ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 gennaio 2018

Misericordia farlocca e ingannevole

IL TRUCCO DI KASPER



Il trucco di Kasper sulla misericordia. La liturgia e la pastorale sono diventate un "caos d’improvvisazioni anarcoidi" ove ciascun vescovo e ciascun sacerdote, vanno avanti in ordine sparso, dicendo quel che pare e piace loro 
di Francesco Lamendola  

 

È triste, è quasi sconfortante vedere come, ormai, gran parte del clero cattolico e della stampa cattolica accolgano e prendano per buone tutte le trovate, le astuzie, le sottili perfidie dei teologi modernisti, i quali, come lupi travestiti da agnelli, stanno spargendo a piene mani il loro pestifero veleno e stanno seminando confusione, sbandamento, relativismo nell’ambito stesso della fede, dopo aver fatto a pezzi la liturgia e aver trasformato la pastorale in un caos d’improvvisazioni anarcoidi, ove ciascun vescovo e ciascun sacerdote vanno avanti, in ordine sparso, dicendo e facendo praticamente quel che pare e piace loro, infischiandosene di qualunque autorità, a cominciare da quella del Magistero, e proferendo ogni eresia e bestemmia, senza che vi sia alcuna reazione da parte della gerarchia; beninteso a patto che si tratti di eresie e farneticazioni moderniste e progressiste e non certo nel caso si tratti di affermazioni di sapore “tradizionalista”, perché allora la censura scatterebbe immediata, eccome.

Si potrebbero fare decine di esempi di questa incauta, nella migliore delle ipotesi, accettazione di qualunque “novità” teologica da parte del clero cattolico, pur che abbia una patina di progressismo, per non dire di modernismo, cosa che la rende subito particolarmente preziosa e quindi bene accetta, come si trattasse di un dono speciale mandato dalla Provvidenza, mentre è vero esattamente il contrario, ossia che, sovente, è un dono pestifero mandato dall’inferno, per la confusione e la rovina delle anime. Prendiamo il caso del concetto di “misericordia”, che, probabilmente, passerà alla storia come il concetto-cardine del pontificato del (falso) papa Bergoglio e di tutta la neochiesa che, grazie a lui, ha fatto giganteschi passi avanti nel soppiantare la vera Chiesa cattolica, la Sposa di Cristo. Si tratta di un concetto teoricamente giusto, giustissimo, riferito alla grazia di Dio, purché sia sempre accompagnato dal suo corrispettivo necessario, la giustizia divina. La misericordia di Dio non ha un limite nella sua giustizia, ma nella libertà dell’uomo: poiché l’uomo è libero di dire di sì o di no al dono di amore di Dio, se decide per il “no”, Dio sarebbe ingiusto nel volerlo chiamare a sé e nel volerlo premiare (di cosa, poi?) allo stesso modo delle anime che hanno seguito la via di Cristo, a prezzo di sacrifici e tribolazioni. Dunque, deve essere ben chiaro che Dio perdona, sì, anche il peggiore dei peccatori, ma alla precisa condizione che costui si penta, profondamente e sinceramente, e provi orrore dei suoi peccati: diversamente, Dio sarebbe un tiranno che non tiene in alcun conto la libertà delle sue creature e le trascina dove vuole Lui, calpestando la sua stessa giustizia. Ora, è proprio la giustizia che viene ignorata e taciuta dai banditori della misericordia a senso unico: mentendo e ingannando, codesti teologi affermano che Dio salva tutti e che nessuno rimane escluso dalla sua misericordia, suggerendo che, se ciò avvenisse, la misericordia di Dio avrebbe un limite, mentre è vero il contrario, che la misericordia di Dio è illimitata, ma che il suo amore per gli uomini si spinge fino al punto di accettare la loro volontà, quand’anche essa si manifesti in un rifiuto da parte loro. Dunque, la verità è che chi si perde, si perde perché lo vuole; non è Dio che esclude qualcuno dal suo piano di salvezza, ma sono gli uomini  peccatori, i quali fanno tutto da soli, perdendosi e dannandosi.
Il cattivo maestro di questa misericordia a senso unico, farlocca e ingannevole, è il solito Walter Kasper, degno allievo di quel Karl Rahner che pretendeva di cambiare la Chiesa attraverso il Concilio, mentre coltivava una passione funesta per una divorziata che odiava la Chiesa, la scrittrice femminista Luise Rinser: e diciamo ciò per dare un’idea della statura morale dell’uomo che più di ogni altro ha contribuito a spingere la teologia sul falso binario della “svolta antropologica”, la quale, a sua volta, ha spinto tutta la Chiesa, nel corso di questi ultimi decenni, sul falso binario dell’immanentizzazione e della progressiva protestantizzazione del cattolicesimo. Kasper, dunque, va insegnando una misericordia che scavalca la necessità del pentimento da parte del peccatore, il cheè semplicemente eretico; e tuttavia le sue tesi hanno trovato un’accoglienza straordinariamente calorosa da parte del neoclero, partendo dal vertice e scendendo fino alla base, sebbene non tutti i vescovi e non tutti i sacerdoti, fortunatamente, siano ancora del tutto persuasi dalla nuova impostazione del discorso sulla salvezza. Il testo fondamentale di Kasper, Misericordia, è stato tradotto in Italia, dalla Queriniana, nel 2013, e subito è piaciuto moltissimo a tutti i cattolici smaniosi di condividere, su una nuova base di teologia morale, le linee pastorali annunciate dal pontificato appena iniziato, dopo le clamorose dimissioni di Benedetto XVI. Fra le recensioni più che favorevoli del libro, abbiamo notato l’articolo di Claudio Mazzarelli Walter Kasper: “Misericordia”, pubblicato “a caldo”, sul numero di novembre 2013 della rivista dei Padri carmelitani Il Carmelo oggi (Monza, Anno XXVIII, n. 11, pp. 14-16), del quale riportiamo i passaggi centrali:

Nell’Antico Testamento è frequente il riferimento all’ira di Dio, come reazione di Dio al peccato ed alla infedeltà del suo popolo: ma questa ira non è che la manifestazione della giustizia di Dio nei riguardi del popolo peccatore. Tuttavia Dio, molto spesso, “si trattiene” e si mostra, così, misericordioso. Anzi, “l’essere Dio di Dio si manifesta nella sua misericordia. La misericordia è l’espressione della sua essenza divina” (p. 82). In tutto l’Antico Testamento è presente la misericordia di Dio: “Dio placa in continuazione la propria giusta ira e manifesta al suo popolo infedele, nonostante la sua infedeltà, la propria misericordia, al fine di dargli una possibilità di convertirsi” (p. 93). Nel Nuovo Testamento sono la parola e l’opera di Gesù che esprimono la realtà e l’essenza della misericordia divina: “Il miracolo assai più grande e assai più meraviglioso del concepimento verginale è quello della venuta di Dio e della sua incarnazione” (p. 96). L’impegno di Gesù è quello di convertire tutti i peccatori, ed è questo il motivo della sua venuta tra gli uomini: “Io non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano. La tesi di Kasper è che “… la giustizia di Dio, divenuta manifesta in Gesù Cristo, non è la giustizia condannante e castigante di Dio, ma la giustizia che rende giusti; essa ci giustifica davanti a Dio per sua grazia e senza nostro merito, anzi nonostante i nostri demeriti. Essa ci viene concessa non a motivo delle nostre opere, ma a motivo della fede. Essa è la giustizia che giustifica l’uomo e lo rende giusto” (p. 120).
Fermiamoci un momento per cercar di capire almeno il problema che qui sorge; quanto a risolverlo è molto più difficile. Che rapporto c’è tra giustizia misericordia? Se giustizia è “dare a ciascuno il suo”, chi infrange la Legge, chi si mette in contrasto con la volontà di Dio, chi commette peccato è giusto che riceva un’adeguata punizione. La misericordia divina, invece, considera nullo il peccato, come se non fosse stato commesso: e questo a noi si presenta come una ingiustizia, perché al peccatore “non viene dato il suo”, cioè la pena, bensì viene ridonata l’innocenza, come se non avesse commesso alcun peccato. Non solo: l’infinita libertà di Dio non viola in alcun modo la libertà dell’uomo, che può così accogliere o rifiutare il benevolo perdono divino, così’ come peccando, può accettare o rifiutare la volontà di Dio. Nel vangelo Gesù ci dice che è vento per la salvezza di tutti gli uomini, ma Kasper giustamente osserva: “Dio vuole infatti la salvezza di tutti gli uomini, ma non la vuole senza gli uomini” (p. 167). C’è l’incontro tra la libera effusione dell’amore di Dio verso l’uomo e la libera risposta dell’uomo a questa donazione. Il fatto è che, come dice Kasper, “la libertà di Dio, così come la libertà dell’uomo, sono un mistero, e tanto più è un mistero insondabile, nel quale noi non possiamo penetrare, il rapporto fra loro” (p. 169): E di fronte al mistero, non possiamo far altro, in ultima analisi, che avvalerci con fermezza e decisione della nostra fede. Qui il nostro teologo, a mio parere molto giustamente anche se molto brevemente, non dimentica di mettere in evidenza, fondandosi sulla Sacra Scrittura, come in tutte le altre sue considerazioni, che la misericordia divina ci è proposta come efficace ed accessibile nel Sacro Cuore di Gesù. “La rivelazione della misericordia di Dio è concretamente avvenuta in Cristo Gesù. In lui Dio ci ha tutti eletti dall’eternità… Egli è il trono della grazia, a cui possiamo accostarci con fiducia per trovare perdono e grazia… La devozione al Sacro Cuore di Gesù fu considerata in molti secoli come espressione particolare della fede nell’amore e nella misericordia di Dio, manifestato in Gesù Cristo; oggi però essa non ci è più tanto familiare.

Ora, non occorre essere dotati di una cultura teologica particolarmente raffinata per rendersi conto che le tesi qui esposte, le tesi di Kasper, tanto calorosamente magnificate da Claudio Mazzarelli, sono, puramente e semplicemente, non cattoliche: in alcuni punti sono protestantesimo bello e buono, in altri sono una perfida forzatura del senso delle Scritture per capovolgerne dall’interno il significato, ingannando nella maniera più sfrontata il lettore sprovveduto, per condurlo in piena apostasia dalla fede cattolica. In breve:
1) È vero che sovente nell’Antico Testamento Dio trattiene la sua giusta ira, a volte sino al limite del commovente, come nel colloquio di Abramo con il Signore sulla sorte di Sodoma; ma ciò non toglie che, di fronte a delle colpe particolarmente gravi e ostinate, Dio punisce, altroché, con la massima severità: come, appunto, nel caso della distruzione di Sodoma (e contrariamente a quel che ha detto, in proposito, mentendo, monsignor Galantino). Inoltre, il peccato, nell’Antico Testamento, non è sempre, come pare voler sostenere Kasper, un fatto collettivo, del popolo infedele a Dio; è anche una ribellione perfettamente personale, come si evince proprio dall’episodio cui abbiamo fatto riferimento. Se Dio avesse trovato a Sodoma anche solo dieci giusti, avrebbe risparmiato la città per amor loro (cfr. Gn 18, 32): il che significa che ciascuno si assume la propria responsabilità di fronte alla violazione della legge divina.
2) È vero che Gesù vorrebbe convertire tutti i peccatori, ma è altrettanto vero che Egli sa bene, e lo dice, che molti non si convertiranno, persisteranno nel peccato e saranno perciò dannati. Gesù lo dice esplicitamente un sacco di volte: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, ecc (Mt 25, 41). Qui il signor Kasper gioca veramente sporco, quando cita le Parole di Gesù: Io non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano, perché, omettendo di citare queste altre parole: Molti sono chiamati, ma pochi eletti (Mt., 22, 14), e queste altre: E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce (Gv 3, 19), e ancora queste: Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi(Gv 17, 9), induce a pensare che tutti si salveranno. Ma questo è falso: l’intenzione di Gesù, il suo desiderio, la sua speranza, certamente sono che tutti si salvino; ma la realtà dei fatti è che non tutti si salvano, perché molti rifiutano la salvezza; e questa non è un’impotenza di Dio, ma l’espressione della libertà umana.
3) Là dove Kasper afferma che la giustizia di Dio (…) ci giustifica davanti a Dio per sua grazia e senza nostro merito, anzi nonostante i nostri demeriti, e che essa ci viene concessa non a motivo delle nostre opere, ma a motivo della fede, fa una professione di fede protestante: dice esattamente quel che dice Lutero. I Padri del Concilio di Trento lo avrebbero scomunicato, perché nega qualunque efficacia alle opere buone, cioè alla cooperazione dell’uomo alla propria salvezza; ma lui se ne frega, perché per lui, come per tutti i teologi progressisti, il solo Concilio che faccia testo è il “loro”, il Vaticano II, tutti gli altri contano meno di zero. E già da questo si capisce che lui e gli altri come lui sono fuori dall’autentico Magistero, quindi sono fuori dalla vera Chiesa. Inoltre si contraddice, perché, subito dopo, afferma che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini, ma non la vuole senza gli uomini: ma se gli uomini devono cooperare alla loro salvezza, e se, d’altra parte, le loro opere non contano nulla; e se, inoltre, la fede è un dono gratuito di Dio, che ne resta della libertà umana? Si cade inevitabilmente nella negazione del libero arbitrio, come appunto ha fatto Lutero. Paradosso dei progressisti: per voler troppo esaltare la libertà dell’uomo, alla fine la negano nella maniera più radicale.

Il trucco di Kasper sulla misericordia

di Francesco Lamendola
continua su:

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.