Senza rete
«Tu sei qui; va tutto bene. Tutto è nelle tue mani; al momento giusto interverrai. Nell’economia della grazia, un solo atto di obbedienza perfetta è più efficace di mille battaglie». Stampatevi nella mente queste parole e ripetetele spesso davanti al tabernacolo, ogni volta che potete. Da una parte, esse vi impediranno di sprofondare nello sconforto a causa dell’attuale situazione della società e della Chiesa; dall’altra, potranno preservarvi dalla trappola della volontà propria, che può finire col dettar legge anche nelle cose di Dio, con il risultato – in realtà – di distaccare da Lui i Suoi stessi zelatori. I nostri modelli di eroica obbedienza siano Padre Pio e don Dolindo Ruotolo. Al contrario la disobbedienza, sia pure in nome di Dio, finisce sempre, alla lunga, col separare l’anima dal suo Sposo e col provocare sciagurate divisioni, a meno che non si tratti di resistere, com’è doveroso, a ordini palesemente contrari alla Legge divina.
Melius est mihi incidere in manus hominum, quam derelinquere legem Dei mei: per me è meglio cadere nelle mani degli uomini, piuttosto che abbandonare la legge del mio Dio. Così l’Ufficio divino parafrasa il gemito della casta Susanna, posta dai due vecchi lussuriosi nell’alternativa tra cedere al doppio adulterio e la condanna a morte per lapidazione (cf. Dn 13, 23). Ci sono casi in cui la fedeltà al Signore può richiedere il martirio, come avvenne a migliaia di sacerdoti e religiosi che non accettarono lo scisma di Enrico VIII e per più di un secolo subirono una delle persecuzioni più feroci della storia, con supplizi, torture e modalità di esecuzione di una crudeltà belluina. La novità dell’ora presente è che la persecuzione viene non da eretici e scismatici come luterani, anglicani e calvinisti, ma dall’interno della Chiesa Cattolica, dai suoi stessi vertici, che hanno invece il compito di guidarci e confermarci nella fede.
Oculos suos statuerunt declinare in terram (Sal 16, 11): hanno deciso di abbassare gli occhi a terra. Ecco il dramma che viviamo nella Chiesa da ormai più di mezzo secolo: i suoi Pastori, in buona parte, hanno distolto gli occhi dal Cielo per puntarli sul mondo, stabilendo al contempo che tutti – suprema forma del più perverso clericalismo – dovessero fare altrettanto e bollando con i termini più infamanti, escludendolo dalla vita ecclesiale, chiunque si rifiutasse di seguirli. A un certo punto una situazione prolungata di isolamento e di ingiustizia, unita a un sentimento di impotenza, può far sprofondare un’anima, dal punto di vista psicologico, nello sconforto più nero. Ecco allora che la Madre celeste, per il ministero degli angeli, suggerisce la risposta giusta a chi frequenta il santo tabernacolo e dinanzi ad esso effonde il suo cuore: «Tu sei qui; va tutto bene. Sei tu che salverai la Chiesa». Sperate in eo, omnis congregatio populi, effundite coram illo corda vestra: Deus adiutor noster in æternum (Sal 61, 9).
La fede, ci vuole la fede: una fede nuda, pura e semplice, affinata come oro nel crogiuolo della tribolazione, non solo esterna, ma soprattutto interiore: quella sofferenza straziante di chi, dopo aver dato la vita per la Sposa di Cristo prendendola, in Lui, come propria sposa, la vede, in buona parte della sua componente terrena, prostituirsi in modo indegno a questo mondo di tenebre e ai suoi signori, come li chiama l’esorcismo maggiore riprendendo le parole di san Paolo (cf. Ef 6, 12). La fede, questa nuda e incrollabile fede, si esprime nella preghiera che vi ho (e mi è stata) suggerita; quella fede pura che, prolungandosi nella speranza e alimentando la carità, si manifesta poi in un’inalterabile mitezza e benevolenza, specie verso i più piccoli. Stiamo attenti a non perderla proprio nello sforzo di difenderla: sarebbe la peggiore delle sciagure.
Alla terribile tentazione dello scoraggiamento dobbiamo opporre il ricordo frequente dei benefici di Dio, in particolare di tre grazie inestimabili che sono fondamentali: l’aver potuto conservare, in tutta questa spaventosa confusione, nonostante tutti i nostri peccati e debolezze, il triplice tesoro di una fede sana, di una coscienza retta e della sanità mentale. Ovviamente non bisogna per questo adagiarsi sugli allori; occorre al contrario continuare, senza stancarsi, a custodirle e coltivarle con buone letture che educhino l’anima e la mente, insegnando al tempo stesso a trasformare in vita quanto compreso nello studio. Solo così la nostra fiducia in Dio sarà preservata dalla temerarietà di chi confida in Lui senza fare la propria indispensabile parte: gratia non tollit naturam, sed perficit! La grazia non elimina la natura (cioè il nostro sforzo umano), ma la perfeziona.
Soltanto così potremo librarci nel vuoto senza rete, come un acrobata che è sicuro di trovare una mano che lo afferri. Anche se tutto, intorno a noi, sta crollando e ci sembra di non avere più appigli, sappiamo che la mano di Dio è a un palmo da chi confida rettamente in Lui. Se la nostra fede raggiunge questa qualità, potremo a nostra volta tendere la mano, se così Dio vuole, a quanti nella Chiesa si lanciano senza rete nel baratro del peccato e della perversione trascinandovi tanti altri con la loro malizia e il loro pessimo esempio, purché essi, aprendo gli occhi sull’abisso infernale in cui stanno precipitando, accettino di convertirsi e di cambiare vita. Missione impossibile? No, se si ha quella fede di cui parlavo. Ma, prima di dare la propria disponibilità con la preghiera, l’offerta ed eventualmente l’azione, bisogna rendersi ben consapevoli dell’entità della battaglia: «Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?» (Lc 14, 31).
La depravazione di certi chierici, infatti, non è disgiunta dal culto del diavolo. Certamente i peccati impuri di chi profana la propria persona consacrata e celebra sacrilegamente la Messa sono già di per sé un onore reso al demonio, a lui quanto mai gradito; ma alle perversioni sessuali si associano spesso vere e proprie pratiche sataniche. Com’è possibile – vi domanderete sgomenti – che questo avvenga con chi si è posto al servizio di Dio? È per questo che vi ho preparati mostrandovi la necessità di una fede d’acciaio. In Vaticano sono presenti diverse logge massoniche clericali, di cui una alle dirette dipendenze della loggia-madre d’Inghilterra; ma pure in molte curie diocesane ci sono massoni infiltrati e collegati con le prime, che assicurano appoggio e protezione per qualsiasi evenienza. Chi (all’inizio per lo più ignaro) cade in quella terribile trappola con l’allettamento di una brillante carriera è poi ricattato per i suoi peccati sessuali e tenuto in pugno con spaventose minacce. Questo non elimina completamente la sua responsabilità, certo, ma può eventualmente attenuarla. Che fare per strapparlo alla dannazione eterna?
Per quanto mi riguarda, l’altare è diventato la mia dimora spirituale e nell’Eucaristia ho tutto. Quando elevo l’Ostia consacrata e il sacro Calice, accedendo al Santo dei Santi con la Vittima immacolata, imploro l’Altissimo di salvare la Sua Chiesa della terra. In tal modo acquisto una certezza incrollabile di aver compiuto l’atto in assoluto più vitale e necessario, percependo interiormente, pur tra un assalto di sconforto e l’altro, una forza sovrumana. Quand’anche mi scoprissero, dunque, quest’unica cosa mi basterebbe: poter celebrare, anche da solo, la santa Messa tradizionale. Se però devo continuare a far qualcosa di buono direttamente, è indispensabile, evidentemente, che io rimanga nell’anonimato. Il giorno in cui avessi la certezza morale di dover uscire allo scoperto, obbedirei immediatamente, così come farei, inversamente, nel caso in cui il Signore mi chiedesse, mediante mezzi inequivocabili, di chiudere il sito. In un caso o nell’altro, la consapevolezza di obbedire a Lui mi darebbe la pace celestiale di chi è sicuro di aver ottenuto un risultato ben più efficace, sul piano soprannaturale, di quelli raggiungibili con qualunque battaglia condotta per volontà umana. Dovunque e in qualsiasi circostanza, la Sua mano è pronta ad afferrarmi. Prego che ciascuno di voi abbia la medesima certezza.
Con l’orazione porrai la spada in mano a Dio, perché combatta e vinca per te (Lorenzo Scupoli).
Pubblicato da Elia
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