ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 7 ottobre 2018

Un tentativo di minimizzare

OUELLET SCRIVE A VIGANÒ. CONFERMA: BXVI CHIESE A MCCARRICK VITA RITIRATA, PENITENZA E PREGHIERA.

Cari lettori di Stilum Curiae, oggi il Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il card. Marc Ouellet, interpellato direttamente nei giorni scorsi dall’ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, risponde con una lettera aperta pubblicata sul sito vaticano. Eccola. In calce qualche osservazione, rimandandovi per un’analisi più ampia e approfondita all’articolo che apparirà domani su La Nuova Bussola Quotidiana.

“Caro confratello Carlo Maria Viganò,
Nel tuo ultimo messaggio ai media, in cui denunci Papa Francesco e la Curia romana, mi esorti a dire la verità su dei fatti che tu interpreti come un’endemica corruzione che ha invaso la gerarchia della Chiesa fino al suo più alto livello. Con il dovuto permesso pontificio, offro qui la mia personale testimonianza, come Prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulle vicende riguardanti l’Arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick e sui suoi presunti legami con Papa Francesco, che costituiscono l’oggetto della tua clamorosa pubblica denuncia così come della tua pretesa che il Santo Padre si dimetta. Scrivo questa mia testimonianza in base ai miei contatti personali e ai documenti degli archivi della suddetta Congregazione, che sono attualmente oggetto di uno studio per far luce su questo triste caso.
Consentimi di dirti innanzitutto, in piena sincerità, in forza del buon rapporto di collaborazione esistito tra noi quando eri Nunzio a Washington, che la tua attuale posizione mi appare incomprensibile ed estremamente riprovevole, non solo a motivo della confusione che semina nel popolo di Dio, ma perché le tue accuse pubbliche ledono gravemente la fama dei Successori degli Apostoli. Ricordo di aver goduto un tempo della tua stima e della tua confidenza, ma constato che avrei perso ai tuoi occhi la dignità che mi riconoscevi, per il solo fatto di essere rimasto fedele agli orientamenti del Santo Padre nel servizio che mi ha affidato nella Chiesa. La comunione con il Successore di Pietro non è forse l’espressione della nostra obbedienza a Cristo che l’ha scelto e lo sostiene con la Sua grazia? La mia interpretazione di Amoris Laetitia che tu lamenti, si inscrive in questa fedeltà alla tradizione vivente, di cui Francesco ci ha dato un esempio con la recente modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla questione della pena di morte.
Veniamo ai fatti. Tu dici di aver informato Papa Francesco il 23 giugno 2013 sul caso McCarrick nell’udienza che ha concesso a te, come a tanti altri rappresentanti pontifici da lui allora incontrati per la prima volta in quel giorno. Immagino l’enorme quantità di informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in quell’occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick l’abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico. Inoltre le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunchè di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato.
Dal 30 giugno 2010, da quando sono Prefetto di questa Congregazione, io non ho mai portato in udienza presso Papa Benedetto XVI o Papa Francesco il caso McCarrick, salvo in questi ultimi giorni, dopo la sua decadenza dal Collegio dei Cardinali. L’ex-Cardinale, andato in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo riguardo. È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come “sanzioni” decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco. Dopo il riesame degli archivi, constato che non vi sono documenti a questo riguardo firmati dall’uno o dall’altro Papa, né nota di udienza del mio predecessore, il Cardinale Giovanni-Battista Re, che desse mandato dell’obbligo dell’Arcivescovo emerito McCarrick al silenzio e alla vita privata, con il rigore di pene canoniche. Il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di prove sufficienti della sua presunta colpevolezza. Di qui la posizione della Congregazione ispirata alla prudenza e le lettere del mio predecessore e mie che ribadivano, tramite il Nunzio Apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa. Il suo caso sarebbe stato oggetto di nuove misure disciplinari se la Nunziatura a Washington o qualunque altra fonte, ci avesse fornito delle informazioni recenti e decisive sul suo comportamento. Mi auguro come tanti che, per rispetto delle vittime ed esigenza di giustizia, l’indagine in corso negli Stati Uniti e nella Curia romana ci offra finalmente una visione critica complessiva delle procedure e delle circostanze di questo caso doloroso, affinché fatti del genere non si ripetano nel futuro.
Come può essere che quest’uomo di Chiesa, di cui oggi si conosce l’incoerenza, sia stato promosso a più riprese, sino a rivestire le altissime funzioni di Arcivescovo di Washington e di Cardinale? Io stesso ne sono assai stupito e riconosco dei difetti nel procedimento di selezione che è stato condotto nel suo caso. Ma senza entrare qui nei dettagli, si deve comprendere che le decisioni prese dal Sommo Pontefice poggiano sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento e che costituiscono l’oggetto di un giudizio prudenziale che non è infallibile. Mi sembra ingiusto concludere che le persone incaricate del discernimento previo siano corrotte anche se, nel caso concreto, alcuni indizi forniti dai da testimonianze avrebbero dovuto essere ulteriormente esaminati. Il prelato in causa ha saputo difendersi con grande abilità dai dubbi sollevati a suo riguardo. D’altra parte, il fatto che vi possano essere in Vaticano persone che praticano e sostengono comportamenti contrari ai valori del Vangelo in materia di sessualità, non ci autorizza a generalizzare e a dichiarare indegno e complice questo o quello e persino lo stesso Santo Padre. Non occorre innanzitutto che i ministri della verità si guardino dalla calunnia e dalla diffamazione?
Caro Rappresentante Pontificio emerito, ti dico francamente che accusare Papa Francesco di aver coperto con piena cognizione di causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta incredibile ed inverosimile da tutti i punti di vista. Non arrivo a comprendere come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non sta in piedi. Francesco non ha avuto alcunché a vedere con le promozioni di McCarrick a New York, Metuchen, Newark e Washington. Lo ha destituito dalla sua dignità di Cardinale quando si è resa evidente un’accusa credibile di abuso sui minori. Non ho mai sentito Papa Francesco fare allusione a questo sedicente gran consigliere del suo pontificato per le nomine in America, benché Egli non nasconda la fiducia che accorda ad alcuni prelati. Intuisco che questi non siano nelle tue preferenze, né in quelle degli amici che sostengono la tua interpretazione dei fatti. Trovo tuttavia aberrante che tu approfitti dello scandalo clamoroso degli abusi sessuali negli Stati Uniti per infliggere all’autorità morale del tuo Superiore, il Sommo Pontefice, un colpo inaudito e immeritato.
Ho il privilegio di incontrare a lungo Papa Francesco ogni settimana, per trattare le nomine dei Vescovi e i problemi che investono il loro governo. So molto bene come egli tratti le persone e i problemi: con molta carità, misericordia, attenzione e serietà, come tu stesso hai sperimentato. Leggere come concludi il tuo ultimo messaggio, apparentemente molto spirituale, prendendoti gioco e gettando un dubbio sulla sua fede, mi è sembrato davvero troppo sarcastico, persino blasfemo!
Ciò non può venire dallo Spirito di Dio.
Caro confratello, vorrei davvero aiutarti a ritrovare la comunione con colui che è il garante visibile della comunione della Chiesa Cattolica; capisco come delle amarezze e delle delusioni abbiano segnato la tua strada nel servizio alla Santa Sede, ma tu non puoi concludere così la tua vita sacerdotale, in una ribellione aperta e scandalosa, che infligge una ferita molto dolorosa alla Sposa di Cristo, che tu pretendi di servire meglio, aggravando la divisione e lo sconcerto nel popolo di Dio! Cosa posso rispondere alla tua domanda se non dirti: esci dalla tua clandestinità, pentiti della tua rivolta e torna a migliori sentimenti nei confronti del Santo Padre, invece di inasprire l’ostilità contro di lui. Come puoi celebrare la Santa Eucaristia e pronunciare il suo nome nel canone della Messa? Come puoi pregare il santo Rosario, San Michele Arcangelo e la Madre di Dio, condannando colui che Lei protegge e accompagna tutti i giorni nel suo pesante e coraggioso ministero?
Se il Papa non fosse un uomo di preghiera, se fosse attaccato al denaro, se favorisse i ricchi a danno dei poveri, se non dimostrasse un’infaticabile energia per accogliere tutti i miseri e donare loro il generoso conforto della sua parola e dei suoi gesti, se non moltiplicasse tutti i mezzi possibili per annunciare e comunicare la gioia del Vangelo a tutti e a tutte nella Chiesa e al di là delle sue frontiere visibili, se non tendesse la mano alle famiglie, ai vecchi abbandonati, ai malati nell’anima e nel corpo e soprattutto ai giovani in cerca di felicità, si potrebbe forse preferirgli qualcun altro, secondo te, con atteggiamenti diplomatici o politici diversi, ma io che ho potuto conoscerlo bene, non posso mettere in questione la sua integrità personale, la sua consacrazione alla missione e soprattutto il carisma e la pace che lo abitano per la grazia di Dio e il potere del Risorto.
In risposta al tuo attacco ingiusto e ingiustificato nei fatti, caro Viganò, concludo dunque che l’accusa è una montatura politica priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa, e ribadisco che essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa. Piaccia a Dio che questa ingiustizia sia rapidamente riparata e che Papa Francesco continui ad essere riconosciuto per ciò che è: un pastore insigne, un padre compassionevole e fermo, un carisma profetico per la Chiesa e per il mondo. Che Egli continui con gioia e piena fiducia la sua riforma missionaria, confortato dalla preghiera del popolo di Dio e dalla solidarietà rinnovata di tutta la Chiesa assieme a Maria, Regina del Santo Rosario.
Marc Cardinale Ouellet
Prefetto della Congregazione per i Vescovi,
Festa di Nostra Signora del Santo Rosario, 7 ottobre 2018.
Qualche osservazione. Il card. Ouellet è stato ricevuto dal Pontefice subito dopo che è apparso il secondo documento di Viganò, con l’invito, appunto, a Ouellet a dire la verità. Si può ragionevolmente pensare che la risposta di Ouellet tenga conto del pensiero del Pontefice.
I punti importanti sono due: il colloquio del 23 giugno 2013, in cui Viganò avrebbe detto al Pontefice chi era McCarrick , e l’esistenza o meno di sanzioni comminate da Benedetto XVI.
Ouellet non nega l’udienza del 2013, e non nega che si sia parlato di McCarrick. Dice “Immagino l’enorme quantità di informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in quell’occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick l’abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico”.
Potrebbe essere ragionevole e credibile, se non fosse per un fatto. È stato il Pontefice a chiedere a Viagnò di McCarrick; segno che l’argomento lo interessava. E la risposta è stata di una tale drammatica gravità e serietà che non si può credere che sia scivolata come acqua nella memoria del Pontefice. È un tentativo di minimizzare l’importanza di un evento centrale, ma non funziona molto. Anzi, indirettamente, conferma la correttezza del racconto di Viganò.
Le sanzioni. Ouellet incontrò Viganò prima che partisse come nunzio. Ora scrive: “Inoltre le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunchè di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato. L’ex-Cardinale, andato in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo riguardo. È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come “sanzioni” decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco”.
Ouelelt dunque ammette – è la prima conferma ufficiale su questo tema – che McCarrick fu sottoposto a restrizioni da Benedetto XVI.  Potete chiamarle come volete, sanzioni, o restrizioni, o condizioni, non scritte, ma verbali, ma il risultato non cambia. Avrebe dovuto non viaggiare e non apparire in pubblico. Scrive ancora Ouellet che c’erano “lettere del mio predecessore e mie che ribadivano, tramite il Nunzio Apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa”.
La prima cosa che McCarrick disse a Viganò incontrandolo dopo l’elezione del marzo 2013 fu di aver parlato con il Papa, e che questi lo mandava in Cina. La cronaca degli anni successivi ha dimostrato che le “sanzioni” per McCarrick non sono più esistite. E quindi papa Francesco modificava le “condizioni” fissate da Benedetto XVI. Ouellet scrive che è falso presentare come sanzioni la misura comunicata McCarrick; ma che cosa è più falso, presentare queste “esortazioni” come sanzioni o cercare di far credere che Francesco non abbia avuto verso McCarrick un atteggiamento diverso da quello di Benedetto XVI?
Ci sono ancora non poche osservazioni da fare, ma vi rimando alla Muova Bussola Quotidiana.
In conclusione, ci sembra che a parte la reprimenda, gli elogi sperticati al Pontefice, e l’esortazione a pentirsi e a tornare all’ovile, stringendo, il documento Ouellet confermi la testimonianza di Viganò.
Marco Tosatti

7 ottobre 2018
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Una lettura di alcuni punti critici della lettera aperta del card. Ouellet all’arciv. Viganó

Foto: card. Marc Oellet
Foto: card. Marc Oellet

di Sabino Paciolla

Dopo la lettura della lettera aperta all’arciv. Carlo Maria Viganó scritta dal card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulle recenti accuse alla Santa Sede, vorrei mettere semplicemente in evidenza alcuni punti che ritengo essere quelli più importanti. Su di essi, sicuramente, si apporrà l’attenzione degli esperti nei prossimi giorni.
Nella sua lettera il card. Ouellet, rivolgendosi a Viganó e riferendosi al momento in cui Viganó avrebbe parlato di
McCarrick al Papa, scrive:
Dubito fortemente che McCarrick l’abbia interessato (cioè che il Papa potesse essere interessato a McCarrick, ndr) al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico.”
Il card. Ouellet, per come ha scritto la frase nella lettera, sembrerebbe dare per scontato che l’arciv. Viganó abbia parlato del card. McCarrick al Papa, ma che quest’ultimo non abbia fatto attenzione a causa della, scrive Ouellet, “enorme  quantità  di informazioni  verbali e scritte  che egli (il Papa) ha dovuto  raccogliere in quell’occasione  su molte persone e situazioni”.
Inoltre, Ouellet, conferma che McCarrick “era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico.” Qui, Ouellet parla di “sette anni” probabilmente perché si riferisce al tempo passato dalle sue dimissioni allo scadere dei 75 anni, accettate poi da Benedetto XVI solo un anno dopo, un tempo abbastanza ristretto per un cardinale, a cui di solito si concede un periodo di permanenza in carica molto più lungo. È importante però notare le parole: “senza incarico”, che potrebbero far riferimento al fatto che McCarrick fosse effettivamente senza incarichi ufficiali che implicassero spostamenti, al netto di quelli che ha effettuato di sua volontà, come è stato evidenziato dalle cronache giornalistiche, disubbidendo platealmente alle limitazioni impostegli da papa Benedetto XVI.
Prosegue il card. Ouellet nella sua lettera:
Inoltre le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunchè di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa  delle voci attorno al suo comportamento nel passato.”
Qui, Ouellet, spiega chiaramente che la Congregazione per i vescovi, nel rivolgersi ad un nunzio apostolico per informarlo della situazione dei vescovi della zona in cui andrà ad operare, non ha mai messo per iscritto nulla riguardo alla “situazione” degli abusi di McCarrick. Ma ammette, altrettanto chiaramente, che lui, che era dal 30 giugno 2010 Prefetto della Congregazione dei vescovi, ha comunicato a voce a Viganó della situazione di McCarrick. Una situazione caratterizzata, scrive Ouellet, da ordini ricevuti implicanti “certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato.” Dunque, la situazione di McCarrick era nota alla Congregazione ed in particolare a Ouellet, come dichiarato per altro da Viganó.
Una cosa abbastanza curiosa, però, è che una Congregazione dei vescovi, cioè quella che dovrebbe occuparsi della situazione dei vescovi, come anche delle azioni disciplinari, nella sua comunicazione ad un Nunzio apostolico di una piazza importante come quella di Washington, non metta nulla per iscritto su una questione così grave e delicata come quella degli abusi di McCarrick, ma ne parli solo a voce. Si dirà che erano voci senza prove. Si potrebbe rispondere che testimonianze esistevano, come quella di padre Ramsey, che ha tentato di fermare McCarrick per 30 anni, senza esito. Ad ogni modo, rimane il fatto che dinanzi a questioni molto delicate e gravi, le voci sono rimaste tali.
Scrive Ouellet:
Dal 30 giugno 2010, da quando sono Prefetto di questa Congregazione, io non ho mai portato in udienza presso Papa Benedetto  XVI o Papa Francesco il caso McCarrick, salvo in questi ultimi giorni, dopo la sua decadenza dal Collegio dei Cardinali.”
Che Ouellet non abbia portato in udienza da Benedetto XVI il caso McCarrick sembra comprensibile, poiché il card. McCarrick, essendo cardinale, non poteva che essere stato “sanzionato”, sia pure non in senso strettamente canonico, proprio da Benedetto XVI, il quale, dunque, sapeva della situazione. Meno comprensibile appare invece il fatto che il card. Ouellet, proprio per la sua carica di Prefetto della Congregazione dei vescovi, dica di non aver mai parlato della questione a Papa Francesco.
Ouellet dice poi che le informazioni sul comportamento deplorevole di McCarrick non erano corroborate da prove, e che per questo le restrizione imposte a McCarrick avevano carattere di “esortazione”. Ouellet dice pure che la sua Congregazione avrebbe comminato sanzioni disciplinari se avesse avuto informazioni aggiornate e “decisive” dalla Nunziatura di Washington o da altra fonte.
Poi prosegue:
“Mi auguro come tanti che, per rispetto delle vittime ed esigenza di giustizia, l’indagine in corso negli Stati Uniti e nella Curia romana ci offra finalmente una visione  critica complessiva delle procedure e delle circostanze di questo caso doloroso, affinché fatti del genere non si ripetano nel futuro.”
Quello che si augura il card. Ouellet è anche quello che si augurava il Comitato esecutivo della Conferenza Episcopale USA, con a capo il card. Daniel DiNardo, suo presidente, quando ha chiesto che il Vaticano attivasse una “visita apostolica”, cioè una “indagine ispettiva”, coordinata da esponenti del Vaticano, ma integrata da esperti laici in modo che garantissero l’indipendenza di giudizio. Infatti, la “visita apostolica” avrebbe consentito l’accesso a tutti gli archivi del Vaticano, della Segreteria di Stato, della Nunziatura apostolica di Washington, oltre che l’obbligo della collaborazione dei vescovi delle diocesi in cui McCarrick ha operato. La visita apostolica, però, come noto, non è stata accettata dal Vaticano. L’indagine che i vescovi statunitensi metteranno in campo sarà, di conseguenza, con delle oggettive limitazioni, e per questo non potrà portare ad una totale e definitiva  “visione critica complessiva”, come desiderato da Ouellet.
Il card. Ouellet scrive:
“…le decisioni prese dal Sommo Pontefice poggiano  sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento e che costituiscono l’oggetto di un giudizio prudenziale che non è infallibile. Mi sembra ingiusto concludere che le persone incaricate del discernimento previo siano corrotte anche se, nel caso concreto, alcuni indizi forniti da testimonianze avrebbero dovuto essere ulteriormente esaminati.”
Qui Ouellet esclude la “corruzione” di chi ha esercitato un “discernimento previo”, precisando pure “che non è infallibile”, ma ammette che gli indizi di abusi su McCarrick erano noti e che non sono stati “ulteriormente esaminati”. Cosa significa questo? Un discorso puramente logico porterebbe a pensare che, nonostante si fosse a conoscenza di “indizi forniti da testimonianze” sugli abusi, indizi che sarebbero stati trascurati e/o non approfonditi, si sia proceduto con l’attribuzione a McCarrick di incarichi importanti e delicati, di cui hanno parlato fonti giornalistiche. Quindi, la causa del ritorno alle missioni pubbliche di McCarrick sarebbe da attribuire a delle fallanze operative nel “discernimento previo”, piuttosto che ad una precisa volontà di copertura degli abusi e di conseguente riabilitazione.
Si noti che Ouellet più sopra ha ammesso che McCarrick era soggetto ad “esortazioni” che implicavano una vita di ritiro dalla vita pubblica, incentrata sulla preghiera a vita. Quindi, viene confermata una inversione “operativa” di McCarrick da una vita di “clausura” ad una vita pienamente attiva e pubblica.
Il card. Ouellet conclude dicendo:
“Caro Rappresentante Pontificio emerito, ti dico francamente che  accusare Papa Francesco di aver coperto con piena cognizione di  causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta incredibile ed inverosimile  da tutti i punti di vista.”
 https://www.sabinopaciolla.com/una-lettura-punti-critici-della-lettera-aperta-del-card-ouellet-allarciv-vigano/


"Lettera aperta" di Ouellet peggiora ulteriormente la situazione

Il cardinale Marc Ouellet ha risposto il 7 ottobre con una "lettera aperta" all'arcivescovo Viganò, che gli aveva chiesto a settembre di “portare testimonianza della verità” sul caso McCarrick. Ma Ouellet ora ha preferito portare testimonianza alla sua alleanza incondizionata fedeltà alle mancanze di papa Francesco.

Ouellet definisce le dichiarazioni di Viganò "incomprensibili ed estremamente riprovevoli" perché "intaccano seriamente la reputazione dei Successori degli Apostoli".

Ouellet mette "molto" in discussione che Francesco fosse interessato quando Viganò gli ha parlato nel giugno 2013 del caso McCarrick, perché - così Ouellet - McCarrick aveva già 82 anni e Francesco era probabilmente oberato dalla quantità di informazioni ricevute da altri nunzi che aveva incontrato quello stesso giorno.

Ouellet ammette che, come Prefetto della Congregazione per i Vescovi, non aveva mai portato il caso McCarrick davanti a Francesco fino a tempi recenti.

Inoltre, Ouellet discute la dichiarazione di Viganò, che afferma che il caso McCarrick fosse perfino stato "sanzionato" da Benedetto XVI [ma questo è un gioco di parole]: "L'ex cardinale, che si era ritirato nel maggio 2006, aveva ricevuto forti raccomandazioni di non viaggiare e di non apparire in pubblico, per non provocare altre voci su di lui" come spiega Ouellet.

Ouellet afferma che il Vaticano [forse] non aveva "prove sufficienti" sulle malefatte di McCarrick e di questo incolpa la nunziatura di Washington per non aver prodotto informazioni "recenti e decisive" sul caso.

Nondimeno, Ouellet si chiede come McCarrick potesse fare tutta questa carriera. [La risposta è: perché, come liberale, era protetto dai media e dall'establishment della Chiesa].

Il grosso della lettera di Ouellet è costituito da attacchi personali contro Viganò, combinati con lodi indiscriminate di Francesco, che Ouellet definisce alla fine "un pastore fantastico, un padre compassionevole e fermo, una grazia profetica per la Chiesa e per il mondo”.

Foto: Marc Ouellet, © Mazur/catholicnews.org.uk, CC BY-NC-SA#newsPiomwcrgda

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