La riforma della curia vaticana che papa Francesco sta attuando è compiuta in parte alla luce del sole e in parte nell'ombra.
Tra i provvedimenti presi recentemente nell'ombra ve ne sono due emblematici.
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Sul primo ha sollevato il velo il vaticanista Marco Tosatti, quando il 26 dicembre diede notizia dell'ordine dato dal papa a un capo di dicastero di licenziare in tronco tre suoi ufficiali, ordine dato senza spiegazioni e senza accettare obiezioni.
Oggi si sa che il dicastero in oggetto non è di second'ordine, è la congregazione per la dottrina della fede. E i tre licenziati godevano del pieno apprezzamento del loro prefetto, il cardinale Gerhard L. Müller, a sua volta fatto segno di ripetuti atti di umiliazione, in pubblico, da parte del papa.
È il sacerdote Christophe J. Kruijen, 46 anni, olandese, in servizio alla congregazione per la dottrina della fede dal 2009, teologo di riconosciuto valore, insignito nel 2010 dall'ambasciata di Francia presso la Santa Sede del prestigioso Prix Henri De Lubac, a lui assegnato all'unanimità da una giuria comprendente i cardinali Georges Cottier, Albert Vanhoye e Paul Poupard, per la sua tesi teologica intitolata: "Salvezza universale o doppio esito del giudizio: sperare per tutti? Contributo allo studio critico di un'opinione teologica contemporanea riguardante la realizzazione della dannazione", sostenuta presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino sotto la direzione del teologo domenicano Charles Morerod, poi rettore della stessa università e oggi vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo.
I "novissimi", cioè la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso, sono l'argomento prediletto degli studi di Kruijen. Ma di lui si apprezza anche un eccellente saggio sulla filosofa ebrea e poi monaca carmelitana Edith Stein, uccisa ad Auschwitz nel 1942 e proclamata santa nel 1998: "Bénie par la Croix. L'expiation dans l'oeuvre et la vie d'Edith Stein".
Negli scritti e nei discorsi pubblici di Mons. Kruijen non c'è una sola parola di critica a Francesco. Ma è bastata una delazione carpita da un suo colloquio privato a farlo cadere in disgrazia presso il papa, che ha calato la scure.
Anche di questo è fatta la riforma della curia, agli ordini e con lo stile di Jorge Mario Bergoglio.
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Il secondo provvedimento attuato nell'ombra riguarda la congregazione per il culto divino di cui è prefetto il cardinale Robert Sarah, anche lui oggetto di ripetute umiliazioni pubbliche da parte del papa, e ormai condannato a presiedere degli uffici e degli uomini che gli remano contro.
Diretta dal segretario della congregazione, l'arcivescovo inglese Arthur Roche, è stata istituita per volontà di Francesco all'interno del dicastero una commissione il cui obiettivo non è la correzione delle degenerazioni della riforma liturgica postconciliare – cioè quella "riforma della riforma" che è il sogno del cardinale Sarah – ma è proprio il contrario: la demolizione di uno dei muri di resistenza agli eccessi dei liturgisti postconciliari, l'istruzione "Liturgiam authenticam" emessa nel 2001 che fissa i criteri per la traduzione dei testi liturgici dal latino alle lingue moderne.
Con Benedetto XVI questi criteri erano stati ulteriormente rafforzati, in particolare per la volontà di quel papa di tener fermo il "pro multis" del Vangelo e del messale latino nelle parole della consacrazione del sangue di Cristo, contro il "per tutti" di molte traduzioni correnti.
Ma Francesco ha fatto capire da subito che la cosa lo lasciava indifferente. E ora, con l'istituzione di questa commissione, va incontro alle idee di modernizzazione del linguaggio liturgico caldeggiate, ad esempio, dal liturgista Andrea Grillo, professore al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e molto apprezzato a Casa Santa Marta:
C'è chi teme che dopo la demolizione di "Liturgiam authenticam" il prossimo obiettivo, di questa o di un'altra commissione, sia la correzione di "Summorum pontificum", il documento con cui Benedetto XVI liberalizzò la celebrazione della messa in rito antico.
Settimo Cielo di Sandro Magister 11 gen http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/01/11/un-licenziamento-una-demolizione-la-nuova-curia-eccola-qui/Chi vuole sfasciare l’Ordine di Malta?
(di Roberto de Mattei) «Molto tempo prima che le Nazioni civili fossero giunte a stabilire un diritto internazionale; molto prima che avessero potuto formare il sogno – non ancora attuato – di una forza comune a tutela della sana libertà umana, della indipendenza dei popoli, di una pacifica equità nelle loro mutue relazioni, l’Ordine di S. Giovanni aveva riuniti in una fraternità religiosa e sotto una disciplina militare, uomini di otto «lingue» diverse, votati alla difesa dei valori spirituali, che costituiscono l’appannaggio comune della cristianità: la fede, la giustizia, l’ordine sociale e la pace».
Queste parole rivolte, l’8 gennaio del 1940, da Pio XII ai Cavalieri del Sovrano militare ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi e poi di Malta riassumono i caratteri del più antico degli Ordini di Cavalleria, l’unico Stato sovrano la cui bandiera sventolò sul campo delle Crociate. Un ordine il cui carisma è sempre stato quello della «Tuitio fidei et Obsequium pauperum» (difesa della fede e servizio ai poveri).
È possibile che un Papa voglia sfasciare questa istituzione, gloria della Cristianità? Purtroppo è proprio questa l’impressione che si trae dalle ultime vicende che riguardano l’Ordine di Malta. Corrispondenza Romana, il 24 dicembre 2016, ha offerto una prima ricostruzione degli eventi. Edward Pentin sul National Catholic Register del 7 gennaio 2017 ha approfondito e arricchito lo scenario di nuovi particolari.
Il quadro, in sintesi, è questo: il 6 dicembre il Gran Maestro dell’Ordine di Malta Fra Matthew Festing, in presenza di due testimoni, uno dei quali era il cardinale patrono Raymond Leo Burke, ha chiesto al Gran Cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager di rassegnare le dimissioni. Era venuto infatti alla luce che il Gran Cancelliere Boeselager, nel periodo in cui era Grande Ospedaliere dell’Ordine, aveva abusato del suo potere, promuovendo la distribuzione, in alcuni Paesi del Terzo Mondo, di migliaia di preservativi e di contraccettivi, anche abortivi.
Malgrado il voto di obbedienza, che lo lega al Gran Maestro, il Gran Cancelliere ha rifiutato di dimettersi. Nei suoi confronti è stato quindi avviato un procedimento di sospensione da tutte le cariche da lui ricoperte. Boeselager ha chiesto aiuto alla Segreteria di Stato vaticana, che ha nominato una commissione di inchiesta, per «raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede» sulla vicenda.
Il 23 dicembre il Gran Magistero dell’Ordine ha definito «inaccettabile» la decisione della Segreteria di Stato ricordando che la rimozione di Boeselager è un «atto di amministrazione interna al governo del Sovrano Ordine di Malta e di conseguenza ricade esclusivamente nelle sue competenze». Con una successiva dichiarazione del 10 gennaio, il Gran Magistero ha ribadito la sua intenzione di non collaborare con la commissione di inchiesta vaticana, «anche al fine di tutelare la propria sfera di sovranità rispetto ad iniziative che si atteggiano quali forme volte obiettivamente (e quindi al di là delle intenzioni, che sono giuridicamente irrilevanti) a porre in discussione o comunque a limitare detta sfera».
L’iniziativa vaticana è apparsa subito una clamorosa gaffe. Il sistema giuridico dell’Ordine di Malta è regolato dalla Carta costituzionale del 1997. L’articolo 3 della Carta Costituzionale, al paragrafo 1, afferma che «l’Ordine è soggetto di diritto internazionale ed esercita le funzioni sovrane». Queste sono: il potere esecutivo, rappresentato dal Gran Maestro, assistito dal Sovrano Consiglio; il potere legislativo, rappresentato dal Capitolo generale; il Potere giudiziario, rappresentato dai Tribunali Magistrali.
L’Ordine di Malta emette passaporti diplomatici e gode di sedi extraterritoriali a Roma, dove riceve ufficialmente i rappresentanti degli oltre cento Stati con cui intrattiene relazioni da pari a pari. L’Ordine ha rapporti privilegiati con la Santa Sede, ma in piena autonomia. La Santa Sede nomina un Cardinale Patrono e l’Ordine un suo ambasciatore, secondo le norme del Diritto internazionale.
Come osserva il prof. Paolo Gambi, pur godendo della natura religiosa propria degli ordini dipendenti dall’autorità ecclesiastica, l’Ordine ha una posizione del tutto peculiare «godendo di un’autonomia quasi unica nel panorama ecclesiastico e limitando gli influssi di questa natura, ai membri che hanno emesso i voti» (La soberana militar Orden de Malta en el orden jurídico eclesial e internacional, in Ius Canonicum, XLIV, n. 87 (2004), p. 203). L’art. 4 par. 6 della Carta Costituzionale del Sovrano Ordine di Malta è chiaro nello statuire che «la natura religiosa non esclude l’esercizio delle prerogative sovrane spettanti all’Ordine in quanto soggetto di diritto internazionale riconosciuto dagli Stati».
La conferma di tale status di diritto internazionale anche nei confronti della Santa Sede è nell’Annuario Pontificio, là dove l’Ordine è citato un’unica volta e non già tra gli Ordini religiosi, quanto piuttosto tra le Ambasciate degli Stati accreditate presso la Santa Sede. La Carta Costituzionale del 1997 ha anche eliminato vari interventi ecclesiastici prima previsti, come l’approvazione della Santa Sede per la validità della elezione del Gran Maestro e il consenso espresso della Santa Sede perché la professione solenne dei voti sia valida.
La competenza della Santa Sede sulla vita religiosa dei Cavalieri riguarda solo gli appartenenti al primo ceto, i Cavalieri di Giustizia, che emettono, in maniera solenne, i tre voti monastici. I membri del secondo ceto, i Cavalieri in Obbedienza, la cui promessa non ha nulla a che vedere il voto di Obbedienza pronunciato dai Cavalieri di Giustizia, sono subordinati soltanto ai propri superiori nell’Ordine. L’ex Gran Cancelliere, Albrecht von Boeselager, sposato con cinque figli, è un laico che appartiene al secondo ceto e non dipende in alcun modo dalla Santa Sede.
Peraltro, i cavalieri di Giustizia, che devono essere considerati «religiosi a tutti gli effetti» (art.9 par.1, Carta Costituzionale), non hanno vita comune e rappresentano un unicum nella vita della Chiesa. Fra Ludovico Chigi Albani della Rovere (1866-1951), principe e Gran Maestro dell’Ordine dal 1931 al 1951, dopo la morte della moglie (1898) pronunciò i voti religiosi come Cavaliere di Giustizia, ma continuò a vivere a palazzo Chigi, che fino al 1916 fu di proprietà della sua famiglia, conducendo vita da gran signore, come competeva al suo rango.
Naturalmente, la Chiesa ha sull’Ordine di Malta il medesimo diritto che ha nei confronti di ogni Stato, quando sono in gioco problemi che toccano direttamente la fede e la morale. Il Papa ha infatti il diritto e il dovere di intervenire, su ogni questione politica e sociale che abbia relazione con il conseguimento del fine supremo dell’uomo, che è la vita eterna. Se uno Stato legittima l’unione sessuale contro natura, il Papa ha il dovere di intervenire, denunciando la gravissima violazione della legge divina e naturale.
E se l’Ordine di Malta incoraggia la contraccezione e l’aborto, il Papa ha il dovere di far sentire la sua voce. Oggi accade invece che la Chiesa si astiene dal pronunciarsi sui problemi morali che a Lei sono propri e interviene su questioni politiche e amministrative non di sua competenza. Christopher Lamb, sul Tablet del 5 gennaio, cita una lettera inviata il 21 dicembre a Fra Matthew Festing dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, nella quale si fa presente che papa Francesco desidera che la rimozione di von Boeselager non abbia luogo. «Come avevo già espresso nella mia precedente lettera del 12 dicembre 2016: sull’uso e sulla diffusione di metodi e mezzi contrari alla legge morale, Sua Santità ha chiesto un dialogo sul modo in cui possano essere affrontati e risolti eventuali problemi. Ma non ha mai detto di cacciare qualcuno!».
Dunque, nei confronti di chi viola la legge divina e naturale, la strada è quella del dialogo e della mano tesa. Per chi invece difende la fede e la morale cattolica, è pronto il bastone del commissariamento politico e della commissione di inchiesta. Il gruppo di Cavalieri che fa capo ad Albrecht von Boeselager, rappresenta la corrente secolarista, che vorrebbe trasformare l’Ordine di Malta in una ONG umanitaria.
L’attuale classe dirigente rappresenta invece la fedeltà alle radici religiose dell’Ordine. Ma forse proprio questo è il suo grave peccato, a cui se ne deve aggiungere un altro. Nel corso di nove secoli di storia, il Sovrano Militare Ordine di Malta non ha mai perso la propria fisionomia aristocratica, cavalleresca e sovrana. Questa fisionomia, rappresenta l’antitesi del miserabilismo e dell’ugualitarismo professati da chi oggi governa la Chiesa. Il risultato è che si denuncia il clericalismo, ma lo si applica di fatto, con disastrose conseguenze. Il pesante intervento della Segreteria di Stato, in nome di Papa Francesco, sta infatti provocando caos e divisioni all’interno dell’Ordine.
Il Sovrano Militare Ordine di Malta, nella sua storia, superò tutte le vicissitudini. Durante due secoli in Palestina, due secoli a Rodi, due secoli e mezzo a Malta, la sua missione sembrò finita molte volte, ma sempre l’istituzione risuscitò, anche quando imperversò sull’Europa il turbine della Rivoluzione francese e di Napoleone. C’è da augurarsi che il Gran Maestro Fra Matthew Festing e il Sovrano Consiglio che lo assiste sappiano resistere con fermezza alle forti pressioni che stanno ricevendo in questi giorni. Nessuno avrebbe potuto dubitare dell’amore al Papato del Gran Maestro Ludovico Chigi Albani, che nella sua qualità di Maresciallo di Santa Romana Chiesa partecipò a tre elezioni pontificie.
Eppure, egli si oppose strenuamente ad ogni tentativo ecclesiastico di ingerenza nella vita dell’Ordine. La Santa Sede dovette riconoscere la natura sovrana dell’Ordine di Malta, «senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose», come ha ricordato Benedetto XVI, ricevendo i Cavalieri, in occasione del nono centenario del privilegio Pie postulatio voluntatis del 15 febbraio 1113. Con quest’atto, solenne, ha ricordato Papa Benedetto, «Pasquale II poneva la neonata “fraternità ospedaliera” di Gerusalemme, intitolata a San Giovanni Battista, sotto la tutela della Chiesa, e la rendeva sovrana». (Roberto de Mattei)
http://www.corrispondenzaromana.it/chi-vuole-sfasciare-lordine-di-malta/?refresh_cens
(di Roberto de Mattei) «Molto tempo prima che le Nazioni civili fossero giunte a stabilire un diritto internazionale; molto prima che avessero potuto formare il sogno – non ancora attuato – di una forza comune a tutela della sana libertà umana, della indipendenza dei popoli, di una pacifica equità nelle loro mutue relazioni, l’Ordine di S. Giovanni aveva riuniti in una fraternità religiosa e sotto una disciplina militare, uomini di otto «lingue» diverse, votati alla difesa dei valori spirituali, che costituiscono l’appannaggio comune della cristianità: la fede, la giustizia, l’ordine sociale e la pace».
Queste parole rivolte, l’8 gennaio del 1940, da Pio XII ai Cavalieri del Sovrano militare ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi e poi di Malta riassumono i caratteri del più antico degli Ordini di Cavalleria, l’unico Stato sovrano la cui bandiera sventolò sul campo delle Crociate. Un ordine il cui carisma è sempre stato quello della «Tuitio fidei et Obsequium pauperum» (difesa della fede e servizio ai poveri).
È possibile che un Papa voglia sfasciare questa istituzione, gloria della Cristianità? Purtroppo è proprio questa l’impressione che si trae dalle ultime vicende che riguardano l’Ordine di Malta. Corrispondenza Romana, il 24 dicembre 2016, ha offerto una prima ricostruzione degli eventi. Edward Pentin sul National Catholic Register del 7 gennaio 2017 ha approfondito e arricchito lo scenario di nuovi particolari.
Il quadro, in sintesi, è questo: il 6 dicembre il Gran Maestro dell’Ordine di Malta Fra Matthew Festing, in presenza di due testimoni, uno dei quali era il cardinale patrono Raymond Leo Burke, ha chiesto al Gran Cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager di rassegnare le dimissioni. Era venuto infatti alla luce che il Gran Cancelliere Boeselager, nel periodo in cui era Grande Ospedaliere dell’Ordine, aveva abusato del suo potere, promuovendo la distribuzione, in alcuni Paesi del Terzo Mondo, di migliaia di preservativi e di contraccettivi, anche abortivi.
Malgrado il voto di obbedienza, che lo lega al Gran Maestro, il Gran Cancelliere ha rifiutato di dimettersi. Nei suoi confronti è stato quindi avviato un procedimento di sospensione da tutte le cariche da lui ricoperte. Boeselager ha chiesto aiuto alla Segreteria di Stato vaticana, che ha nominato una commissione di inchiesta, per «raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede» sulla vicenda.
Il 23 dicembre il Gran Magistero dell’Ordine ha definito «inaccettabile» la decisione della Segreteria di Stato ricordando che la rimozione di Boeselager è un «atto di amministrazione interna al governo del Sovrano Ordine di Malta e di conseguenza ricade esclusivamente nelle sue competenze». Con una successiva dichiarazione del 10 gennaio, il Gran Magistero ha ribadito la sua intenzione di non collaborare con la commissione di inchiesta vaticana, «anche al fine di tutelare la propria sfera di sovranità rispetto ad iniziative che si atteggiano quali forme volte obiettivamente (e quindi al di là delle intenzioni, che sono giuridicamente irrilevanti) a porre in discussione o comunque a limitare detta sfera».
L’iniziativa vaticana è apparsa subito una clamorosa gaffe. Il sistema giuridico dell’Ordine di Malta è regolato dalla Carta costituzionale del 1997. L’articolo 3 della Carta Costituzionale, al paragrafo 1, afferma che «l’Ordine è soggetto di diritto internazionale ed esercita le funzioni sovrane». Queste sono: il potere esecutivo, rappresentato dal Gran Maestro, assistito dal Sovrano Consiglio; il potere legislativo, rappresentato dal Capitolo generale; il Potere giudiziario, rappresentato dai Tribunali Magistrali.
L’Ordine di Malta emette passaporti diplomatici e gode di sedi extraterritoriali a Roma, dove riceve ufficialmente i rappresentanti degli oltre cento Stati con cui intrattiene relazioni da pari a pari. L’Ordine ha rapporti privilegiati con la Santa Sede, ma in piena autonomia. La Santa Sede nomina un Cardinale Patrono e l’Ordine un suo ambasciatore, secondo le norme del Diritto internazionale.
Come osserva il prof. Paolo Gambi, pur godendo della natura religiosa propria degli ordini dipendenti dall’autorità ecclesiastica, l’Ordine ha una posizione del tutto peculiare «godendo di un’autonomia quasi unica nel panorama ecclesiastico e limitando gli influssi di questa natura, ai membri che hanno emesso i voti» (La soberana militar Orden de Malta en el orden jurídico eclesial e internacional, in Ius Canonicum, XLIV, n. 87 (2004), p. 203). L’art. 4 par. 6 della Carta Costituzionale del Sovrano Ordine di Malta è chiaro nello statuire che «la natura religiosa non esclude l’esercizio delle prerogative sovrane spettanti all’Ordine in quanto soggetto di diritto internazionale riconosciuto dagli Stati».
La conferma di tale status di diritto internazionale anche nei confronti della Santa Sede è nell’Annuario Pontificio, là dove l’Ordine è citato un’unica volta e non già tra gli Ordini religiosi, quanto piuttosto tra le Ambasciate degli Stati accreditate presso la Santa Sede. La Carta Costituzionale del 1997 ha anche eliminato vari interventi ecclesiastici prima previsti, come l’approvazione della Santa Sede per la validità della elezione del Gran Maestro e il consenso espresso della Santa Sede perché la professione solenne dei voti sia valida.
La competenza della Santa Sede sulla vita religiosa dei Cavalieri riguarda solo gli appartenenti al primo ceto, i Cavalieri di Giustizia, che emettono, in maniera solenne, i tre voti monastici. I membri del secondo ceto, i Cavalieri in Obbedienza, la cui promessa non ha nulla a che vedere il voto di Obbedienza pronunciato dai Cavalieri di Giustizia, sono subordinati soltanto ai propri superiori nell’Ordine. L’ex Gran Cancelliere, Albrecht von Boeselager, sposato con cinque figli, è un laico che appartiene al secondo ceto e non dipende in alcun modo dalla Santa Sede.
Peraltro, i cavalieri di Giustizia, che devono essere considerati «religiosi a tutti gli effetti» (art.9 par.1, Carta Costituzionale), non hanno vita comune e rappresentano un unicum nella vita della Chiesa. Fra Ludovico Chigi Albani della Rovere (1866-1951), principe e Gran Maestro dell’Ordine dal 1931 al 1951, dopo la morte della moglie (1898) pronunciò i voti religiosi come Cavaliere di Giustizia, ma continuò a vivere a palazzo Chigi, che fino al 1916 fu di proprietà della sua famiglia, conducendo vita da gran signore, come competeva al suo rango.
Naturalmente, la Chiesa ha sull’Ordine di Malta il medesimo diritto che ha nei confronti di ogni Stato, quando sono in gioco problemi che toccano direttamente la fede e la morale. Il Papa ha infatti il diritto e il dovere di intervenire, su ogni questione politica e sociale che abbia relazione con il conseguimento del fine supremo dell’uomo, che è la vita eterna. Se uno Stato legittima l’unione sessuale contro natura, il Papa ha il dovere di intervenire, denunciando la gravissima violazione della legge divina e naturale.
E se l’Ordine di Malta incoraggia la contraccezione e l’aborto, il Papa ha il dovere di far sentire la sua voce. Oggi accade invece che la Chiesa si astiene dal pronunciarsi sui problemi morali che a Lei sono propri e interviene su questioni politiche e amministrative non di sua competenza. Christopher Lamb, sul Tablet del 5 gennaio, cita una lettera inviata il 21 dicembre a Fra Matthew Festing dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, nella quale si fa presente che papa Francesco desidera che la rimozione di von Boeselager non abbia luogo. «Come avevo già espresso nella mia precedente lettera del 12 dicembre 2016: sull’uso e sulla diffusione di metodi e mezzi contrari alla legge morale, Sua Santità ha chiesto un dialogo sul modo in cui possano essere affrontati e risolti eventuali problemi. Ma non ha mai detto di cacciare qualcuno!».
Dunque, nei confronti di chi viola la legge divina e naturale, la strada è quella del dialogo e della mano tesa. Per chi invece difende la fede e la morale cattolica, è pronto il bastone del commissariamento politico e della commissione di inchiesta. Il gruppo di Cavalieri che fa capo ad Albrecht von Boeselager, rappresenta la corrente secolarista, che vorrebbe trasformare l’Ordine di Malta in una ONG umanitaria.
L’attuale classe dirigente rappresenta invece la fedeltà alle radici religiose dell’Ordine. Ma forse proprio questo è il suo grave peccato, a cui se ne deve aggiungere un altro. Nel corso di nove secoli di storia, il Sovrano Militare Ordine di Malta non ha mai perso la propria fisionomia aristocratica, cavalleresca e sovrana. Questa fisionomia, rappresenta l’antitesi del miserabilismo e dell’ugualitarismo professati da chi oggi governa la Chiesa. Il risultato è che si denuncia il clericalismo, ma lo si applica di fatto, con disastrose conseguenze. Il pesante intervento della Segreteria di Stato, in nome di Papa Francesco, sta infatti provocando caos e divisioni all’interno dell’Ordine.
Il Sovrano Militare Ordine di Malta, nella sua storia, superò tutte le vicissitudini. Durante due secoli in Palestina, due secoli a Rodi, due secoli e mezzo a Malta, la sua missione sembrò finita molte volte, ma sempre l’istituzione risuscitò, anche quando imperversò sull’Europa il turbine della Rivoluzione francese e di Napoleone. C’è da augurarsi che il Gran Maestro Fra Matthew Festing e il Sovrano Consiglio che lo assiste sappiano resistere con fermezza alle forti pressioni che stanno ricevendo in questi giorni. Nessuno avrebbe potuto dubitare dell’amore al Papato del Gran Maestro Ludovico Chigi Albani, che nella sua qualità di Maresciallo di Santa Romana Chiesa partecipò a tre elezioni pontificie.
Eppure, egli si oppose strenuamente ad ogni tentativo ecclesiastico di ingerenza nella vita dell’Ordine. La Santa Sede dovette riconoscere la natura sovrana dell’Ordine di Malta, «senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose», come ha ricordato Benedetto XVI, ricevendo i Cavalieri, in occasione del nono centenario del privilegio Pie postulatio voluntatis del 15 febbraio 1113. Con quest’atto, solenne, ha ricordato Papa Benedetto, «Pasquale II poneva la neonata “fraternità ospedaliera” di Gerusalemme, intitolata a San Giovanni Battista, sotto la tutela della Chiesa, e la rendeva sovrana». (Roberto de Mattei)
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