ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 1 luglio 2019

Dalla Cosca della Bontà e dell’Omofilia

Capiscono magistrati e progressisti ciò che stanno suscitando?



Urla di rabbia e d’orrore per lo scandalo degli affidi dei bambini a Bibbione. Si  rimbalzano gli articoli,





Affidi illeciti, analista a bimbo: ‘Facciamo funerale papà’

In atti e intercettazioni ‘sistema Bibbiano’, primi interrogatori

Un un caso, raccontato dall’ordinanza del Gip, una psicoterapeuta indagata cerca di far rimuovere la figura del padre a un giovanissimo paziente: “Dobbiamo fare una cosa grossa – dice nel colloquio intercettato – Sai qual è? Gli psicologi la chiamano elaborazione del lutto (…) Dobbiamo vedere tuo padre nella realtà e sapere che quel papà non esiste più e non c’è più come papà. È come se dovessimo fare un funerale!”.
i video.






Video incorporato

, l'inchiesta sui bimbi sottratti illecitamente alle famiglie. Il dramma di un padre e una madre che 11 anni fa hanno perso la loro figlia poi data in adozione. In quel caso coinvolta un'assistente sociale ora agli arresti






Video incorporato

, l'inchiesta sui bambini sottratti illecitamente alle famiglie. Emergono nuovi drammatici dettagli. La testimonianza di un ex magistrato del tribunale dei minori di che ha lasciato la toga proprio per sospetti sulle pratiche di affido

“Solo dei satanisti merdosi possono aver messo in piedi e coperto un sistema come questo”.
Spaventa e agghiaccia il coinvolgimento e complicità di giudici, sia pur onorari:
Quasi 200 giudici hanno interessi nelle strutture a cui affidano i minori
“Nel 2013 e nel I semestre 2014 ci sono stati 40” riferisce Marco Campani, “provvedimenti di decadenza di ufficio dall’incarico di giudice onorario (cittadini esperti in scienze umane), motivate da dimissioni o da incompatibilità per doppio incarico.
“Una circolare del Csm, del 14 maggio 2014, all’art. 7 prevede incompatibilità tra l’attività del giudice onorario e le cariche rappresentative di strutture comunitarie. I giudici onorari sono a tutti gli effetti uguali ai giudici togati e possono decidere qualsiasi controversia. “Secondo l’associazione “Finalmente liberi” di Federcontribuenti presso il Tribunale minorile di Roma sono stati individuati ben 15 giudici onorari in qualche modo collegati a centri di affido della provincia, mentre a Milano i casi sarebbero 16, ben 211 in tutta Italia. Purtroppo non si tratta di una pratica circoscritta, è un sistema fuori controllo che necessita di cause d’incompatibilità più stringenti ed ulteriori misure”.
Un altro:  “Rendono i cittadini comuni completamente senza difese, con certi enti non si discute, è così e basta e non puoi contraddire nulla, il resto lo mettono in atto con la paura minacciando. Hanno tutti i coltelli dalla parte del manico È un paese spaventoso”.
L’omertà dei media  sullo scandalo  enorme  giunge orrore all’orrore.
“La notizia dell’inchiesta di Reggio Emilia sui bambini oggi sul Corriere della Sera a pag. 18. Diciotto”.
“Perché le prime 17 sono impegnate a criticare il regime, dice. Dice che quello è il loro dovere, dice.
Per tutti valga questo commento, che esprime la  sensazione generale.
Il silenzio dei media su #Bibbiano, pur sapendo benissimo che il Paese non parla d’altro, fa capire a TUTTA ITALIA a che livelli di potere siano quelli che trafficano i bambini”.
Si  intuisce  un senso di offesa  profondissima nella gente, aggravato dalla revulsione di fronte all’appoggio  dei poteri forti  interni ed esteri  alle violazioni della Sea Watch, vissuto come una sceneggiata per nascodere i fatti  dell’Emilia, e  un’offesa di troppo –  che supera l’indignazione per l’offesa a  bambini e a famiglie indifese,   più  fondamentale  della rassegnata esasperazione per la quotidiana malagiustizia, e  più grave e irrimediabile   persino della coscienza  di essere in una gabbia di potere perverso e impunito. Qualcosa di più elementare  è stato offeso nel cuore della gente  che capisce.
Come dirlo? Un amico, dopo la Messa, commentando l’orrore di Bibbiano, mi dice: “Non oso dirlo, ma se fosse successo a me, che mi portano via la  bambina i giudici da  affido, io  cederei alla tentazione di farmi giustizia”.
Lo dice  con esitazione “da cattolico” che è stato condizionato a guardare come non cristiane  queste pulsioni.  Come siamo cambiati noi cattolici. L’uccisone del tiranno  è stata considerata non lecita, ma doverosa.
Un padre a cui un sistema di giudici ingiusti e cointeressati direttamente a godere  dei benefici di questa ingiustizia, porti via la figlia, non ha il diritto di ucciderli. Ha il dovere di farlo, quando  tra la sua bambina e i malvagi che gliela  portano via  con tutti i crismi della legge, non c’è che lui.
Il protettore di ultima istanza dei suoi figli, è il Pater Familias.
Tutto il compito della civiltà, della cultura giuridica e politica,  e la giustificazione dello Stato,  è di ridurre l’uso della  violenza ad ultima ratio.
Si ripete che lo Stato ha il monopolio  della violenza – luogo comune  –   senza tener  conto  che lo Stato usa questa violenza per delega. I patres familias da secoli hanno  lasciato la punizione dei delitti e  la difesa della terra allo Stato; ciò in nome della tranquillità nell’ordine.Ma  quando lo  Stato tralascia così gravemente  il suo dovere penale, al punto che sono i suoi giudici a colpire l’innocente e a graziare il colpevole,  torna la violenza come prima ratio.  Il riprendere “nelle proprie mani”  la punizione del male  fatto ai propri figli  riemerge  nel pater familias come una imperiosa legittimità.
Legittimità. Un padre, anche “cattolico”, non dovrebbe vergognarsi di avere l’impulso di farsi giustizia contro l’ingiusto violatore dei suoi bambini; dovrebbe invece vergognarsi del contrario, di non averlo fatto.  La viltà, la mancanza di coraggio,  la convenienza di non correre rischi,  la mancanza di abitudine e l’assenza di  armi, hanno buon guioco a scusare ciascuno di noi.
Ma non bisogna cadere nell’equivoco, anche recentemente agitato da chiacchiere della politica , di parlare di  “diritto”  alla legittima difesa. Non esiste un “diritto di uccidere”; esiste, in precise circostanze, il dovere di uccidere.  Come l’agente che spara al rapinatore  che sta per ammazzare  una terza persona, o il privato che spara per difendere se stesso, o moglie e figli e terzi, da un omicida. E’ un dovere, uno stretto obbligo di giustizia.
“Che poi questo dovere sia poco praticato, non meraviglia e conferma quanto detto:  perché è certo più frequente che si rinunci all’osservanza di un dovere che all’esercizio di  un diritto”, ha scritto con acuto humourVittorio Mathieu.
Umorismo in un tema di gravità tremenda,  l’obbligo della legge penale. Quello che i nostri procuratori e politici  a loro comodo  dimenticano, è che  “la legge penale non è fatta per difendere lo Stato, ma viceversa: lo Stato è fatto  per difendere la legge penale”.  La validità assoluta della legge penale, la sua superiorità-anteriorità allo Stato,  è dimostrata dal fatto che anche la delinquenza organizzata ha il suo diritto penale, ed  è basato sugli stessi principi ,  e che applica infallibilmente  –  per mezzo della pena  di morte –  contro chi al suo interno “sgarra” alle regole: di lealtà  verso il gruppo, fedeltà, onestà.
“Non c’è dubbio che  se affidassimo la repressione dei reati ad un boss della malavita,  con un curriculum che lo renda degno di un compito così importante, otterremmo una società dai principii rigidi, borghesi, in cui la libertà di ciascuno è tutelata dalle indebite interferenze altrui con i mezzi più severi”,  ironizzava Mathieu nel suo saggio Perché Punire (Milano 1978)  –
Le  attuali rivelazioni sulla magistratura e la sua corruzione, e  sullo scandalo degli affidi a  lesbiche a 200-400 euro al giorno, ci ha fatti giungere alla convinzione che  se avessimo affidato la giustizia all’indimenticabile don Tano Badalamenti, uomo di comando e  di parola, egli l’avrebbe fatta in modo esemplare.  Da Pater Familias.
In questo senso uno sul web  dice : “E’ un paese spaventoso”. Un tradimento così profondo del patto sociale,  condurrà ad esiti durissimi. Temo, al sangue.


Negli anni ’60 uscì un film di Ingmar  Bergman, “La Fontana della Vergine”.  Nella Svezia del XIII secolo,   il contadino ricco  Tor  ha la  figlia  adolescente violentata ed uccisa da banditi della foresta;  i  malviventi gli chiedono alloggio per la notte e, ignari, gli offrono l’abito della figlia in vendita.  Il padre  – Max Von Sidow  –   è cristiano,  nella Svezia di prima della Riforma; aveva mandato la sua bambina a  fare offerta di candele alla Madonna, offerta che   doveva fare una  vergine.  Ucciderà gli assassini di sua figlia il mattino;  ma non prima, aiutato dalla moglie, di essersi purificato  con una sauna liturgica,  versatosi nudo  acqua gelida e bollente, flagellato con rami di betulla,   aver  preparato il proprio corpo nodoso alla lotta  e il coltello per scannare –   senza fretta, con  dolore intollerabile ed esattezza rituale.  Ben consapevole che non sta eseguendo una vendetta privata, ma una esecuzione capitale . E’ il padre che “prende nelle sue mani”  il   sacro  dovere  della giustizia penale, non essendoci ancora lo Stato a cui delegarla.
E’ un film che i cattolici farebbero bene a rivedere. Ed anche i magistrati, perché si rendano conto di quali forze elementari stanno chiamando.
Per i cattolici, un’aggiunta: Gesù  stesso si sottopose alla giustizia penale  dello Stato e diritto romano  – riconoscendone l’assoluta legittimità.  Benché innocente, Non lasciò ai discepoli il mandato di battersi per abolire la crocifissione in quanto inumana, né di fondare una ONG per l’accoglienza di tutti, criminali compresi.








Affidi illeciti Reggio Emilia, chi è la dirigente al centro dell’inchiesta

di ALESSANDRA CODELUPPI e DANIELE PETRONE
Ultimo aggiornamento il 30 giugno 2019 alle 08:55
L'inchiesta sugli affidi di
 Reggio Emilia vede indagate 27 persone L’inchiesta sugli affidi di Reggio Emilia vede indagate 27 persone
Reggio Emilia, 29 giugno 2019 – Obbligava gli assistenti sociali a redigere e firmare verbali dove si attestava il falso riguardo allo stato familiare o al contesto abitativo dei bambini. Che poi decideva a chi affidare (elargendo addirittura contributi doppi fino a 1.200 euro rispetto alle ‘rette’ previste), influenzata tra l’altro dal suo attivismo nel mondo gay, per la lotta in favore dell’adozione alle coppie omosessuali, ma anche dai suoi intrecci sentimentali. E stabiliva pure a quali psicoterapeuti bisognava mandare in cura i piccoli una volta strappati dalle famiglie naturali. Assume quasi il volto di una zarina dei servizi sociali Federica Anghinolfi, dirigente dell’Unione val d’Enza, finita ai domiciliari con numerose accuse tra cui falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali gravissime, nelle carte dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’, lo scandalo scoppiato in provincia di Reggio Emilia sul presunto sistema illecito di affidamenti dei minori strappati alle famiglie naturali con falsificazioni di atti e altri escamotage: 16 misure cautelari emesse, 27 indagati.
La donna, 57 anni – che ieri si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip nel primo degli interrogatori di garanzia assieme all’assistente sociale indagato Francesco Monopoli – è ritenuta la figura chiave. A partire dall’inizio del ‘sistema’ collaudato secondo gli inquirenti. Arrivava quasi a ricattare giovani operatrici con contratto a tempo determinato, esercitando dunque la sua posizione di potere, affinché redigessero verbali che attestassero muffa sui soffitti, poco cibo in frigo o assenza di giocattoli. Era il primo passaggio – con le presunte falsificazioni delle dichiarazioni degli stessi bimbi al fine di screditare madri e padri naturali – che serviva per ottenere il decreto di allontanamento. Poi l’affidamento, spesso ad altre coppie ‘amiche’ o a lei vicine. E addirittura con un legame affettivo passato.
La Anghinolfi, omosessuale dichiarata, ha avuto una relazione – provata dagli inquirenti – con Fadia Bassmaji, anch’essa indagata, alla quale è stata data in affido la piccola Francesca (nome di fantasia) assieme alla compagna Daniela Bedogni (anche lei nel registro della pm Valentina Salvi).
Queste ultime due – si legge nell’ordinanza – avrebbero «imposto un orientamento sessuale» alla minore vietando tassativamente alla piccola di lasciarsi i capelli sciolti, perché ritenuto dalle due «matrigne» atteggiamento di vanità e di richiamo appetibile per i maschietti a scuola.
Il gip definisce questo episodio in modo molto forte come un «comportamento ideologicamente e ossessivamente orientato». Procura e inquirenti stanno infatti scavando nel mondo Lgbt. Nella vicenda è finito ai domiciliari, con le accuse di abuso d’ufficio e falso, anche il sindaco pd di Bibbiano, Andrea Carletti che ieri tramite il legale ha dichiarato di «non aver mai fornito copertura politica a fatti illeciti».
Il procuratore reggiano Marco Mescolini, dopo aver premesso che non bisogna estendere le accuse a tutto il mondo degli affidi, ieri ha commentato così l’operazione: «Mi sono occupato di fatti molto provanti di ‘ndrangheta per dieci anni, ma quest’inchiesta è umanamente devastante».

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