Noi possiamo allora comprendere perché la
Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa
conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro
inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale
dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la
dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione;
il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale;
l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione;
e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1 Tim. 6, 20; 2
Tim. 1, 14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violare. La
Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è
interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del
messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente;
ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti
della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli
Apostoli: Non possumus, non possiamo (Act 4, 20)” (vedi qui).
Tenendo a mente queste parole lette, leggiamo ancora dalla Dichiarazione: –
Il vivo desiderio di unità che noi esprimiamo in questa Dichiarazione
Comune è strettamente legato al condiviso desiderio che uomini e donne
giungano a credere che Dio ha mandato il suo Figlio, Gesù, nel mondo,
per salvarlo dal male che opprime e indebolisce l’intera creazione. (…)
La nostra capacità di riunirci nella lode e nella preghiera a Dio e di
testimoniare al mondo poggia sulla fiducia che condividiamo una fede
comune e in misura sostanziale un accordo nella fede. Il mondo deve
vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in
Gesù…”.
Apparentemente sembrano belle parole,
pensieri encomiabili ma, a leggere bene è puro fariseismo, il motivo lo
ha descritto sopra bene Paolo VI il quale, pur avviando questa pratica
ecumenica, non disdegnò la chiara denuncia di ciò che ci divideva e, in
questi cinquant’anni, nulla è cambiato da allora, anzi, è peggiorato
perché è subentrato il divorzio, l’aborto, le donne prete e i matrimoni
omosessuali, questi ultimi ancora lontani dal pensiero di Paolo VI e che
di certo non auspicava.
Eppure la Dichiarazione ammette e riconosce che: –
“Tuttavia, nuove circostanze hanno apportato nuovi disaccordi tra di
noi, particolarmente a riguardo dell’ordinazione delle donne e di più
recenti questioni relative alla sessualità umana. Dietro queste
divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio
dell’autorità nella comunità cristiana. Questi sono oggi alcuni aspetti
problematici che costituiscono seri ostacoli alla nostra piena unità.
Mentre, come i nostri predecessori, anche noi non vediamo ancora
soluzioni agli ostacoli dinanzi a noi, non siamo scoraggiati…”.
No! Non sono “nuovi” disaccordi o nuove circostanze! Sono le conseguenze dello scisma mai abiurato, sono
le conseguenze di una ecumania che pretende l’unità senza la
conversione alla Dottrina Cattolica, alla morale del Vangelo trasmessa
da sempre nella Chiesa, almeno fino a qualche anno fa! Quindi, ci
facciano capire questi “capi”, poiché sono divergenze “perenni”, che
significa destinato a durare eternamente o per un tempo lunghissimo… che
facciamo? aggiriamo l’ostacolo e parliamo d’altro, facciamo finta di
nulla e si accettano le pretesse nei Vespri predicati da un Pontefice.
E’ ovvio che così non ci sarà mai l’unità nella Verità, in compenso
imponiamo a Dio la nostra visione di unità, ecco cosa dicono infatti: “Il mondo deve vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in Gesù…“,
in queste parole c’è profonda ipocrisia, mentendo di saper mentire,
perché non abbiamo affatto una fede comune in Gesù Cristo!
Non siamo “fideisti” o per il Sola Fide di luterana memoria, la nostra fede cattolica in Cristo è quella apostolica, dei Padri, quella fede che spinse il cardinale Newman a riconoscere che solo la Chiesa Cattolica aveva la Verità sul Cristo! E di quale testimonianza parla, allora, la Dichiarazione? NEL CREATO! sic! ecco cosa dice: “Possiamo
e dobbiamo lavorare insieme per proteggere e preservare la nostra casa
comune: vivendo, istruendo e agendo in modo da favorire una rapida fine
della distruzione ambientale, che offende il Creatore e degrada le sue
creature, e generando modelli di comportamento individuali e sociali che
promuovano uno sviluppo sostenibile e integrale per il bene di tutti.
Possiamo, e dobbiamo, essere uniti nella causa comune di sostenere e
difendere la dignità di tutti gli uomini. La persona umana è declassata
dal peccato personale e sociale…”.
Dunque “aborto, divorzio, eutanasia, matrimoni omosessuali, donne preti” non offendono il Creatore!
Questi “seri ostacoli” che fine hanno fatto? Insomma, si offende il
Creatore se non fai la raccolta differenziata, tutto il resto è
conciliabile. Si deve lavorare insieme non per andare in Paradiso
vivendo le virtù morali del Vangelo, ma per creare il paradiso
terrestre, qui sulla terra. Appare evidente che questa ecumania ha tutto
il sapore di una ricerca dell’unità nell’apostasia dalle dottrine del
Vangelo. Come si fa a dire che “non vediamo soluzioni agli ostacoli”,
quando questi si superano obbedendo al vero Catechismo della Chiesa, e
poi pretendere di andare a predicare insieme, o affermare che
predichiamo lo stesso Vangelo?
Ecco infatti, la solita ciliegina sulla
torta che, pubblicamente e ci spiace dirlo e farlo, non accettiamo e non
accogliamo. Così conclude il Documento: – Oggi, “ciò che sta alle
spalle” – dolorosi secoli di separazione – è stato parzialmente risanato
da cinquant’anni di amicizia. (..) Siamo diventati amici e compagni di
viaggio nel peregrinare, affrontando le stesse difficoltà e
rafforzandoci reciprocamente, imparando ad apprezzare i doni che Dio ha
dato all’altro e a riceverli come propri, con umiltà e gratitudine.
Siamo impazienti di progredire per poter essere pienamente uniti nel
proclamare a tutti, nelle parole e nei fatti, il Vangelo salvifico e
risanante di Cristo…”.
L’Amicizia evangelica è l’adesione alla dottrina di Cristo, tutta, integralmente e non solo a spezzoni o ciò che fa comodo. Non è stato risanato un bel nulla dei veri problemi che ci dividono! Si sono avanzati solo compromessi e compiacimenti,
peggiorando la situazione con l’aborto, il divorzio, le donne prete
preti, l’eutanasia, i matrimoni omosessuali e… sulla Presenza reale di
Gesù nell’Eucaristia. Il contesto nel quale Gesù parla di questa vera
amicizia non sono gli incontri diplomatici, di convenienza, dei Vespri
serali o di altro, ma dice Gesù: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,10).
E lo ripete San Paolo con tono grave e
severo: “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati
con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però,
non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono
sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o
un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi
abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se
qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia
anàtema! “(Gal.1,6-9). Imponente è quel “e ora lo ripeto”,
perché fosse chiaro e senza ambiguità interpretativa tanto che, è una di
quelle frasi scomparse dalla pastorale attuale della Chiesa.
E non finisce qui, la Dichiarazione si
conclude con l’invio promiscuo di missionari cattolici ed anglicani, due
a due, come se fossimo in piena comunione, ecco le parole che non
possiamo accettare: “Oggi ci rallegriamo nell’incaricarli e nel
mandarli avanti a due a due, come il Signore inviò i settantadue
discepoli. La loro missione ecumenica verso coloro che si trovano ai
margini della società sia una testimonianza per tutti noi, e da questo
luogo sacro, come la Buona Notizia tanti secoli fa, esca il messaggio
che Cattolici e Anglicani opereranno insieme per dar voce alla fede
comune nel Signore Gesù Cristo, per portar sollievo nella sofferenza,
pace dove c’è conflitto, dignità dov’è negata e calpestata…”.
Scusate ma, se è proprio della
Comunità anglicana calpestare la dignità dell’Uomo attraverso l’aborto,
il divorzio, l’eutanasia , le donne preti, i matrimoni omosessuali che
sono contro i Comandamenti di Dio, di quale missione comune stiamo
parlando? E di quale evangelizzazione ecumenica stanno cianciando?
Quando mai Gesù nei Vangeli ha mandato “due a due” discepoli che
predicavano dottrine diverse? Cattolici e Anglicani non predicano
affatto la medesima fede dottrinale di Cristo, non hanno la stessa
dottrina sui Dieci Comandamenti, non condividono la stessa Mensa
Eucaristica. E di grazia, con quale Catechismo questi missionari
ecumenici andrebbero ad evangelizzare?
Questo non vuol dire fare i disfattisti o
essere pessimisti, o peggio non pregare pure insieme, o non sentirsi
fratelli e sorelle, no! Se in famiglia abbiamo un fratello o una sorella
che moralmente sbagliano, non romperemo i rapporti con loro fino a
quando non sarebbero loro a romperli, ma non per questo li rassicureremo
che tutto va bene. Si preghi pure insieme, ci sta bene, il Padre
Nostro dobbiamo dirlo tutti quanti, ma non si confonda la questione
dottrinale come se fosse cosa da nulla. Lo ripetiamo con le parole di
Paolo VI: “La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è
teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le
verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed
a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della
mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non
possumus, non possiamo (Act 4, 20)”.
Non si modifichi il Vangelo come sta
accadendo in questa ecumania dell’apostasia, non possiamo accettarlo!
Chi predica un Vangelo diverso da quello ricevuto dall’unica Chiesa
Cattolica dei Padri, Dottori e Santi, non predica affatto la medesima
dottrina di Cristo.
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