10, 100, 1000 DON MINUTELLA
La neochiesa modernista si prepari a vedersela con dieci, cento, mille don Minutella. La sua denuncia è rivolta contro una neochiesa, o contro-chiesa, che vorrebbe trasformare la Chiesa cattolica in una agenzia umanitaria
di Francesco Lamendola
La neochiesa modernista si prepari a vedersela con dieci, cento, mille don Minutella
Dell’acqua miracolosa che scaturisce da una fonte trovata scavando là dove Maria avrebbe indicato, a Carini, in Sicilia, non sappiamo nulla, non abbiamo informazioni attendibili e sospendiamo il giudizio; lo stesso vale per le locuzioni soprannaturali di Maria Vergine, di cui sarebbe destinatario don Alessandro Maria Minutella, parroco nel rione Romagna di Palermo e fondatore, in comune di Carini, di una comunità denominata Piccola Nazareth.
Una cosa, però, sappiamo: che, dopo aver ascoltato alcuni video disponibili su Youtube, nei quali il sacerdote parla dell’attuale crisi della Chiesa cattolica, della sua rovinosa deriva modernista e relativista, e di come i cattolici si debbano preparare e organizzare per resistere a questo tentativo di sovversione interna della sana e autentica dottrina cattolica, ci siamo trovati interamente d’accordo con le sue affermazioni, dalla prima all’ultima.
E non si tratta di opinioni, sue o nostre: perché la dottrina cattolica non è fatta di opinioni, ma di verità oggettive, formalizzate nel sacro Magistero, il quale, a sua volta, si fonda sui due pilastri della Rivelazione cristiana: la Scrittura e la Tradizione. Ebbene, quel che dice don Minutella è conforme alla sana e autentica dottrina cattolica, quella di sempre, quella perenne, quella – per intenderci – non ancora stravolta dalle “novità” ereticali, o semi-ereticali, o sottilmente e subdolamente ereticali, introdotte a partire dal Concilio Vaticano II; mentre non lo è del tutto, non lo è più o non lo è affatto quella che viene spacciata come dottrina cattolica, impunemente e quotidianamente, da notissimi teologi, cardinali, arcivescovi e vescovi, tronfi e compiaciuti nelle loro vesti e nei loro paramenti, e dall’attenzione che ricevono dai mass-media, e quella che viene diffusa, alla spicciolata, da una quantità di sacerdoti, durante le loro omelie domenicali, nelle quali ciascuno ormai si sbizzarrisce a dire, e - quel che è peggio, perché sacrilego – a far dire a Nostro Signore Gesù Cristo, tutto quel che gli pare, nel silenzio assordante delle autorità ecclesiastiche e del Magistero odierno, che dovrebbe vigilare con l’attenzione scrupolosa di un vero pastore, non per una questione di correttezza formale, ma perché ne va della salvezza delle anime: salus animarum, suprema lex in ecclesia, si diceva una volta; e la regola, ci auguriamo, dovrebbe esser valida tuttora.
Ora, sappiamo che don Minutella è finito rapidamente nel mirino delle autorità superiori: già nel 2015 ben due vescovi siciliani, il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo (ora arcivescovo emerito), nella cui diocesi si trova la parrocchia di don Minutella, e il vescovo Michele Pennisi di Monreale, nella cui diocesi si trova la comunità Piccola Nazareth, gli hanno mosso guerra; tanto che il quotidiano online La prima pagina lo dava per scomunicato fin dai primi di settembre del 2015, con la parola “scomunicato” era messa tra virgolette bensì nel corpo dell’articolo, ma non nel titolo, mentre si trattava solo di un una ammonizione a non celebrare la Messa nella comunità di Carini, e di un invito ai fedeli a non prestare fede alle “guarigioni”, ai “messaggi” e ogni altro atto di don Minutella in quel luogo (ma non nella sua parrocchia palermitana dove, come abbiamo detto, opera un altro potere episcopale). A Palermo, dopo il “pensionamento” del cardinale Romeo per motivi di età (è passato alla presidenza dell’Almo Collegio Capranica), è stato consacrato il 5 dicembre 2015 monsignor Paolo Lorefice, per volontà di papa Francesco, che lo considera uno dei suoi fedelissimi e che gli ha posto il pallio sulle spalle, nella basilica di San Pietro in Vaticano, il 29 giugno 2016. Staremo a vedere cosa succederà adesso. Da parte sua, monsignor Pennisi è inviperito perché, nel settembre 2015, i fedeli di don Minutella lo avevano preso a male parole (ma non c’era stata un’aggressione fisica e il vescovo, bontà sua, aveva annunciato generosamente di non volerli querelare), in quanto lui aveva dichiarato “ingannevoli e strumentali” le divine locuzioni di don Minutella, come pure i supposti poteri di guarigione dell’acqua miracolosa sgorgante presso la sede della sua comunità.
Ora vedremo quali saranno le prossime mosse del nuovo arcivescovo palermitano, dopo che il suo predecessore, Romeo, aveva solidarizzato con il vescovo di Monreale e proibito a don Minutella di parlare ai fedeli delle sue apparizioni mariane e di distribuir loro l’acqua miracolosa, la cui fonte gli sarebbe stata rivelata dalla Madonna stessa. La stampa, all’epoca, parlò – con malcelato compiacimento: è sempre una gran soddisfazione, per la stampa laicista, solidarizzare con i vescovi progressisti contro certi sacerdoti che fanno leva sulla pietà popolare e che paiono usciti da qualche oscuro capitolo della storia passata - di una imminente sospensione a divinis del parroco palermitano, provvedimento che poi non c’è stato. Di quest’acqua, ripetiamo, non sappiamo nulla; della veridicità delle locuzioni interiori, neppure (a parte l’ovvia considerazione che è difficilissimo accertarla: perché la locuzione interiore, a differenza della “apparizione”, è una forma di comunicazione del divino con gli uomini che qualsiasi fedele, in teoria, può sperimentare, senza per questo vedersi appioppare la qualifica d’impostore o di esaltato); però desideriamo esprimere apprezzamento per ciò che dice don Minutella nei suoi messaggi ai fedeli, consultabili in rete.
Intendiamoci: in condizioni normali, se un vescovo ordina il silenzio ad un prete della sua diocesi, o che opera nella sua diocesi, questi deve obbedire, punto e basta; fra i voti sacerdotali, quello dell’obbedienza è, insieme a quelli dell’umiltà e della castità, il principale. La Chiesa si regge sulla gerarchia, e la gerarchia si regge sull’obbedienza; altrimenti non sarebbe più la Chiesa, ma una repubblica assembleare, in cui si prendono le decisioni a maggioranza, ovviamente secondo criteri puramente umani, se non addirittura una comune, dove ciascuno fa quel che gli pare e piace. Il grande problema, il problema urgente, drammatico, nel quale ci troviamo, è che questi non sono tempi normali: non lo sono affatto. Sono tempi di eresia, di apostasia e di adulterazione della dottrina cattolica, da parte di coloro che si dicono suoi figli, che insegnano la sua teologia, che predicano dai suoi pulpiti, che abusano dei suoi simboli e che si accingono a profanare i suoi Sacramenti. Come altro si potrebbe definire, ad esempio, ciò che certi teologi e certi pastori stanno cercando di fare riguardo alla santa Messa e alla presenza di Gesù Cristo nell’Ostia consacrata? Non stanno forse cercando di fare quel che già fecero gli eretici luterani e calvinisti: trasformare la presenza reale in una semplice commemorazione, e togliere, così, la sacralità dell’Eucarestia, privando di significato la santa Messa, cuore della vita cristiana?
Pertanto, dal momento che la Chiesa cattolica sta vivendo una crisi gravissima ed è minata, al suo interno, da falsi pastori che sono i suoi segreti nemici, e che, in buona o in cattiva fede, operano letteralmente per distruggerla, ma con l’astuzia e la perfidia di chi non rivela le sue reali intenzioni, e abusa del suo ruolo e del suo abito, allora è bene che ci siano dei preti come don Alessandro Minutella; anzi, ce ne fossero di più, e fin da subito! Non si illudano, però, i tenebrosi nemici della vera Chiesa, i caporioni della neochiesa che, insinuandosi ce intrufolandosi con abilità e con tenacia, sono arrivati a impadronirsi di quasi tutte le leve di comando, e arrivano a controllare quassi tutta la stampa cattolica: non s’illudano, perché le loro manovre cominciano ad essere troppo scoperte, e soprattutto perché Gesù ha garantito ai suoi discepoli che le porte dell’inferno non prevarranno mai contro la sua santa Chiesa. Pertanto si preparino, gli eccellenti monsignori progressisti e modernisti, benché sostenuti a spada tratta da questo papa, a dover fronteggiare dieci, cent, mille preti come don Minutella: si preparino a dover fronteggiare dei fedeli che, risvegliati e resi consapevoli dalle parole e dall’esempio di alcuni autentici uomini di Dio, si ribelleranno alle loro imposture, alle loro falsità, alle loro mistificazioni.
Ci riferiamo, in particolare a due video, disponibili in rete: uno, intitolato Lo scontro “apocalittico” di don Minutella, pubblicato in rete il 2 maggio 2016, e riportante la sua omelia del giorno precedente, a Palermo, sul blog Piccola Nazareth, la comunità da lui fondata a Carini; e l’altro, pubblicato il 16 gennaio 2017, sul blog Acta Apostaticae Sedis, e intitolato Il piano segreto per cancellare la Messa cattolica a poco a poco, che riporta una omelia di don Minutella nel corso della Messa, da lui celebrata sempre nella sua parrocchia palermitana. I concetti da lui espressi, le parole adoperate, la passione con cui ha parlato, sono condivisibili al 100%. La sua denuncia, rovente, è rivolta contro una neochiesa, o contro-chiesa, che vorrebbe trasformare la Chiesa cattolica in una agenzia umanitaria, preoccupata di tutti i problemi sociali, ma non delle cose di Dio, distogliendola dalla sua ragion d’essere fondamentale: la salute delle anime; e contro un subdolo tentativo di trasformare la santa Messa da sacrificio di Cristo che si rinnova per la salvezza del mondo, in una sorta di cena commemorativa, alla quale, in nome di un falso ecumenismo e di un falso dialogo inter-religioso, potrebbero accedere tutti, anche i protestanti, anche i giudei e i musulmani, tutti insieme appassionatamente, per celebrare una nuova religione sincretista e gnostico-massonica destinata ad instaurare, in ultima analisi, il culto dell’Uomo per se stesso.
Gli indizi, dice don Minutella, ci sono già, e da tempo. Ne cita alcuni: il disprezzo per i messaggi di Fatima, nei quali la Madonna, per mezzo di suor Lucia dos Santos, cercava, fra le altre cose, di mettere in guardia i cattolici contro la manipolazione e lo stravolgimento della Messa e della santa Eucarestia; l’architettura modernista di molte chiese costruite negli anni dopo il Concilio, sovente a pianta circolare, nelle quali non vi è più uno spazio preciso per il tabernacolo del Santissimo, sicché il fedele, entrando, non sa più da che parte rivolgersi per trovare Nostro Signore (hanno portato via il mio Signore dal sepolcro, e non so dove lo hanno posto, si lamenta, disperata, Maria di Magdala, secondo il Vangelo di Giovanni); l’abitudine di distribuire l’Ostia in mano ai fedeli che si comunicano, talvolta imponendo loro questa modalità e rifiutandosi di porgerla in bocca, come per sottolineare la scarsa sacralità dell’atto; la perdita dell’abitudine di segnarsi con l’acqua benedetta all’ingresso in chiesa, ricordo dell’acqua del fonte battesimale, e di genuflettersi davanti al Santissimo, in segno di rispetto; la liturgia domenicale gridata, rumorosa, sopra le righe, che si risolve in una celebrazione dell’umano e non del divino, il quale richiederebbe, invece, silenzio, raccoglimento ed un profondo senso della spiritualità; la fretta indecente di concludere la santa Messa, le raccomandazioni dei vescovi ai loro sacerdoti affinché non si dilunghino assolutamente oltre i tre quarti d’ora (ma san Pio da Pietetrelcina, la cui Messa durava fino a tre ore, e questo anche dopo il Concilio, dato che egli è morto nel 1968, soleva dire in proposito: Ma Gesù Cristo, mentre era appeso alla croce, non guardava mica l’orologio!).
Si prenda il caso di Enzo Bianchi, e sarà ancora più chiaro che cosa intendiamo per neochiesa e contro-chiesa (ricordando a tutti, se per caso qualcuno non lo sapesse, che Enzo Bianchi non è prete, non è una persona consacrata, e che, anche se qualcuno ha la follia di chiedere che sia fatto vescovo o cardinale, non può parlare a nome del clero cattolico, perché non ne fa parte). L’ultima “sparata” di costui è stata quella di affermare, con riguardo a Fatima, che un Dio che non parla della Shoah, cioè del genocidio di sei milioni di ebrei (lasciamo perdere la cifra “ufficiale”, ormai seriamente messa in dubbio anche da storici tutt’altro che negazionisti), non è un Dio credibile. Vittorio Messori, su La Nuova Bussola Quotidiana, ha cercato pazientemente di spiegare al non troppo reverendo priore di Bose, teologo improvvisato ed autonominato, che Dio non dice e non fa quello che noi uomini vorremmo, secondo le nostre inclinazioni ideologiche e le nostre specifiche aspettative; che le vie del Signore, come dice la Bibbia, non sono le nostre vie, e che i suoi disegni non sono i nostri disegni. Ma forse è tutta fatica sprecata, perché l’arroganza intellettuale di codesti campioni della neochiesa modernista e progressista è pari soltanto alla loro ottusità e alla loro chiusura nei confronti di ciò che non rientra nel loro paradigma. Vorrebbero rifare la dottrina cattolica di sana pianta, con la scusa di riportarla alle sue fonti evangeliche; vorrebbero anche stravolgere la Scrittura (ignorando, naturalmente, la sacra Tradizione), pur di far dire ad essa quel che hanno deciso che la religione cattolica del terzo millennio debba diventare. Del resto, costoro si sono resi conto che un numero crescente di fedeli si sta svegliando, si sta rendendo conto di quel che essi tramano; e un certo numero di preti alzano la voce, come don Minutella, per lanciare il sacrosanto allarme. Ciò li fa arrotare i denti e schiumare di rabbia: ci si faccia caso, ma proprio loro, che hanno sempre in bocca la “misericordia” finché si parla degli altri, dei non cattolici, quando invece si tratta delle loro bestie nere, cioè i veri cattolici (che essi bollano come “tradizionalisti”), della misericordia si scordano del tutto, e invocano dal papa e dalla gerarchia misure draconiane…
La neochiesa modernista si prepari a vedersela con dieci, cento, mille don Minutella
di Francesco Lamendola
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