A Casa Bergoglio tutto procede secondo copione. Ogni interprete sta recitando la sua parte con perizia e professionalità, specialmente chi ha avuto in sorte l’odioso ruolo dell’oppositore. Nell’ultima puntata, il cardinale Müller, aveva vergato una dotta introduzione alla laudatio di Amoris Laetitia firmata da Buttiglione spiegando che le dottrine insegnate dal padrone di casa “possono e devono essere lette” in continuità con il magistero di sempre e la Rivelazione. Poi, ha rilasciato un’intervista, con pezze d’appoggio tratte dalla suddetta introduzione, in cui ha ribadito di opporsi a tutti gli errori morali possibili e immaginabili.
L’ingenuo conservator cortese che si beve tutto quanto passa su Chiesa2.0 Tv, l’ha presa per una dubiosa autocorrectio e si è rincuorato. Ma, come al solito, non ha capito niente. In realtà, il Prefetto emerito della Congregazione per una Dottrina della Fede ancora più emerita di lui sta dicendo che quanto va contro Dio può e deve essere letto in armonia con l’insegnamento di Dio. Più che un recupero delle posizioni, questa sembra la retromarcia del carrista che con il suo Panzer vuole essere sicuro di aver ridotto in poltiglia tutto quanto aveva messo sotto.
Anche la puntata in lavorazione vede all’opera l’opposizione, perché una storia che sia una storia ha bisogno di un antagonista funzionale al protagonista. Questa volta tocca al cardinale Burke che, in un’intervista, uscita contemporaneamente su La Nuova Bussola Quotidiana, Settimo Cielo e National Catholic Register, cerca di capire che cosa sia accaduto ai tormentati Dubia su Amoris Laetitia un anno dopo la loro pubblicazione. E dice: “la preoccupazione è stata ed è di determinare con precisione ciò che il papa ha voluto insegnare come successore di Pietro. Le domande nascono, quindi, proprio dal riconoscimento dell’ufficio petrino che papa Francesco ha ricevuto dal Signore al fine di confermare i suoi fratelli nella fede. Il magistero è un dono di Dio alla Chiesa per fare chiarezza sui punti che riguardano il deposito della fede. Affermazioni alle quali mancasse questa chiarezza non potrebbero essere, per loro stessa natura, espressioni qualificate del magistero”.
Invece è tutto chiaro, a partire dal fatto che il destinatario ha infilato i Dubia in fondo al cassetto della cucina di Santa Marta dove non li troverà neanche la suora più solerte. Non esiste nessun fraintendimento su ciò che Bergoglio ha voluto, vuole e vorrà “insegnare come successore di Pietro”. Se c’è ancora qualcuno che non lo capisce, toccherà fargli un disegno. A meno che non l’abbia capito benissimo e gli basti il ruolo assegnato dal copione, viste le uscite sulla natura scismatica della Fraternità San Pio X con cui si è distinto il Prefetto emerito della Segnatura Apostolica a suo tempo rimosso da Bergoglio e recentemente nominato da Bergoglio tra i membri giudicanti della Segnatura Apostolica medesima.
Ormai il plot di Casa Bergoglio è consolidato e diventa facile indovinare quali saranno e come si risolveranno le prossime scaramucce. Ora, per esempio, il cardinale Müller si dice preoccupato per le conseguenze che avrà il motu proprio Magnum principium con cui il “Beatissimo Padre” demanda alle Conferenze episcopali il compito di stabilire le formule della Messa secondo le lingue locali.
Bene, dice il conservator cortese, adesso ci pensa lui e di rinforzo arriva il cardinale Sarah. Ma nella mente dei diabolici storyteller, dopo i flebili sussulti dei flebili antagonisti sulle variazioni locali eretiche ed ereticheggianti della Messa Nuova, c’è già Messa Nuovissima buona per tutti, dai protestanti agli atei, tranne che per i veri cattolici. E il cardinale Müller spiegherà che anche quella “può e deve essere letta” in continuità con il magistero e la Rivelazione perché porta la firma del successore di Pietro. Ma, intanto, continuerà a tuonicchiare sulle traduzioni di una Messa ormai superata. Per la gioia del solito conservator cortese e, soprattutto, del padrone di casa che grazie agli accomodanti antagonisti sarà riuscito a governare il malcontento incanalandolo istituzionalmente al calduccio dei sacri palazzi.
E il conservator cortese non si illuda che, in caso di estrema necessità, questi antagonisti si mettano a recitare a soggetto. Quello che fanno con un Bergoglio lo faranno anche con un Bergoglissimo.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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