ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 febbraio 2019

La "non soluzione"

La questione pedofilia è la porta degli inferi che preme contro la Chiesa

Non è l’amore verso le vittime, a muovere gli indignati: è l’odio verso il tempio del Dio vivente

Scritte contro i preti sul portale della chiesa di San'Alfonso di Torino nel 2008 (foto LaPResse)
La questione pedofilia è la porta degli inferi che preme contro la Chiesa. Nemmeno vorrei parlarne, dell’incontro in Vaticano sul tema, da tanto mi nausea la genuflessione ecclesiastica al mondo, il tentativo di salvarsi autoaccusandosi, incolpando la condizione clericale anziché la condizione omosessuale. 

Nemmeno vorrei parlarne ma ho il dovere di ricordare cosa scriveva René Girard in “Vedo Satana cadere come la folgore”: “Le vittime più degne di attenzione per noi sono quelle che ci permettono di condannare i nostri vicini”. I reclamanti, uomini del risentimento che non considero fratelli in Cristo siccome non seguono il Gesù di Matteo 5,25 né il Paolo di Prima Corinzi 6,1-7, interessano soltanto perché permettono la presente demolizione della Chiesa. Non è l’amore verso le vittime, a muovere gli indignati: è l’odio verso il tempio del Dio vivente. Prego di vedere anch’io Satana cadere come la folgore, e sprofondare assieme a tutti i partecipanti di questo sabba.
di Camillo Langone

https://www.ilfoglio.it/preghiera/2019/02/23/news/la-questione-pedofilia-e-la-porta-degli-inferi-che-preme-contro-la-chiesa-239630/
Parola d'ordine: sinodalità. Ma è una "non soluzione"

Ormai è diventata una parola magica che si usa come soluzione per qualsiasi problema: sinodalità. Ne ha parlato a lungo il cardinale Cupich, è chiaramente lo scopo che si vuole raggiungere. Come al Sinodo dei giovani. Ma si tratta di metodo, e non di contenuti.
- IL RITORNO DI O'MALLEY, di Nicola Spuntoni



Tutto è ormai questione di sinodalità. Tutti i problemi, anche quelli drammatici, si risolvono con la sinodalità. Solo che la sinodalità viene fatta consistere soprattutto in atteggiamenti, procedure, comunicazione più efficace, discernimento più partecipato. A leggere il testo della relazione che ieri 22 febbraio il cardinale Blase Cupich ha fatto all’incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali sulla protezione dei minori, l’impressione é di forma senza contenuto. Va ricordato che questo intervento è di gran lunga il più importante tra quelli che si sono succeduti in questi giorni nell’atteso vertice ecclesiale, in quanto il cardinale Cupich è stato incaricato da papa Francesco in prima persona di presiedere all’organizzazione dell’evento. L’impostazione da lui data alla problematica può considerarsi quindi ufficiale.

Il cardinale ha detto che la sinodalità renderà possibile un «penetrante discernimento» su cosa fare davanti alle violenze sui minori in quanto «darà luogo a elementi di verità, penitenza e rinnovamento delle culture»; che «solo una visione sinodale, fondata sul discernimento, conversione e riforma a ogni livello, può portare nella Chiesa un’azione globale in difesa dei più deboli»; che la sinodalità richiede l’ascolto nei confronti delle vittime; che la sinodalità deve avvalersi della testimonianza dei laici, madri e padri; che la sinodalità richiede un atteggiamento di collegialità come «scambio reciproco di mutua conoscenza allo scopo di discernere» perché «i fallimenti sistematici nel ritenere responsabili i chierici di ogni rango sono dovuti in gran parte ai difetti del modo in cui interagiamo»; la sinodalità richiede poi l’accompagnamento affinché le strutture di segnalazione, di indagine e di valutazione possano «comprendere l’esperienza e il viaggio spirituale dell’altro».

Di  fronte agli scandali che hanno orizzontalmente e verticalmente colpito la Chiesa uno si sarebbe aspettato di sentir parlare di peccato, di legge morale infranta, di disordine, di mancanza di fiducia nella Grazia di Dio, del grave problema dell’omosessualità in quanto tale e in particolare nel clero, della conformazione del sacerdote a Cristo, delle coperture e delle connivenze, della ratio delle nomine episcopali e del ruolo dei vescovi, delle esigenze pastorali oggi sovrapposte alla dottrina, dell’incertezza dottrinale circa la natura del sacerdozio, la morale evangelica e la morale naturale, degli insegnamenti distorti ricevuti nei seminari, della struttura attuale dei seminari e della formazione del clero, della vita contemplativa nella giornata del sacerdote, della preghiera nella vita sacerdotale, dell’amicizia sacerdotale tra preti, della solitudine di tanti preti.

Questi punti ora elencati sono di contenuto, mentre la relazione Cupich si è soffermata tutta su questioni di metodo. Consideriamo pure che egli abbia voluto fare solo una introduzione ai lavori e che perciò non si sia addentrato nel merito dei contenuti ma abbia voluto tracciare una cornice. Rimane però che tra la gravità senza precedenti dell’argomento in esame e le indicazioni unicamente incentrate sulla sinodalità rimane un abisso di distanza.

Molti sottolineano che la crisi non è solo morale, non è solo pastorale, è una crisi dottrinale che riguarda le essenze del sacerdozio, della Chiesa, dei sacramenti, della rivelazione in Cristo. «La sporcizia nella Chiesa» di cui parlava il cardinale Ratzinger ha cause ben maggiori delle difficoltà ad ascoltare o a comunicare, e non si risolvono con la psicologia relazionale.

Significativo che nemmeno Cupich, come i relatori che lo hanno preceduto, abbia accennato all’omosessualità in sé e a quella del clero in particolare. La cosa continua a stupire dato che bisogna voler chiudere gli occhi per non vedere che la maggioranza degli abusi è omosessuale e non eterosessuale. L’ascolto delle vittime, richiesto dal cardinale, qui non viene applicato. Sull’omosessualità è in atto un forte cambiamento dottrinale da parte della Chiesa e parlarne in questo caso potrebbe essere motivo di difficoltà per questo processo di cambiamento.

Quella proposta dal cardinale Cupich sembra confermare la tendenza oggi molto insistente verso una «sinodalità del discernimento», una «conversione sinodale» figlia delle «conversione pastorale». Come tutto è pastorale, così tutto è anche sinodale. Il sinodalismo è la nuova versione del pastoralismo. Come la pastorale precede la dottrina, anche la sinodalità precede la dottrina. Ecco perché nella relazione Cupich la dottrina non c’è, ma si parla solo di atteggiamenti e procedure: discernere, ascoltare, comunicare, interagire, partecipare, aprirsi, uscire.

Sembra quasi che il tema di questo summit sia la sinodalità e non gli abusi sui minori. Del resto anche il tema del Sinodo sui giovani è sembrato essere non i giovani ma la sinodalità. Siamo sicuri che il tema del Sinodo sulla famiglia fosse proprio la famiglia? E che il tema del prossimo Sinodo sull’Amazzonia sarà propria l’Amazzonia?

Stefano Fontana
http://www.lanuovabq.it/it/parola-dordine-sinodalita-ma-e-una-non-soluzione

LETTERE AL DIRETTORE. SE IL VERTICE SUGLI ABUSI IGNORA L’OMOERESIA…





Cari Stilumcuriali, un lettore assiduo del blog ci ha mandato un commento sul vertice che si sta svolgendo in Vaticano in tema di protezione dei minori. Ci sembra interessante condividerlo, come elemento di discussione sul problema.
Al direttore – Se il buongiorno si vede dal mattino, il Vertice per la protezione dei minori che inizia oggi in Vaticano non sembra partire sotto i migliori auspici. Un assaggio dell’aria che tira si è avuto nella conferenza stampa di presentazione dell’evento. Dove il card. Cupich di Chiacago se n’è uscito con un paio di strabilianti affermazioni dicendo a) che l’omosessualità non c’entra niente con gli abusi, e b) che questi non hanno a che fare con un “particolare orientamento sessuale”, espressione a dir poco ambigua dal momento che lascia supporre che di orientamenti sessuali ve ne siano di diversi, quando per la Chiesa o si nasce maschio o si nasce femmina. A supporto del fatto che l’omosessualità non c’entrerebbe con gli abusi il porporato ha citato poi una ricerca condotta in Australia. Stiamo parlando del rapporto finale della Royal Commission,  l’organo creato ad hoc per indagare sui casi di pedofilia e più in generale su tutti gli ambiti in cui un minore può interagire con un adulto (sia esso insegnante, medico, allenatore, psicologo, ecc.). Ora, anche a voler trascurare il non banale dettaglio che a prescindere dallo studio in questione i numeri dicono che almeno l’80% degli abusi sono di natura omosessuale, motivo per cui se è vero che non tutti i preti omosessuali sono pedofili è altrettanto vero che la stragrande maggioranza dei casi di pedofilia riguardano preti omosessuali, un minimo di prudenza avrebbe suggerito di maneggiare il citato Rapporto con estrema cura, laddove certe affermazioni sembrano fatte apposta per supportare tesi pre-costituite. Intanto, qualche numero. Per quanto riguarda gli abusi compiuti nella Chiesa cattolica, a pagina 60 dell’Executive Summary si legge:  “As at 31 May 2017, of the 4,029 survivors who told us during private sessions about child sexual abuse in religious institutions, 2,489 survivors (61.8 per cent) told us about abuse in Catholic institutions. The majority (73.9 per cent) were male and 25.9 per cent were female… Of the 1,334 survivors who told us about abuse by an adult, 96.2 per cent said they were abused by a male adult….” (p. 60 Executive Summary). (Al 31 maggio 2017, dei 4.029 sopravvissuti che ci hanno raccontato durante le sessioni private sugli abusi sessuali su minori nelle istituzioni religiose, 2.489 sopravvissuti (61,8 per cento) ci hanno parlato di abusi nelle istituzioni cattoliche. La maggioranza (73,9%) era di sesso maschile e il 25,9% era di sesso femminile. Dei 1.334 sopravvissuti che ci hanno riferito di abusi da parte di un adulto, il 96,2% ha affermato di essere stato abusato da un adulto maschio …). Chiaro no? Il 73,9% (cioè 1840 su 2489) dei sopravvissuti sono maschi, e dei 1.334 abusati da un adulto ben il 96,2% ha detto che l’abusatore era un maschio. Domanda: c’è o non c’è un problema di omosessualità? Secondo la Commissione non c’è, che infatti a pagina 68 spiega così il fenomeno: “Although most of the perpetrators of child sexual abuse we heard about in Catholic institutions were male adults, and most victims were boys or adolescents, it is a misconception that all perpetrators who sexually abuse children of the same gender as them are same-sex attracted. Research suggests that child sexual abuse is not related to sexual orientation. Perpetrators can be straight, gay, lesbian or bisexual. Research indicates that men who identify as heterosexual are no more or less likely than men who identify as homosexual to perpetrate child sexual abuse. Vatican documents that link homosexuality to child sexual abuse are not in keeping with current understandings about healthy human sexuality”. (Sebbene la maggior parte degli autori di abusi sessuali su minori di cui abbiamo sentito parlare nelle istituzioni cattoliche fossero adulti maschi e la maggior parte delle vittime erano ragazzi o adolescenti, è un equivoco che tutti gli autori che abusano sessualmente dei bambini dello stesso sesso siano attratti dallo stesso sesso. La ricerca suggerisce che l’abuso sessuale su minori non è legato all’orientamento sessuale. Gli autori possono essere etero, gay, lesbico o bisessuale. La ricerca indica che gli uomini che si identificano come eterosessuali non sono più o meno probabili degli uomini che si identificano come omosessuali per commettere abusi sessuali su minori. I documenti del Vaticano che collegano l’omosessualità agli abusi sessuali su minori non sono in linea con le attuali conoscenze sulla sana sessualità umana”).
Ora, sul fatto che un eterosessuale possa essere pedofilo tanto quanto un omosessuale non ci piove (a riprova, è arcinoto che la stragrande maggioranza degli abusi avviene nelle famiglie, il che peraltro è la miglior dimostrazione che il celibato non c’entra nulla con la pedofilia); ma se il 96,2% dei maschi abusati dice che gli abusatori erano a loro volta maschi, non c’è politicamente corretto che tenga e le chiacchere stanno a zero. Il punto vero, in Australia come altrove, è la sempre maggiore diffusione dell’omosessualità tra le fila del clero, fenomeno a sua volta conseguente al tentativo, portato avanti da precise lobby intra ed extra ecclesiali, di sdoganare l’omosessualità nella chiesa (ultimo arrivato, l’annunciato “Sodoma”, libraccio giustamente bollato dal Foglio “ciarpame senza pudore”, che in tempi migliori sarebbe stato affidato alle cure di frate foco). Se le cose stanno così, è di sesquipedale evidenza che l’abolizione del celibato servirebbe a ben poco visto e considerato che un omosessuale non saprebbe che farsene di potersi accoppiare con una femmina. Bisognerebbe piuttosto prendere il toro per le corna una volta per tutte, ma la domanda è: c’è la volontà di farlo? O si continuerà a guardare al dito del clericalismo per non vedere la luna dell’omoeresia che sta dilagando nella chiesa?
Marco Tosatti
23 Febbraio 2019 Pubblicato da  17 Commenti --
http://www.marcotosatti.com/2019/02/23/lettere-al-direttore-se-il-vertice-sugli-abusi-ignora-lomoeresia/

Pedofilia, il mistero in Vaticano: "Dossier distrutti o mai creati"

La denuncia del cardinal Reinhard Marx durante il vertice per la difesa dei minori: "Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime"


In Vaticano si respira tensione durante il vertice dedicato alla protezione dei minori.
Gli scandali sulla pedofilia hanno indebolito la Chiesa e ora Bergoglio cerca una via per risollevare l'immagine della Santa Sede.
Nei giorni scorsi una inchiesta del Washington Post aveva portato alla luce le accuse di chi sostiene che il Papa sarebbe stato a conoscenza degli abusi perpetrati su alcuni bambini sordomuti, senza che però venissero adottata contromisure.
Per questo, e per altri mille motivi, il summit sulla pedofilia della Chiesa è al centro dell'attenzione mediatica. Per Bergoglio le "scontate condanne" non sono più sufficienti: oggi Vescovi e prelati devono dimostrare "concretezza" nella lotta contro gli abusi sui minori.
Ne è certo anche il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, presidente della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore del Consiglio per l'Economia in Vaticano. Durante il suo intervento al vertice in Vaticano, il porporato ha rivelato che "le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati" in questi anni "sono stati deliberatamente disattesi, e anzi cancellati o scavalcati". Non solo. "Idiritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all'arbitrio di singoli individui", fatti "in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare". "Gli abusi sessuali nei confronti di bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all'abuso di potere nell'ambito dell'amministrazione - ha spiegato - I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio".
Per Marx la Santa Sede dovrebbe dunque cambiare passo sul tema pedofilia. Il motto è "trasparenza e tracciabilità", anche se rimangono alcune "obiezioni" sulla "violazione del segreto pontificio" e sulla possibilità di "rovinare la reputazione di sacerdoti innocenti o del sacerdozio e della Chiesa nel suo insieme attraverso false accuse". Ma queste obiezioni, ha sottolineato il cardinale, "non sono convincenti". "Ogni obiezione basata sul segreto pontificio - ha spiegato Marx - sarebbe rilevante solo se si potessero indicare dei motivi convincenti per cui il segreto pontificio si dovrebbe applicare al perseguimento di reati riguardanti l'abusi di minori. Allo stato attuale, io di questi motivi non ne conosco".

2 commenti:

  1. Il fatto è che questo "raduno"non ha nessuna intenzione di porre le basi per risolvere il problema,anche perchè la soluzione sarebbe una e una sola:ritornare a Cristo,con la preghiera,l'adorazione Eucaristica,la mortificazione, il digiuno... cioè tutte le armi che Nostro Signore ci ha indicato per sconfiggere tali demoni!!Ma per assurdo(o forse volutamente)il signore che affermare "chi sono io per giudicare"sta esponendo in maniera perversa la CHIESA COME ISTITUZIONE DIVINA,e non gli uomini di chiesa,i veri responsabili,a giudizio da parte del mondo che ha come vizio e perversione le sue migliori "virtù"

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