Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
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sabato 23 febbraio 2019
La "non soluzione"
La questione pedofilia è la porta degli inferi che preme contro la Chiesa
Non è l’amore verso le vittime, a muovere gli indignati: è l’odio verso il tempio del Dio vivente
Scritte contro i preti sul portale della chiesa di San'Alfonso di Torino nel 2008 (foto LaPResse)
La questione pedofilia è la porta degli inferi che preme contro la Chiesa. Nemmeno vorrei parlarne, dell’incontro in Vaticano sul tema, da tanto mi nausea la genuflessione ecclesiastica al mondo, il tentativo di salvarsi autoaccusandosi, incolpando la condizione clericale anziché la condizione omosessuale. Nemmeno vorrei parlarne ma ho il dovere di ricordare cosa scriveva René Girard in “Vedo Satana cadere come la folgore”: “Le vittime più degne di attenzione per noi sono quelle che ci permettono di condannare i nostri vicini”. I reclamanti, uomini del risentimento che non considero fratelli in Cristo siccome non seguono il Gesù di Matteo 5,25 né il Paolo di Prima Corinzi 6,1-7, interessano soltanto perché permettono la presente demolizione della Chiesa. Non è l’amore verso le vittime, a muovere gli indignati: è l’odio verso il tempio del Dio vivente. Prego di vedere anch’io Satana cadere come la folgore, e sprofondare assieme a tutti i partecipanti di questo sabba. di Camillo Langone
Ormai è diventata una parola magica che si usa come soluzione per qualsiasi problema: sinodalità. Ne ha parlato a lungo il cardinale Cupich, è chiaramente lo scopo che si vuole raggiungere. Come al Sinodo dei giovani. Ma si tratta di metodo, e non di contenuti. - IL RITORNO DI O'MALLEY, di Nicola Spuntoni
Tutto è ormai questione di sinodalità. Tutti i problemi, anche quelli drammatici, si risolvono con la sinodalità. Solo che la sinodalità viene fatta consistere soprattutto in atteggiamenti, procedure, comunicazione più efficace, discernimento più partecipato. A leggere il testo della relazione che ieri 22 febbraio il cardinale Blase Cupich ha fatto all’incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali sulla protezione dei minori, l’impressione é di forma senza contenuto. Va ricordato che questo intervento è di gran lunga il più importante tra quelli che si sono succeduti in questi giorni nell’atteso vertice ecclesiale, in quanto il cardinale Cupich è stato incaricato da papa Francesco in prima persona di presiedere all’organizzazione dell’evento. L’impostazione da lui data alla problematica può considerarsi quindi ufficiale. Il cardinale ha detto che la sinodalità renderà possibile un «penetrante discernimento» su cosa fare davanti alle violenze sui minori in quanto «darà luogo a elementi di verità, penitenza e rinnovamento delle culture»; che «solo una visione sinodale, fondata sul discernimento, conversione e riforma a ogni livello, può portare nella Chiesa un’azione globale in difesa dei più deboli»; che la sinodalità richiede l’ascolto nei confronti delle vittime; che la sinodalità deve avvalersi della testimonianza dei laici, madri e padri; che la sinodalità richiede un atteggiamento di collegialità come «scambio reciproco di mutua conoscenza allo scopo di discernere» perché «i fallimenti sistematici nel ritenere responsabili i chierici di ogni rango sono dovuti in gran parte ai difetti del modo in cui interagiamo»; la sinodalità richiede poi l’accompagnamento affinché le strutture di segnalazione, di indagine e di valutazione possano «comprendere l’esperienza e il viaggio spirituale dell’altro». Di fronte agli scandali che hanno orizzontalmente e verticalmente colpito la Chiesa uno si sarebbe aspettato di sentir parlare di peccato, di legge morale infranta, di disordine, di mancanza di fiducia nella Grazia di Dio, del grave problema dell’omosessualità in quanto tale e in particolare nel clero, della conformazione del sacerdote a Cristo, delle coperture e delle connivenze, della ratio delle nomine episcopali e del ruolo dei vescovi, delle esigenze pastorali oggi sovrapposte alla dottrina, dell’incertezza dottrinale circa la natura del sacerdozio, la morale evangelica e la morale naturale, degli insegnamenti distorti ricevuti nei seminari, della struttura attuale dei seminari e della formazione del clero, della vita contemplativa nella giornata del sacerdote, della preghiera nella vita sacerdotale, dell’amicizia sacerdotale tra preti, della solitudine di tanti preti. Questi punti ora elencati sono di contenuto, mentre la relazione Cupich si è soffermata tutta su questioni di metodo. Consideriamo pure che egli abbia voluto fare solo una introduzione ai lavori e che perciò non si sia addentrato nel merito dei contenuti ma abbia voluto tracciare una cornice. Rimane però che tra la gravità senza precedenti dell’argomento in esame e le indicazioni unicamente incentrate sulla sinodalità rimane un abisso di distanza. Molti sottolineano che la crisi non è solo morale, non è solo pastorale, è una crisi dottrinale che riguarda le essenze del sacerdozio, della Chiesa, dei sacramenti, della rivelazione in Cristo. «La sporcizia nella Chiesa» di cui parlava il cardinale Ratzinger ha cause ben maggiori delle difficoltà ad ascoltare o a comunicare, e non si risolvono con la psicologia relazionale. Significativo che nemmeno Cupich, come i relatori che lo hanno preceduto, abbia accennato all’omosessualità in sé e a quella del clero in particolare. La cosa continua a stupire dato che bisogna voler chiudere gli occhi per non vedere che la maggioranza degli abusi è omosessuale e non eterosessuale. L’ascolto delle vittime, richiesto dal cardinale, qui non viene applicato. Sull’omosessualità è in atto un forte cambiamento dottrinale da parte della Chiesa e parlarne in questo caso potrebbe essere motivo di difficoltà per questo processo di cambiamento. Quella proposta dal cardinale Cupich sembra confermare la tendenza oggi molto insistente verso una «sinodalità del discernimento», una «conversione sinodale» figlia delle «conversione pastorale». Come tutto è pastorale, così tutto è anche sinodale. Il sinodalismo è la nuova versione del pastoralismo. Come la pastorale precede la dottrina, anche la sinodalità precede la dottrina. Ecco perché nella relazione Cupich la dottrina non c’è, ma si parla solo di atteggiamenti e procedure: discernere, ascoltare, comunicare, interagire, partecipare, aprirsi, uscire. Sembra quasi che il tema di questo summit sia la sinodalità e non gli abusi sui minori. Del resto anche il tema del Sinodo sui giovani è sembrato essere non i giovani ma la sinodalità. Siamo sicuri che il tema del Sinodo sulla famiglia fosse proprio la famiglia? E che il tema del prossimo Sinodo sull’Amazzonia sarà propria l’Amazzonia? Stefano Fontana http://www.lanuovabq.it/it/parola-dordine-sinodalita-ma-e-una-non-soluzione
LETTERE AL DIRETTORE. SE IL VERTICE SUGLI ABUSI IGNORA L’OMOERESIA…
Il fatto è che questo "raduno"non ha nessuna intenzione di porre le basi per risolvere il problema,anche perchè la soluzione sarebbe una e una sola:ritornare a Cristo,con la preghiera,l'adorazione Eucaristica,la mortificazione, il digiuno... cioè tutte le armi che Nostro Signore ci ha indicato per sconfiggere tali demoni!!Ma per assurdo(o forse volutamente)il signore che affermare "chi sono io per giudicare"sta esponendo in maniera perversa la CHIESA COME ISTITUZIONE DIVINA,e non gli uomini di chiesa,i veri responsabili,a giudizio da parte del mondo che ha come vizio e perversione le sue migliori "virtù"
Il fatto è che questo "raduno"non ha nessuna intenzione di porre le basi per risolvere il problema,anche perchè la soluzione sarebbe una e una sola:ritornare a Cristo,con la preghiera,l'adorazione Eucaristica,la mortificazione, il digiuno... cioè tutte le armi che Nostro Signore ci ha indicato per sconfiggere tali demoni!!Ma per assurdo(o forse volutamente)il signore che affermare "chi sono io per giudicare"sta esponendo in maniera perversa la CHIESA COME ISTITUZIONE DIVINA,e non gli uomini di chiesa,i veri responsabili,a giudizio da parte del mondo che ha come vizio e perversione le sue migliori "virtù"
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