L'ESORTAZIONE DEL PAPA
Ansia di dottrina? Almeno conoscere il Catechismo...
L'esortazione del Papa ai giovani e l'ansia da dottrina. Non bisogna separare la dottrina dalle esperienze di vita. Ma è decisivo orientarsi tra certezza e ipotesi, tra assoluto e relativo, altrimenti i giovani con poche nozioni diventeranno dei fondamentalisti. Il Catechismo ha il merito di condensare il tutto. Conoscerlo aiuta a valutare il mondo sotto una luce cristiana. Il giovane che strimpella accordi scritti sotto le parole non sa leggere la musica. Al massimo andrà a Sanremo, ma non diventerà mai musicista.
«(...) scarso cervello, scarsa morale, spaventosa / chiaroveggenza: è il vero figlio del tempo nostro». Così Guido Gozzano († 1916) in Totò Merùmeni descrive se stesso, in realtà barando al gioco perché era tutt’altro che “scarso cervello”, dal momento che il titolo della poesia è una voluta storpiatura di Heautontimorùmenos, una commedia di Terenzio († 159 a.C.), storpiatura che permette ai dotti di capire lasciando i burini a ridere fuori della porta. Leggendo l’invito: «Plachiamo l’ansia di trasmettere una gran quantità di contenuti dottrinali» nella formazione cristiana dei giovani (Romano Pontefice Francesco I, Esortazione apostolica Christus vivit del 25.3.2019, n. 212), mi sono venuti in mente i versi di Gozzano, solo che a “scarsa morale” ho sostituito “scarsa dottrina”, generalmente di sicuro effetto per assicurare una conseguente “scarsa morale”. Il rischio - non l’intenzione - è che questo sia il tipo di giovane che salta fuori da una formazione del genere.
In realtà non si può valutare un documento a partire da una frase e nel contesto la frase non solo sta in piedi, ma è pienamente accettabile. Infatti prosegue così: «E, soprattutto, cerchiamo di suscitare e radicare le grandi esperienze che sostengono la vita cristiana». L’invito esorta dunque a non separare la dottrina dall’esperienza di vita, in primis - questo lo dico io anche se lì non è scritto - l’intensità della preghiera liturgica e personale. Può infatti accadere che «dopo aver provocato nei giovani un’intensa esperienza di Dio, un incontro con Gesù che ha toccato il loro cuore, vengono loro proposti incontri di “formazione” nei quali si affrontano solo questioni dottrinali e morali: sui mali del mondo di oggi, sulla Chiesa, sulla dottrina sociale, sulla castità, sul matrimonio, sul controllo delle nascite e su altri temi. Il risultato è che molti giovani si annoiano, perdono il fuoco dell’incontro con Cristo e la gioia di seguirlo, molti abbandonano il cammino e altri diventano tristi e negativi». Si può discutere sulla esemplificazione degli argomenti, ma è vero che l’accrescimento dottrinale per essere armonico deve inserirsi in una intensità di vita: «Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c’è un legame organico» (CCC 89).
La frase in oggetto - come altre del Romano Pontefice Francesco I - rischia tuttavia di essere strumentalizzata isolandola dal contesto con una ermeneutica e una prassi indebite. Per questa ragione è opportuno cercare di capire che cosa potrebbe significare avere pochi o non troppi contenuti dottrinali in testa e non affliggere i giovani - solo loro? - ad averne troppi.
Limitarsi ad avere in testa e nel cuore contenuti brevi è una condizione cristiana che vanta un certo numero di testimonianze e che san Tommaso d’Aquino ha ribadito: «Il Verbo dell’eterno Padre, che nella sua immensità comprende in sé tutte le cose, per richiamare all’altezza della gloria divina l’uomo danneggiato dai suoi peccati, volle farsi breve assumendo la nostra brevità e non deponendo la sua maestà. E perché nessuno fosse scusato da comprendere e far propria la dottrina della parola celeste, a vantaggio di quanti sono occupati (propter occupatos) rinchiuse la dottrina dell’umana salvezza in un breve compendio, proprio quella stessa dottrina che per gli studiosi aveva trasmesso diffusamente e con chiarezza nei diversi volumi della santa Scrittura» (Compendium Theologiae I,1). Da quel che segue si evince anche che Gesù ha compendiato la preghiera in una formula breve - il Padre nostro - e ha rinchiuso l’attività morale nel precetto dell’amore. Dunque per essere buoni e santi cristiani basta poco e non è necessario laurearsi alla Facoltà Teologica di Milano: se così fosse dovremmo ripetere l’angosciata domanda dei discepoli a Gesù: «Allora, chi può essere salvato?» (Mt 19,25).
Nasce però la domanda: se evitiamo una grande quantità di contenuti, quali scegliere e quali trasmettere nella formazione dei giovani e di tutti i cristiani? Che cosa sono il non troppo o il poco? Difficile stabilirlo, ma i criteri potrebbero essere tre.
1. La tendenza alla completezza, cioè pochi contenuti ma che assicurino l’integrità d’insieme del dato cristiano. E qui cominciano le difficoltà perché se si pensa al Credo nicenocostantinopolitano, questo testo non accenna all’Eucaristia (era funzionale ad assimilare le verità per accedervi). E poi si possono ignorare gli ultimi due dogmi mariani dell’Immacolata e dell’Assunta? Dunque il Credo più queste “cosette”. L’Esortazione apostolica cerca di formulare alcuni contenuti brevi in questo senso dal n. 112 in avanti: “Un Dio che è amore. Cristo ti salva. Egli vive. Lo Spirito dà vita”. Tuttavia il Credo è più breve, molto più breve...
2. Ciò che tocca più da vicino la persona in situazione, nel senso che, se ci si pone dal punto di vista giovanile, un giovane deve sapere qualcosa sulla vocazione e sul senso della vita e su come operare cristianamente scelte che lo determineranno. Deve poi avere un punto luminoso e semplicissimo sulla castità: l’attuazione delle facoltà sessuali è lecita solo all’interno di un matrimonio sacramentalmente valido, negli altri casi MAI. Certo è un contenuto inferiore alle altezze del Credo, ma se si vacilla qui, pezzo per pezzo comincia a cascare tutto il resto.
3. Qualche luce sul contesto culturale e sociale. I tempi cambiamo e lo sviluppo della scienza nonché della civiltà pone situazioni nuove che bisogna saper cristianamente valutare quali potrebbero essere oggi l’economia, la bioetica, i fenomeni migratori ecc. In realtà la lista degli argomenti del n. 212 tocca proprio alcuni punti caldi di oggi. Il Romano Pontefice Francesco I afferma che sono troppi e noiosi (mi astengo da commenti), ma di fatto nell’insieme ne propone altri come la categoria spirituale di migrazione. Dunque non elimina l’elenco, ma ne riformula gli argomenti.
Per quanto siano pochi, i contenuti di cui sopra sono soggetti ad un altro criterio: un giovane cristiano (anche un adulto e un vecchio) deve saper valutare il grado di certezza e di assolutezza - e per contro il grado di ipotesi e relatività - delle nozioni formative cristiane che possiede. Così deve sapere che non si può mettere in discussione che il mondo è creato da Dio, che Dio è Trinità, che il Figlio è “della stessa sostanza” del Padre, che... mai sesso fuori del matrimonio ecc. Mentre sono relative certe scelte pratiche: ad esempio, se è assoluto che le nazioni ricche devono essere cristianamente aperte a condividere e ad aiutare quelle più povere e a praticare l’accoglienza, nel concreto sui metodi le scelte sono relative e politiche e non una sola, quand’anche fosse sponsorizzata da ecclesiastici. È decisivo, per la maturità, rendersi conto di questa oscillazione tra certezza/ipotesi, assoluto/relativo, altrimenti i giovani con poche nozioni diventeranno dei fondamentalisti.
In pratica tutto sarebbe risolto tornando alla vecchia ricetta: conoscere il Catechismo senza troppo selezionarne i contenuti e senza fissarsi sul “pochi/tanti”, in quanto il Catechismo stesso, oltre che alla completezza, educa anche a distinguere l’assoluto dal relativo, a perseguire l’unità della comunione ecclesiale e a lasciar convivere la pluralità delle scelte concrete.
C’è ancora un equivoco da chiarire: a volte i contenuti vengono tutti relativizzati o ridotti al nulla perché... basta l’amore. “Ama e fai pure quello che vuoi”, si ripete citando a braccio sant’Agostino. Ora ricordo che sant’Agostino, nel Commento alla prima lettera di Giovanni 7,8-11 usa questa espressione per affermare che se il padrone di casa decide di percuotere il figlio o i servi (sì, anche i servi!) per correzione, lo deve fare per amore, tenendo conto che «se poni mente alle persone, la carità colpisce, l’iniquità blandisce» (7,8); e ancora: «non credere di amare il tuo servo, per il fatto che non lo percuoti; oppure che ami tuo figlio, per il fatto che non lo castighi» (7,11). Dunque l’amore non basta e non è vero che l’unica verità è amarsi, anche se tutto quello che facciamo e pensiamo deve sempre radicarsi nella carità. Essere ricchi di amore non dispensa dal sapere quando bisogna intervenire e punire oppure lasciar perdere, non dispensa dal conoscere la natura delle cose e delle persone per collaborare al disegno di Dio senza stravolgerlo (gender), non dispensa dal conoscere il Catechismo ecc.
Concludiamo: di certo secondo il citato n. 212 dell’Esortazione apostolica la crescita dei giovani è insidiata da troppi argomenti che rischiano di annoiarli, per cui diminuiamo gli argomenti mantenendoli sempre in sinergia con un vissuto forte. Però non si può non procedere a una valutazione del mondo attuale in luce cristiana.
Però le esperienze forti non sono solo emozionali e intense: è “forte” anche andare avanti nell’aridità e nelle difficoltà.
Però la riduzione dei contenuti formativi nozionali va mantenuta aperta a un cammino di ulteriore intenso approfondimento per chi può e anzi bisogna far risaltare il fascino di tale cammino. Il che vale a livello tecnico e, tanto per fare un esempio, altro è un giovane che sa strimpellare accordi scritti sotto le parole e altro è un giovane che sa leggere la musica: il secondo potrà diventare un musicista, il primo al massimo arriverà a Sanremo. Nel caso poi di Dio si tratta di conoscere meglio Colui che si ama e dal quale si è amati. San Tommaso d’Aquino all’inizio della Contra Gentiles (I,II,8) scrive che lo studio della sapienza (di Dio) «è il più perfetto perché anticipa la beatitudine eterna, il più sublime perché rende partecipi della similitudine e dell’amicizia di Dio, il più utile perché con esso si giunge al regno eterno, il più giocondo perché in esso non c’è amarezza» e certo... non annoia. Roba da medioevo? Per qualcuno sì. Invece c’è da augurarsi che ci siano molti giovani che desiderino avventurarsi su questa strada e senza la paura di troppi contenuti dottrinali.
Riccardo Barile
http://www.lanuovabq.it/it/ansia-di-dottrina-almeno-conoscere-il-catechismo
OGGI IN VATICANO
Papa e Lgbt, l'incontro si fa ma senza discorsi "storici"
Frederic Martel, l'autore del libro "Sodoma", aveva annunciato nei giorni scorsi un discorso storico del Papa in materia di omosessualità. Sarebbe dovuto avvenire oggi nel corso di un incontro con organizzazioni Lgbt che si battono per la depenalizzazione dell'omosessualità. Ieri è stata smentita la possibilità di discorsi "storici" del Papa ma resta l'incontro. Con un piccolo giallo: due giorni fa, fonti vaticane rivelavano alla Nuova BQ che sarebbe stato cancellato anche l'incontro, che invece sembra confermato. A dimostrazione che le pressioni della lobby gay sono molto forti.
Papa Francesco e Raul Zaffaroni
La bomba l'aveva lanciata Frederic Martel qualche giorno fa annunciando via Twitter un discorso storico del papa sul tema della "depenalizzazione dell'omosessualità". Secondo il giornalista francese, Francesco lo avrebbe dovuto pronunciare oggi nel corso di un incontro con una commissione autrice di una ricerca sulla criminalizzazione delle relazioni omosessuali e guidata da Eugenio Raúl Zaffaroni. Con questo discorso, in base all'indiscrezione diffusa dall'autore del controverso "Sodoma", Francesco avrebbe dato implicitamente il via libera ad un riposizionamento della Santa Sede sulla questione della depenalizzazione universale dell’omosessualità.
Su questa materia, la Francia presentò nel 2008 un progetto all'Onu che fu però respinto anche con il voto contrario dell'allora rappresentante vaticano, monsignor Celestino Migliore. All'epoca, infatti, la Santa Sede si schierò contro quella mozione accusata di promuovere - come spiegato in un articolo dell'Osservatore Romano datato 20 dicembre 2008 - «una ideologia, quella dell''identità di genere' e dell''orientamento sessuale'», categorie, quest'ultime, «che nel diritto internazionale non trovano alcuna chiara definizione, vengono introdotte come nuove categorie di discriminazione e si cerca di applicarle all'esercizio dei diritti umani». Il tutto, dietro la maschera della tutela dei diritti fondamentali.
E' stato lo stesso Martel, però, a rivelare al pubblico che non ci sarà più alcun discorso storico del papa sull'argomento. Lo ha fatto ieri pomeriggio con un tweet che non nascondeva la sua delusione: «Il papa - ha scritto l'autore di "Sodoma" sul suo profilo social - avrebbe partecipato all'incontro 'privato' di domani sulla decriminalizzazione dell'omosessualità, ma il suo 'discorso storico', annunciato in 3 lettere ufficiali, è stato annullato. Nuova marcia indietro e un'altra opportunità persa per una Chiesa in gran parte omosessualizata».
Più tardi è intervenuto anche il portavoce ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti. che ha confermato non esserci in programma nessun discorso storico del Papa sull'omosessualità: «In riferimento a quanto scritto da alcuni organi di stampa, - ha detto Gisotti - posso smentire nel modo più assoluto che il Santo Padre pronuncerà in questi giorni un ‘discorso storico’ sul tema della omosessualità».
Tuttavia, sembra che, seppur senza discorso, l'incontro in Vaticano ci sarà lo stesso. Il che suona come una sorta di compromesso: due giorni fa, infatti, una fonte vaticana aveva rivelato a La Nuova BQ che l'incontro sarebbe stato cancellato, insieme a tutte le udienze in programma per oggi, per evitare di creare un caso. Da quanto twittato ieri da Martel, e non smentito dalla Sala Stampa, si deduce invece che successive pressioni forti abbiano consigliato a papa Francesco di mantenere almeno l'incontro. Si tratta di un appuntamento che dovrebbe vedere, sempre secondo quanto riferito da Martel, anche la partecipazione di leader Lgbt globali. Al di là del giornalista francese, la figura centrale in questa vicenda è quella di Eugenio Raúl Zaffaroni, presunta fonte dell'indiscrezione e guida della delegazione che oggi dovrebbe far conoscere al papa i risultati di una ricerca sulla «criminalizzazione di relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso nei Caraibi». Il giurista argentino, infatti, non è soltanto amico personale di lunga data di Bergoglio, ma è anche il membro di punta della commissione dell'Inter-American Court of Human Rights che sarà ricevuta in udienza in Vaticano.
L'Inter-American Court of Human Rights è il tribunale istituito dall'Organizzazione degli Stati americani (Oas) che ha stabilito l'obbligo del riconoscimento legale del "matrimonio" tra persone omosessuali nei Paesi firmatari della Convenzione americana sui diritti umani. In più di un parere consultivo, il tribunale latinoamericano ha deliberato che «l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono categorie protette contro la discriminazione», utilizzando le stesse motivazioni presenti nel progetto presentato all'Onu dalla Francia nel 2008 e bocciato - tra gli altri - anche dalla Santa Sede. E proprio sul tema della depenalizzazione dell'omosessualità, secondo l'indiscrezione riportata da Martel, si sarebbe dovuto incentrare il discorso odierno di papa Francesco.
L'autore di "Sodoma", per dimostrare la sua attendibilità, aveva sostenuto di averlo appreso da un documento scritto e diffuso da Zaffaroni. Quest'ultimo può essere considerato un uomo molto vicino a Bergoglio come dimostra, ad esempio, la lunga ed approfondita lettera a lui indirizzata nel 2014, intervenendo nella discussione sulla redazione del nuovo codice penale in Argentina. Il rapporto privilegiato che esiste tra il papa e l'ex giudice della Corte Suprema ha radici profonde che risalgono agli anni in cui il primo guidava l'arcidiocesi di Buenos Aires.
In patria Zaffaroni è da sempre noto per le sue posizioni molto "liberal": oltre all'impegno nella causa del riconoscimento legale delle "nozze" gay si è più volte espresso contro la criminalizzazione dell'aborto, pur sostenendo che «i feti non sono di carta, ma sono la speranza della vita». Il giudice, inoltre, ha confessato in un'intervista di aver pensato di partecipare ad una sfilata del "gay pride". Già ai tempi di Buenos Aires la vicinanza tra Zaffaroni e l'allora cardinale Bergoglio era costata a quest'ultimo qualche polemica: nel 2010, infatti, l'allora arcivescovo aveva invitato l'allora giudice della Corte Suprema all'XI Incontro arcidiocesano per bambini e adolescenti detenuti. La partecipazione, però, era stata contestata da alcuni fedeli che avevano inviato una lettera di protesta al futuro Francesco. Nella missiva, firmata dal Círculo San Bernardo de Claraval, venivano espressi sentimenti di «sorpresa, dolore (...) shock e indignazione» per l'invito rivolto a a Zaffaroni: «Noi non crediamo - vi si leggeva - che la difesa dell'ordine naturale e il rispetto per la legge di Dio nelle questioni più fondamentali meritano di ricevere discredito ed espressioni denigratorie come ha fatto impunemente nella sua dissertazione, per esempio, il Dr. Zaffaroni, nel quadro dello stesso incontro, cercando chiaramente di dividere i cattolici e di farli sentire impotenti di fronte al loro pastore. Siamo profondamente addolorati per la presenza di questo giudice, considerando che è un ministro della Corte Suprema della Nazione che sostiene pubblicamente il diritto all'aborto (in un momento in cui il nostro Paese è in preda ad una campagna spietata per l'omicidio di innocenti), e ha detto chiaramente e con forza di essere a favore dei "matrimoni" omosessuali (con la possibilità di adozione riconosciuta dalla legge), anche a favore di depenalizzare le droghe, e di innumerevoli peccati da cui la Chiesa - come madre e insegnante - e i suoi pastori, devono proteggere i loro figli».
Dopo la sua elezione, Francesco non ha interrotto i suoi rapporti con il suo connazionale: oltre alla lettera sul nuovo codice penale, infatti, sempre nel 2014 lo ha incontrato in Vaticano nell'ambito dell'udienza concessa ad una delegazione dell'Associazione Internazionale di Diritto Penale. A distanza di cinque anni, dunque, i due dovrebbero rivedersi ma senza quel discorso storico del papa di cui, secondo quanto scritto da Martel, Zaffaroni avrebbe parlato nella sua lettera d'invito ai leader Lgbt globali.
Nico Spuntoni
http://www.lanuovabq.it/it/papa-e-lgbt-lincontro-si-fa-ma-senza-discorsi-storici
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