ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 maggio 2020

Gli aiutanti del potere

Caro presidente del Consiglio Conte, l’emergenza non è l’omofobia ma l’economia!

Giuseppe Conte che ride 
La caratura di una classe politica la si vede dai fatti e, a volte, anche dalle parole che dice.
Oggi, secondo quanto promosso dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, cade la ricorrenza della Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia), una ricorrenza riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite.


Il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto dire la sua sulla ricorrenza con un tweet che qui vedete: 

La Giornata internazionale contro l’ non è una semplice ricorrenza, un’occasione celebrativa. Deve essere anche un momento di riflessione per tutti e, in particolare, per chi riveste ruoli istituzionali ad attivarsi per favorire l’inclusione e il rispetto delle persone




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Conte oggi avrebbe potuto dire parole di circostanza legate alla ricorrenza, e lo avremmo anche compreso visto che è un presidente del Consiglio, ma, come al solito, ha voluto dire la sua dando un preciso indirizzo. Una sollecitazione inquietante. 
E’ inquietante quell’”invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche ad una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale ed una responsabilità sociale”. 
Sarebbe facile dire che non ne azzeccano una questi governanti. 
A gennaio in Cina scoppia la diffusione del virus, con il caso eclatante di una città di 11 milioni di cittadini come Wuhan che viene messa in quarantena, ed il nostro governo il 31 gennaio scorso cosa fa? Dichiara in Italia per ben 6 mesi lo stato di emergenza sanitaria senza però indicare nessun mezzo di protezione degno di questo nome e appostando una ridicola somma di bilancio, solo 5 milioni di euro. Il tutto passa sotto silenzio, e solo dopo un mese alcuni fanno notare la delibera pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.   
A febbraio comincia a diffondersi visibilmente il virus in Italia ed i nostri governanti cosa fanno? Spingono i cittadini a continuare la vita di sempre, affollando locali serali e notturni, a continuare la movida come nulla fosse. Emblematico il brindisi a base di spritz di Zingaretti. Poi il virus lo ha preso proprio lui. 
I giornalisti del New York Times, giornale liberal, cioè della sinistra americana, rimasero così scandalizzati da queste cose da scrivere un articolo in cui si prendevano ad esempio i governanti italiani per indicare che si sarebbe dovuto fare esattamente il contrario.  Un articolo tutto da leggere. 
Nel corso delle prime fasi della crisi l’opposizione gridava che si prendessero immediati  e corposi provvedimenti di sostegno economico, da subito circa 80 miliardi di euro, ed il governo cosa faceva? Propone misure da 2,5 miliardi di euro. 
Oggi, 17 maggio, siamo di fronte ad una catastrofe economica i cui contorni verranno alla luce nelle loro corrette dimensioni solo nelle prossime settimane, una catastrofe dove molta gente non può letteralmente mangiare, dove molti esercizi commerciali rimasti chiusi in queste settimane non si sa se riapriranno i battenti, una crisi che necessita di mezzi finanziari e provvedimenti economico-finanziari adeguati alla situazione ed il nostro presidente del Consiglio cosa fa? Invita “tutte le tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia”. Come se in Italia, oggi, l’emergenza fosse l’omofobia, come se i nostri rappresentanti in Parlamente avessero il tempo di lasciare da parte i grattacapi derivanti dagli esiti di una pandemia per dedicarsi ad un’altra fantomatica ed immaginaria emergenza derivante dalla omofobia. Una emergenza che in italia non è mai esistita se non nelle teste di alcuni rappresentanti in Parlamente e sicuramente nei circoli e nelle lobby LGBT. 
Come al solito, questi governanti sono sempre stati un passo indietro rispetto alla traiettoria della curva, come direbbero i summenzionati giornalisti del New York Times. Un passo indietro la traiettoria della curva della sensatezza, aggiungiamo noi.
Repetita iuvant: in Italia non è mai esistita, e non esiste oggi alcuna emergenza omofobia, non perché lo diciamo noi, ma perché lo dicono i numeri.  
Nella prima decade di marzo, causa l’emergenza da coronavirus fa slittare il calendario dei lavori parlamentari dove era prevista la discussione della proposta di legge del deputato Alessandro Zan contro contro l’omo-bi-transfobia. Una proposta che propone “Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Un provvedimento che prevede il carcere fino ad un anno e sei mesi per chi commette atti di discriminazione e la reclusione da 6 mesi a 4 anni, per chi commette atti di violenza, per motivi “omofobici”. Un provvedimento pericoloso visto che indicare un atto omofobico diventa alquanto problematico. Infatti, potrebbe essere considerata violenza omofobica anche il solo dichiarare che i bambini hanno bisogno di una papà e di una mamma, e per questo rischiare il carcere. 
Ora che l’emergenza sanitaria percorre la coda della curva il nostro presidente del Consiglio Conte invita i parlamentari a riprendere il percorso della proposta di legge Zan. 
Ma quello che fa più paura è quel riferimento di Conte a quella “robusta azione di formazione culturale”. Che significa questo? Che ci ritroveremo l’educazione LGBT negli asili e nelle scuole di ogni ordine e grado? Che i nostri bimbi ritorneranno dall’asilo con il rossetto sulle labbra? Che ai nostri bimbi all’asilo saranno distribuite le controverse sex box contenenti apparati genitali in gomma e peluche, come avvenuto in altre nazioni del Nord Europa?
Caro presidente le famiglie con figli sono in forte difficoltà. Questa è l’emergenza!
Caro presidente del Consiglio Conte, l’emergenza non è l’omofobia ma l’economia!

sex box
elementi di una “sex box”
di Sabino Paciolla


SCUOLE CATTOLICHE, PROTESTA CLAMOROSA: AVVENIRE LA PUGNALA


Martedì 19 e mercoledì 20 maggio le scuole paritarie cattoliche, su iniziativa di Cism e Usmi, interromperanno le lezioni online in segno di protesta contro il governo Conte, per il quale sono “invisibili”. Un’iniziativa inedita, doverosa, coraggiosa, fantasiosa. Ma ‘Avvenire’ la pugnala, soprattutto con un commento affidato a Maria Grazia Colombo.

Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana le scuole paritarie cattoliche protesteranno in modo clamoroso contro un governo, l’odierno esecutivo rossogiallo. Martedì 19 e mercoledì 20 maggio 2020 (date in cui è previsto l’avvio del voto in Parlamento sugli emendamenti pro-scuole paritarie al ‘Decreto Rilancio’) gli istituti interromperanno le lezioni online, esporranno gli striscioni “Noi siamo invisibili per questo governo”, tratteranno sui loro social i temi attinenti alla libertà di scelta educativa (organizzando anche dirette e flash mob con insegnanti, studenti, genitori).  
L’inedita, doverosa, coraggiosa e fantasiosa iniziativa, frutto di un ampio consulto nazionale a livello di scuole paritarie cattoliche, è stata però pugnalata da Avvenire di stamattina, domenica 17 maggio, soprattutto attraverso un commento (in evidenza) di Maria Grazia Colombo, odierna vicepresidente del Forum delle Associazioni familiari (e già presidente dal 2006 al 2012 dell’Associazione genitori scuole cattoliche). Già il titolo del commento stronca l’iniziativa: “Ma gesti eclatanti ora non servono”. Non c’è limite al vergognoso clericalismo turiferario di Avvenire e delle associazioni dipendenti (money, money!) dalla Conferenza episcopale italiana (in effetti di questi tempi: Conferenza episcopale della Chiesa patriottica sino-italica), tappetini del governo dell’inquilino di Palazzo Chigi (sponsorizzato dal dirimpettaio di Santa Marta). Quel che è certo è che la protesta appare indebolita, agli occhi del governo rossogiallo, dalla pugnalata fratricida di Avvenire. Diranno:… ma se neanche Avvenire la sostiene….
E’ fuor di dubbio che il protrarsi del blocco delle attività produttive e le gravi restrizioni ai diritti di libertà (di movimento, di manifestazione, di culto, di commercio, ecc…) - ordinato dal governo rossogiallo (su imposizione del Comitato di salute pubblica tecnico-scientifico) – abbia provocato danni immani (economici, sociali, psicologici) a gran parte della popolazione del Belpaese. Oggi l’Italia è più povera economicamente, sono drammaticamente aumentate le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, si è accresciuto di molto il disagio psicologico. Con conseguenze potenzialmente esplosive sull’ordine sociale.
Tra i settori più penalizzati quello delle scuole paritarie, gran parte delle quali fatica da sempre a far quadrare i bilanci. Ce ne siamo occupati dettagliatamente nell’articolo del 5 maggio scorso (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/945-coronavirus-paritarie-in-parlamento-ora-o-mai-piu.html ), al momento della discussione in sede parlamentare di alcuni emendamenti intesi a perlomeno alleviare le sofferenze (aggravatesi ai tempi del coronavirus) degli istituti in larga parte di matrice cattolica. Ma gli emendamenti sono stati bocciati. Ora la questione si ripropone in sede parlamentare a partire da martedì 19 maggio, con la discussione del neonato ‘Decreto Rilancio’.  

L'ANNUNCIO DELLA PROTESTA PUBBLICA E CLAMOROSA 
In vista dell’appuntamento così importante i gestori delle scuole paritarie cattoliche, rappresentati dalla Cism (Conferenza italiana dei Superiori maggiori e dall’Usmi (Unione Superiore maggiori d’Italia), hanno lanciato un nuovo drammatico appello alla classe politica (dopo quelli di marzo e aprile). Stavolta però associandovi una forma clamorosa di protesta.
Nella lettera datata 15 maggio 2020 - a firma dei due presidenti, padre Luigi Gaetani ( Ordine dei Carmelitani scalzi) e madre Yvonne Reungoat (Figlie di Maria Ausiliatrice) – si legge tra l’altro:
“Il 12 maggio u.s. si è svolta la tavola rotonda organizzata dalle presidenze nazionali dell’USMI e della CISM, fortemente sollecitata dai Superiori/e Maggiori preoccupati, in quanto primi responsabili delle scuole pubbliche paritarie cattoliche, della fatica di tante famiglie a pagare le rette, dell’indebitamento di tante scuole paritarie che non ce la fanno più a pagare gli stipendi dei docenti e del personale amministrativo.
Più di 300 partecipanti collegati, dal Sud al Nord del nostro Paese, per due ore di confronto in merito alla situazione delle famiglie e del nostro impegno civico e culturale nella scuola pubblica paritaria. Il nostro grido di allarme, insieme a quello della CEI (NdR: però anche Avvenire è voce della Cei...) e del mondo associativo, nasce dalla verifica del disagio civico ed economico di tante famiglie e dalla sordità del governo giallorosso che continua a trattare la scuola pubblica paritaria ideologicamente, come un oggetto estraneo alla convivenza civile e culturale di questo Paese, elargendo briciole, trattandoci meno delle biciclette e dei monopattini, per i quali stanzia 120 milioni di euro per il 2020 e il bonus sarà pari al 60% della spesa sostenuta, meno degli ombrelloni. Noi siamo gli invisibili per questo governo”.
Dopo l’invito a interrompere le lezioni (online) per il 19 e il 20 maggio e ad attivarsi pubblicamente all’insegna del “Noi siamo invisibili per questo governo”, Cism e Usmi annotano:
“Il nostro gesto simbolico intende essere un ‘rumore educativo’- un ‘rumore costruttivo’. Un ‘rumore costruttivo’, che obblighi i nostri parlamentari, che saranno impegnati nella discussione degli emendamenti nell’aula parlamentare, a non lasciare indietro nessuno perché o l’Italia riparte dalla scuola, da questo grembo dove si entra bambini e si esce cittadini di uno Stato democratico, o non ripartirà. O sarà disposta a fare i conti che c’è qualcosa che viene prima dei programmi, degli esami, del distanziamento sociale, che è quel di più della relazione educativa che può rendere adulto un ragazzo, o non ripartirà. La scuola deve tornare a far rumore, perché è l’impresa più grande di un Paese democratico, l’investimento migliore sul futuro, la grammatica più efficace di ogni integrazione culturale”.
Il giorno successivo, 16 maggio, comunicato ulteriore di Cism e Usmi , in cui si legge tra l’altro:
Le Presidenze nazionali dell’USMI e della CISM, tenendo in alta considerazione tutte le Associazioni di categoria accogliendo l'appello delle famigliedei docenti, degli alunni e di tutto il comparto associativo cattolico, di ispirazione cristiana (gestori, Agidae -Fidae-Fism-Cdo opere educative, Confap-Cnos Scuola; genitori Agesc-Faes-Age-Forum Famiglie, e delle numerose realtà rappresentative anche dei docenti), Laico (Aninsei-Filins), promuovono un gesto simbolico nella viva speranza che sia appoggiato da tutti, in rappresentanza delle 12 mila scuole paritarie, i 900 mila allievi coinvolti, i 180 mila dipendenti. Perché se due giorni di sciopero responsabile e con didattica alternativa possono creare disagio, questo rappresenta solo un accenno al disastro di un servizio che potrebbe riprendere solo parzialmente a settembre”.

LA PUGNALATA DI AVVENIRE
Ci siamo chiesti come avrebbe reagito Avvenire all’inedito iniziativa promossa dalle  scuole cattoliche. E stamattina, domenica 17 maggio….
In prima pagina un misero strillino, sotto l’occhiello “Scuole, fronte caldo”: “Paritarie, via alla mobilitazione”. Subito sotto la seconda riga: “Maturità, in classe il colloquio”. Insomma due argomenti in un solo colpo. Si rimanda per la lettura al “primo piano” di pagina 8, con articoli a firma Colombo e Ferrario. Vi ricordate i titoloni e le foto di prima pagina dello stesso Avvenire per il 25 aprile, il Primo maggio, i Venerdì gretini e i Sabato sostenibili… oltre che per ogni parola o gesto di Salvini e altri sui migranti? Quelli sì sono argomenti che stanno a cuore alla neo-Pravda del governo Conte!
Dentro, a pagina 8, un titolone: “Paritarie, via alla mobilitazione”, cui segue un ampio articolo di Paolo Ferrario (che però depura – o deve depurare… conosciamo gli usi e costumi della casa - i comunicati di Cism-Usmi da ogni riferimento critico al governo Conte). Accanto, sotto forma di “Lettera” (e invece, per il rilievo dato, è il commento di Avvenire) lo scritto di Maria Grazia Colombo (con fotina), dal titolo che dice tutto: “Ma gesti eclatanti ora non servono”. Del lungo commento citiamo alcuni passi molto significativi:
Che senso ha questa iniziativa in questo momento così delicato per il nostro Paese? Conosco tutte le motivazioni serissime che stanno alle spalle di questa inconsueta decisione, ma non sono d’accordo prima di tutto perché non è stata condivisa con gli altri soggetti che fanno scuola” (NdR: Ohhhh… la Colombo è permalosa… O Signur, non è stata consultata!)
Non condivido il metodo, i genitori e le famiglie hanno bisogno non di minacce o gesti eclatanti, ma di uno stile che rassicuri (NdR: O Signur, la Colombo chiami subito Amazon per una fornitura monstre di  tappetini su cui venerare Palazzo Chigi!)
Uno sciopero oggi inasprisce solo gli animi, divide, non aiuta a combattere una battaglia di civiltà, non ci rende più convinti e motivati (NdR: O Signur, fa’ che le scuole paritarie muoiano felici e contente, ringraziando sentitamente i boia e i loro complici!)
Tutti abbiamo imparato che i passi occorre farli insieme, fughe in avanti pagano solo momenti isolati di celebrità (NdR: O Signur, ma la stizza della Colombo per l’offesa fatta non consultandola è proprio irrefrenabile!).

IL PALLINO IN MANO AI PARLAMENTARI: UNA GRAVE RESPONSABILITA' VERSO IL PAESE
Da martedì 19 in Parlamento si voteranno gli emendamenti al Decreto ‘Rilancio’. Sono gli stessi già presentati dal centro-destra e da aree della maggioranza in Italia Viva e nel Pd. I più importanti per la scuola paritaria riguardano la detrazione delle rette scolastiche in tempi di covid-19, il potenziamento digitale delle scuole paritarie e la stabilizzazione dei precari, il rimborso delle rette scolastiche, la creazione di un fondo straordinario destinato alle realtà paritarie, il sostegno a scuole e famiglia soprattutto per la fascia 0-6 anni, un contributo straordinario per scontare le rette, perfino uno (“tutele degli esiliati”) di Drago (M5S).
Chi vuole strangolare le scuole paritarie (in larga parte cattoliche) bocci gli emendamenti. Assumendosi la responsabilità pesante di aver cancellato una parte significativa delle radici dell’identità italiana. Anche quella di aver reso insostenibile la situazione della scuola statale pubblica, che – già sovraccaricata da mille gravi problemi – sarà costretta a confrontarsi a settembre con centinaia di migliaia di alunni in più. E pure quella di aver costretto lo Stato (ovvero i cittadini contribuenti) a spendere altri miliardi aggiuntivi perché la stessa scuola statale pubblica possa tentare di reggere l’urto.
I parlamentari, prima di premere il bottone, ci pensino. E molto. Soprattutto quelli che nella maggioranza persistono a definirsi di area cattolica e che fin qui han fatto tante chiacchiere - fuori dell'Aula - e fatti zero.  
P.S. Siamo curiosi di appurare se, confrontata con un’ondata di proteste suscitata dal commento della Colombo (e, de facto, del giornale),  la neo-Pravda clericale  martedì mattina fingerà, sepolcro imbiancato quale è, di correggere un po’ il tiro…
SCUOLE CATTOLICHE, PROTESTA CLAMOROSA: AVVENIRE LA PUGNALA – DI GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 maggio 2020

Una parola al giorno / Complottista

      “Sei diventato un complottista!” mi dicono i miei figli per stigmatizzare una certa mia tendenza alla diffidenza verso tutto ciò che reca il timbro dell’ufficialità. Ma si sbagliano. Io non penso che esista un grande vecchio impegnato a ordire trame planetarie. Credo però che non ci si debba mai accontentare di una sola versione dei fatti e che sia necessario scavare dietro ogni notizia spacciata come ufficiale.
Se abbiamo a cuore la libertà e la verità, occorre soprattutto essere consapevoli dell’esistenza di quelli che Gianfranco Miglio (mio maestro di Scienze politiche alla Cattolica di Milano) chiamava gli aiutanti del potere, coloro dei quali il potere si serve per legittimare l’autorità. Di questo aiutantato fanno parte anche “giornalisti” (virgolette obbligatorie) i quali in molti casi non sono neppure cooptati dal potere, ma offrono i propri servigi per intima inclinazione al conformismo e al servilismo.

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