"Quel parroco è massone": conferme e silenzi ambigui
Oggi esordisce come parroco di Mandas, diocesi di Cagliari, don Giancarlo Dessì, sui cui trascorsi massonici non si è mai arrivati a una parola chiarificatrice nonostante da tempo si rincorrano voci e documenti inerenti una sua affiliazione. Alla vigilia dell'ingresso nella nuova parrocchia l'ex segretario di una loggia sarda conferma: "E' vero, è stato affiliato nel 2014". Ma in diocesi non c'è nessuna voglia di chiarire la vicenda. La lunga inchiesta della Nuova BQ si infrange contro il muro di gomma del vicario e dell'entourage del vescovo sardo: "Non possiamo dare spiegazioni".
Campane a festa questa mattina nella cittadina di Segariu, in diocesi di Cagliari: fa il suo ingresso il nuovo parroco don Giancarlo Dessì. Ma sul sacerdote gravano da tempo delle accuse mai fugate di appartenere alla Massoneria. Si tratta di una vicenda che estende la sua lunga ombra dal 2016, che non è mai stata chiarita e che proprio in questi giorni si è arricchita di una nuova dichiarazione esplosiva, raccolta dalla Nuova BQ, che la diocesi di Cagliari non sembra avere alcuna intenzione di chiarire né spiegare.
Andiamo con ordine.
Che la Massoneria sia una società segreta non è un segreto. Ma che la Chiesa di Cagliari adotti gli stessi metodi di segretezza e riservatezza su un sacerdote sospettato di essere affiliato a una loggia è davvero un fatto curioso, per non dire ambiguo. E’ quello però che sta accadendo in Sardegna nella diocesi retta da monsignor Arrigo Miglio.
Domenica 16 luglio il prelato rende noti gli spostamenti di alcuni sacerdoti da una parrocchia all’altra. Tra i tanti vi è anche il nome di don Giancarlo Dessì, che in un recente passato era finito agli onori della cronaca proprio perché sospettato di far parte di una loggia quando era parroco della cittadina di Mandas. Precisamente la loggia Armando Corona n°5 di Cagliari appartenente alla Gran loggia italiana di rito scozzese antico e accettato.
"FRATELLO MASSONE, DI PROFESSIONE SACERDOTE"
Almeno questa è la dicitura di un documento datato 2014 che trapelò su alcuni organi di informazione nel quale veniva indetta la riunione proprio per la cerimonia di iniziazione del profano Giancarlo Dessì “di professione sacerdote”. La vicenda esplose nel 2016, se ne occuparono i giornali locali e nazionali che pubblicarono anche le fotografie compromettenti del sacerdote in gita “sociale” con i grembiulini sardi e poi della cosa non si seppe più nulla. Il sacerdote da parte sua smentì l’affiliazione dicendo che si trattava di fotomontaggi e che a tempo debito avrebbe affrontato la questione accusando genericamente qualcuno che gli voleva male e voleva mandarlo via dalla parrocchia. Si parlò anche dell’imminente apertura di un procedimento canonico e di una sospensione del sacerdote dalla guida della parrocchia di Mandas.
Ma dal 2016 al luglio scorso la vicenda venne praticamente sepolta. Il sacerdote dovette lasciare la parrocchia e si mise a disposizione del vescovo, ma non si è mai saputo se nel frattempo sia stata svolta un’inchiesta del vescovo.
Di don Dessì si è così ritornato a parlare in luglio a seguito delle nomine del vescovo. Al sacerdote viene assegnata la cura pastorale della parrocchia di San Giorgio martire a Sergariu e una volta resa nota la cosa, i social si scatenano ripescando quella vicenda mai chiarita del tutto. “Il Don Dessì è stato sottoposto ad un processo canonico, è stato assolto o e stato condannato? Nessuno sa nulla, neanche al tribunale in Roma. Per la Chiesa è abbastanza chiara la cosa, un prete o un Vescovo appartenente alla Massoneria deve essere processato dal tribunale ecclesiastico, e ridotto allo stato laicale”, si chiede la pagina Facebook @colorporporacagliari00 che pubblica anche dei documenti attribuiti alla loggia Corona nei quali il nome di don Dessì compare come affiliato. Si tratta di convocazioni alle sedute dell’associazione segreta. Documenti che dovrebbero restare riservati, ma che invece vengono resi noti.
IL SILENZIO DELA DIOCESI
Il problema è eminentemente di mancanza di informazioni: che cosa è accaduto in questi due anni in cui di don Dessì non si è saputo nulla? Nel data base della diocesi dove compaiono tutti i sacerdoti incardinati i suoi pur numerosi incarichi si fermano all’agosto del 2016, periodo in cui venne fuori lo scandalo e nel quale, presumibilmente, sono state prese le prime misure di verifica sui fatti da parte della diocesi. Ma che cosa sia accaduto in questi anni tale da consentire al sacerdote di poter ritornare a guidare una parrocchia, con tanto di cura d’anime, questo non solo non è dato sapere, ma non c’è nemmeno la volontà di farlo sapere prima di tutto ai fedeli.
Di questa “segretezza” che cela così anche molte ambiguità la Nuova BQ è testimone, perché nonostante diversi giorni spesi a cercare di capire qualche cosa di più di questo fatto, di fronte ci siamo trovati un muro di gomma per nulla intenzionato a dare quelle risposte, che se venissero date in tutta serenità e tranquillità, contribuirebbero a rasserenare il clima e soprattutto a scansare una volta per tutte il sospetto su don Dessì di essere “un grembiulino” prestato a Santa Romana Chiesa.
L’inchiesta della Nuova BQ inizia il 17 luglio con una e-mail alla segreteria del vescovo Miglio alla ricerca di informazioni attendibili su quel caso. Ma dall’altra parte non arriva nessuna risposta. Così, con la cornetta attaccata all’orecchio cerchiamo il segretario del vescovo, don Romano. Ma qui il filtro dei centralinisti ci mette su un binario morto per almeno tre giorni con il più classico dei “non c’è, riprovi nei prossimi giorni”.
Ci rivolgiamo così al direttore del settimanale diocesano, ma purtroppo questi allarga le braccia: “Mi dispiace, non ne so nulla. Sentite dall’ufficio stampa”. Al telefono don Giulio Madeddu, capo ufficio stampa della diocesi di Cagliari non sembra per nulla intenzionato a farsi carico della nostra domanda, per la verità molto semplice, inerente la situazione canonica del sacerdote. “Non è mio compito, sentite dal vicario generale”.
I giorni passano e finalmente troviamo il vicario del vescovo Miglio, don Francesco Puddu. Il suo è un ruolo nevralgico all’interno della diocesi sarda, impossibile che non possa fornirci informazioni. Ma anche questa volta rimaniamo delusi: “Se è stata fatta questa nomina significa che essa è legittima. Sentite in Congregazione per la Dottrina della fede”. Non c’è spazio per fare altre domande o cercare di chiarire la situazione. Il sacerdote riattacca il telefono e si nega per giunta ai nostri successivi sms con richiesta pressante di chiarimenti.
E’ dunque all’ex Sant’Uffizio che bisogna rivolgersi per capire in che posizione è oggi – o è stato - don Dessì? Ovviamente ricercare il dossier, se mai è esistito, sul prete sardo, in Cdf è impresa impossibile. E non solo per la mole di segnalazioni che arrivano e vengono evase, ma perché in realtà non è la Congregazione che deve chiarire con i giornali, semmai è la diocesi, forte eventualmente dei pareri o delle decisioni della Cdf. Ma questo non avviene.
I mesi passano e la presa della Nuova BQ si allenta.
L'EX SEGRETARIO CONFERMA
Il 20 settembre il caso don Dessì viene riaperto, a dieci giorni dal suo ingresso nella nuova comunità che intanto si sta preparando ad accoglierlo. Il profilo Facebook Il color porpora sbiadito pubblica alcuni documenti che hanno tutta l’aria di essere incontrovertibili. Si tratta di fogli in carta intestata della loggia Corona n°5 di Cagliari appartenente all’obbedienza della Gran Loggia Italiana di rito scozzese antico e accettata. Si tratta ancora in questo caso di convocazioni in vista di lavori di loggia. Nel primo foglio, datato 21 luglio 2014 l’ordine del giorno reca anche la “cerimonia di iniziazione di don Dessì Giancarlo di professione sacerdote”.
Il nome dell’allora parroco di Mandas ricompare anche nei fogli seguenti: quello di agosto e quello del 21 ottobre 2014 in cui don Dessì figura nell’elenco degli ufficiali di loggia come “oratore”.
Le convocazioni sono firmate dal segretario della loggia, che, e qui sta la novità, il 20 settembre verga di suo pugno uno scritto sopra ogni foglio nel quale attesta la regolarità del documento. E scrive: “Io, sottoscritto Guido Asuni, ex segretario della loggia Corona attesto il sacerdote don Giancarlo Dessì, parroco di Mandas è stato iniziato come fratello massone in data 21 luglio 2014”.
Quei fogli dunque sono autentici? Per avere un riscontro ulteriore è necessario chiederlo di persona proprio al segretario che li ha vergati. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, l’ormai ex segretario è disponibile a raccontarci qualcosa: “E’ vero, lo confermo, don Giancarlo Dessì è stato iniziato fratello massone quell’anno. Io all’epoca ero segretario della Loggia Corona, ma in quello stesso anno poi me ne sono andato. Quindi quello che posso confermare è che almeno in quell’anno 2014 Dessì era affiliato, quello che è successo dopo non lo so perché io ho cambiato obbedienza”.
Chiediamo all’ex segretario se il sacerdote abbia mai giustificato la sua affiliazione, ma la risposta è evasiva: “Qualcuno glielo chiese, ma rimase sul vago, non saprei dirle e poi ci sono anche situazioni che sono segrete”. L’ex segretario dice anche di essersi reso disponibile a dare al vescovo le spiegazioni necessarie nell’ambito dell’indagine preavia che la Diocesi avrebbe svolto, ma i cui esiti non sono mai stati resi noti. “Non mi hanno mai ricevuto, nessuno mi ha mai chiesto nulla. Certo è che se nel frattempo don Dessì fosse uscito dalla Massoneria, avrebbe il dovere di dirlo pubblicamente per chiarire la sua posizione”.
DALLA DIOCESI ANCORA SILENZIO
Ma il punto, semmai, è perché ci è entrato. Il chiarimento della Diocesi, dopo le rivelazioni dell’ex segretario ribadite alla Nuova BQ, diventa così sempre più imprescindibile. Ed eventualmente anche dello stesso don Dessì, che in questi giorni è alle prese con la gioiosa notizia del suo ritorno in mezzo ai fedeli come nuovo parroco. Ma il telefono della parrocchia di Segariu ieri era sempre occupato e anche il cellulare che ci viene fornito risulta spento. Bisogna ritornare in diocesi e cercare ancora il vicario generale, che la prima volta ci aveva chiuso le porte in faccia.
La telefonata con monsignor Puddu però è dello stesso tenore di quella di luglio. Lo informiamo che su Facebook sono usciti documenti che confermano la sua affiliazione, ma il religioso ci stoppa subito: “Al momento non ci interessa”. Ribadiamo l’importanza della questione e la necessità di avere spiegazioni. La risposta è tranchant: “Non posso darle spiegazioni”. Poi, riattacca la cornetta.
Una cosa sembra dunque essere sicura e non smentibile: don Dessì almeno nel 2014 è stato affiliato ad una loggia massonica. Non si sa se ne faccia ancora parte, ma è chiaro che se avesse lasciato l’obbedienza avrebbe il dovere morale, e con lui anche il vescovo, di spiegarlo ai fedeli. Fare finta di nulla e rifiutarsi di dare spiegazioni non fa altro che alimentare i sospetti su di lui. Ma evidentemente qualcuno in diocesi deve avere interessi a non andare a fondo della questione. Intanto però, stamattina, le campane di Segariu suoneranno a distesa per il nuovo parroco.
Andrea Zambrano
http://www.lanuovabq.it/it/quel-parroco-e-massone-conferme-e-silenzi-ambigui
Ed ora la massoneria punta alla «cittadinanza europea»
Massoneria sempre più scatenata, irrituale, disinvolta, sbarazzina. Non più soltanto in Francia, dove s‘è autoproclamata paladina del laicismo d’Oltralpe. Lo sguardo va ormai all’Europa.
Per questo il Godf-Grand’Oriente di Francia ha chiamato a rapporto tutti gli eurodeputati, per tre giornate full immersion,dal primo al 3 novembre, concomitanti col Salone del Libro massonico, tutto sotto l’unico, comune titolo «Verso un ideale europeo».
Ne risulta come evidentemente i grembiulini ad oggi siano tutt’altro che una semplice società filantropica, più o meno naïve, lontana dagli interessi mondani, distante dalla politica e dai Palazzi. Sono invece addentro ai cosiddetti “poteri forti”, in grado di orientare i parlamentari eletti e di interferire col voto in aula. A conferma di ciò di cui già si dovette più volte prendere atto altre volte in passato, anche recente.
L’obiettivo di questa nuova convention è – senza misteri – quello di puntare alla costituzione di una sorta di «cittadinanza europea», in grado di spiazzare e disintegrare le singole Nazioni, preludio del vero traguardo, quello di un governo mondiale. Gli interventi si svolgono tutti sulla falsariga di uno spartito già scritto ed orchestrato: ci si chiede, ad esempio, su quali valori costruire «l’utopia europea», autocandidando naturalmente la massoneria ad avere in ciò un proprio ruolo, chissà in base a che cosa, ma “dimenticando” come, in realtà, non ci sia alcunché da inventare ex novo, a patto che non si voglia cancellare, come in effetti cercan di fare, interi secoli di Europa cattolica, eretta sui Valori della Sacra Scrittura, del Magistero e della Tradizione.
Le nuove parole d’ordine sono immigrazionismo selvaggio, ambientalismo spinto e lotta al «populismo», paroletta magica con cui bollare tutti quanti non la pensino come loro. Ma non si dimentica la necessità di mantenere attivi i gangli della rete transnazionale, puntando ad attività comuni, ad obiettivi comuni ed a gemellaggi tra le logge d’Europa.
Niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci. Fa tutto parte di una strategia precisa, già ben codificata in occasione dell’assemblea del Grand’Oriente svoltasi nel 1949, assemblea che, val la pena ricordarlo, elaborò la seguente direttiva: «È necessario ricordare ai parlamentari massoni ch’essi, ancor prima d’essere parlamentari, sono massoni. Servirebbe che il Consiglio dell’Ordine ricordi ai parlamentari ch’essi devono attenersi alla disciplina». Chiaro, no?
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