BURKE: LA CORREZIONE CI SARÀ. CONFUSIONE E DIVISIONE DI A.L.
SONO OPERA DEL DEMONIO. BISOGNA RIMEDIARE.
In una lunga intervista a The Remnant il cardinale Leo Raymond Burke, già prefetto della Segnatura apostolica, e uno dei quattro firmatari della lettera in cui si chiede al Pontefice regnante di chiarire cinque “Dubia” su matrimonio e sacramenti in relazione ad Amoris Laetitia, conferma che la “correzione” delle ambiguità ci sarà. E spiega perché la lettera è stata resa pubblica. Ecco nella nostra traduzione, qualche brano dell’intervista.
“Bene, prima di tutto, come ho dichiarato sin dall’inizio, la forma stessa di Amoris Laetitia, e attualmente, le parole del Papa nel documento, indicano che questo non è un esercizio del magistero papale. E il modo in cui il documento necessariamente è letto, come con ogni documento, è alla luce dell’insegnamento costante e della pratica della Chiesa. E così le dichiarazioni in AL che sono in accordo con l’insegnamento costante e la pratica della Chiesa sono molto buone.
Ma c’è un certo numero di dichiarazioni che sono nel migliore dei casi ambigue e devono essere chiarificate e questo è perché quattro di noi cardinali hanno posto, secondo la pratica classica della Chiesa, cinque domande al Santo Padre che riguardano i fondamenti stessi della vita morale e l’insegnamento costante della Chiesa sotto questo aspetto. Ed è chiaro che noi, presentando i Dubia e ponendo quelle domande, crediamo che se non viene data una riposta c’è un grande pericolo di una confusione continua nella Chiesa, che conduce le anime in errore rispetto a questioni che hanno proprio a che fare con la loro salvezza
Così certamente, senza un chiarimento su queste questioni, c’è un potenziale di scandalo.
Per quanto riguarda la questione dell’eresia, uno deve essere molto attento all’eresia sostanziale e all’eresia formale: ci sono dichiarazioni reali nel testo che sono sostanziali? Sono in contraddizione con la fede cattolica? Eresia formale: la persona – cioè la persona del papa che ha scritto il documento – intende proclamare un insegnamento eretico? E io non credo affatto che sia così. E credo che il linguaggio e così via sia ambiguo ed è difficile dire che queste dichiarazioni ambigue sono sostanzialmente eretiche. Ma devono essere chiarite, e rifiutare di chiarire può indurre la gente in errore, in un pensiero radicale rispetto a questioni molto serie.
Le conseguenze di un’applicazione sbagliata dell’Amoris Laetitia (Burke parla dell’interpretazione fornita dalla diocesi di San Diego) sarebbero “molto devastanti”, e si potrebbe pensare che “l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio è finito”.
Quindi “è necessario che ci sia una risposta ai Dubia”. E deve farlo il Papa, “nel suo ufficio di guardiano delle verità della fede, e di promotore delle verità della fede”.
Le lettera in cui il Papa ha scritto ai vescovi argentini che la loro interpretazione dell’AL è quella giusta che valore ha? “Quello che ha scritto in quella lettera significa che questa è la sua personale comprensione del problema. Ma quella lettera può difficilmente essere considerata un esercizio del magistero papale. E così, è una situazione penosa in cui essere coinvolti, ma noi semplicemente dobbiamo continuare a fare pressione per chiarire la questione”.
Sulla possibilità che il Papa gli tolga la dignità cardinalizia, Burke è esplicito: “Non ci penso proprio, voglio dire, certo, è possibile, è accaduto storicamente, che un cardinale abbia perso il suo titolo: Ma non ci penso perché so quello che è il mio dovere”. A chi gli chiedeva se non aveva paura delle conseguenze, ha risposto: “Quello di cui ho paura è apparire davanti a Nostro Signore il giorno del Giudizio e dover rispondere: no, non ti ho difeso quando eri attaccato, e la verità che hai insegnato era tradita”.
Il dialogo con il Papa è iniziato in maniera privata, ma in seguito i Dubia sono stati resi pubblici. Perché? Burke risponde così: “Quando siamo stati informati che non ci sarebbe stata nessuna risposta, capimmo che dovevamo portare la conversazione davanti a tutta la Chiesa perché così tanti fedeli – così tanti preti e vescovi – stanno esprimendo una grande confusione su questo tema, anche considerando come queste confusioni generano più divisioni in varie parti della Chiesa fra vescovi e vescovi e preti e laici sugli insegnamenti fondamentali della Chiesa. Bene, quello è il lavoro del demonio. Lo Spirito Santo genera unità e la conversione quotidiana della vita di Cristo che ci aiuta a superare i nostri peccati e a vivere secondo la verità. Così questa confusione, questa divisione deve essere affrontata e risolta”.
Ci sarà una “correzione formale”? Burke ha risposto così:
“Non sembra molto diverso dai Dubia. In altre parole, le verità che sembrano essere poste in questione da AL saranno semplicemente poste accanto a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato nell’insegnamento ufficiale della Chiesa. E in questo modo questi errori saranno corretti”.
Per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa su questo punto, è utile vedere “LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA CIRCA LA RECEZIONE DELLA COMUNIONE EUCARISTICA DA PARTE DI FEDELI DIVORZIATI RISPOSATI”, che presenta le proposte fatte proprie dall’Amoris Laetitia e afferma: “Di fronte alle nuove proposte pastorali sopra menzionate questa Congregazione ritiene pertanto doveroso richiamare la dottrina e la disciplina della Chiesa in materia. Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione”.
E anche l’enciclica “Familiaris Consortio”, di San Giovanni Paolo II, che al n. 84 afferma: “La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio”.
Da ignoranti quali siamo, ci sembra però di poter vedere che sia l’uno che l’altro documento sembrano avere un peso ben diverso da un paio di noticine, e da una lettera privata.
Marco Tosatti
Le bugie di Andrea Tornielli
Prima o poi doveva succedere, ed è successo. Riccardo Cascioli, direttore de La nuova Bussola quotidiana, ha raccontato un episodio ignoto ai più, cioè il tentativo di Andrea Tornielli di “di estorcere dichiarazioni al cardinale Brandmuller contro Burke”. In altri termini di pilotare un’ intervista nella direzione voluta dall’intervistatore, per un fine voluto dall’intervistatore.
Era un fatto di cui era a conoscenza anche il sottoscritto, tramite amici del cardinale, ma Tornielli ha negato, e attaccato “le bugie” e l’ “Inquisizione” bussolana.
Senza ora affrontare temi inquisitori (lo feci già in passato sul Foglio, smentendo l’inquisizione torniellesca sui Francescani dell’Immacolata; a proposito: il padre Alfonso Bruno, cui Tornielli dava grande ascolto nell’epoca dello spargimento di fango su padre Manelli, è stato defenestrato da tempo dai nuovi commissari, ma difficilmente Tornielli ne darà conto… ), sarebbe utile capire chi tra l’attuale direttore della Bussola (Cascioli) e il vecchio direttore (Tornielli) dice le bugie.
Chi scrive, conoscendo la vita camaleontica del secondo*, sarebbe portato a rispondere di impulso; o a rivelare quanto ambienti vicini al cardinale tedesco, intimo amico di Benedetto, mi hanno raccontato nei giorni passati…
Ma non serve, la risposta ce la dà Tornielli stesso, riportando la mail ricevuta da Brandmuller stesso. Per Tornielli si tratterebbe di una prova a suo favore. La realtà è all’esatto opposto.
Vediamo l’incipit della lettera:
“Caro Dottore, ecco qui il mio pensiero autentico e completo. La pregherei di riportarlo in una Sua eventuale pubblicazione…”
Ora, perchè un intervistato, dopo una intervista a voce, si sente in dovere di mandare per iscritto una simile ingiunzione?
Evidente teme. Se si fidasse non aggiungerebbe, alle parole già pronunciate, parole scritte.
Teme, semplicemente, che il suo pensiero sia riportato in modo non autentico e non completo.
Cioè falsamente; cioè per qualche scopo, e non semplicemente per informare…
O sbaglio?
Certe cose a certi giornalisti accadono spessissimo, soprattutto se li troviamo passare da un fronte all’altro (è una regola elementare: per farsi accettare dal nuovo mondo che si sta frequentando, bisogna prendere massime distanze da quello, ben diverso, che si è frequentato sino a poco prima).
libertaepersona.org/wordpress/2017/01/le-bugie-di-andrea-tornielli/
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Francesco Agnoli10 gennaio 2017
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