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mercoledì 4 dicembre 2019

Carnefici silenziosi

Siria, quei carnefici silenziosi con le complicità del mondo

Le sanzioni Usa e Ue stanno piegando la Siria. Che oggi prova a rinascere, come spiega monsignor Abou Khazen

Abou Khazen: “Togliete le sanzioni alla Siria”

     
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Quasi 3mila giorni di guerra, mezzo milione di morti (questa è la cifra ufficiale anche se il vero numero dei caduti lo conosce solo la terra che li custodisce) e un Paese in ginocchio. Sono questi alcuni numeri della guerra che da oltre otto anni sta colpendo la Siria. Una guerra che ora non uccide solamente a colpi di mortaio o di bombe che piovono dal cielo, ma anche, e soprattutto, che stermina per mancanza di medicine e di beni di prima necessità, come ci spiega monsignor Georges Abou Khazen, a margine di un incontro organizzato dall’Associazione Pro Terra Sancta: “Le sanzioni sono un crimine perché non toccano né il governo né i ricchi, ma tutti, soprattutto la gente povera. La benzina è razionata, la gente ha una bombola di gas ogni 23 giorni e spesso non arrivano neanche le medicine e il cibo per sfamare le famiglie”.
Difficile pensare al futuro in condizioni simili. Chi ha potuto ha lasciato il Paese per cercare di farsi una nuova vita in Libano, oppure in Europa o in Canada. Chi è rimasto (ed è sopravvissuto) ora si trova bloccato in una rete infernale, quella delle sanzioni: “Le grandi potenze, Stati Uniti e Europa – spiega Abou Khazen -, hanno deciso di sanzionare la Siria. Noi abbiamo progetti, ma realizzarli è difficile. Per questo chiediamo di togliere l’embargo alla Siria, soprattutto per quanto riguarda le medicine: siamo in carenza di cure per il cancro e manca pure il necessario per le dialisi”.
Oggi in Siria l’inflazione galoppa, i quattrini valgono poco o niente e vivere è sempre più difficile. E questo nonostante il Paese si trovi in una situazione di relativa calma, eccezion fatta per le zone al confine con la Turchia, colpite dall’offensiva di Ankara e dalle continue minacce dei jihadisti di Idlib, che hanno aperto un nuovo fronte: “Prima c’è stata l’invasione turca e poi gli americani, con i loro alleati, hanno occupato tutti i campi di petrolio. Prima il governo riusciva a rifornirsi ogni tanto, ma oggi ogni cisterna che manda viene bombardata dagli americani e dai loro alleati”. Questo è ciò che accade a est dell’Eufrate.
Nel nord del Paese, invece, si registrano quotidiani massacri e, come se ciò non fosse sufficiente, si assiste a una situazione paradossale: i discendenti dei cristiani assiri e caldei che sono scampati al genocidio degli ottomani si trovano faccia a faccia con i nipoti dei carnefici dei loro avi: “Ci siamo ritrovati il boia in casa”, aggiunge Abou Khazen. E i curdi? Fino a poco tempo fa sembravano esser pronti a trovare un accordo con Damasco, ma ora le lancette sembrano essere tornate indietro nel tempo, a prima dell’invasione turca: “Fanno poco o nulla per ritrovare un collocamento all’interno del governo siriano. Si parlano, ma ci sono poche speranze che la situazione torni alla normalità perché gli americani hanno prima montato la testa ai curdi e poi li hanno venduti ai turchi”. Senza scampo, senza un futuro, la comunità curda si trova in un vicolo cieco, da cui non sa più uscire.
A preoccupare maggiormente monsignor Abou Khazen, però, sono i gruppi jihadisti che si trovano ancora alla periferia di Aleppo e che, solamente poche settimane fa, hanno bombardato la città. “Hanno sparato i colpi non lontano da un punto di osservazione curda e sai perché?”, ci chiede il prelato che, subito dopo, risponde, “perché se i governativi avessero risposto ci sarebbe stata una rappresaglia di Ankara”. È quello che sperano i terroristi asserragliati a Idlib e che, ora, il governo di Damasco non può permettersi. E questa connivenza di Ankara permette ai terroristi di sopravvivere.
Ma non ci sono solo la sofferenza e la guerra. C’è anche la speranza, come tiene a sottolineare Abou Khazen: “Il nostro destino non è nelle mani dell’uomo, ma in quelle del nostro Padre celeste. L’uomo ha dei margini di manovra, ma la storia è condotta da lui”. Ed ora sono in molti, in Siria, a sperare in quel Padre celeste per la cui fede sono morte migliaia di persone. Lo Stato islamico e le milizie jihadiste legate alla galassia ribelle hanno distrutto quella convivenza che per secoli ha reso la Siria un sistema perfetto di culture e religioni che hanno costruito un Paese unico tra il Mar Mediterraneo e il deserto. La Siria è sopravvissuta e con essa i cristiani. Ma la vera guerra, quella della rinascita, deve ancora iniziare.

L’associazione Pro Terra Sancta ha lanciato oggi un’iniziativa lodevole per sostenere i bambini di Aleppo, che ci permettiamo di consigliare: clicca qui per saperne di più
https://it.insideover.com/religioni/siria-intervista-abou-khazen.html?utm_source=ilGiornale&utm_medium=article&utm_campaign=article_redirect

Siria: la Fake news sull'attacco chimico a Douma

di Andrea Filosa - DM
Una vista di Douma, sobborgo di Damasco, dopo otto anni di guerra
Una mail diffusa da wikileaks sta mettendo seriamente in discussione la veridicità del presunto attacco chimico che nell’aprile 2018 ha colpito Douma, in Siria, che per poco non scatenò un conflitto globale, dato che innescò un intervento Usa contrastato con fermezza dai russi.
Si tratta di una lettera di un tecnico del team di esperti che l’Opcw (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) inviò a Douma all’indomani dell’attacco con l’incarico di raccogliere prove che accertassero l’effettivo impiego di gas.
La lettera (cliccare qui) indirizzata ai vertici dell’Opcw e pubblicata da wikileaks è una protesta formale verso l’organizzazione per aver falsificato il rapporto finale, le cui conclusioni sono state viziate dalla flagrante manipolazione dei dati e delle informazioni che l’autore della lettera e la sua squadra avevano fornito all’Opcw nell’ambito delle indagini da loro svolte.
Secondo il tecnico, il cui nome non è stato reso pubblico, ciò che lui e la sua squadra avevano constatato risultava ben diverso da ciò che venne poi riportato sul rapporto che l’Opcw consegnò al mondo.
Un anno e mezzo fa, l’uso del gas tossico contro i ribelli incistati a Douma, un sobborgo di Damasco, attribuito alle truppe governative, provocò sdegno in tutto il mondo, soprattutto per via dei civili coinvolti nell’attacco, molti dei quali bambini.
Un video che riprendeva fanciulli che si diceva fossero stati intossicati nell’attacco, inorridì il mondo intero. Non tardò la risposta statunitense, che assieme alle forze anglo-francesi condannò l’infamia di Assad effettuando dei bombardamenti in territorio siriano, con il rischio di un escalation che fu evitata per un soffio.
A causa delle bombe, il team dell’Opcw dovette aspettare diverse settimane prima di poter iniziare le indagini, quando ormai diversi obiettivi siriani erano stati spianati dai missili alleati.
Ancor di più si dovette aspettare per il rapporto definitivo, che fu finalmente reso noto nel marzo 2019: per l’Opcw non c’erano dubbi, le prove raccolte sul campo confermavano che a Douma era stato utilizzato del gas. Cloro per la precisione.

Douma: il cloro che non c’era

Stando al rapporto ufficiale la zona interessata presentava tracce di “cloro o di un’altra sostanza chimica contenente cloro reattivo”, che secondo le dichiarazioni dei ribelli sarebbe stato sganciato dall’aviazione di Damasco. A conforto di queste accuse, furono pubblicate le foto di due bombole di gas usate allo scopo.
Ma le molecole di cloro, a detta del tecnico, “nella maggior parte dei casi, erano presenti solo in parti per miliardo, un livello pari a 1-2 parti per miliardo, che sostanzialmente significa che c’erano solo delle tracce” di cloro.
Sostanzialmente, i livelli di cloro nell’aria erano minimi; “Individuare deliberatamente il gas cloro come una delle possibilità [per spiegare quanto accaduto ndr] è disonesto”.
Nella sua mail, il tecnico ritiene che poteva trattarsi benissimo di atomi di cloro reattivo derivati di altre sostanze, come ad esempio della candeggina ad uso domestico.
E non è tutto, il tecnico ritenne del tutto improbabile che le bombole fossero state sganciate dagli aerei, visto che non presentavano i danni che avrebbero dovuto risultare da una caduta dall’alto. Un altro dettaglio omesso nel rapporto.

Gli esperti censurati

Un altro punto controverso e contestato dal tecnico riguarda i sintomi riportati dalle vittime, che a quanto pare non avevano nulla a che vedere con un’intossicazione da cloro. Manco a dirlo, anche questa parte, contenente un esame dettagliato redatto peraltro da tre tossicologi esperti in materia, fu censurata.
“Omettere questa sezione del rapporto (compresa l’epidemiologia, che è stata rimossa nella sua interezza) ha avuto un grave impatto negativo sul documento”.
“[…] La tesi che vede l’utilizzo di cloro o di qualsiasi altro agente asfissiante è messo in discussione dall’incongruenza con i sintomi riportati e osservati”.
“L’incongruenza non è stata solo notata dal team incaricato di accertare i fatti, ma è sostenuta con forza anche da tre tossicologi che hanno esperienza nel campo dell’esposizione a sostanze usate in una guerra chimica”.

Fake news

Ma perché diffondere un rapporto manipolato? Il tecnico non dà motivazioni sul perché le alte sfere dell’Opcw abbiano falsato i fatti. A detta di Russia Today, dei funzionari statunitensi avrebbero fatto pressione sui vertici dell’organizzazione perché fosse confermata la narrativa predefinita.
A riprendere l’atto di accusa contro il referto dell’Opcw anche uno dei più autorevoli conduttori televisivi americani, Tuker Carlson, peraltro molto ascoltato da Trump, il quale, nella recente puntata di Tucker Carlson Tonightha ricordato il suo scetticismo di allora riguardo le responsabilità di Assad.
Uno scetticismo, ha spiegato Carlson, che la mail di wikileaks pubblicata in questi giorni conferma in pieno (Newsweek).
Washington non ha avuto nessuna reazione a una smentita tanto secca, come peraltro ovvio. Non solo, giovedì, Kenneth Ward, rappresentante degli Usa all’Opcw, ha accusato la Russia di aver aiutato Damasco ad insabbiare la vicenda.
Sulla base di quali prove Ward abbia mosso tale accusa non ci è dato saperlo. Si tratta forse di un estremo tentativo per sviare l’attenzione dalla dettagliata accusa contro la narrativa ufficiale e l’improvvido bombardamento statunitense.
Andrea Filosa – DM
Ps. Si rimanda a un articolo di Piccolenote del tempo. Che la missiva rivelata da wikileaks conferma. Va da sé che quanto svelato non è che la punta dell’iceberg delle menzogne circolate sulla guerra siriana, che si è combattuta sui media ancor più che sul campo di battaglia. Una narrativa ancora in vigore, dato che la guerra non è ancora finita.

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