Il capo del dipartimento vaticano che ha redatto un controverso opuscolo sulla teoria del gender ha difeso il documento dalle critiche ricevute, affermando che i tentativi di imporre “forme estreme” di ideologia del genere ricordano i regimi totalitari e dittatoriali. Lo ha detto il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, il cardinale Giuseppe Versaldi, durante un’intervista esclusiva con il Catholic Herald nel suo ufficio in Piazza Pio XII, appena fuori Piazza San Pietro.
Questa intervista potrebbe risultare di aiuto alla comprensione della ratio sottostante il documento sul gender. Ve la propongo della mia traduzione
Non si tratta quindi di un documento dottrinale, ma piuttosto di un aiuto pratico. Così, ci è sembrato che – forse sottovalutando allora l’eco che ha avuto – fosse più un manuale pratico da dare alle nostre istituzioni, che un documento che affrontasse l’argomento in modo teorico e astratto – anche se, come potete vedere, poi, c’è al suo interno una dichiarazione sintetica, sia dal punto di vista antropologico che teologico, della dottrina tradizionale della Chiesa. Soprattutto, però, è un documento “metodologico”: per spiegare agli insegnanti come devono comportarsi con coloro che sostengono queste teorie.
Sembrava quindi proporzionato proporlo in questo modo, in forma scritta, senza suscitare un dibattito sull’argomento, che di per sé appartiene alla [Congregazione per la] Dottrina della Chiesa, piuttosto che alla nostra Congregazione.
Catholic Herald: Una generazione fa, gli studenti avrebbero studiato il sistema riproduttivo – a partire dalle scuole medie – e avrebbero imparato la “meccanica” della riproduzione umana: era la biologia, insomma. La Congregazione per l’educazione cattolica, con questo documento, risponde, per così dire, alle mutate circostanze “sul campo”. Quali sono i problemi, le domande, le discussioni che nella società sono cambiate?
GV: Ora, la situazione è cambiata notevolmente, perché prima era limitata – forse troppo – ad elementi biologici e fisici nella cosiddetta educazione “sessuale”. La Chiesa in genere preferisce parlare di affettività, piuttosto che di “sesso”, per dare un’idea più completa della sessualità: perché non è solo a livello fisico e genitale, ma anche a livello affettivo-psicologico, che integra la piena nozione di sessualità umana. Questo ampliamento, tuttavia, ha ovviamente portato anche all’introduzione di criteri ideologici, e quindi a questo avanzamento di proposte basate su presupposti diversi e talvolta contrastanti.
La Chiesa vuole intervenire in modo dialogico in questo dibattito, non con argomenti di fede, ma con argomenti di ragione. Il metodo stesso che proponiamo ai nostri operatori è quello del dialogo, che si sintetizza in tre passi, cioè:
- In primo luogo, ascoltare le ragioni degli altri, che la pensano diversamente – non presumere di sapere subito quello che dicono gli altri, per poter essere aperti, reciprocamente, a un gesto di fiducia, sul presupposto di buona fede da parte di tutti.
- Il secondo passo, che è quello centrale, è la ragione. Da parte nostra, sappiamo che la fede illumina la ragione, ma non possiamo usare argomenti di fede nelle nostre scuole, soprattutto nel dibattito scientifico. Dobbiamo quindi essere in grado, diciamo così, di tradurre in termini razionali anche quelle che sono le intuizioni di fede.
- Questo significa anche che, d’altra parte, tutti [coloro che sono coinvolti nella discussione] dovrebbero abbandonare l’aspetto ideologico – degli slogan, degli impegni ideologici a priori, che danno per scontato che il loro sia l’unico pensiero scientifico. Così, ragionando insieme, cerchiamo di trovare insieme gli elementi compatibili tra loro, perché per noi le forme estreme di ideologia di genere non sono giustificabili anche dal punto di vista razionale-scientifico. Vi sono però anche elementi di maggiore apertura.
CH: Tuttavia, se c’è una cosa su cui il documento è chiaro e inequivocabile, è che lo Stato – le autorità civili – e quindi le istituzioni pubbliche in quanto tali – devono rimanere fuori dal dibattito antropologico: quando le scuole – anche primarie – si trasformano in campi di battaglia per ideologie inconciliabili, la società per cui queste istituzioni sono date è già in uno stato piuttosto negativo?
CV: Sì, questo è il problema. È un problema epistemologico [confuso] con il problema politico: perché uno Stato non può imporre un solo modo di pensare [il cosiddetto pensiero unico], soprattutto in campo etico. Avere opinioni diverse, che lo Stato dovrebbe rispettare, favorisce quel pluralismo, che è alla base della democrazia. Perché – soprattutto nelle nostre scuole [cattoliche] – non siamo noi a scegliere gli studenti. Sono gli studenti che scelgono noi. Ci scelgono, inoltre, perché sposano – credono – anche in questo campo – l’identità cattolica. Se lo Stato impone una pensée unique (un pensiero unico) anche nelle nostre scuole, questa ideologia che riteniamo non abbia basi scientifiche – e che comunque ha presupposti meta-scientifici – allora non è possibile che ci sia democrazia.
Perché, se tutti noi dobbiamo conformarci a un pensée unique (pensiero unico) – un unico modo di pensare – sottraiamo a chi ha la responsabilità primaria dell’educazione, cioè alle famiglie quando si tratta di bambini piccoli, e ai giovani, quando sono maggiorenni, la possibilità di scelta. Con la scelta, però, deve esserci un pluralismo. Se, d’altra parte, dobbiamo pensare tutti allo stesso modo: non è solo uno stato etico [termine filosofico che indica la nozione che lo Stato è il fine supremo dello sforzo umano, a cui tende e deve essere ordinata tutta l’attività umana], ma uno stato dittatoriale.
CH: Col senno di poi, cosa avreste voluto fare diversamente, o meglio?
GV: Una critica che abbiamo ricevuto da diverse parti, anche dalla parte interessata, è che non abbiamo ascoltato le persone che hanno difficoltà in questo campo dell’identità sessuale. Questo è vero: nella fase preparatoria non siamo stati in grado di ascoltare le persone direttamente coinvolte. Indirettamente, però, sì, perché, avendo anche dato la preparazione di questo documento nelle mani di esperti, abbiamo tenuto a mente le persone direttamente interessate. Pertanto, nel documento, anche se avremmo potuto essere più espliciti, raccomandiamo davvero il rispetto per le persone in difficoltà, persone che possono subire discriminazioni a causa della differenza che trovano rispetto alla vita normale in questo settore. Pertanto, avremmo potuto fare di meglio, certamente, in questo settore.
Fonte: Catholic Herald
Un’università Cattolica, con annesso seminario, ha consentito la pubblicazione sulla rivista degli studenti di annunci di fidanzamento tra alunni dello stesso sesso con la motivazione che bisogna dialogare con il mondo, non si deve giudicare e si deve essere inclusivi.
Per gli stessi motivi, il discorso di inizio anno viene affidato ad un politico pubblicamente noto per il suo sostegno all’aborto.
Ce lo racconta Doug Mainwaring nel suo articolo che presento alla riflessione dei lettori, nella mia traduzione.
La rivista degli studenti dell’Università di Mount St. Mary, un’istituzione cattolica del Maryland, ha incluso per la prima volta un annuncio di fidanzamento di una coppia dello stesso sesso.
Fino a questa primavera, Mount St. Mary’s era stata tenuta in grande considerazione per il costante sostegno all’insegnamento cattolico. Ma ci sono alcuni segni che indicano che ciò possa cambiare.
In aprile, quando l’amministrazione scolastica ha annunciato la scelta di Mark Shriver – un ex politico del Maryland con una valutazione del 100% da parte di NARAL Pro-Choice Maryland (cioè la certificazione ufficiale che si è al 100% a favore dell’aborto, ndr) – come relatore del discorso di apertura dell’anno scolastico del 2019, la Cardinal Newman Society ha immediatamente rilasciato una dichiarazione in cui si afferma di [essere] “scioccati e costernati” che “un’istituzione raccomandata dalla nostra guida Newman per la sua fedele identità cattolica” abbia scelto Shriver. Facendo notare “la possibilità di scandalo” creata dando l’onore ai politici favorevoli all’aborto.
Lo shock e lo sgomento sono stati risvegliati nel fine settimana in alcuni diplomati della scuola con l’arrivo della rivista MOUNT nelle loro caselle di posta. Un certo numero di studenti si è rivolto a LifeSiteNews per esprimere la preoccupazione che l’identità cattolica della scuola possa venire meno.
La laureata Theresa Stief, classe 1986, ha condiviso con LifeSiteNews una lettera che ha scritto al presidente della Mount St. Mary, Timothy Trainor:
Vorrei richiamare la sua attenzione su un annuncio apparso sull’ultimo numero della rivista MOUNT, che celebra il fidanzamento di due uomini. Mi ha rattristato profondamente vedere riportato, accanto agli annunci di nascite, matrimoni e realizzazioni professionali, un evento che celebra uno stile di vita contrario a tutto ciò che l’università Mount St. Mary dice di rappresentare: Nella sua lettera sul frontespizio della stessa rivista, lei dice che l’università Mount St. Mary “vuole educare la prossima generazione di leader etici al servizio di Dio e degli altri”.Lo stile di vita di due laureati che scelgono di abbracciare la loro attrazione omosessuale nega la loro dignità di figli di Dio, e non permetterà mai a loro di essere pienamente ciò per cui Dio li ha creati.Celebrare questa scelta è come celebrare qualcuno che abbia scelto di abbracciare l’alcolismo, la tossicodipendenza, la depressione clinica. Questo non è qualcosa da celebrare; è un appello al cambiamento.Ci sono ministeri di successo all’interno della Chiesa cattolica che aiutano sia gli eterosessuali che quelli con attrazione dello stesso sesso a vivere vite caste; innumerevoli cristiani possono raccontare storie di come l’abbracciare la volontà di Dio nella loro vita li ha resi di nuovo integri, permettendo loro di perseguire il loro pieno potenziale come figli di un Dio amorevole che li ha creati proprio come sono. Questo è ciò che serve per essere un “leader etico” e sì, anche un santo.Dio non commette errori, ma ci dà gli strumenti necessari per “arrivare a tutta la misura della pienezza di Cristo” (Efesini 4,13).Questo è ciò a cui siamo tutti chiamati: Studenti, professori, seminaristi della Mount St. Mary. Per piacere, tenete alto questo standard e smettete di celebrare ciò che ha bisogno di essere sanato. Possa il Signore Dio benedire i vostri sforzi per costruire un’istituzione di istruzione superiore fedele e timorosa di Dio.
La lettera di Stief si conclude con un appassionato appello al presidente della scuola: “Ho parlato con molti altri diplomati della Mount St. Mary che la pensano come me. Vi prego di sostenere i chiari insegnamenti della nostra santa Madre Chiesa, dottor Trainor!”
In una dichiarazione a LifeSiteNews, l’amministrazione di Mount St. Mary ha scelto di non affrontare le preoccupazioni sull’identità cattolica della scuola, concentrandosi invece sull'”impegno con il mondo e l’ospitalità a tutti”.
Il direttore delle pubbliche relazioni e della comunicazione della scuola, Donna Klinger, ha offerto la seguente motivazione per l’inclusione di fidanzamenti omosessuali nella rivista degli studenti della scuola:
L’Università di Mount St. Mary è un’università cattolica dove la Chiesa e il mondo dialogano, dando agli studenti le conoscenze e le competenze per applicare eticamente gli insegnamenti della Chiesa nel mondo moderno al servizio di Dio e degli altri. Il nostro impegno duraturo di 211 anni a favore della nostra missione cattolica ispira l’impegno con il mondo e l’ospitalità verso tutti, indipendentemente dal background religioso. Siamo una comunità diversificata e inclusiva, composta da individui di molte fedi e credenze. Attraverso la rivista degli studenti, l’università condivide le notizie di tutti gli studenti. Non esprimiamo giudizi sulla condivisione delle notizie e la pubblicazione di un annuncio non implica l’approvazione dell’università. Filtrare le notizie per respingere tutto ciò che non segue l’insegnamento cattolico priverebbe tutti gli studenti della conoscenza delle pietre miliari della vita non solo delle persone che hanno rapporti omosessuali, ma anche di coloro che sono divorziati e che entrano in un secondo matrimonio, o che hanno figli fuori dal matrimonio.
LifeSiteNews ha contattato l’arcivescovo William Lori di Baltimora per un commento, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta. Lori è membro del consiglio di amministrazione della scuola, che funge anche da cancelliere del Mount St. Mary’s Seminary, che, sebbene sia un’entità separata, condivide il campus di Mount St. Mary.
La Cardinal Newman Society ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Questo è l’ennesimo scandalo che mina la missione della Mount St. Mary di sostenere e insegnare la Fede. La dichiarazione della Mount St. Mary tenta inutilmente di dare una spiegazione al problema e manca dell’integrità di un’istituzione impegnata nella formazione dei suoi studenti. Un’università cattolica deve fare scelte deliberate su cosa pubblicare e su chi farà il discorso di inizio anno, e la direzione della Mount St. Mary sta facendo scelte molto cattive senza riguardo per l’impatto corrosivo sui suoi studenti e alunni”.
Nel mese di maggio, una prestigiosa scuola di preparazione nella vicina Washington, D.C. è stata anch’essa sotto il fuoco degli alunni per aver deciso di pubblicare annunci di nozze dello stesso sesso sulla sua rivista degli studenti.
Fonte: Lifesitenews
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