A proposito di “migranti”
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Ognuno deve vivere nel suo Paese. Come un albero, ognuno ha il suo suolo, il suo ambiente, in cui può crescere perfettamente. […] Meglio aiutare le persone a realizzarsi nelle loro culture, piuttosto che incoraggiarle a venire in un’Europa in piena decadenza. È una falsa esegesi quella che utilizza la Parola di Dio per valorizzare la migrazione. Dio non ha mai voluto questi strappi (Robert Sarah).
Da qualche anno i vescovi africani moltiplicano gli appelli ai giovani perché non abbandonino la loro terra in vista di un miraggio, ma si impegnino con pazienza e determinazione per lo sviluppo del proprio Paese. Il continente nero sta perdendo un’intera generazione, quella da cui dipende il suo presente e il suo futuro. I suoi abitanti, nella misura in cui sono coscienziosi e lungimiranti, non possono ignorare un problema di tale gravità, specie se non hanno a che fare – com’è ormai evidente – con un fenomeno migratorio spontaneo, ma con una riedizione della tratta degli schiavi orchestrata dall’alta finanza e operata da bande criminali con la comprovata complicità di organizzazioni non governative. I banchieri che si nascondono dietro questo traffico di esseri umani scelgono apposta, come esecutori, individui del tutto sprovvisti di senso morale che si lascino manovrare a piacimento: la stupidella tedesca affetta da immaturità a livelli patologici è della stessa risma del sodomita psicopatico che han piazzato all’Eliseo o di quei bambocci che, nelle borse di tutto il mondo, praticano speculazioni senza scrupoli capaci di impoverire intere popolazioni.
L’epoca della cosiddetta cooperazione, in Africa, pare avviata al declino per lasciare il posto alla strategia dello spopolamento mirante a facilitarne uno sfruttamento illimitato, alleggerito dell’oneroso incomodo delle bocche da sfamare. La Cina, che la sta colonizzando a ritmi accelerati, non ha alcun bisogno della manodopera locale, dato che esporta la propria, in evidente soprannumero; Europa e Stati Uniti, dal canto loro, cercano di contrastarne l’invasione per mezzo di milizie sanguinarie e di gruppi islamici radicali che, controllando il territorio per conto di esse, consentono alle multinazionali la spoliazione illegale del sottosuolo (petrolio, coltan, diamanti, ecc.). Tale procedimento assicura altresì un ampio mercato al commercio di armi, che insieme all’esportazione di tecnologia e di altri prodotti finiti garantisce il recupero dei capitali investiti nell’estrazione delle materie prime. Con l’agricoltura intensiva, poi, il suolo africano produce immense quantità di derrate alimentari di cui la popolazione locale non beneficia affatto, a meno che non le acquisti ai prezzi stabiliti daibroker di Londra, Francoforte o New York.
Quando si parla di “aiuti”, si tratta in realtà di interventi con i quali o si arricchiscono i fantocci collocati al governo dall’Occidente, o si impongono politiche favorevoli ad aborto, contraccezione e omosessualismo, oppure ancora si investe di preferenza – anziché in quelli che più ne avrebbero bisogno – nei Paesi più sviluppati, in modo da trasformarli in nuovi mercati. Fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, poi, è tristemente noto come le imprese europee (con quelle italiane in testa) si siano contese le commissioni africane per realizzare grandiose infrastrutture inutili se non dannose, come dighe o imbrigliamenti che desertificano il territorio, impendendo quelle regolari esondazioni dei fiumi che lo fertilizzano. Nessuno ignora, peraltro, che i fantomatici Obiettivi di Sviluppo del Millennio promossi dalle Nazioni Unite, che avrebbero dovuto esser raggiunti entro il 2015, non siano altro che un espediente per ridurre la popolazione mondiale, mentre le migrazioni artificiali devono alterare profondamente la composizione etnica dei Paesi europei, così da sconvolgerne la civiltà millenaria e minarne la coesione sociale.
D’altra parte, che cosa offre ai giovani africani il nostro Occidente malato e decadente? Forse un posto di lavoro dignitoso, una vita sociale equilibrata e serena, un’educazione ai valori superiori diffusi dalla civiltà cristiana? O non piuttosto, per quelli moralmente sani, una spinta a corrompersi dalla propria nativa semplicità o, per quelli già inclini all’illegalità, l’occasione di esser reclutati dalla malavita organizzata? Quanti di loro, essendosi indebitati per pagare il viaggio, sono costretti – se donne – a vendersi per strada o a lavorare gratis a tempo indeterminato per la mafia gestita dai loro connazionali, con la minaccia di terribili ritorsioni sui familiari rimasti in patria o di barbare punizioni che vanno dalle torture ai riti voodoo? Non è forse una nuova forma di schiavitù, questa, e una delle peggiori possibile?
Tutto ciò, d’altronde, non li autorizza certo a darsi a furti, omicidi e stupri, creando in certe regioni un vero e proprio incubo di insicurezza, ulteriormente alimentato dall’impunità di cui godono grazie a magistrati ideologizzati che esercitano il proprio potere in modo del tutto arbitrario. Non parliamo poi dei terroristi che, seppur ben noti ai servizi segreti, penetrano in Europa mescolati ai clandestini per rendersi poi colpevoli di sanguinosi attentati. Un discorso a parte meriterebbero le malattie, in Europa debellate da decenni, ora ricomparse sul nostro suolo, o le pratiche di stregoneria e magia nera (con tanto di sacrifici umani di giovani donne offerte agli spiriti) che si diffondono senza freni, in un momento storico di drammatica penuria di esorcisti ed esperti in materia. In uno scenario del genere, raccomandare un’accoglienza indiscriminata non può non apparire come un comportamento a dir poco irresponsabile, se non assurdo.
Colui che tace completamente in dibattiti di estrema urgenza e delicatezza, come quelli concernenti l’eutanasia, il gender e l’utero in affitto, si ingerisce poi in modo inaccettabile nella politica di un Paese sovrano con ossessive rampogne prive di giustificazione nella dottrina morale. Non si accorge che il popolo reale – piuttosto che quello immaginario dei suoi miti – non lo sopporta più, ma lo detesta e maledice? Neanche il basso clero, che ogni giorno è alle prese con i veri problemi del gregge, gli dà più retta; solo i prelati al sicuro nelle torri d’avorio delle curie diocesane e i burocrati delle conferenze episcopali fingono di appoggiarlo, ma per puro opportunismo o per laidi interessi economici. In confronto, sono più onesti i funzionari del governo cinese, che sono dichiaratamente atei e almeno non strumentalizzano in modo vergognoso la Sacra Scrittura, ma si limitano a fare ciò che da loro ci si aspetta: far leva sull’accordo segreto con il Vaticano per soffocare la Chiesa fedele, obbligandone i ministri ad iscriversi all’associazione patriottica.
Si fa fatica a non pensare che tutto questo non rientri in un occulto piano di destabilizzazione mirante all’instaurazione di un potere totalitario, come dimostra la parossistica opposizione all’opera di un ministro che ha frenato gli sbarchi. «Questa volontà attuale di globalizzare il mondo sopprimendo le nazioni, le specificità – ha osservato il cardinal Sarah in una recente intervista – è pura follia». Non dobbiamo sacrificare la nostra identità cattolica e nazionale «sull’altare dell’Europa tecnocratica e senza patria. La Commissione di Bruxelles pensa soltanto alla costruzione di un libero mercato al servizio delle grandi potenze finanziarie. L’Unione Europea non protegge più i popoli, protegge le banche». Era ora che un uomo di Chiesa parlasse chiaro e dicesse le cose come stanno. Si potrebbe chiosare che l’Unione, in realtà, non ha mai fatto gli interessi dei popoli che la compongono, essendo stata espressione, fin dall’inizio, di un progetto sinarchico che ha suddiviso il mondo in grandi blocchi che si equilibrino a vicenda per evitare il prevalere dell’uno sull’altro, ma siano tutti ugualmente soggetti ai signori dell’alta finanza.
«La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa – rincara il Cardinale guineano –. Se l’Occidente continua per questa via funesta, esiste un grande rischio – a causa della denatalità – che esso scompaia invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio Paese è in maggioranza musulmano. Credo di sapere di cosa parlo». Al contrario di molti accademici e burocrati ecclesiastici, Sarah guarda la realtà per quello che è, suggerendo che l’invasione pianificata miri alla scomparsa dell’Occidente cristiano e alla sua islamizzazione, funzionale all’imposizione di un regime oppressivo. Una collaborazione da parte della Chiesa a tale piano è semplicemente un suicidio, ma forse è proprio questo il compito che l’oligarchia finanziaria ha affidato all’uomo della fine del mondo, che sta facendo di tutto per affondare la nave. È probabile che il crollo della pratica religiosa, come quello dei contributi fiscali alla CEI, lo rallegri anziché angustiarlo. Chiedere al Cielo la sua rimozione, dunque, è quanto mai urgente ai fini della nostra sopravvivenza sia a livello civile che a livello ecclesiale; è ora che lasci il posto a un uomo di buon senso (e di fede cattolica).
Pubblicato da Elia
Le mani del clero immigrazionista sulla Festa de’ Noantri, a Trastevere
L’antico e suggestivo quartiere di Trastevere è un pezzo importante del cuore di Roma. Fu in quella zona, al di là del Tevere, trans Tiberim, che ebbe inizio il Cristianesimo nella Capitale dell’Impero, grazie anche alla presenza di una comunità di ebrei. Un celebre testimone dei nostri tempi, Alberto Sordi (1920-2003), nonostante un’attività artistica a volte un po’ troppo spinta, sapeva ben rievocare l’abbraccio di Trastevere all’epoca della sua infanzia, ancora intorno agli anni Trenta: “Roma allora contava seicentomila abitanti e a Trastevere c’era la tipica atmosfera di un paese. La ricordo come un’isola felice piena di calore. Ci conoscevamo tutti e se a qualcuno capitava qualcosa di bello, era una gioia per tutti; se al contrario qualcuno viveva qualche dolore, aveva intorno tanta gente affettuosa”.
Ma ormai la situazione era deteriorata, nella Città e nella Chiesa Cattolica. Osservava infatti sagacemente il grande attore nella stessa intervista al settimanale «30Giorni» (n. 1-2000): “Certo, oggi è tutto cambiato: la Messa non è più in latino, ci sono le chitarre in chiesa, il prete dice Messa rivolto ai fedeli come se si esibisse davanti al pubblico… j’avessi dato io l’idea?”. Chissà che avrebbe detto Alberto Sordi, trovandosi ai nostri tempi a sentire un Papa, secondo il quale “Dio non è cattolico”, e quindi figuriamoci Roma. È il motto emblematico di un governo della Chiesa durato già sei anni…
Il clero che va per la maggiore condanna e perseguita chi mantiene la fede di sempre, mentre promuove adùlteri e immigrati… E hanno persino sfigurato la tradizionale e marianissima Festa de’ Noantri a Trastevere, iniziata sabato 20 luglio di quest’anno 2019, cogliendo l’occasione per propagandare le loro simpatie.
Nella Festa de’ Noantri si fondono la devozione alla Madonna e lo spirito d’appartenenza dei trasteverini (Noantri, cioè noialtri). Viene portata in processione una statua lignea di Maria SS., risalente a un felice ritrovamento presso la foce del Tevere, avvenuto nel 1535. Ha perciò preso il nome di “Madonna fiumarola”. Nei giorni dei festeggiamenti è abituale un grande concorso di popolo, autorità, forze dell’ordine e militari. Anche i turisti mostrano interesse e curiosità.
Ma l’avvio questa volta è stato davvero infelice. Per cominciare, hanno messo in mezzo alla Festa un bambino di 9 anni, di nome Francesco, che ha fatto la prima Comunione quest’anno nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola. Quel figliolo con il nome che porta, visti i tempi, si candida ad essere un papafranceschino più che, un domani, un Francescano, magari dei Francescani dell’Immacolata, spietatamente commissariati e fatti a pezzi da Bontà Sua.
Da bravo, il bambino ha dato il via alla processione leggendo una preghiera da lui scritta – s’intende dopo il debito lavaggio del cervello – «per i poveri che vivono per strada, per chi ha un colore diverso di pelle e viene disprezzato da quasi tutti, per chi scappa dalla guerra e purtroppo non può entrare in Italia e muore nel Mediterraneo».
Povero papafranceschino… se solo avesse occhietti per vedere tutti i crimini compiuti dagli immigrati contro bambine, bambini, uomini e donne anche anziane. Se solo avesse l’opportunità di apprendere, fuori dalla scuoletta di regime, che il Corano ordina ai musulmani di non avere amici tra i cristiani e di sottomettere tutti all’Islam con la forza…
Allora forse riuscirebbe, il ragazzino, anche a scrivere – usando la testa – una preghiera e un appello perché dall’Italia si mandino via quelli che professano l’odio verso Cristo e si accolgano gli stranieri – anche occidentali – perseguitati per la loro fedeltà a Cristo.
Alla processione comunque hanno partecipato migliaia di fedeli, e non credo che siano tutti scemi, anzi. Dove c’è la vera devozione alla Madonna non può non esserci anche la capacità di vedere i segni dei tempi.
Nella chiesa del IV secolo dedicata a San Crisogono di Aquileia, nel primo pomeriggio dello stesso sabato era stata celebrata la Messa solenne presieduta da Monsignor Daniele Libanori, che ha usato l’omelia per un proclama immigrazionista. Rievocando l’accoglienza ricevuta dal Signore Gesù in casa di Marta, Maria e Lazzaro, il Monsignore neomisericordioso ha dichiarato che quando un ospite bussa alla porta «bisogna offrirgli il meglio perché in lui dobbiamo riconoscere il Signore».
Ovviamente il “riconoscimento del Signore” sarebbe da praticare verso gli immigrati estranei o più spesso ostili alla nostra fede cristiana.
Ovviamente il “riconoscimento del Signore” sarebbe da praticare verso gli immigrati estranei o più spesso ostili alla nostra fede cristiana.
Niente a che vedere, quindi, con l’accoglienza provvidenziale riservata ai fedeli di Cristo in viaggio per rendergli testimonianza (Mt 10,11; Lc 10,5-8), o con quel «bicchiere d’acqua fresca» offerto «a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo» (Mt 10,42).
Poi il Monsignore ha molto raccomandato quello che la Chiesa ufficiale concede a tutti tranne a chi rispetta la Tradizione: “Spesso abbiamo voglia di raccontare, ma non sempre siamo capaci di ascoltare. Impariamo a coniugare i verbi dell’accoglienza e dell’ascolto, disponiamoci a cambiare la nostra vita, le nostre abitudini, a impostare in modo differente le nostre relazioni per gustare una vita più condivisa. Se ci aprissimo reciprocamente e fossimo sempre disposti ad ascoltarci apporteremmo una rivoluzione nella nostra vita”.
Dunque immigrati e rivoluzione, invece di Dio, Patria e famiglia, e invece di accogliere l’annuncio del Signore: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Rimane in noi un’invocazione, tradizionalmente posta all’inizio del Santo Rosario: «Signore, vieni presto in nostro aiuto!». E l’aiuto viene e verrà, innanzitutto per portare la croce, fino al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
(Fonte: https://lucechesorge.org/)
Isidoro D'Anna Luglio 25, 2019
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